-Cammino Inglese- Giugno 2018
questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie
Mi piace leggere ... da sempre.
se guardo "all'indietro", a come passavo il mio tempo libero, la maggior parte dei ricordi che ho sono di me "con qualcosa da sfogliare" in mano .... questo "qualcosa" poteva essere un fumetto ( Topolino è stato il primo, poi le raccolte Disney, poi "Intrepido" e "Monello") per passare ai libri illustrati e per finire alla narrativa e non solo.
In questi ultimi anni la mia passione per la lettura si è arricchita di un nuovo tassello: I BLOG. Mi piace andare a caccia di notizie ma anche di cose "leggère" ... mi piace conoscere le persone, le loro storie, quello che hanno da dire.
Ci sono persone che hanno Blog bellissimi perchè secondo me "loro" sono persone bellissime ... ci sono persone che scrivono così bene, ma così bene che ... un giorno incontri il loro blog e ti piace talmente tanto quello che scrivono che te lo leggi tutto ( ho passato intere serate da "single forzata" a leggere pagine scritte anche 10 anni fa).
e io queste persone le ammiro perchè hanno un modo di raccontare, di raccontarsi che ti lascia estasiata ... e penso "queste sì che sono brave!!" ( sto realizzando ora che la maggior parte dei blog che frequento sono di donne).
e poi un giorno scopro che una di loro, una di quelle brave ... segue il mio Blog. E resto un attimo così ... a bocca aperta.
Lei è Mamigà e scrive in un modo pazzesco.
Ogni tanto "passo a casa sua" e leggerla è sempre un balsamo per l'anima. E un giorno finchè son lì che leggo il suo ultimo post, il mio occhio corre a sx dove c'è la barra del "vado a trovare...." e vedo la foto del mio post. Incredula guardo meglio ed effettivamente è proprio il mio blog quello lì ...
Dopo un attimo di orgoglio la domanda che nasce spontanea è : cosa spinge una persona così, così, così .... ( non mi si è incantato il disco, semplicemente mi vengono in mente un sacco di aggettivi ma nessuno che rispecchi al 100% quello che io penso di Lei) così "WOW!!" a seguire il mio blog??
Lei che scrive così bene ...
Per me, questo posticino è semplicemente un diario "online" ad uso e consumo di quelle 4-5 amicizie che abitano un po' lontano da me e con le quali non mi vedo così frequentemente come vorrei.
Quindi resto stupefatta ( piacevolmente stupefatta a dirla tutta), che qualcuno che non mi conosce "dal vivo" possa anche solo approcciarsi a quello che scrivo e dopo aver letto qualcosa di mio decidere che merito di essere nella lista dei blog "da andare a trovare".
E insomma era un po' che ci pensavo: volevo fare come Trenitalia e "ringraziare TUTTI quelli che passano di qui per la preferenza accordata" ... grazie Mamigà che ogni tanto passi e leggi ... non ci conosciamo ancora ma sono fiduciosa che prima o poi passeremo allo step successivo ... da "blog che vado a trovare" a "oggi vado a trovare Mamigà" ( o "Mamigà viene da me" o ancora meglio "Io e Mamigà ... un incontro a metà strada)
mercoledì 6 marzo 2019
giovedì 28 febbraio 2019
ALICE E' TORNATA (Alice is back...)
(questa foto è di mio marito che ne rivendica tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)
Avevamo lasciato Alice qui...
E
in questo tempo ogni tanto faceva capolino una vocina che diceva :
-Mahhh
scusa … l’esito non dovrebbe essere già arrivato?-
e
prontamente Alice si rispondeva :
-Ma
dai con le festività tutto si dilata, se ne riparlerà sicuramente a gennaio.- e
così dicendo relegava i pensieri, quelli brutti, in un angolino piccino piccino
e continuava a vivere, a fare cose, a inventarsi sempre cose nuove.
E
dall’ ospedale di Paese Piccolo nessuna notizia.
Un
giorno suo marito l’aveva guardata dritta negli occhi ( e a quello sguardo lì
non si sfuggiva …) e le aveva detto:
-direi
che 2 mesi di attesa sono sufficienti noo? Adesso ti attacchi al telefono e
finché non hai una risposta non metti giù.-
Ed
erano state mattinate perse cercando di parlare con qualcuno … l’interno
designato all’ingrato compito rispondeva solo 2 ore al giorno e in quelle 2 ore
o squillava libero o era perennemente occupato.
Alla
sua richiesta aveva risposto piccata :
-Guardi
non vedo ancora il referto, ma sa con le festività…-
Alice
si era permessa di obiettare che le feste erano ormai finite da oltre un mese e
l’altra sull’ orlo di una crisi di nervi aveva replicato:
-sì
ma durante le feste si ferma tutto , quindi poi TUTTO riprende in ritardo.
Riprovi più avanti.- e aveva riattaccato prima che Lei avesse avuto modo di
controbattere.
La
persona dall’ altro capo del filo era cortese, disponibile, ma questo non era
bastato. Il referto ancora non c’era.
Alice
aveva provato a far presente che ne frattempo erano passati oltre 2 mesi e
mezzo e l’infermiera bonariamente aveva risposto:
-Sa,
siamo un po’ in carenza di personale quindi sempre costantemente “indietro” ,
però le posso dire che proprio in questi giorni abbiamo ricevuto da Ospedale
Grande pacchi e pacchi di referti di esami fatti poco prima del suo. Mi
sentirei di dirle che ci risentiamo la settimana prossima e vedrà che avrò
qualche buona notizia anche per lei.-
Ecco:
così doveva essere: di fatto dalla prima alla seconda telefonata non era
cambiato nulla, se non l’atteggiamento dell’interlocutore. Le parole, le parole
sono importanti, ma anche e soprattutto COME vengono dette.
Al
lavoro aveva chiesto un permesso per il venerdì e già si gustava il lungo
viaggio in treno, la prima parte in compagnia di un buon libro e la seconda
invece in compagnia di un’amica con la quale condividere aspettative e dubbi su
questa nuova esperienza.
Ad
un certo punto si era sentita come la ragazza della pubblicità della Fiesta (
…non ci vedo più dalla fame…) e aveva deciso di fare una pausa caffè.
Si
stava godendo la calda bevanda quando l’occhio le era caduto sul display del
telefono ( sempre in silenzioso al lavoro) che lampeggiava per indicare una
chiamata in arrivo.
Nr
sconosciuto, prefisso di Città Grande.
Ancora
adesso si chiedeva cosa l’avesse spinta a rispondere.
-Pronto?!-
-Buongiorno,
parlo con la signora Alice X?-
-Sì
sono io…chi parla?
