martedì 6 febbraio 2024

TU SEI PER ME, LA LUNA...

 

(foto: fonte web)

Quando si è innamorati alle prime armi si usa dire: 
“ sei bello come il sole”… “ sei la mia stella polare, quella che mi indica la via”..

Ed effettivamente ho pensato spesso a te come alla Stella Polare … come ad un qualcosa da cercare quando si ha bisogno di punti di riferimento, nei momenti un po’ difficili che la vita ci riserva..

Ma poi ho ragionato che sei di più … molto di più della Stella Polare e qualcosa di diverso dal Sole che è vero che ci scalda e ci illumina ma se lo guardi a lungo ti acceca con i suoi raggi ...

Andando avanti per metafore “non hai gli occhi azzurri come il mare” … “ non hai i capelli biondi come il grano” ma … in una limpida notte d’inverno ho capito finalmente a cosa paragonarti: tu sei come la LUNA.

La Luna tanto amata dagli innamorati ma spesso sottovalutata dal resto dell’umanità e invece …

Se ne sta là, in mezzo al cielo, ad illuminare le notti serene … illumina senza accecare, ti osserva bonaria dall’alto.

E sembrerebbe pacifica, tranquilla e invece quante cose vengono condizionate dalle fasi lunari!!

Ci sono tantissimi libri che parlano di questo ma a me è rimasta in mente una frase sentita la notte nella quale è nato nostro figlio.

Il “nido” era vuoto … l’ostetrica passando nel corridoio, guardando i lettini vuoti e dando un’occhiata al calendario appeso alla parete ha detto: “Stanotte luna nuova … entro domani parecchi di questi lettini saranno occupati” ed effettivamente nei 2 giorni che seguirono quella frase, arrivarono tanti bei bimbi ad allietare genitori in trepida attesa.

Da allora ho sempre pensato che se qualcosa può influenzare l’arrivo di una nuova vita, quel “QUALCOSA” è davvero potente.

E così eccomi qui, anno dopo anno, ad ammirare la mia “Luna” personale: a ragionare su quanta strada fatta insieme e quanta ancora ce n’è da fare.

E questa è tutta per te (so che ami molto questo pezzo e piace tanto anche a me)

BUON COMPLEANNO RAGAZZO DAL CUORE D’ORO E DAI CAPELLI D’ARGENTO 

( come i raggi della luna che si riflettono sull’acqua)

 

https://www.youtube.com/watch?v=4z5YPK442Tk

( clicca qui sopra per ascoltare il brano)



mercoledì 31 gennaio 2024

GENITORI: ISTRUZIONI PER L'USO

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La prima volta che lo vedi è un fagottino di circa 3 kg x 50 cm di lunghezza … poco più di un batuffolo … l’hai aspettato per nove mesi, sei convinta di sapere cosa ti aspetta …

E invece lui (o lei) ti guarda negli occhi e tutte le tue certezze vacillano in un attimo.

Lo porti a casa: è un esserino semplice ( questo è quello che credi … illusa!!), ha bisogno di poche cose: cibo, pulizia e riposo.

Quindi ti adoperi nell’allattamento, lo lavi, lo cambi, gli canti la ninna nanna, lo coccoli.

Dovrebbe essere tutto perfetto e invece non lo è!!

Non lo è perché certe volte piange senza un perché ( in realtà un perché c’è sempre ma tu sei alle prime armi e ancora non conosci le sfumature del suo pianto) e allora ti vengono tutti i dubbi del mondo: avrà qualche strana malattia? Mangerà troppo poco? Forse le tutine non sono abbastanza morbide e ha la pelle irritata? Forse un alieno si è impossessato del mio bambino ? (questo lo pensi all’ennesima notte insonne quando tu non sai più cosa fare e il tuo pargolo piange disperato)

