lunedì 3 settembre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte nona)

                   (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)

Oltre 20 anni dopo

LA STORIA VISTA DA LEI

“E ti perdi dentro un cinema
A sognare di andar via
Con il primo che ti capita e che ti dice una bugia.
Gli uomini non cambiano,
prima parlano d’amore e poi ti lasciano da sola
gli uomini ti cambiano
e tu piangi mille notti di perché.
Invece gli uomini ti uccidono
E con gli amici vanno a ridere di te…”

La radiosveglia sintonizzata su “Radio Italia solo musica italiana” quella mattina aveva deciso di svegliarla con Mia Martini.

Aveva aperto lentamente gli occhi ed era stata li ad ascoltare quella canzone così bella e così triste e a pensare a quante volte anche lei nel corso della sua vita si fosse sentita spesso sola e di come gli uomini l'avessero delusa.

Ad iniziare dal trasferimento a Roma e dalla sparizione di Francesco: da un giorno all’ altro aveva smesso di scrivere e lei dapprima aveva cercato tutte le attenuanti del caso (ritardo nell’ inoltro della posta, smarrimento della medesima) ma poi aveva dovuto arrendersi all’ evidenza. Lui aveva voluto chiudere e non era stato nemmeno così “signore” da dirglielo in faccia.

La scuola e le nuove amicizie erano servite a mitigare un po’ la delusione. Si era diplomata l’anno successivo e aveva deciso di proseguire gli studi ed iscriversi alla “Scuola di mediatori linguistici”.

Ed era lì che dopo alcuni “amoretti mordi e fuggi” aveva incontrato George, figlio di un diplomatico britannico, docente di lingua e letteratura inglese.

In lui aveva trovato un porto sicuro: parecchi anni li separavano ma era proprio questo che Chiara cercava. Voleva un uomo “grande”, che i suoi coetanei l’avevano profondamente delusa.

Avevano iniziato a frequentarsi anche fuori dalle ore di studio, a fare lunghe passeggiate sulle rive del Tevere, ad uscire a cena e prolungare le loro serate fino a notte fonda parlando, e parlando, e parlando.

Lui era tutto quello di cui aveva bisogno: era intelligente, pacato, silenzioso se serviva ed espansivo all’ occorrenza, colto, raffinato.
Insomma: avete presente il Principe Azzurro? Ecco, George era quanto di più simile ci fosse “su piazza”.

Ma siccome la perfezione non è di questo mondo, anche lui aveva una piccola pecca: era sposato e non intenzionato a divorziare, almeno non a breve.

Era stato onesto da subito, prima ancora che iniziassero a frequentarsi le aveva raccontato la sua vita.
Una storia nata da ragazzi, un matrimonio ancor prima della laurea perché la famiglia stava “crescendo” a sorpresa. Lui aveva continuato gli studi e si era laureato, sua moglie aveva dovuto abbandonare per dedicarsi alla famiglia.
Qualche anno dopo era arrivata una bella bimba a completare il quadretto famigliare e la neo mamma aveva abbandonato per sempre la velleità di proseguire e terminare il corso di studi.

Relegata a fare “solo la mamma” lentamente si era chiusa in un mondo tutto suo fatto di bimbi, asili, incontri al parco con altre mamme o governanti, e di risentimento verso quel marito che aveva potuto inseguire e coronare i suoi sogni lasciando a lei tutto "il peso" della gestione famigliare.

George dopo la laurea era diventato assistente all’ Università quindi il lavoro lo assorbiva moltissimo, e per lui andava bene così, visto che tornare a casa significava assistere ai continui rimbrotti della moglie.

Era consapevole che il suo matrimonio era arrivato al “capolinea” ma sentiva che, finché i suoi figli non fossero diventati un po’ più grandi, non avrebbe preso nessuna decisione in merito.

O meglio: questa era la storia che si raccontava e alla lunga aveva finito per crederci. Ed era anche la storia che raccontava alle ragazze con le quali flirtava. Una specie di “paracadute” che utilizzava per non doversi impegnare con nessuna. Loro conoscevano la triste storia della sua vita e, se decidevano di proseguire, sapevano che avrebbero sempre avuto un ruolo di comprimarie.

Quando aveva raccontato tutta la storia a Chiara lei lo aveva ascoltato con attenzione e in cuor suo ne era stata sollevata.

Assolutamente non stava cercando un marito, né un matrimonio di quelli in “pompa magna”. Cercava un compagno con il quale condividere pensieri ed emozioni, ma amava tanto anche la propria libertà.

Così avevano raggiunto un loro equilibrio: durante la settimana facevano vita di coppia uscendo a cena, andando a teatro o al cinema e dormendo a casa di lei (che nel frattempo, dopo la specializzazione, aveva trovato lavoro ed era andata a vivere da sola). Il venerdì, al termine delle lezioni, lui prendeva l'ultimo treno della sera e tornava a casa fino al lunedì mattina e lei aveva un lungo fine settimana da inventarsi.

E lo riempiva con parrucchiere, centro benessere, qualche visita a biblioteche e librerie e lunghe sere tranquille a casa con Gastone, un gattone che era entrato nella sua vita nel momento stesso in cui aveva acquistato casa.

Arrivando nella nuova casa con le braccia piene di shopper di carta e scatole, non era riuscita a trovare, nella borsetta, le chiavi per aprire la porta. Aveva posato tutto per terra sullo zerbino per avere le mani libere e frugare meglio nella borsa e in quel momento i suoi occhi avevano incrociato uno sguardo verde …un micio piccino piccino con 2 occhi grandi che la fissavano curiosi.

Inutile dire che, una volta trovate le chiavi era entrata con l’intento di trovare un piattino, versarci del latte e metterlo sul pianerottolo per il nuovo amico peloso.

Quando si era avviata alla porta con il piattino in mano, aveva visto quel simpatico batuffolo languidamente accomodato sulla poltrona. E da quel momento era diventato il suo coinquilino a tutti gli effetti.

Gli anni passavano e il “menage a trois” proseguiva su binari tranquilli: Lei (Chiara), Lui (Gastone), l’altro (George)


                                                                                         (continua)

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