lunedì 31 gennaio 2022

ANCORA QUELLA PANCHINA AL PARCO

questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie


31-01-2022

E si ritrovano ancora là, su quella panchina che ormai è diventata il loro luogo “segreto”.

La mamma appoggia la testa sulla spalla della figlia e dice:

“L’altro giorno hai voluto che ti raccontassi per l’ennesima volta di me, della mia infanzia, della mia adolescenza, le mie esperienze di donna, di moglie, di madre … direi che adesso tocca a te raccontarmi un po’ della tua vita … dai che lo so che come me sei una chiacchierona!!”

La figlia sorride sorniona e risponde:

“ Cosa vuoi che ti racconti? Della mia infanzia e poi dell’adolescenza ne sai sicuramente più tu di me!! Credo tu sia la persona che mi conosce meglio al mondo!! Alle volte, quand’ero ragazzina mi stupivo di come capivi tutto prima ancora che io avessi finito di pensare qualcosa … altre rimanevo stranita dal fatto che “sapevi” ma mi lasciavi fare ugualmente, conscia che avrei sbagliato, che ci avrei “sbattuto” il naso. Allora non capivo, ma adesso sì … il compito di un genitore è quello di crescere e poi “liberare” i propri figli.

Mi piace tanto quella poesia di Khalil Gibran che fa

-I vostri figli non sono vostri figli

Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa.

Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.

E sebbene stiano con voi non vi appartengono.

 

Potete dar loro tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri,

perché essi hanno i propri pensieri.

 

Potete offrire dimora ai loro corpi ma non alle loro anime

Perché le loro anime abitano la casa del domani che voi non potete visitare, nemmeno nei vostri sogni.

 

Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.

Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.

 

Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi , sono scoccati.

L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e con la Sua forza vi piega affinchè le sue frecce vadano veloci e lontane.

 

Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere

Poiché così come ama ogni freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta saldo.-

 

Ma …. Torniamo a noi … cosa vuoi che ti racconti?”

E la mamma, ad occhi chiusi, assaporando un timido raggio di sole in questa fredda mattina invernale, replica:

“Tu lo sai già cosa voglio che mi racconti, perché tu VUOI raccontarmelo, e la poesia che hai appena declamato ne è la conferma … mi sono fermata a quando avevi 25 anni … eri già una donna, quindi in qualche modo il mio compito con te lo avevo assolto … però mi manca tanto il “dopo” … è come se avessi visto solo il primo tempo di una rappresentazione teatrale e poi mi avessero fatto uscire da teatro controvoglia. Quello che ho visto mi è piaciuto molto e mi è rimasta la curiosità di sapere il seguito … non voglio sapere “come va a finire” perché la rappresentazione è ancora in corso ma … - cos’hai combinato da quando mi hai tenuta stretta la mano per l’ultima volta oltre 30 anni fa??-  Hai passato più tempo senza di me di quanto ne abbiamo vissuto insieme … direi che ne hai da raccontare!! … ma facciamo così: io faccio un –breve riassunto delle puntate precedenti- di fin dove ero arrivata e poi tu mi racconti, con parole tue , il seguito. Dunque eravamo rimasti che eri sposata da un po’, che stavate sistemando quello che sarebbe diventato il vostro nido d’amore, che avevi un lavoro che non ti piaceva poi così tanto … adesso tocca a te …” e così dicendo si accomoda meglio sulla panchina, si stringe il cappottino un po’ demodè sulle curve abbondanti e si appresta a godersi il resto dello spettacolo.

“ Ehhh … insomma … non so da dove cominciare: la casa l’abbiamo sistemata ed è tutt’ora il luogo più bello dove ritrovarci la sera dopo una giornata di lavoro. Il lavoro … ho cambiato un paio di posti e poi ho trovato la mia  giusta dimensione e da quasi trent’anni faccio l’impiegata amministrativa per l’Azienda di famiglia. E mi piace … così come mi piace camminare ( sono andata ben 2 volte a Santiago di Compostela e una volta addirittura sono arrivata a piedi a Roma e sono andata a prendere la benedizione dal Papa!!) e la mia passione per il Cammino mi ha fatto conoscere un sacco di belle persone che per me sono un pezzetto di famiglia; e poi sono andata a fare accoglienza in un ostello e anche lì ho conosciuto un sacco di persone splendide … e poi durante la Pandemia ho iniziato a leggere dei libri al telefono per un’amica che viveva da sola e ad oggi ho 2 gruppi con oltre 30 persone che tutte le mattine aspettano le mie letture … in più ho seguito il tuo esempio e ho iniziato anni fa a fare l’orto e non hai idea di quante cose metto nei vasetti per l’inverno …e faccio dei liquorini!! Direi che ti sei persa una gran bella parte della mia vita …”