Questi primi anni sono “la palestra” dell’arte di diventare genitori, quello che in gergo calcistico si chiama “riscaldamento a bordo campo” … in un batter d’occhi il batuffolino tanto carino si trasforma in un giovanotto alto  prima un metro, poi un metro e mezzo che va a scuola, al doposcuola, a far sport, alle gare, alle feste di compleanno, va in millecinquecentoottantasei posti dove tu DEVI accompagnarlo … ad un certo punto sei in auto che aspetti che tuo figlio esca dalla palestra e ti ricordi di quell’alieno al quale hai pensato una notte di tanti anni prima e formuli questo pensiero parafrasando una canzone di Eugenio Finardi       “extraterrestre portami via, voglio una stella che sia tutta mia. Extraterrestre vienimi a cercare, voglio un pianeta su cui ricominciare” in realtà ti basterebbe anche solo una piccola vacanza lontano da tutto e da tutti su un pianeta lontanissimo … una piccola vacanza che duri fino alla maggiore età del figlioletto, così almeno avrà la patente e non dovrai più fare il servizio taxi, quindi credi che potrai riprendere in mano la tua vita e rilassarti un po’ …. Illusa di nuovo!!

Lui diventa un marcantonio alto un metro e 80, ti sovrasta e ti guarda dall’alto in basso, ha la patente, ha la morosa, esce la sera e tu in teoria dovresti goderti la ritrovata libertà!

E invece sei lì nel letto che ti volti e ti rivolti e finchè non senti la serratura di casa aprirsi e “il pargoletto” salire per le scale non riesci a dormire tranquilla.

Poi arriva un giorno in cui va a vivere per conto proprio e tu, che per un tot di anni hai pensato che in quel momento il cerchio si sarebbe chiuso e con quel gesto avresti deposto il costume da “Wonder Mama” che indossi dal giorno in cui è nato, scopri che non è così e non sarà mai così.

Genitori non si nasce, si diventa giorno per giorno ed è una missione che non finisce mai …

I genitori sono quella strana razza di umani che sono allo stesso tempo maestri e allievi … hanno il compito di crescere un virgulto senza sapere bene cosa li aspetta … e così finchè provano ad insegnare cose al loro figliolo in realtà ne imparano tantissime … e il figlio stesso crescendo impara ma allo stesso tempo insegna ai propri genitori gli sbagli da non fare, gli atteggiamenti da tenere …

Tutti questi pensieri un po’ “strambi” per dirti caro Dario che io e papà siamo stati i contadini e tu la nostra “pianta” più preziosa … ci siamo presi cura di te, affiancandoti durante la crescita come il “paletto” fa con la pianta giovane ..

E sei diventato come un tiglio maestoso, o come una solida quercia … e mi piace pensare a me e papà come a due contadini che dopo un’intensa giornata di lavoro, si siedono all’ombra della tua chioma rigogliosa a ritemprarsi un po’.

BUON COMPLEANNO ALLA NOSTRA GIOIA PIU’ GRANDE!!

lunedì 29 gennaio 2024

E MI PIACE TORNARE SU QUELLA PANCHINA...

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… Sedere e aspettarti …

So che arriverai, in punta di piedi come al solito, come è stata tutta la tua vita … esserci sempre senza mai apparire.

Questo fa di una donna una “buona mamma” e tu sei stata e sei UNA GRAN MAMMA.

Avrei voluto condividere un sacco di cose con te, e in un certo senso l’ho fatto, ma ci sono stati giorni nei quali ho sentito forte la tua mancanza.

Il primo giorno dopo che sei andata via, e non riuscivo a pensare a come sarebbe stata la nostra vita senza di te, piccola grande donna che sistemava ogni cosa, facendo incastri magici e accontentando tutti.

E poi il giorno che sono diventata mamma a mia volta, e stringendo al petto mio figlio per la prima volta , ho capito di quanto amore una madre sia capace … un amore che non si consuma mai, anzi si amplifica, come cerchi nell’acqua quando lanci un sasso …

E anche nella quotidianità di tutti i giorni, quante volte ho pensato:   “ adesso prendo la macchina e vado dalla mamma a raccontarle cosa mi è capitato” … sia che fosse una cosa bella, sia che lo fosse meno … il desiderio era il medesimo: condividerlo con te per gioirne insieme o per farmi confortare.