-Buongiorno,
sono un’infermiera di Ospedale Grande … lei si è sottoposta a questo esame il
giorno 30 novembre?-
-Sì (
voce sempre più flebile, mille pensieri che passano per la testa alla velocità
della luce …)
-
Guardi signora abbiamo il referto ma bisognerebbe fare un ulteriore esame di
approfondimento. Riesce a venire lunedì prossimo?
-Sì
certo … cosa faccio? Mi reco a Ospedale Piccolo dicendo che mi avete chiamato?-
-No
signora guardi , è meglio che venga direttamente a Ospedale Grande così
risparmiamo tempo che in queste cose il tempo è tutto-
-D’accordo
… vuole che porti via i precedenti referti?
-Perché
… ha dei referti precedenti?
-Sì
tre anni fa mi sono sottoposta al medesimo esame e poi mi avete chiamato per un
approfondimento e poi dopo 6 mesi per un ulteriore esame che chiudesse il
cerchio … porto via tutto e poi vedete voi cosa vi serve-
-Ma
scusi … tutti questi approfondimenti li ha fatti con il Sistema Sanitario
Nazionale o privatamente? Perché noi non ne abbiamo traccia ..-
-Li ho
fatti tutti a Ospedale Piccolo e non privatamente …
-Non
so mi sembra strano … comunque, ci vediamo lunedì-
E
le domande, il fuoco di fila delle domande che si faceva:
--perché
Ospedale Grande e non Ospedale Piccolo come la volta scorsa?
--Perché
l’infermiera ha detto che in questi casi il tempismo è tutto?
--Perché
non trovano traccia degli esami precedenti?
--Perché
… perché … perché …
E
per un attimo aveva pensato di disdire tutto, starsene a casa, rinchiudersi in
se stessa e commiserarsi per tre giorni attendendo la fine di quel lunghissimo weekend.
E
così aveva preparato lo zaino e venerdì era partita proprio come si era
ripromessa.
All’
arrivo avevano fatto un bel giro per la piccola cittadina e poi via … al corso,
a imparare, a confrontarsi, a conoscersi meglio.
--e
se lunedì le cose non vanno bene, ecco che tutto quello che ho imparato oggi
non potrò metterlo in pratica mai.
--e
se lunedì mi dicono che c’è qualcosa che non va , dovrò rimodulare la mia vita
con le nuove esigenze e forse queste persone così speciali non le rivedrò più.
--e
se … e se …
E
aveva analizzato ogni parola, ma anche ogni sfumatura o inclinazione
della voce del suo interlocutore e, ad ogni cosa aveva dato i significati più
disparati.
--guardi,
solo con queste carte che non so perché io non vedo nel database dell’Azienda
Sanitaria capisco che è tutto a posto. Però già che è qua, l’esame più
approfondito glielo faccio lo stesso così intanto lei si calma un po’ e
riprende colore.
-E
con questo le rendo la sua vita … esca da qui e se la goda … per quanto mi
riguarda ci vediamo tra 2 anni per il solito controllo … Ecco: in questo
momento lei dovrebbe farsi fare una foto che la ritragga così com’è ORA: occhi
splendenti, guance rosate. E questa foto tenerla sul comodino e guardarla per
rincuorarsi quando le cose non vanno proprio come vorrebbe. Lei non ha idea di
quante persone passano per il mio studio ogni giorno: e quando entrano qui
hanno tutte quell’ aria da cerbiatto smarrito di fronte al cacciatore … e
purtroppo parecchie di loro escono da qui con la conferma delle loro paure, con
la conferma che la loro vita non sarà mai più la stessa … e poi ci sono quellecome lei … quelle alle quali io, anche se non per merito mio, regalo TEMPO,
spensieratezza, VITA.-
Avevamo lasciato Alice qui...
Presto erano arrivate le vacanze
Natalizie fatte di un po' di riposo, di tempo da dedicare agli affetti, di
tempo da dedicare a lunghe passeggiate, di tempo da stare a tavola e
condividere … di TEMPO.
Poi era arrivato gennaio e il ritorno alla normalità, alla
routine fatta sostanzialmente di lavoro e casa.
Finché, finalmente, una mattina, quando ormai aveva perso
ogni speranza e già tramava l’idea di fare un sit-in incatenata davanti all’
entrata principale dell’ospedale ( con 'sto freddo? Fossi matta!!) , una voce
di donna parecchio scortese le aveva risposto.
Aveva lasciato passare un’altra settimana (eravamo ormai a
metà febbraio ) e aveva nuovamente richiamato sperando che l’infermiera della
volta precedente non fosse di turno, fosse in ferie, si fosse presa un giorno
di permesso, usufruisse di un periodo di aspettativa.
Per la serie “Lassù qualcuno mi ama”, al primo tentativo
qualcuno aveva prontamente risposto e NON era la stessa persona.
Per la fine della settimana successiva aveva prenotato un
corso al quale non sarebbe mancata per nulla al mondo … era da un sacco di
tempo che lo aspettava e desiderava regalarsi quei 3 giorni per riappropriarsi
un po’ del proprio tempo e della propria identità.
I giorni precedenti alla partenza aveva lavorato a ritmi
serratissimi per lasciare meno cose possibili in sospeso durante la sua
assenza, e giovedì era lì che arrancava per sistemare alcune pratiche un po’
spinose.
Alice respirò e così facendo scoprì che era stata in apnea
per tutto il tempo della telefonata.
Ed ecco tutti i dubbi, le incertezze, le paure fare
capolino dal quell’ angoletto buio dove le aveva relegate per quasi tre mesi.
Ed ecco che tutta l’emozione per il fine settimana che la
attendeva era svanita per lasciar posto alla preoccupazione, alla paura per
quello che l’aspettava lunedì.
E poi invece aveva capito: era proprio quello che non
doveva fare. Non doveva permettere alla paura di cambiare i suoi piani, di
rubare i suoi sogni, di carpire le sue aspettative.
Da subito aveva realizzato che la scelta fatta era quella
giusta: si era gustata il viaggio con l’amica Lulù, un viaggio fatto di tante
parole, tante risate e anche qualche sospiro finché si raccontavano un po’ le
loro vite.
Giorni pieni, giorni volati via, giorni dove non aveva
proprio avuto tempo, o quasi, di pensare a cosa l’attendeva il lunedì
successivo. Solo al momento dei saluti e degli abbracci qualcosa si era
incrinato dentro di lei e le lacrime erano scese copiose rigandole le guance (
fortunatamente non si truccava mai quindi a parte gli occhi rossi i danni erano
stati pochi). Lacrime di gratitudine per tutto ciò che di bello il corso le
aveva regalato (formatori splendidi, corsisti simpatici con i quali era nata spontaneamente
un’amicizia) ma anche lacrime di “pensieri” … nuvole grigie ad oscurare una
così bella giornata.
