martedì 27 marzo 2018

SCRIVERE ( E LEGGERE) E' TERAPEUTICO


            ( questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


Domenica scorsa incontro un’amica che non vedo da un po’…mi prende da parte e con gli occhi lucidi mi dice : -sai ho letto il tuo libro e mi è servito tanto…l’ho portato con me in ospedale e l’ho letto finchè attendevo fuori dalla sala operatoria l’esito di un intervento abbastanza pesante che ha subìto mia sorella. L’intervento è durato 12 ore e io ero là fuori e non sapevo come affrontare l’attesa. Poi ho preso in mano il tuo libro e dopo poche pagine sono riuscita ad “uscire” dalla sala d’aspetto e a percorrere con te un pezzo del Cammino. L’unica pecca? Un po’ troppo breve, l’ho finito troppo in fretta e quindi l’ho riletto con più calma assaporando ogni singolo paragrafo. Grazie, grazie infinite, non saprai mai quanto bene mi hai fatto-

Resto senza parole…aldilà del fatto che mai avrei pensato che il mio piccolo diario potesse essere d’aiuto a qualcuno, ho sempre pensato che SCRIVERE FOSSE terapeutico, ma non mi ero mai soffermata sul fatto che potesse esserlo anche leggere.
Per quello che riguarda me ho sempre attinto a piene mani da queste due cose : ho iniziato a scrivere che non avevo ancora 5 anni per spirito emulativo: vedevo mia sorella che faceva i compiti e anch’io volevo “un fojo e una pitita” (un foglio e una matita)..ma non mi accontentavo di disegnare VOLEVO SCRIVERE.

Ed è così che nel lontano 1967 diventai una copia al femminile del “piccolo scrivano fiorentino” ( vedi il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis ) o dei monaci amanuensi. Per tenermi impegnata mi regalarono un bellissimo libro con le favole di Esopo. Ed io giorno dopo giorno, senza conoscere le parole, ricopiavo ogni singola letterina, affascinata da queste strane forme che per la mia fantasia straripante avevano un sacco di significati diversi. E osservando le illustrazioni inventavo delle storie che nulla avevano a che vedere con il testo originario.

Il passo dal copiare le letterine a capire che le letterine erano dei suoni e che messe insieme formavano le parole fu breve. Da lì mi si aprì un mondo fantastico fatto di favole, storie e filastrocche e un po’ più avanti anche di cose decisamente più impegnative. Ricordo in modo nitidissimo che a 6 anni appena compiuti lessi a mamma e nonna che ascoltavano in religioso silenzio un articolo di giornale sul rapimento e omicidio di un ragazzino toscano di nome Ermanno Lavorini. Quello fu l’inizio di un amore che dura tutt’ora. Mi piace leggere, mi aiuta a staccare la testa dalle rogne di tutti i giorni. E poi leggere arricchisce : chi legge ha un lessico più forbito, conosce più vocaboli, impara anche a spiegarsi meglio.

Per quello che concerne lo scrivere ho sempre avuto “amici di penna” fin dai tempi della scuola con i quali scambiare una fitta corrispondenza….dalla lettera “classica” sono passata poi alle e-mail e tutt’oggi ho amiche sparse un po’ dappertutto con le quali lo scambio di missive è quasi quotidiano.
Oltre alla corrispondenza , fin da ragazzina ho tenuto per lungo tempo un diario e da un po’ di anni a questa parte mi diletto anche con racconti brevi.
Ho sempre trovato un piacere estremo nello scrivere: la mente che “frulla”, i pensieri disordinati che prendono forma e diventano una storia…così come amo la lettura: i libri ti portano in posti sconosciuti, ti fanno vivere storie , ti fanno vestire i panni del personaggio principale. Da ogni libro che ho letto ho imparato qualcosa…piccole e grandi cose. Ho imparato a desiderare di saperne di più su alcuni argomenti e in questo caso le letture sono state stimolo ad approfondire.
Amo l’odore della carta stampata..la prima cosa che ho fatto quando mi hanno consegnato le scatole che contenevano il mio diario “vado a Santiago e torno” è stata quella di prenderne una copia, sfogliarla e annusarla.

Per un breve periodo della mia vita di studentessa ho lavorato part-time in una cartolibreria e poiché sapevo fare poco o nulla mi avevano messo a riordinare gli scaffali e schedare i libri che contenevano: i mitici “ Oscar Mondadori” i tascabili per eccellenza. Le altre colleghe mi prendevano un po’ in giro per questo lavoro da “topo di biblioteca”..io invece ero felicissima di passare giornate intere in mezzo ai libri.

 Anni dopo, quando dovevo decidere su cosa fare da grande, mi sarebbe piaciuto aprire un locale a metà tra la libreria e il salotto letterario… il negozio a piano terra e nel soppalco un posticino speciale con poltrone, divanetti e una “tisaneria”. Un posto dove potersi soffermare un po’, dove staccare da tutto, dove poter sfogliare i libri magari bevendo qualcosa di caldo. Un posto dove organizzare presentazioni di nuovi romanzi, dove pianificare incontri per discutere dei libri letti.

Poi la vita mi ha portato a fare tutt’altro, ma ogni volta che entro in una libreria penso a come avrebbe potuto essere la “MIA”, e un sottile rimpianto alberga per un istante nel mio cuore. Poi scelgo qualche nuovo pezzo per la mia personale biblioteca e quel dolore sottile sottile un po' si smorza.....

Dico spesso che i libri sono dei grandissimi amici: se hai tempo per leggere ti porteranno in posti fantastici e ti faranno vivere emozioni uniche , se invece sei di fretta, oberata dagli impegni e appena posi il capo sul cuscino sei già nel mondo dei sogni, loro stanno lì sul comodino tranquilli e silenziosi in attesa di tempi migliori. E in certi giorni, sapere che una volta tornata a casa potrai riprendere la lettura da dove l'hai lasciata la sera precedente è un piacere che non ha prezzo.

Nessun commento:

Posta un commento

© Immagini e testi protetti da Copyright