E ne sono passati di anni e nonostante questo io sono ancora qui che ti aspetto per raccontarti cosa combino …

Un soffio di vento leggero alza le ultime foglie brunite in una piccola danza ed eccoti qui : mi sembra di sentire la tua mano che accarezza i miei capelli, che si appoggia un attimo sulle spalle per poi fermarsi sulle mie raccolte in grembo.

E così mi piace raccontarti quello che faccio perché da figlia sono sempre alla ricerca della tua approvazione … accipicchia!!! Ho sessant’anni suonati da un po’ eppure mi piace parlarti di me, di come sono diventata, di come quello che mi hai insegnato sia profondamente radicato in me e nelle mie scelte.

E ne avrei di cose da raccontarti!!! Anche solo quelle successe nell’ultimo anno … non so da dove cominciare ed è come se tornassi bambina, quando al rientro a casa dopo una mattinata a scuola, riempivo la cucina con i miei racconti … ti parlavo dei compagni, della maestra, di cosa avevo imparato, di cosa mi riusciva meglio e di cosa “proprio no” non mi piaceva. E tu paziente ascoltavi e mi guardavi probabilmente vedendo in me, un’altra te lanciata verso il futuro.

E ad un certo punto mi fermavi dicendo : “ dai finisci di raccontarmi dopo. Adesso mangia che altrimenti si fredda tutto!” e io mangiavo e raccontavo, e poi ti davo una mano a sparecchiare e raccontavo, mi sedevo vicino a te che rigovernavi i piatti e continuavo a raccontare.

E mai una volta che tu non fossi veramente interessata a quello che ti stavo dicendo … assimilavi tutto, mi facevi domande, ascoltavi con interesse le risposte … e tutto questo l’ho rivissuto dopo 30 anni quando io sono passata dalla parte della mamma e passavo le domeniche pomeriggio a stirare ascoltando Dario che ripassava le lezioni per il giorno dopo.

Tante volte nelle dinamiche familiari ho notato miei comportamenti o atteggiamenti che erano identici ai tuoi

E questo mi inorgoglisce perché se anche ho preso da te l’1 per cento di quello che eri, di quello che sei, so che questo fa di me una persona migliore.

Ti aspetterò su questa panchina ogni anno per dirti con tutto l’amore che provo …

Ovunque sei …

BUON COMPLEANNO MAMMA


martedì 14 marzo 2023

MINOU (parte quarta)

 

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-Nonnaaaa! Nonnaaaa dove sei?-

Andrea era entrato in casa come un tornado, aveva afferrato la borraccia con l’acqua e stava bevendo “ a canna” come fosse reduce da un raid nel deserto..

-Sono qui santa pazienza. Cos’è successo?-

-Nonna, io e i miei amici abbiamo pensato che questi micetti hanno bisogno di un nome. Non possiamo continuare a chiamarli “miiiicio, miiiicio” in eterno. E così abbiamo pensato, visto che sono due maschi e una femmina, di chiamarli come i tre micetti del film “Gli Aristogatti”: Minou la femmina e Bizet e Matisse i maschi. Che ne dici? Ti piacciono come nomi? Non sono bellissimissimi? Senti nonna, io lo so che il nonno non vuole altri gatti, e la mamma ha detto che prenderlo e portarlo in città per lasciarlo in appartamento tutto il giorno da solo è una cattiveria ma…non è che Minou potresti tenerla tu così quando io vengo in vacanza posso giocare un po’ con lei? Ti prego, ti prego, ti prego…-  per rafforzare il concetto aveva giunto le mani e sgranato un paio di occhioni imploranti.

-Non ti posso promettere niente perché se il nonno dovesse mettersi in testa che Minou non deve rimanere , sarò costretta a regalarla via (e bella com’è troverei sicuramente una casa anche per lei!). Però ti prometto che cercherò di far ragionare il nonno e soprattutto dobbiamo fare in modo che la micina non combini qualche marachella.-

-Ohhh nonna , nonnina, ti voglio tanto bene!! Sai cosa faccio adesso? Vado dal nonno e così, facendo finta di niente gli racconto quanto è bella, quanto è buona, quanto è intelligente. Magari si ricrede e ce la lascia tenere!-

Ed era corso lungo il corridoio per andare a mettere in opera il suo piano.

