martedì 21 agosto 2018

UNA PICCOLA STORIA D'AMORE (parte prima)

            (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)

Anni ‘80

Chiara e Francesco si conoscevano da sempre: erano coetanei e da sempre avevano vissuto nello stesso palazzo un po’ in periferia.

Una zona dove ancora si può giocare sui marciapiedi e in estate fino a tardi, fino a quando scende la sera. Fino a quando si leva un coro di mamme, da un balcone all’altro, che chiama i figli a rapporto … <<Sali che è ora di cena, ma prima un bel bagno che sembri un animaletto selvatico.>>

Chiara e Francesco avevano condiviso tutto: le elementari prima ( la scuola materna no, quella era per i “fighetti” , o per quelli che avevano la mamma che lavorava) e poi le medie … le prime uscite serali fino a tardi ( negli anni 80 con il temine “tardi” si intendevano le 11 di sera), i primi concerti, le prime feste … il primo bacio.
Essere considerati “una coppia” era stato normale … senza tanti clamori sognavano una vita insieme, tante piccole cose da condividere nel viaggio della vita.

LA STORIA VISTA DA LUI

Poi , un giorno , un assolato giorno d’agosto , il papà di Francesco aveva indetto una riunione familiare urgente . 
Già il fatto che fosse “urgente” aveva un po’ preoccupato Francesco ma pensava e sperava che si trattasse dell’acquisto della nuova auto. Suo padre infatti solo qualche giorno prima era rimasto in panne con la vecchia utilitaria che, forte dei suoi 500.000 km , aveva dato “forfait”.

Dopo aver chiamato a raccolta tutti i Santi del Paradiso e aver provato invano a rimetterla in moto, l’aveva abbandonata sul ciglio della strada e si era avviato a piedi. In tasca una busta che pesava come il piombo.

Alla sera la “riunione urgente” … Francesco aveva cercato di smorzare un po’ i musi lunghi dei suoi genitori facendo quello che gli riusciva meglio: “il buffone” … e giù con battutine sul papà che aveva fatto chilometri e chilometri a piedi per tornare a casa , e via a punzecchiare la mamma chiedendo di che colore volesse la nuova auto. Ma niente, tutti i suoi sforzi si erano rivelati vani e i genitori restavano lì, con le loro facce “appese” : la mamma sedeva al tavolo con la schiena dritta e lo sguardo basso, stropicciando tra le mani un fazzolettino con le iniziali ricamate … il babbo non riusciva a star seduto e andava avanti e indietro per la cucina rigirando tra le mani la famosa busta. I fratelli più piccoli di Francesco continuavano a giocare ignari di quello che stava succedendo.

Alla fine il papà “era sbottato” dicendo:
<< ecco, voi sapete che le cose qui non vanno mica tanto bene … siamo venuti via dal Sud sperando di trovare un po’ di benessere qui al Nord ed effettivamente per un po’ di tempo è stato così. Io avevo trovato un buon posto come operaio, la mamma qui a casa cuciva qualcosa per i vicini, questo appartamentino preso in affitto a “equo canone” è decoroso e abbastanza spazioso per tutti.
Poi tutto è cominciato ad andare male … prima è cominciata la crisi, che inizialmente non sembrava niente di che  … e invece sta durando da troppo tempo e mettendo a rischio tante piccole aziende come quella dove lavoro io … e si parla di licenziamenti e non so fino a quando riusciranno a restare aperti … e mentre fino a qualche anno fa, uscivi da un’azienda e ne trovavi subito un’altra pronta ad assumerti, adesso chi ha un posto fisso se lo tiene ben stretto e se uno si licenzia l’azienda non lo sostituisce più ma fa con quelli che ha. E a questo aggiungi che il padrone di casa mi ha detto che vuole mettere in vendita il nostro appartamento e chi ce li ha i soldi per comprarlo?!? E se lo compra qualcun altro e poi ci sfratta? E un povero uomo come me cosa può fare in questi casi?? Ho girato dappertutto cercando un nuovo lavoro ma niente, sono andato a visitare appartamenti sfitti nella speranza di trovare qualcosa che andasse bene per noi ma … o erano topaie, o costavano troppo.
Così mi sono deciso e ho scritto a mio fratello, quello che vive in Germania, raccontando a grandi linee cosa ci sta succedendo.
Ho spedito la lettera e mi sono messo in attesa … in attesa di una risposta che non arrivava mai. Ero arrivato anche a pensare che la mia lettera si fosse persa e invece, finalmente, qualche giorno fa ho ricevuto questa lettera da vostro zio.
Questa lettera che è allo stesso tempo, una boccata di ossigeno e una botta sulla testa.
Una boccata di ossigeno perché lo zio, dopo aver ricevuto la mia lettera si è messo in moto, ha contattato tutti i “compaesani” che come lui sono emigrati in Germania negli anni ’60 e si sono fatti una posizione. Ha bussato a 100 porte e ad ognuno ha spiegato la nostra situazione, finché ha trovato una persona che ha una piccola azienda di ricambi e che cerca un guardiano. Offrono stipendio più l’alloggio ma … e questa è la botta sulla testa di cui parlavo prima, vogliono che il guardiano prenda servizio il primo di settembre. Cioè, se decidiamo di trasferirci, abbiamo meno di 2 settimane per imballare tutto, allontanarci da questa città e provare a ripartire a oltre 1000 chilometri di distanza. Ecco il perché di questa riunione urgente: è pur vero che ad oggi io ho ancora il mio lavoro e non ci hanno dato lo sfratto ma … e se poi tra qualche mese succede e ad Amburgo non hanno più bisogno del guardiano? Con che faccia chiederò ancora aiuto a mio fratello?>>

Aveva parlato tutto d’un fiato e adesso che aveva finito era letteralmente “crollato” su una sedia come se fosse completamente svuotato … si sentiva un fallito, come marito e come padre. Non aveva saputo trovare quella tranquillità economica alla quale aveva aspirato fin dal giorno in cui era sceso dal treno con tanti sogni e le tasche vuote. Aveva trovato lavoro è vero, aveva mantenuto decorosamente la famiglia è vero, stava facendo sacrifici e un secondo lavoro affinchè i suoi ragazzi potessero continuare a studiare. Ma tutto questo a quanto pare non era sufficiente visto che tutto poteva cambiare nel giro di una notte. E che uomo è quello che chiede alla propria famiglia di sradicarsi ancora per cercare fortuna altrove??

Nella testa di Francesco intanto si affollavano un milione di pensieri e nessuno nemmeno vagamente coerente … l’unica cosa che riusciva a mettere a fuoco era “tra 2 settimane sarò a 1000 km da qui … e del mio futuro con Chiara cosa ne sarà?” E pensava a come dirglielo, e pensava che non esiste un metodo indolore per dire alla persona con la quale fino ad oggi hai condiviso tutto “devo partire … non so quando potremo rivederci … non so cosa farò una volta arrivato a destinazione … non so la lingua … non so cosa farò senza di te …” e il solo pensiero di non vederla più tutti i giorni era come una lama che gli trafiggeva il petto.
                                                                                                (continua)

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