Lacrime che parlavano di “e se” …
Tornata a casa aveva passato la notte in bianco
ripercorrendo per l’ennesima volta la telefonata ricevuta solo 3 giorni prima
che aveva avuto il potere di stravolgerle così la vita.
E finalmente lunedì: partenza di buon’ora per non rischiare
di arrivare in ritardo, dopo essere passata dall’ accettazione si siede in
attesa. Al suo fianco il compagno di una vita, il compagno DELLA VITA, quello
che “poche smancerie ma quando c’è bisogno c’è sempre” … presenza rassicurante.
Lei ha l’uragano dentro e fuori, lui serafico cerca di
leggere un libro. Cerca appunto … perché di fatto avere Alice a fianco in quel
momento preclude qualunque tipo di attività.
Ed ecco esce un medico e la chiama.
E’ cortese ( forse troppo cortese? Probabilmente ha
qualcosa da dirmi di brutto e cerca le parole giuste?), la fa accomodare e le
spiega che nel primo esame fatto c’è qualcosa che richiede un approfondimento.
Alice ribatte che anche la volta scorsa era stato così …
lui la guarda interrogativo e lei spiega tutto quello che ha già detto all’
infermiera durante la telefonata.
Il medico cambia aspetto … sorride bonario, legge i referti
precedenti, ci pensa su un po’ e poi dice:
E’ entrata che era color grigio tendente al verde e aveva
la faccia di una che va al patibolo … poi finché io parlavo, sul suo viso sono
passate così tante sfumature che percepirle tutte era impossibile. In questo
momento non ha ancora ben capito cosa le sto dicendo e la sua faccia è un
grande punto interrogativo.
Adesso le faccio l’esame e lei riprende fiato e fa mente
locale.-
L’esame dura pochissimo e conferma che non c’è nulla di
invariato rispetto a 3 anni prima.
Finché detta il responso il medico le fa segno di
accomodarsi sulla poltroncina e alla fine le consegna la busta dicendo:
Ecco cosa mancava nella vita di Alice: un medico-filosofo!
Esce dallo studio ... LUI è lì che legge ( finalmente senza
Alice al fianco è riuscito a farlo) … si ferma un attimo a guardarlo e LUI
avverte la sua presenza prima ancora di vederla … alza gli occhi, cerca
conferme; e il sorriso di Alice è la più bella conferma.
Le prende la mano e insieme escono nel tiepido sole di
febbraio. Là fuori la vita li aspetta.
venerdì 15 febbraio 2019
L'AMORE NON SI DICE ... L'AMORE SI FA
(questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)
E con “l’amore si fa” non intendo l’atto fisico, non
intendo l’incontro corporeo tra due persone
( anche se …).
“L’Amore si fa” nel senso che si costruisce, tutti i
giorni, L’amore è fatto di piccole cose, di gentilezze quotidiane delle quali
gli altri magari nemmeno si accorgono, proprio perché quotidiane vengono
vissute come un “diritto” da chi le riceve.
Ma l’Amore non è un diritto
acquisito MAI, così come l’Amore non deve e non può essere un dovere, MAI.
L’Amore è alzarsi di buon’ora e preparargli la
colazione la mattina prima di andare al lavoro, cosi che l’altro, al risveglio,
trovi questa piccola gentilezza.
l’Amore è prendersi carico di sbrigare tante piccole
incombenze per non farle pesare all’ altro.
L’Amore è prendersi cura dell’Amato in mille modi :
curandolo quando è ammalato, gioendo insieme dei traguardi raggiunti,
coltivando le amicizie comuni.
L’Amore è fatto di mille sfumature … avete presente
i colori dell’alba? Di che colore è il cielo? Potremmo rispondere “E’azzurro”
sì certo è ANCHE azzurro ma … a est, proprio là dove il cielo incontra la linea
dell’orizzonte? Dove sta per spuntare il sole? Là è rosato, ma non proprio
rosato, più arancio, ma nemmeno arancio …
Ecco: l’Amore è come un’alba, è fatto di piccole
impercettibili sfumature che trasformano tutto.
E l’Amore va coltivato come una bella pianta … e
come una pianta è delicato , perché come una pianta può morire se gli si dà
poca acqua ma allo stesso modo muore se l’acqua è troppa , anche per l’Amore è
così … l’Amore deve essere giusto, deve essere in equilibrio.
Non può essere
poco, non può essere disattento, distaccato, tiepido … ma non può essere
nemmeno troppo … troppo possessivo, troppo esclusivo “sono tutto per te, sei
tutto per me e basta!” e il resto del mondo scompare. No!
L’Amore è rispetto, l’Amore è complicità, l’Amore è
avere e dare spazio sufficienti per stare bene insieme ma anche da soli …
perché l’Amore vero è quello che gioisce del bene dell’Amato, che viene prima
di ogni altra cosa.
“L’Amore si fa” … facile, troppo facile dirsi “ti
amo” e poi giorno dopo giorno comportarsi da egoisti, pensare solo a se stessi
e ai propri bisogni.
L’Amore è come un diamante … ha tante facce tutte
ugualmente splendenti.
C’è l’Amore tra due persone che si scelgono ed
insieme percorrono il cammino della vita.
Ma c’è anche l’Amore di un genitore verso un figlio
… quell’ Amore che ti fa alzare nel cuore della notte, ti fa attraversare la
casa in silenzio, scalza, e ti fa appoggiare le labbra sulla fronte di tuo
figlio ammalato per sentire se la temperatura è scesa. E se la fronte è ancora
calda somministri un’altra dose di antipiretico e poi ti siedi sul tappeto al
fianco del letto, tiri le gambe contro il petto ed attendi che la temperatura
si abbassi.
E l’Amore, in un’altra stagione della vita, è
quello del figlio diventato adulto verso i genitori ormai anziani … quel figlio
che la domenica, prima di portare i suoi bimbi a giocare a calcio li porta a
trovare i nonni. Arriva con un piccolo vassoio di pasticcini o magari con
quelle caramelle che piacciono tanto ai suoi “vecchi”.
E li porta a passeggio,
regola il suo passo con il loro e si gusta questi momenti sereni che fuggono
veloci.
