venerdì 24 agosto 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte quarta)

                 (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


LA STORIA VISTA DA LUI


Il viaggio era stato interminabile … ore e ore su un treno tutt’altro che comodo, in un fumoso scompartimento di 2^ classe.

Erano partiti lasciando la città immersa in una soleggiata mattina d’agosto.

Quando, il giorno dopo, erano scesi nella cittadina tedesca che da quel giorno sarebbe stata la loro nuova città,  sembrava autunno inoltrato: il cielo carico di nuvole grigie, una pioggerella fine e insistente a sottolineare la loro tristezza.

Appena fuori dalla stazione avevano incontrato lo zio Antonio che non vedevano da parecchi anni.

<< Dovete scusarmi se non sono più tornato in Italia , ma il viaggio costa assai e qui non è proprio che nuotiamo nell’oro. Ma venite, venite. Intanto andiamo a casa mia che mia moglie vi ha preparato un pranzetto come quelli che faceva nostra madre al paese. Mi sono persino piantato qualche pianta di pomodori sul balcone … non hanno lo stesso sapore di quelli maturati al sole del Sud ma ci fanno sentire un po’ meno la mancanza. Poi, oggi pomeriggio potete riposarvi un po’ e prima di sera andiamo a conoscere il padrone della fabbrica e a vedere la vostra nuova casa. Vedrete, non si sta male. Certo non è l’Italia, ma ci sono tante cose che funzionano bene, tutti sono rispettosi delle leggi, tutti si comportano in modo corretto.
Poi nei prossimi giorni andremo anche a vedere le scuole per questi figlioli … che qua le scuole cominciano già ad inizio settembre quindi non abbiamo tanto tempo da perdere. Ma guarda Francesco com’è cresciuto!! Eri un bambino e ti ritrovo uomo. Ce l’hai la fidanzata? Se ce l’hai, falla venire pure lei qui che si sta bene, se non ce l’hai, ti faccio conoscere io qualche famiglia italiana che ha delle figlie dell’età tua. E tu cognata fatti vedere!! Sei una bellezza … ma che hai fatto? Il patto col diavolo? Sei sposata, hai un marito e 4 figli, una casa da mandare avanti e sembri una ragazzina. Ahh, prima che mi dimentico: mia moglie diceva che qui i figli stanno a scuola tutto il giorno, fanno … come si dice … ahh sì “il tempo pieno” e quindi se vuoi, ti può dare una mano a trovarti un lavoretto, qualcosa magari per qualche ora al giorno, che con una famiglia così numerosa,qualche soldo in più non guasta>>.

Lo zio sembrava un torrente in piena, si vedeva che era contento di avere di nuovo vicino il fratello Giovanni e tutta la sua famiglia  … occhi lucidi e grandi pacche sulle spalle. E parlava, parlava … non si fermava nemmeno per prendere fiato. Francesco guardandolo pensava tra sé che stava rischiando di morire soffocato dal suo stesso fiume di parole.

Ed ecco la casa degli zii … un po’ in periferia ma tutto sommato una bella zona. Case ad un piano , tutte una vicina all’altra ma divise da steccati perlopiù di legno. Un piccolo giardino davanti, un rettangolo di terra battuta sul retro dove la facevano da padroni le biciclette dei bambini, qualche attrezzo da giardinaggio e i panni stesi ad asciugare.

La zia era un altro vulcano esattamente come suo marito : li baciò e abbracciò tutti, li fece accomodare a tavola e servì delle porzioni molto generose di spaghetti al sugo di pomodoro, scusandosi perché “ la pasta che si trova qui non tiene bene la cottura come la nostra, però almeno è pasta e non quelle schifezze precotte che si trovano nei supermercati, condite con le polpettine al sugo, che se le vedesse mia suocera buonanima, morirebbe d’infarto all’istante!”

