mercoledì 3 gennaio 2018

UNA FAVOLA “A CAVALLO”

“ a  cavallo ” non nel senso che parla di equitazione… a cavallo di 2 secoli, a cavallo di 2 millenni... una favola cominciata nella seconda metà del ‘900 e che prosegue tutt’ora… nel terzo millennio.
Dunque: le favole solitamente cominciano con “c’era una volta”…bene signori che la favola abbia inizio.
Era trascorso qualche giorno da quando Gesù Bambino era passato quatto quatto la notte di Natale a portare i doni ( nel luogo in cui si svolge la vicenda infatti non è il “nonno vestito di rosso” che porta i doni ma bensì il piccolo Gesù Bambino,e questo ha creato nella mente di tante generazioni domande senza risposta: “ ma come fa un bimbo così piccino a trasportare un sacco pieno pieno di regali?” Diciamocelo: molto più credibile Babbo Natale. Grande e grosso, con la slitta capiente e le renne che corrono veloci.  Poi però la mattina di Natale i regali sotto l’albero c’erano e passava in secondo piano il “come avrà fatto…”).….ancora riecheggiavano i botti di capodanno e i Re Magi erano ormai in dirittura d’arrivo quando, in una notte buia e tempestosa ( chi c’era --e adesso non c’è più-- mi ha raccontato che era la tipica “notte da streghe”. Freddo, vento e pioggia), ad allietare la vita di una famigliola semplice è arrivata una bimba spettacolare.
Da subito la mamma aveva capito che tipetto sarebbe stata la sua terzogenita ( e la mamma è stata la sola persona che ha capito fino in fondo la sua bambina sempre, anche quando bambina non era più. Forse non sempre condivideva le sue scelte, ma l’ha lasciata libera. Libera di trovare la propria strada, libera di sbagliare. Questo è il grande cuore delle mamme).
Torniamo a noi: ancora prima di nascere la pupa aveva dimostrato un bel caratterino, rifiutandosi appunto di nascere allo scadere dei tempo stabilito ( anche se….bisogna fare un piccolo inciso: negli anni ’60 non esistevano le tecnologie delle quali disponiamo oggi, quindi i conti non erano mai proprio esatti, ma tant’è.). La piccina era attesa intorno a Natale, ma chi glielo faceva fare di lasciare la comoda collocazione in grembo alla sua mamma, al calduccio, al riparo, per lanciarsi in un posto del quale non sapeva nulla? Ecco: la bimba aveva trovato la sua “zona confort”, la zona dove tutto ci è conosciuto e non ci sono sorprese.
La Natura però a un certo punto aveva deciso diversamente e aveva inviato alla bimbetta “lo sfratto esecutivo”…a nulla era valso fare ostruzionismo: ci aveva provato con tutte le sue forze. Si era messa di traverso, aveva provato ad opporre resistenza proponendosi “di spalla”…. Loro, là fuori, erano tanti, erano grossi e avevano un sacco di strumenti per obbligarla ad uscire.
È così, in quella notte buia e tempestosa, il 3 gennaio 1963, alle 23,45 , la Grande Madre Terra aveva accolto una figlia in più.
              (questa sono io, questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


Bionda, occhi azzurri, paffutella.
Eccomi qui com’ero a poco più di 2 anni. Carina vero?
È bello ogni tanto fermarsi un po’ e “guardare indietro”.
Guardare la strada fatta, ricordare chi non c’è più ( ciao Mamma e Papà, ovunque voi siate), ricordare chi fisicamente ancora c’è ma ha scelto di non esserci.
Apprezzare chi c’è sempre, ogni giorno. Anche quando è difficile. Soprattutto quando è difficile. Che a essere amici quando c’è da divertirsi sono capaci tutti. Ma è la strada impervia che ti dimostra chi merita un posto nel tuo cuore.
E poi è bello guardarsi intorno esattamente come faccio io in questa foto : guardare “in giro” , per cercare la propria strada.
E poi guardare avanti. SEMPRE. Perché il compleanno non è solamente “è passato un altro anno…hai un anno in più”. Il compleanno deve essere “nascere di nuovo”. E , forti delle esperienze passate , guardare al domani, essere curiosi.
Un caro amico anni fa a Roma mi ha fatto vedere un filmato. Quel filmato è impresso bene nella mia mente e nel mio cuore. E’ il discorso che Steve Jobs tenne all’Università di Stanford il 12 giugno 2005 e che si conclude con questa frase "Stay hungry, stay foolish" , ovvero un invito ad essere sempre curiosi e un po' folli.
Ecco, il regalo che voglio farmi per questo mio nuovo compleanno è proprio questo: continuare a guardare il mondo con gli stessi occhi di quand'ero bambina ( quindi essere curiosa) e affrontare le nuove sfide con un pizzico di follia.