Quel figlio che si siede vicino a sua madre e la ascolta raccontare per
la centesima volta la stessa storia. E proprio quando decide di averla sentita
abbastanza questa storia, la mamma lo guarda con occhi birichini e gli dice : “
ti ricordi quando eri piccolo e tornavi da scuola con qualche novità?? Me la
raccontavi e me la raccontavi e me la raccontavi ancora, pieno di entusiasmo ed
io ti ascoltavo e ti lasciavo raccontare. Ecco: adesso è il tuo momento di
ascoltare le mie storie”
e il figlio si china su sua madre e le accarezza i
capelli ingrigiti. E le dedica un po’ del suo tempo e contemporaneamente
regala una lezione di vita ai suoi bimbi, insegna loro il rispetto e l’Amore
per chi ci ha donato la vita. Perché lo sappiamo: i bambini non ascoltano
quello che gli si dice , ma imparano da quello che vedono: E un figlio che ama
e rispetta i suoi genitori dà un ottimo esempio ai propri figli che saranno gli
adulti di domani.
E l’Amore è quello verso gli altri, verso chi è in
difficoltà, verso chi magari ha solo bisogno di qualcuno che lo ascolti …
E l’Amore è quello che proviamo verso i nostri amati
animali , verso la natura…l’Amore per la natura è passeggiare in un bosco,
vedere un ciclamino e … lasciarlo lì, guardarlo, annusarlo e lasciarlo lì al
suo posto … non “ mi porto a casa il bulbo così l’anno prossimo ho i ciclamini
di montagna sul balcone”. No! I ciclamini stanno bene lì , nel sottobosco.
E potrei portarvi altri mille esempi ma oggi, finiti
i festeggiamenti di San Valentino con mazzi di rose e cene come se non ci fosse
un domani, penso che l’Amore vero è quello che si dimostra tutti i giorni , ma
anche e soprattutto quando è necessario.
Oggi il mio pensiero va ad una MIA amica (virtuale,
conosciuta in rete ma che sento vicina e alla quale sono vicina) … questa amica
sta passando un periodo un po’ complicato ed è stata sottoposta in questi
giorni ad un delicato intervento chirurgico dall’ esito incerto.
Ecco penso a Lei e penso a R. , il suo compagno da
una vita che ha passato ore, interminabili ore, fuori dalla sala operatoria in
attesa che l’intervento avesse termine.
Questo è l’Amore : ESSERCI.
Lei sapeva, quando è entrata in sala operatoria, che
una volta uscita Lui sarebbe stato là ad aspettarla, e questo sicuramente le ha
dato la forza di essere coraggiosa, combattiva anche se la cosa alla quale
andava incontro era dura, impegnativa, e non sa bene dove la porterà.
Però Lei sapeva che Lui era lì ad aspettarla.
E’ questo “il fare l’Amore ” che intendo io :
ESSERCI … e che l’Altro sappia che CI SEI … che magari non ce ne sarà bisogno …
ma se dovesse capitare, entrambi sapere di poter contare sull’ altro.
giovedì 31 gennaio 2019
MADRI SI NASCE? MADRI SI DIVENTA? MADRI CI SI INVENTA
(questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)
31-01-19
31-01-19
Essere madre di un figlio maschio è una bella sfida.
Essere madre di un figlio maschio prevede che ad un
certo punto della tua vita, una mattina ti svegli, ti alzi convinta che tutto
sia come la sera prima quando sei andata a dormire ed invece NIENTE è più come
la sera prima né lo sarà mai.
Ti alzi convinta che nell’ altra stanza stia ancora
dormendo il grazioso bambino, biondino, con le guance rosee e gli occhioni
grigio-verdi. ( regalo della nonna materna … l’unica in famiglia con quel
colore d’occhi). Dai brontolii e mugugni vari che ti arrivano, dall’ altra parte
della porta c’è effettivamente qualcuno che sta uscendo dal mondo dei sogni.
Ma NON è tuo figlio … o meglio: LO E’, ma non è più
quello al quale tu hai rimboccato le coperte solo la sera prima.
Noi mamme siamo tipe strane: ci ostiniamo a chiamare
nostro figlio “el me putin” (-il mio bambino- per i non residenti veneti) anche
quando siamo delle ultrasettantenni e il “putin” in questione veleggia intorno
ai 50 anni.
ci ostiniamo a fare il giro d’ispezione della casa
prima di andare a letto: e se è una di quelle “felici” sere nelle quali il
“tenero virgulto” sta già dormendo, gli accarezziamo la testa e gli sistemiamo
le coperte sulle spalle … anche se il “tenero virgulto” ha una barba ispida
come la spazzola per lucidare le scarpe e indossa scarpe nr 46.
E insomma: la sera prima era il bimbo al quale
rimboccare le coperte e la mattina dopo è un “Marcantonio” alto 1 e 80 e con
due spalle da giocatore di rugby.
Come è potuto accadere tutto ciò?!? Quale
incantesimo ha trasformato tuo figlio in questo “Estraneo”? e ci sarà una
pozione magica che possa far tornare tutto come prima?
Vi tolgo subito qualunque velleità: la pozione
magica NON esiste. E se anche un giorno qualcuno la inventerà, se siete delle
buone Madri (e lo siete … magari certi giorni pensate di no, ma credete a me,
LO SIETE) non la vorrete la pozione magica. Perché è giusto e naturale così … è
nell’ordine delle cose che vostro figlio spieghi le ali e spicchi il suo volo.
Perché come dice il poeta Kahlil Gibran
“I vostri figli non sono figli vostri...
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.”
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.”
E non sei pronta a doverti approcciare a questa
nuova persona ( Mioddio!! Un altro uomo nella tua vita!!), ma fai del tuo
meglio.
Ti impegni al massimo e ogni giorno impari cose
nuove:
--impari cos’è la privacy .Fino al giorno prima in
casa non c’erano zone “off limits”, porte tutte spalancate e nessuna chiave
nella toppa … da un certo giorno in poi, se sali le scale con la biancheria
stirata da riporre nei suoi cassetti e trovi la porta chiusa, è inutile che
provi ripetutamente ad aprirla e pensi che sicuramente è la maniglia che si è
rotta, la porta è chiusa perché LUI l’ha chiusa, rivendicando il diritto di
starsene un po’ da solo.
--E se ti lamenti perché la sua stanza non
rispecchia proprio i tuoi canoni dell’ordine (praticamente la tua frase
standard è “ e metti un po’ in ordine che sembra sia scoppiata una bomba”) LUI
ti risponde che la camera è sua, e anzi fai il piacere di non riordinare più
perché tutte le volte che tu mossa da pietà cerchi di fare un po’ di ordine,
LUI dopo non trova più niente.
--e quando lo vedi uscire di sera inizi con le
solite raccomandazioni e ad un certo punto tu sei lì che dici: “MiRaccomandoNonCorrereStaiAttentoNonBereNonFarVersi..”
LUI ti paralizza con lo sguardo che nemmeno Medusa nei suoi tempi migliori e ti
dice : “ SìMammaMeLoDiciTutteLeVolteNonSonoSordoTantomenoSmemorato” e se ne va.