Per 10 minuti regnò il silenzio assoluto: i viaggiatori finalmente, dopo tante ore in treno durante le quali avevano mangiato solo dei panini preparati la sera prima della partenza dalla mamma, potevano gustare un piatto caldo e soprattutto il calore della famiglia dei parenti “trasferiti al Nord … ma non al Nord Italia ( ci teneva a dire la loro madre”buonanima” a chi domandava dove fossero andati a vivere i suoi figli) … ancora più a Nord, talmente al Nord che pure il mare si chiama Mare del Nord ed è un mare freddo, non si può nemmeno fare il bagno!”

E loro “i parenti del Nord” si godevano la vicinanza di questi parenti che avevano deciso di fare “il salto” e trasferirsi così lontano da casa.
Loro lo sapevano
 che non sarebbe stato facile, loro avevano vissuto il distacco, la lontananza,il doversi abituare a lingua e costumi diversi parecchi anni prima e sapevano tutto quello a cui stavano andando incontro questi parenti appena arrivati.

Ma perché dirglielo? Perché spaventarli? Se ne sarebbero accorti da soli, un giorno alla volta, e loro sarebbero stati lì, presenti, pronti per aiutarli, per rendere tutto un po’ più facile.
Finito di pranzare ( agli spaghetti erano seguiti formaggi e affettati rigorosamente “delle nostre parti”, poi un vinello rosso che andava giù che era un piacere, e infine un dolce fatto in casa) gli uomini si erano accomodati “nel tinello” ( una cameretta adiacente alla cucina con un divano e due poltroncine) a bere un amaro, i bimbi erano corsi fuori a giocare in cortile e le donne avevano iniziato a rigovernare.

Le due cognate si conoscevano poco: Angela, la mamma di Francesco infatti abitava già “al Nord Italia” con la sua famiglia quando Antonio si era innamorato di Anna. Si erano poi viste e conosciute quando avevano partecipato al matrimonio e poi … poi basta perché Antonio e Anna, subito dopo le nozze erano andati a vivere “al Nord, ma non al Nord Italia, ancora più a Nord”.

Eppure, nonostante fossero, in fondo, due estranee, entrarono subito in sintonia. Erano comunque due donne che per amore avevano seguito i rispettivi mariti lontano da casa, lontano dai parenti, lontano dalla loro terra d’origine.

Anna si era ripromessa di aiutare la cognata, per quanto poteva, ad inserirsi nel contesto del territorio dove avrebbero vissuto entrambe.
La fortuna era che i nuovi arrivati avrebbero abitato , come loro, in una zona dove la maggior parte dei residenti era di origine italiana. Questo, almeno inizialmente, l’avrebbe un po’ aiutata con la lingua.
Le avrebbe fatto conoscere il prete e le parrocchiane , il medico ( un ottimo medico … non proprio italiano-italiano ma … suo nonno, medico anch’egli, era partito da Bologna ed era venuto in Germania almeno 50 anni prima con l’intento di passarci un periodo per imparare nuove tecniche diagnostiche. Si era trovato così bene che non se n’era più andato e anzi, si era sposato e aveva avuto un figlio. Il figlio aveva percorso le stesse orme del padre ed era diventato a sua volta primario di una clinica prestigiosa in città. Anche lui aveva avuto un figlio e questo figlio era il loro medico. Un dottore al quale non interessavano i lustri della libera professione ma, anzi, era convinto che il diritto alla salute fosse un diritto di tutti. E forte delle sue origini Italiane aveva deciso di aprire lo studio in un quartiere dove gli italiani erano la maggioranza e dove le risorse economiche erano limitate, quindi curarsi era ancora un lusso che non tutti si 
potevano permettere. Per far breccia nei cuori dei suoi pazienti infarciva i discorsi con frasi dette in un italiano un po’ “smozzicato” ma che tanto facevano bene al cuore di chi si affidava alle sue cure). E poi il farmacista, l’impiegato del comune, la sarta, il calzolaio. 

Insomma si sarebbe adoperata perché la famiglia appena sbarcata riuscisse ad integrarsi bene e con il minimo delle difficoltà.