Entrò in camera e trovò il nonno in una posa che sembrava un contorsionista.

Appoggiato con le mani al comò e le gambe una dritta ben ferma sul pavimento e l’altra appoggiata al letto.

-Accipicchia nonno, guarda come sei dritto!! Se continui così farai la sorpresa alla nonna tra pochissimo tempo!-

-Shhh parla piano che se la nonna sente, scopre tutto e addio sorpresa. Sì devo dire che sono proprio contento di come stanno andando le cose ma … ti ho sentito entrare in casa urlando come un ossesso. Cosa stai combinando stavolta?-

Andrea era diventato tutto rosso: il nonno lo aveva preso in contropiede e non si ricordava tutte le cose che doveva dire per convincerlo a tenere Minou.

-Ma, niente … stavo dicendo alla nonna che due miei amici vogliono un gattino e così ne abbiamo piazzati due su tre … al momento è rimasta solo quella bianca come una nuvola. Vedessi nonno che intelligente che è!! La chiamo e corre subito, si lascia accarezzare e ieri ho visto mamma gatta che le insegnava a dar la caccia ai topi. Per il momento riescono a scappare tutti, ma è perché è piccola. Però si impegna sai? Non si stanca mai di provare e riprovare …_

-Se non ti conoscessi bene penserei che vuoi “rifilarmi” quella gattina carina carina … ma tu lo sai no come la penso a proposito. Di gatte in casa ne basta una-

- Ma forse nonno se tu provassi ad accarezzarla le resteresti simpatico e lei ti potrebbe piacere, e potrebbe farti compagnia e …-

-E ... basta!! Non ho bisogno di un gatto che mi faccia compagnia. Considero la questione chiusa e non torniamoci più su-

Andrea era rimasto un po’ male da quella presa di posizione così perentoria e senza contraddittorio. Però in cuor suo aveva pensato che magari domani, o dopodomani, il nonno avrebbe potuto cambiare idea.

Così, tornato il piccolo terremoto di sempre, disse:

-Dai che ti aiuto a fare gli esercizi così ti rimetti velocemente e poi possiamo andare per funghi!-

E avevano cominciato a lavorare in sinergia: il nonno piegava, fletteva, alzava, abbassava ogni parte del corpo e Andrea lo scrutava e gli dava consigli per migliorare la postura.

I giorni passavano veloci e per Andrea fu il momento di tornare a casa. Bizet e Matisse erano già partiti da qualche giorno verso le nuove famiglie e Minou si trovava un po’ spaesata.

Andrea la prendeva in braccio e cercava di consolarla dicendo:

-Su, non essere triste!! Tra qualche mese torno e giocheremo ancora insieme. E poi sei fortunata!! Hai la tua mamma con te. Però fai la brava e non andare a dar fastidio al nonno , che rischi che si arrabbi e ti cacci via!-

Minou lo guardava con i suoi meravigliosi occhioni sgranati e sembrava capire tutto quello che il bambino le diceva.

Quando anche Andrea fu partito, in casa torno il silenzio e la tranquillità.

Mamma Gatta era tornata nella sua cesta vicino alla stufa e Minou l’aveva seguita a ruota.

Ogni mattina, quando la Donna usciva di casa per andare ad accudire gli animali, Minou si alzava, si stiracchiava, formava un arco perfetto con la schiena e poi, con passo regale, si incamminava per il corridoio.

Spingeva piano con il muso l’uscio della porta della camera da letto e leggera come una piuma saltava sul letto e si acciambellava in fondo ai piedi.

Il primo giorno l’Uomo la vide solo quando smise di accanirsi con gli esercizi: la scrutò e cercò di farla scappare facendo degli strani grugniti. Ma Minou non si scompose: aprì un occhio, lo scrutò un po’ e poi riprese a dormire.

L’Uomo era troppo stanco e ancora un po’ malfermo sulle gambe per tentare di cacciarla in malo modo: così si rinfilò sotto le coperte e cominciò a “studiare” quell’esserino sfrontato.