Potrei raccontarvi un sacco di altri aneddoti del
genere ma credo abbiate capito perfettamente come funziona con un figlio
maschio.
Tutto questo per dirvi che i figli maschi sono tutto
quello che ho scritto ma anche molto di più … e in quel “molto di più” è
racchiuso un mondo bellissimo e imperscrutabile.
I figli maschi sono come un’opera d’arte ( anzi, a
ben pensarci: I FIGLI MASCHI SONO UN’OPERA D’ARTE): alle volte non li capisci (e vorresti in dotazione un manuale d’istruzione), alle volte non ti piace quello che vedi ( e
pensi: “ma siamo sicuri che non me lo abbiano scambiato all'ospedale?”), alle volte
ti esaltano, alle volte resti senza parole davanti a così tanta “bellezza”( e
pensi: ma siamo sicuri che sono stata proprio io a fare questo?) … Ma qualunque sia il
sentimento che provi per loro, SONO E RESTANO LA TUA PIU’ BELLA OPERA D’ARTE.
Tutto questo per dirvi che le Mamme Perfette NON
esistono … ma tutti i giorni facciamo del nostro meglio (e senza false modestie
ci riusciamo anche abbastanza bene).
E tutto questo per dirvi anche che 26 anni fa, più o
meno a quest’ora, sono entrata anch’io nella schiera delle MammaDi
FiglioMaschio.
Ed è una delle più belle cose che potesse capitarmi
nella vita.
Auguri a Dario ( Il Marcantonio che ha preso il
posto del mio biondo frugoletto) … orgogliosa di essere la tua MAMMA.
martedì 15 gennaio 2019
DI SOCIAL, RICORDI E NOSTALGIA
(questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)
La moda di questi tempi è quella di demonizzare i
social, salvo poi passarci un po’ di tempo quotidianamente, tutti i giorni.
Io sono dell’idea che i social, come qualunque altra
cosa, vanno gestiti e non sono né meglio, né peggio di altre cose.
Abbiamo il dono del discernimento, quindi sta a noi
farne buon uso.
Per quello che mi riguarda, i social mi hanno
aiutato a “ripescare”, ritrovare persone che avevo un po’ perso di vista.
Faccio una piccola premessa: quando avevo 15 anni,
la mia famiglia si è trasferita dal Piemonte al Veneto in una sorta di
“emigrazione” al contrario visto che circa 30 anni prima il mio papà era stato
uno dei tanti Veneti a spostarsi in Piemonte in cerca di fortuna.
Tutti i nostri parenti sono rimasti a vivere in
Piemonte e vuoi la distanza, vuoi gli impegni di ognuno ci vedevamo un po’
poco. Da quando poi i miei genitori non ci sono più, tutto si è ulteriormente
artefatto.
Qualche anno fa mi salta il ghiribizzo di cercare di
recuperare un po’ i rapporti e ritrovo, proprio grazie ai social, 3 cugine, una
addirittura che abita in Olanda da tanto tempo.
Mio figlio dal canto suo, forse
perché non ha avuto il piacere di conoscere i suoi nonni materni quindi gli
manca un po’ della storia della mia famiglia, ha una “fame di parenti” che l’ha
portato a recuperare uno zio (e successivamente sua figlia) semplicemente
presentandosi a casa sua, suonando il campanello e quando lo zio ha aperto la
porta ha esordito dicendo: “Buonasera ... mi riconosce? “ ( peccato che lo zio
non l’avesse mai visto…)😊😊😊
Poi lo zio l’ha guardato un po’ meglio e ha deciso
che sì, effettivamente mi assomigliava …
E così cominciano i messaggi, le mail e ci si
racconta di questi anni “veramente volati”… ci siamo lasciate che eravamo
ragazzine e adesso abbiamo figli dai 20 anni in su…
E insomma per quello che mi riguarda Facebook ha
fatto un ottimo lavoro.
Qualche mese fa, mia cugina “olandese” mi racconta
che la sua mamma (87 anni portati in grande stile), saputo che ho messo in
bella copia il diario del mio primo cammino verso Santiago, ha esternato il
desiderio di poterlo leggere.
Fantastica occasione (l’ho già detto altre
volte…questo diario ad un certo punto ha iniziato a vivere di vita propria e
combina grandi cose) … spedisco alla zia il mio libricino e sulla dedica metto
anche il mio nr telefonico.
Passano forse 15 giorni e un sabato pomeriggio sono
in ufficio a sbrigare un po’ di scartoffie quando il suono ovattato del
cellulare mi distoglie dalle mie occupazioni.
“nr sconosciuto”…non rispondo quasi mai ai numeri
che non ho in rubrica, ma quel giorno, chissà perché decido diversamente.
“Pronto?!?” è la mia risposta un po’ titubante.
--Ciao Dani -- la voce della zia Zita, identica a
un sacco di anni fa, impossibile sbagliare!! – quando penso a te penso alla
bimba biondina con i codini (già questo mi fa salire un groppo in gola … sono
rimaste poche le persone che possono dire di avermi visto piccina e con i
codini) … sai ho ricevuto il tuo libro e l’ho letto tutto prima di telefonarti.
Brava, è veramente bello --
E cominciano una serie di complimenti da parte sua e
di tentativi di "glissare" da parte mia ( i complimenti mi mettono sempre un
po’ in imbarazzo)
Esauriti i convenevoli facciamo una sorta di
“amarcord” e parliamo un po’ della famiglia del mio papà (suo fratello) e lei
si abbandona ai ricordi e mi conferma (ma non ce n’era bisogno) di che
splendida persona fosse mio padre, un uomo buono, mite, sempre pronto ad
aiutare tutti.
Ad un certo punto mi fa: “sto pensando una cosa: tu vivi a
Lendinara vero? Ma lo sai che è proprio a Lendinara che tanti anni fa ho
sostenuto l’esame di avviamento? Pensa: eravamo in sei e solo in due ce
l’abbiamo fatta. E sai cos’ha fatto tuo papà in quell’occasione? ( n.d.r. mio
padre era di due anni maggiore di mia zia, quindi un ragazzino anche lui). Per
un anno intero ha allevato i conigli, li ha venduti e ha risparmiato quanto
incassato. Quando ha avuto i soldi necessari ha comprato una bici da donna
usata, e anche un po’ male in arnese, l’ha carteggiata tutta, cambiato i
copertoni, acquistato un campanello grazioso e l’ha ridipinta di un
bell’azzurro. Tutto questo a mia insaputa. E il giorno che ho superato l’esame,
sono tornata a casa e ho trovato lui con gli occhi lucidi dalla soddisfazione
di potermi fare un così bel regalo. Ehh sì mio fratello Luciano era proprio una
bella persona!!”