Tace un attimo malinconica e la mamma la sprona:

“ si va ben … sei rimasta quella che anche da bambina faceva sempre un sacco di cose e mi domandavo allora e me lo domando anche adesso: ma come fai?? Comunque … mi pare che abbiamo sorvolato una fetta bella importante della tua vita! Che fai, la timida con tua madre?? Vuoi giocare alla donna del mistero? O ti sei tenuta –la ciliegina- per far colpo? Vogliamo parlarne di quell’aitante giovanotto che ha gli occhi uguali uguali ai miei??”

“ Ohhh Lui … sai quando dicono - I figli sono la parte migliore di noi?- Ecco, lui è veramente la parte migliore di me.

E’ nato in una giornata fredda e limpida come oggi … è nato nelle prime ore di una domenica e quel giorno in ospedale sono arrivati tutti, ma proprio tutti tutti a trovarmi: Papà e Laura, e poi tutti i parenti dell’altro ramo della famiglia … ho pensato a come un esserino così piccolo poteva far smuovere un sacco di persone … ma in mezzo a tutte quelle persone mancavi tu … nel momento in cui diventavo mamma, mancava la mia mamma con la quale condividere una gioia così grande.

Sai … è arrivato in punta di piedi, senza farmi tribolare troppo … l’hanno lavato, me l’hanno messo tra le braccia e i nostri occhi si sono incontrati … non credo sia vero che i neonati vedono solo le ombre … lui mi ha sgranato in faccia un paio di occhioni che, come tu giustamente mi facevi notare, sono identici ai tuoi, e in quel momento ho capito che sarebbe stato -per sempre-.

Essere madre è una bella palestra (vengo a dirlo proprio a te … buffo vero?) … è ogni giorno un’avventura, una splendida avventura … è un lungo viaggio che ti coinvolge in toto.

Oggi è il suo compleanno e sicuramente riceverà dei regali, ma il regalo più grande, forse lui non lo sa, è quello che LUI fa a noi ogni giorno.

E’ il suo modo di prendermi in giro raccontandomi storie sconclusionate alle quali io -abbocco- sempre. È il suo essere sempre disponibile per noi quando ci vede in difficoltà, è il suo entrare in ufficio con addosso quel -profumo di freddo- di chi è stato all’aperto a lungo e dirmi tutto allegro –ciao vecchia!-, è il suo silenzio quando le parole non servono, sono le sue 10mila parole a cascata quando mi mette al corrente dei suoi sogni, delle sue aspirazioni, sono i suoi sogni che con pazienza e tenacia trasforma piano piano in realtà.

Quel bel marcantonio di tuo nipote è questo e molto altro e anno dopo anno continuo a ripetermi che gran privilegio è essere la sua mamma.

Questa è tutta per te Dario....

 a modo tuo

 BUON COMPLEANNO FIGLIO MIO.💖

sabato 29 gennaio 2022

UNA PANCHINA AL PARCO ................. un anno dopo

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29-01-2022

Sedute su una panchina nel parco stanno, vicine vicine, una mamma e la sua bimba.

La bambina si fa ancora più vicina e con un filo di voce dice:

“Mamma, raccontami una storia … una di quelle belle, di quelle tue …”

La mamma la guarda con occhi dolcissimi e chiede:

“Te le ho già raccontate un sacco di volte, ma non ti stanchi mai di sentire sempre le stesse?? E quale vuoi sentire delle -storie mie-“?

E la bimba stendendosi sulla panchina e appoggiano il capo sulle ginocchia della mamma, con la voce già un po’ assonnata e gli occhi che si chiudono, risponde:

“ Quella di quando eri bambina ed eravate tanti fratelli, e poi quando sei cresciuta e c’era la guerra e poi quando da ragazza hai conosciuto il papà che non era ancora il mio papà, e quando sei andata a fare la mondina e poi … e poi … dai comincia …”

“ Allora … vediamo … sono stata la prima e unica femmina in una famiglia di 5 figli … mamma e papà adoravano tutti noi figli, così come anni dopo hanno adorato te, tua sorella e gli altri cugini.