Era veramente bella non c’era nulla da eccepire: Andrea aveva ragione. Ma lui continuava a pensare che i gatti non dovessero stare in casa … anche se … -anche se un bel niente!- pensò.

E ogni giorno immancabilmente la gattina si presentava in camera.

Una mattina, quando la moglie uscì dalla stanza portando via la tazza della colazione lui le disse in un sussurro:

-chiudi bene la porta che ieri sentivo degli spifferi!- in realtà non voleva doversi confrontare ancora con quella gattina sfacciata.

La moglie acconsentì di buon grado anche se non le risultava ci fossero correnti d’aria in casa.

Era lì tutto assorto nei suoi esercizi, quando aveva sentito armeggiare alla porta. Era tornata sua moglie?

Strano perché prima di pranzo solitamente non tornava mai …

Vide la maniglia muoversi un po’ e poi un piccolo tonfo … e così per 5-6 volte ad intervalli regolari finchè ad un tratto la porta di aprì e la pelosetta con la coda ben dritta entrò in camera e andò senza indugio ad acciambellarsi sul lettone.

-Hai capito chi era che faceva tutta sta manfrina? Hai provato e riprovato a saltare sulla maniglia finchè sei riuscita ad aprirla. Andrea aveva ragione: sei intelligente e non ti fermi mai finchè non ottieni quello che vuoi! Vabbè dai, direi che ti sei meritata di riposare un po’ sul letto dopo tutta questa fatica. Stai lì, buona e zitta e non mi distrarre che ho da fare!-

Lentamente, quel piccolo batuffolo bianco stava facendo breccia nel cuore del vecchio. Lui non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma le piaceva sentire le fusa che facevano da colonna sonora ai suoi esercizi. Si sentiva un po’ come Silvester Stallone in Rocky (1-2-3 e chi più ne ha più ne metta!) quando correva per i viali del parco.

Basta distrazioni! si disse. Oggi voleva provare ad arrivare fino alla porta e ritorno. Mise entrambe le gambe giù dal letto, infilò le pantofole e saggiò il pavimento. Poteva farcela, in fondo si trattava solo di pochi passi …

Nel momento in cui iniziò questa nuova impresa, Minou si svegliò e si sedette sul bordo del letto controllando ogni movimento … era attentissima … guardava i passi lenti, dapprima incerti e poi un po’ più sicuri … ogni passo era una vittoria, era un passo verso la libertà riconquistata.

Arrivò fino alla porta e capì che poteva provare ad azzardare qualcosa in più … si sentiva così fiducioso che decise di affrontare il corridoio e farsi trovare da sua moglie seduto sulla poltrona del soggiorno.

Aprì la porta e il corridoio gli parve lunghissimo: ce l’avrebbe fatta a percorrerlo tutto senza incidenti?

In quel momento si avvide di una piccola ombra candida che camminava al suo fianco: la micina camminava quando lui camminava, si fermava quando lui riprendeva fiato, sempre senza distogliere mai gli occhi da quell’Uomo, che lei aveva capito essere un finto “orso” … burbero all’apparenza ma buono nella sostanza.

Il prossimo obbiettivo di Minou era quello di farlo capire anche a lui.

Dopo un tempo che parve interminabile finalmente arrivarono in vista della porta del soggiorno: era stanco, maledettamente stanco ma non poteva mollare ora: cosa avrebbe fatto? Si sarebbe seduto per terra ad aspettare che sua moglie tornasse? Sarebbe stata comunque una vittoria perché era arrivato fin lì ma ormai ..

-che ne dici gattina? Ormai “abbiamo fatto trenta, facciamo anche trentuno”!-

Minou lo guardava con fare serafico … lei lo sapeva che Lui sarebbe arrivato fino alla sua poltrona preferita.

Piano, piano, un passo davanti all’altro, non sapeva nemmeno lui come, si era ritrovato seduto sulla sua poltrona. Ce l’aveva fatta!!

Adesso non gli restava che aspettare che la moglie tornasse in casa per vedere che faccia avrebbe fatto a trovarselo in soggiorno anzichè in camera da letto..

Era profondamente orgoglioso di sé … non vedeva l’ora di irrobustire un po’ la muscolatura e ricominciare a fare qualche lavoretto fuori … ma forse era pretendere troppo … piano piano, un passo alla volta.