Immaginate le mie emozioni, la marea di sentimenti
che mi ha letteralmente sommersa…questa storia non l’avevo mai sentita ed è
stata l’ennesima conferma del gran cuore del mio papà. Lo immaginavo ragazzino,
con i suoi grandi occhi azzurri attendere impaziente il ritorno della sorellina
per poterla premiare per il bel traguardo raggiunto e superato.
La telefonata volge al termine ... ci salutiamo con
la promessa di trovarci presto … chissà quante storie ancora potrò ascoltare
dalla zia!!
Invece il destino ha deciso diversamente, la zia non
mi ha aspettato e il giorno di Santo Stefano è volata via …
Un gran rammarico per non aver avuto il tempo di
riabbracciarla ma mi piace pensare che lungo il cammino di questo nuovo viaggio
abbia ritrovato il suo “fratellone” ad attenderla, e sottobraccio
si siano avviati insieme discorrendo e ricordando i loro anni migliori, quelli
dei sogni, delle aspettative …
Buon viaggio ad entrambi …
Sempre parlando di bici e tanto per farvi capire di
che pasta era fatto mio padre: nei primi anni ’70 in un periodo piuttosto breve
gli avevano rubato quattro biciclette (
niente di che, però a lui la bici serviva per recarsi fino alla fermata
dell’autobus che era piuttosto lontana.) Le bici di mio padre erano tutte
figlie del “robivecchi” e costavano una sciocchezza. Lui le comprava, le
sistemava un po’ ed eccole pronte per accompagnarlo ogni giorno fino alla
fermata dell’autobus. Lì venivano legate con una catena al palo della luce e
attendevano che mio padre facesse ritorno dal “turno” alla Fiat.
All’ ennesima bicicletta rubata proprio sotto casa,
ne aveva acquistata un'altra e parcheggiata al solito posto nell’ androne del
palazzo dove abitavamo.
Ma anziché salire in casa, si era nascosto in
un’ansa del vano scale nella speranza di cogliere sul fatto il ladruncolo.
Ed infatti, dopo nemmeno 10 minuti eccolo lì … 12
anni o poco più … velocissimo si era avvicinato alla bici ma altrettanto
velocemente mio padre era uscito dal nascondiglio e l’aveva preso per un
orecchio ( altri tempi!!! Se lo fai ora ti denunciano per violenza su minore …)
Messo alle strette il ragazzino aveva confessato di
aver fregato lui le quattro bici precedenti, ma una volta tornato a casa i suoi
fratelli maggiori gliele avevano confiscate ad una ad una per utilizzarle loro.
E il ragazzino aveva chiuso il racconto dicendo:
“questa è l’ultima che prendevo … ora tutti i miei fratelli hanno la bicicletta
e sicuramente questa riuscivo a tenerla per me”.
Mio padre si era seduto sui gradini e aveva attirato
a sé il ragazzino: “ ma benedetto ragazzo!! Ti sembra sia una cosa da fare? Sai
cosa facciamo? Se mi prometti di smetterla con questo tipo di cose la
bicicletta te la procuro io. Questa però me la lasci se no domattina non so
come fare ad andare al lavoro”
Detto fatto, il giorno dopo di ritorno dal lavoro si
era recato dal “ferrovecchio” di fiducia e aveva portato a casa l’ennesima bici
che aveva reso utilizzabile e poi regalato al ragazzino che abitava proprio di
fronte a noi.
Sarà stato un caso, sarà stato un passaparola, sarà
stato che ormai in quella famiglia TUTTI avevano una bici “gentilmente offerta”
dal sig. Luciano, ma da quel giorno biciclette al mio papà non ne hanno più
rubate.
martedì 4 dicembre 2018
ALICE
(questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)
“Alice guarda i gatti e i gatti girano nel
sole mentre il sole fa l’amore con la luna…”
“Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla
strada e vide lo Stregatto sull’albero.
--che strada devo prendere?- chiese
La risposta dello Stregatto fu una domanda:
--dove vuoi andare?—
--Non lo so -- rispose Alice
--Allora non ha importanza—disse lo
Stregatto”
La nostra Alice non è "l’Alice innamorata" di
Francesco De Gregori né tantomeno l’Alice catapultata nel Paese delle
meraviglie.
La nostra Alice è una donna del terzo
millennio, abituata quotidianamente a scontrarsi con la realtà, a fare i conti
con un mondo che non sempre capisce.
E’ una donna abituata ad arrangiarsi, una di
quelle che “piangono in silenzio” quando tutti dormono. Una di quelle che “si
fanno su le maniche” e a testa bassa affrontano la vita.
E a causa del suo modo di essere , la gente
che la conosce si è fatta l’idea che Alice è “una tosta” … Alice “basta a se
stessa” … Alice “ è una guerriera” … Alice “non ha paura di niente”.
Lei non lo sa cosa pensano gli altri e
percorre la sua strada, spesso in salita (che fatica la salita!!), altre volte
in discesa ( e ci sono discese che fanno rimpiangere le salite da quanto son ripide
e dure!!) qualche volta leggermente pianeggiante ( il minimo indispensabile per
riprendere fiato).
Percorre la sua strada e spesso si ritrova a
confortare qualcuno, a dare consigli a qualcun altro, sostanzialmente a
prendersi a cuore i problemi degli altri.
Ma ad Alice chi ci pensa?
Ma Alice chi è veramente?
Alice è una donna come tante … Alice ama,
Alice si dispera, Alice gioisce, Alice trema … solo che lo fa in silenzio,
quindi magari gli altri non se ne accorgono.
Alice è una donna , Alice è un essere umano e
come tale , alle volte, ( tante volte) ha paura.
Ha imparato che la paura sostanzialmente si
gestisce in due modi: o la affronti o lasci che ti travolga.
Se lasci che ti travolga sai già come andrà a
finire : entrerai in un circolo vizioso dove vedrai tutto nero e di questo la
paura si alimenterà, facendoti vedere tutto ancora più nero.
Ci è passata … lo sa: ha vissuto giorni dove
avrebbe voluto non dover aprire gli occhi la mattina per non dover affrontare
il giorno, giorni dove avrebbe voluto ciondolare dal letto al divano in pigiama
auto-commiserandosi, giorni dove era difficile anche fare le cose semplici. Ed
ogni giorno era uguale a quello precedente e sarebbe stato uguale a quello
successivo finchè non si fosse decisa a “dare un colpo di reni” e risalire
verso la superficie dello stagno melmoso che la stava risucchiando sempre più
in fondo.