Eravamo una famiglia semplice, di campagna: papà lavorava a mezzadria e la mamma faceva –la mamma- e con 5 figli di lavoro ne aveva e anche tanto.

Poi un brutto giorno arriva la guerra e quella che era una situazione già complicata, diventa terribile. Mancava tutto: il lavoro, i soldi, qualcosa da mettere sulla tavola 2 volte al giorno.

Ho trascorso la mia adolescenza stando attenta ai soldati (tedeschi prima e “alleati” verso la fine), ai bombardamenti, alla gente che, in un momento così tragico, anziché stringersi gli uni agli altri, tiravano fuori il peggio … e così ho visto  gente che andava nei campi a rubare per fame e altri che facevano la spia ai proprietari dei campi e questi ultimi picchiavano a sangue i malcapitati ladri perché si erano permessi di portar via qualche pannocchia per fare un po’ di polenta da dare ai loro bambini. E ho visto gente di buon cuore nascondere nel fienile gli ebrei durante i rastrellamenti e gente –meno buona- recarsi dai soldati tedeschi e raccontare dove erano nascosti i perseguitati … e ho visto i soldati fucilare sia chi era nascosto ma anche chi li aveva nascosti.

Poi, poco dopo aver compiuto 14 anni, finalmente la pace … ma per chi è povero la pace non è poi così diversa dalla guerra … si faceva fatica a sbarcare il lunario prima e si continuava a far fatica anche dopo.

I nonni nel frattempo non godevano proprio di buona salute e così toccava a me che ero la più grande farmi carico di tante responsabilità anche se ero giovane, forse troppo giovane per un fardello simile.

Conosco tuo papà e un raggio di sole entra nella mia vita … era bello, alto, castano con gli occhi azzurri … un principe azzurro … senza cavallo bianco ma con tanta voglia di lavorare e far famiglia.

Lavoro però , in questa nostra amata terra non ce n’è e così si guarda a Ovest e io parto con una cugina per andare a far la mondina in provincia di Vercelli e  papà parte per andare a cercar lavoro a Torino.

Trova lavoro, si ambienta, trova casa e decidiamo di metter su famiglia. Tu non sai che bella che mi è sembrata la nostra casetta, la prima volta che l’ho vista!! E poi tuo papà, che è sempre stato un cuore d’oro, trova casa anche per la sua famiglia ( anche lui aveva lasciato al paese mamma, papà e 4 tra fratelli e sorelle) e li aiuta a sistemarsi, accoglie a casa nostra, uno alla volta, i miei fratelli più grandi, si prodiga per cercar loro un lavoro e alla fine riusciamo a trovar casa anche ai miei genitori e ai due fratellini più piccoli.

Seguono anni buoni (il famoso boom economico) … il lavoro non manca e con il lavoro, i sogni da realizzare.

Nasce tua sorella e dopo sei anni arrivi tu, il passerotto biondo della mamma. Io e te viviamo i tuoi primi anni in simbiosi, sempre insieme.

Amo la mia famiglia e lei per me viene prima di tutto: sono una donna allegra, mi piace cantare mentre sbrigo le faccende domestiche o lavo i panni. Mia suocera non mi capisce e si chiede perché io canti …

Dopo un inizio di vita un po’ “disagiato”, avere figli sani, un marito con un lavoro fisso, cibo tutti i giorni da mettere in tavola e da condividere con i parenti e con gli amici, credo sia sufficiente per  essere grati … del resto non era Sant’Agostino che diceva che “ Chi canta prega due volte“?

E poi sento il papà che arriva dalla fabbrica e sale le 4 rampe di scale canticchiando e capisco che anche lui è felice di quanto abbiamo costruito insieme e il cuore mi si riempie di gioia … VOI siete le mie gioie più grandi.

Ma adesso è ora di andare … tu devi alzarti e andare incontro al nuovo giorno e io devo tornare a casa, nel posto più bello del mondo.

Ci ritroviamo presto …”

La mamma bacia la sua bimba dai corti capelli biondi e torna là, nel posto più bello del mondo, nel cuore di chi ancora, tenacemente, dopo 34 anni di assenza, si ostina a ricordarla quotidianamente e a passare una volta l’anno un po’ di tempo insieme sulla panchina per farle gli auguri.

Ovunque tu sia

BUON COMPLEANNO MAMMA.