Al pomeriggio gli uomini si erano spostati nell’azienda dove Giovanni avrebbe lavorato come guardiano e dove c’era la loro nuova casa. Il titolare aveva consegnato le chiavi di casa e la lettera di assunzione premettendo che forse la casa aveva bisogno di qualche “aggiustamento” perché era chiusa da un po’. Aveva anche chiesto a Francesco (utilizzando Antonio come interprete) se ancora studiasse o se gli poteva interessare un posto come magazziniere visto che a breve uno dei dipendenti sarebbe andato in pensione.

Prontamente il papà aveva risposto : <<la ringrazio tanto per la proposta ma voglio che mio figlio finisca le scuole superiori, in fondo gli mancano solo 2 anni, e poi prenderà in considerazione l’idea di andare a lavorare>>.

I tre uomini, dopo aver salutato il titolare si erano spostati sul lato est della fabbrica, dove, un po’ mascherata dalle fronde di alberi maestosi, avevano finalmente visto la casa.
Da fuori non era male … forse si poteva rinfrescare un po’ la facciata ridipingendola. Una volta aperta la porta avevano trovato qualche sorpresa … niente che una squadra ben affiatata non avrebbe potuto risolvere a breve: le pareti interne necessitavano assolutamente di una bella “mano di bianco”, c’era qualche mattonella del pavimento un po’ sconnessa, forse in bagno ci sarebbe stato da fare qualche piccolo lavoro, bisognava controllare se la caldaia funzionava e poi … << e poi in cucina mettiamo delle belle tendine gialle e tende lunghe fino a terra nel tinello e la casa avrà tutto un altro aspetto>> avevano sentenziato le donne sopraggiunte con i bambini per dare il loro parere.

<< qui dobbiamo farci su le maniche e far presto – aveva dichiarato Antonio – tra una settimana io finisco le ferie e tu inizi con il tuo nuovo lavoro. Per allora la casa deve essere una bomboniera. Poi per le tendine e i soprammobili lasciamo fare alle donne>>

I bambini erano corsi su per le scale che portavano in soffitta e avevano scoperto una stanza grande come tutta la casa … erano scesi tutti entusiasti dicendo che lassù volevano la loro cameretta.
Francesco un po’ in disparte guardava tutto, ascoltava tutto e non vedeva l’ora di potersi chiudere nella sua camera ( essere il fratello maggiore aveva qualche vantaggio: gli sarebbe toccata una stanza tutta per sé a piano terra mentre i 3 fratellini avrebbero diviso il solaio) per scrivere di tutte queste novità a Chiara.

C’era solo una cosa che lo preoccupava e decise di darle voce. Si avvicinò allo zio e chiese:
<<scusa zio, come si chiama questa strada? No perché sai vorrei mandare l’indirizzo alla mia ragazza , così potrà rispondere alle mie lettere…>>

<<Ragazzo mio mi sa che per il momento non sarà possibile … prima dovete andare a farvi registrare al Comune e solo quando avrete spostato la residenza dall’Italia a qui riuscirai a ricevere la posta. In questo momento voi siete, come dire, “fantasmi”. Ma non disperare, qua sono svelti con le carte, vedrai che prestissimo questa cosa sarà risolta>>

“Vabbè – pensò Francesco – io intanto comincio a mantenere le mie promesse e scriverò ogni giorno una lettera a Chiara, le spiegherò di questo piccolissimo problema che si risolverà a breve e poi non appena avremo la residenza tutto si risolverà”

E mentre si chiudeva alle spalle la porta della sua cameretta già stava pensando in che modo iniziare la prima di quella che sarebbe stata una lunga serie di lettere.

“mia adorata” (nahh troppo sentimentale!) … “ Cara Chiara” ( a parte che sembra uno scioglilingua è trooooppo formale) … “ Tesoro” si dai Tesoro va bene …

Tesoro mio,
come stai? Mi manchi , mi manchi da morire.
Ti volevo tranquillizzare. Il viaggio è stato lungo ma alla fine siamo arrivati, stiamo bene, gli zii sono veramente gentili e la casa non è male, ha bisogno di qualche lavoretto e poi sarà perfetta.
Purtroppo  al momento non riesco a darti il nostro indirizzo perché ……
         
                                                                                  (continua)

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