Oppure decidi di affrontarla a “viso aperto”
come si fa con un nemico … quindi analizzi tutti i dati in tuo possesso, trai
le tue conclusioni e da queste poi decidi come agire.
Tutti questi pensieri le giravano per la
testa da giorni … si approssimava una scadenza che la terrorizzava … una visita di routine,
niente di che … eppure più la data si avvicinava più lei sentiva l’ansia salire
… la paura farsi largo piano piano.
Faceva finta di niente , tutta presa dal
lavoro, casa, famiglia e mille altre attività che la assorbivano. Ma in realtà
una parte di lei era in allerta: la stessa parte di lei che ogni tanto le
faceva venire il “batticuore” apparentemente senza motivo ( ma il motivo c’era
eccome!!) … la stessa parte che le faceva sudare le mani e perdere l’appetito.
La mattina si svegliava pensando : “mancano
ancora 4 giorni … tra 4 giorni mi tocca” e così le sue giornate cominciavano
all’insegna dell’ansia e continuavano più o meno sullo stesso ritmo per tutto
il tempo.
E poi il giorno era arrivato: avrebbe
volentieri scavato una buca fino al centro della terra per potersi nascondere
lontano da tutti e uscire solo il giorno dopo … come se, solo perché la data
era passata, tutto si fosse magicamente risolto.
Era scesa piano per non svegliare gli altri,
si era chiusa in bagno con il cuore che le martellava il petto e si era
guardata allo specchio : l’Alice “aldilà
dello specchio” la guardava con gli occhi sgranati.
Pensò che all’Alice “aldilà dello specchio”
era permesso avere paura.
E toccava a Lei, all’Alice “ di qua dello
specchio”, confortarla, rassicurarla. Era questo che tutti si aspettavano da
lei, dall’Alice tosta, dall’Alice guerriera.
Quindi cominciò a “parlarsi” : “ Ok …
mettiamola così : oggi non c’è nulla di cui avere paura: oggi andiamo a farci
sto benedetto esame e solo quando avremo la risposta decideremo se è il caso di
preoccuparsi o no … giusto?”
L’Alice “aldilà dello specchio” la stava
ancora guardando, ma i suoi occhi erano diventati un po’ più limpidi e un
leggerissimo sorriso, forse di riconoscenza, increspava le sue labbra.
Si fece una rapida doccia e poi decise che se
tutti la vedevano “tosta” era così che bisognava mostrarsi anche alla Paura.
E allora: un filo di trucco , un maglioncino
un po’ frivolo e perché no? Le scarpe col tacco … l’Alice “aldilà” dello
specchio la guardava serena … era bella, si sentiva bella e niente e nessuno
avrebbero potuto rovinarle la giornata.
Prese la giacca, le chiavi dell’auto, chiuse
la porta di casa alle sue spalle e uscì incontro al mondo.
Si sottopose all’esame con il cuore che
tremava ma il sorriso sulle labbra: il tecnico più volte le chiese : “ va tutto
bene?” e ogni volta lei rispose “ sì tutto bene”
Uscendo dall’ospedale si fermò a comprare una
piccola “stella di Natale” che avrebbe rallegrato l’ufficio con i suoi colori
sgargianti.
Adesso toccava aspettare un mesetto per avere
il referto. Avrebbe atteso facendo altro, impegnandosi in altre cose.
Aveva letto da qualche parte questa frase:
“la vita è quella cosa che ci accade mentre
siamo occupati in altri progetti”
Ecco … avrebbe dedicato l’attesa ad inseguire
altri progetti.
Alice è una tosta, Alice è una guerriera.
Alice alle volte ha paura ma non lo dice.
Alice siamo tutte noi.
Alice sono IO.
lunedì 12 novembre 2018
27-28 OTTOBRE primo raduno Pellegrini SantiagoGruppoVeneto- riflessioni-
Sono sempre stata convinta che, per come sono fatta io, il cammino in solitaria sia la cosa migliore che posso scegliere.
Convinzione che durante l'ultimo fine-settimana di ottobre ha un po’ vacillato.
Sì perché tra sabato e domenica ho conosciuto
persone “spettacolari” con le quali ho condiviso “l’ultimo cammino di
Sant’ Antonio (24 km da Camposampiero a Padova)
Ho dovuto ricredermi su tante mie convinzioni ( del
resto come dice quella frase? “ solo gli stupidi non cambiano mai opinione” e
poiché mi reputo una personcina mediamente intelligente, sono contentissima, a
55 anni compiuti,di aver trovato un gruppo che ha stravolto una delle mie
credenze, anzi più di una a dire il vero)
Una delle mie frasi tipo: “preferisco viaggiare da
sola, perché la libertà non ha prezzo, posso fare quello che voglio quando
voglio”. Bene: siamo partiti in una quarantina di persone ( pellegrino più,
pellegrino meno), ho camminato a fianco di parecchi di loro e non ho mai sentito
minacciata la mia libertà.
Un’altra delle storie che mi racconto: “Cammino da
sola perché non voglio, con il mio passo pesare sugli altri e al tempo stesso
non voglio che gli altri limitino le mie azioni”. Perfetto: camminavamo come un
lungo serpentone umano … chi in testa, passo lungo e spedito, chi al centro
passo deciso e cadenzato, chi al fondo, passo tranquillo e scanzonato.
Io sono sempre stata verso il fondo, un po’ perché
la vista d’insieme dell’umanità se ti metti in prima fila te la perdi tutta e
un po’ perché, come già detto più volte ai miei compagni di viaggio, sono un
po’ una “pippa” quindi il mio passo è tranquillo e scanzonato.
Dunque: a parte Gianluca che era il nostro “cane da
pastore” e bonariamente cercava di tenere unito il gruppo con battutine, frizzi
e lazzi, non ho mai sentito nessuno di quelli “in testa” lamentarsi delle
lumachine che chiudevano la fila ( ma forse a ben pensarci era semplicemente
perché eravamo così lontani che le loro voci proprio non arrivavano fino a noi)
Ho visto invece i capofila fermarsi a bere qualcosa
e aspettare chi si attardava, così come ho visto noi “ritardatari” allungare un
po’ il passo per accorciare le distanze.
E poi ho vissuto un’esperienza molto molto bella:
durante questa tappa di tutto riguardo (24 km non sono tanti ma nemmeno
pochi), camminando, soffermandomi a fare foto, incantandomi a guardare il
panorama, quando riprendevo il cammino mi ritrovavo vicino a persone diverse da
quelle che mi avevano accompagnato fino a quel momento. E quando ho esternato
queste mie considerazioni a chi avevo a fianco in quel momento, scoprivo che
tutte avevamo notato questa cosa. E che questo ci permetteva di scambiare idee
e opinioni con parecchie delle persone del gruppo, facendo così arricchire le
nostre conoscenze.
Non dimentichiamoci che fino a 2 giorni prima, la
maggior parte di noi era, per gli altri, un perfetto sconosciuto, una foto su
whatsapp o su facebook, pochi scarni dati letti sul profilo di questo o di
quello.
Che poi, essendo così in tanti ad un certo punto
rischi di fare confusione … nel nostro gruppo oltre a me ci sono altre 3
Daniela (poker di donne … i 4 moschettieri … i fantastici 4) … quindi prima di
domenica scorsa come distinguerci una dalle altre? E poi quelle che hanno
l’iniziale del nome uguale… Ivana, Ines, Ilaria … AIUTO!!
E invece camminare fianco a fianco, oppure attendere
il treno che ci avrebbe riportato a casa ( Ilaria… ora so perfettamente chi
sono Ilaria e suo marito!!! E conosco, per interposta persona, anche un po’ le
loro figlie) ha fatto sì che un po’ ci scambiassimo pensieri,sentimenti,
emozioni e ognuno di noi ricevesse e regalasse qualcosa all’ altro.
E così ho camminato con una “nonna a chiamata” ( Ines sei una
splendida compagnia!) e abbiamo appunto parlato dell’importanza dei nonni nella
nostra società odierna, ma ho scoperto anche che questa fantastica Donna ama
fare foto, partecipa a concorsi. Insomma una “Nonna-Sprint”
E poi ho fatto un pezzetto di strada con Claudia, la
sensibile Claudia1 e abbiamo parlato di Uomini che non amano le donne e donne
che NON amano loro stesse.
E ancora con Ivana, che sotto l’aspetto dolce e
tranquillo cela uno spirito indomito ( "ho fatto il mio primo cammino con mia
nipote di 15 anni, il secondo con un gruppo veramente eterogeneo e ho deciso che
partirò ancora e ancora finché il Signore me lo permetterà"). Un’altra Nonna con
una marcia in più …
E sono entrata a Padova discorrendo di spiritualità
con Simonetta, che ho trovato così simile a me nella curiosità di conoscere
sempre cose nuove.
E poi un pezzo di strada piuttosto lungo con Marco e
Gianluca, lo “yin” e lo “yang”. Tanto pacato e tranquillo l’uno, tanto
casinista e casinaro l’altro. (un aneddoto su tutti: entriamo a Padova che è
quasi mezzogiorno … dai cortili delle abitazioni ogni tanto si sente profumo di
brace, di “roba arrosto” …Gianluca ad un certo punto fa : ”quasi quasi suono un
campanello, dico che sono pellegrino e che mi accontento di quello che c’è…”)
E Valeria, sguardo dolce e birichino al tempo
stesso, Teresa, Patrizia e Nicoletta visi dolci e accattivanti, Francesca
Lucia “un’isola di serenità” racchiusa in un sorriso, Luisa che a causa di un
problemino di salute non ha potuto camminare con noi ma ha voluto esserci alla
cena e poi per un piccolo pezzo ci ha “accompagnati virtualmente” arrivando a
Campodarsego in auto e prendendomi in disparte mi ha detto “ sai finché vi
aspettavo ho cominciato a leggere il tuo diario e mi ha fatto compagnia”- che
bello per me sentire queste parole -!! E Adriano che da perfetto gentiluomo ha
fatto con noi la prima tappa e poi è tornato verso casa accompagnando Luisa ... e
poi Stefania, diavoletto impenitente nascosto (ma non troppo) in una
personcina dall’ aspetto angelico … purtroppo con loro e con tante altre persone
non c’è stato il tempo di approfondire di più la conoscenza ma sono fiduciosa
che ci saranno tante altre occasioni per farlo … il fuoco è stato acceso …
adesso sta a noi mantenere sempre viva la fiamma.
Ed ecco che la giornata finisce … lunghi abbracci:
con Cristina ( vera anima del gruppo nonché infaticabile nell’ organizzare
tutto), con Antonio e sua moglie Antonella, con Claudia2 che ci ha raggiunto in
basilica per la Messa e che mi prende per mano e mi porta a conoscere la sua
bellissima famiglia, con Loreta, con tutti quelli che vincolati dagli orari dei
mezzi svicolano via velocemente.
Porterò tutti LORO per sempre nel mio cuore ma due
sono le persone che ho tenuto per ultime ma certo non per importanza: uno è
Alessandro. Alessandro si è “sciroppato” in 2 giorni un sacco di km in treno per
essere con noi. Abita vicino a Torino ,anche se le sue radici sono a Dolo ,
quindi è a tutti gli effetti un pellegrino veneto ad honorem.
Alessandro che è uno che lo vedi 5 minuti ed è come
essere amici da una vita. Anzi, molto più che Amici. Fratelli.
E l’altra è Laura ... la mia compagna di questo cammino
dal primo minuto, da quando le ho detto “e se organizzassimo qualcosa tra noi
veneti?” e lei mi ha risposto “quello che fai tu per me va bene” e che con me
in stazione scopre che il treno è in ritardo di oltre 40 minuti e quindi
decidiamo per una corsa alternativa che in teoria ci porterà un po’ più lontano
dalla meta ma ad un certo punto dovrebbe ricondurci sulla retta via ed invece
scopriamo che NO, abbiamo perso la coincidenza e quindi siamo teoricamente
fregate. Macchè fregate!!!! Essere pellegrina mi ha insegnato a non arrendermi
mai, faccio una telefonata ad uno dei miei Angeli Custodi (il mio figliolo) e
insomma con un po’ di ritardo arriviamo anche noi a Camposampiero.
Qualche piccolo problema nell’ aprire la porta della
camera che ci hanno assegnato ( per scoprire dopo vari tentativi che stavo
cercando di aprire “un’altra porta”) , ed ecco, condividiamo una serata fatta
di battute,chiacchiere e risate, prima con tutti e poi in privato in camera.
E mi sveglio domenica mattina con ancora il sorriso
sulle labbra al ricordo della parodia che ci ha fatto la sera prima di alcune
sue clienti.
E insomma: con un’amica così non ci si annoia
veramente mai. Ma è anche la stessa Laura con la quale parlare di cose serie … dei
nostri cari che non ci sono più, degli affetti presenti, della vita che ci ha
portato fino a qui e del Cammino che ci ha fatto conoscere nemmeno un anno fa.
Questo raduno mi ha fatto moltissimi regali e come
ho avuto modo di ripetere parecchie volte nei giorni scorsi, in cuor mio so,
che è stato solo il primo di una lunga serie.
Ultreya et Suseya a noi, Pellegrini sul Cammino
della vita.
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