In quell’istante Minou con un salto gli atterrò sulle ginocchia, cercò la posizione giusta e si accomodò guardandolo dritto negli occhi.

Il Vecchio era catturato da quello sguardo e gli sembrava impossibile che solo fino a qualche mese prima si fosse privato del piacere di accarezza un manto così soffice .

Iniziò ad accarezzarla, lentamente, sussurrandole parole gentili. Minou chiuse gli occhi e dopo qualche istante iniziò a fare le fusa.

L’Uomo, stanco per le tante emozioni passate quella mattina e cullato dal ronfare della micetta, si appisolò.

E fu così che lo trovò sua moglie: comodamente seduto sulla poltrona, con Minou in braccio che, ignara di quanto fosse stata importante per la “rinascita” dell’Uomo, continuava placidamente a fare le fusa.

La Donna li guardò con il cuore gonfio di rinnovata speranza, accarezzò lievemente la gattina, baciò sul capo l’Amore della sua vita e piano piano, così come era entrata, torno sui suoi passi conscia che da quel momento tutto sarebbe cambiato. IN MEGLIO.


lunedì 6 febbraio 2023

MEZZAMELA

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In questi giorni sto leggendo l’ultimo libro di Matteo Bussola che si intitola “Mezzamela” e che parla di adolescenti, di primi amori, di come sia difficile approcciarsi con quello che fino a ieri era il tuo migliore amico e oggi scopri di guardare con occhi diversi.

Vi chiederete: che c’azzecca una sessantenne con gli amori adolescenziali?

C’azzecca, c’azzecca.

C’azzecca perché, qualunque cosa voi possiate pensare, anch’io sono stata una ragazzuola. Erano i primi anni 80.

E anch’io mi sono innamorata del mio miglior amico. E anch’io come Viola e Marco i protagonisti del libro, pensavo che era un bel casino e che forse non ero pronta a scegliere l’amore e rischiare di perdere l’amicizia.

Poi ci ho provato: ho provato ad innamorarmi del mio migliore amico cercando di restare anche amici.

Alle volte ci siamo riusciti e altre no … le storie d’amore non sono sempre facili.

Alle volte abbiamo perso di vista l’amico perché le cose pratiche della vita ci hanno un po’ scombussolato.

Altre volte siamo stati più “amici” che “amori” perché la vita è anche questo: Passione, certo, ma non solo passione. Progetti, sicuramente, ma non solo progetti. Anche il “dolce far niente” raccontandosi all’altro.

Sogni, paure, ambizioni.

E la vita scorre via e se dovessimo riavvolgerla oggi, la nostra vita insieme, sarebbe un gran bel film.

Non ci siamo fatti mancare proprio nulla: cose belle, cose brutte, impegni importanti, responsabilità.

Con dentro tutti i sentimenti che tanto ci piacciono quando guardiamo un film: ci sono l’amore passionale, i litigi, la famiglia, qualche buon amico, viaggi, esperienze. Ma anche vita quotidiana: la caldaia che si rompe, le bollette da pagare, gli incontri con gli insegnanti, le notti in bianco quando i pensieri proprio non vogliono andare via.

Ogni tanto mi ritrovo a pensare a come sarebbe stata la mia vita se avessi deciso di “tenerti” SOLO come amico e avessi obbligato il mio cuore a cercare altrove.

Forse verrei da te a raccontarti delle baruffe con mio marito, forse mio marito ad un certo punto sarebbe diventato geloso della nostra amicizia e mi avrebbe messo davanti ad una scelta …

Questa è una cosa che non saprò mai perché ho scelto il pacchetto “intero”: un AmicAmore.

Un AmicAmore che oggi compie gli anni e tanti anni fa, una mia amica “saggia” alla mia riluttanza nel festeggiare il compleanno aveva risposto “ I compleanni si festeggiano. Punto!”

Quindi FESTEGGIAMO Amico Mio!!

Oggi e per tutti i giorni che verranno, sei e sarai la mia “MezzaMela”

martedì 31 gennaio 2023

LA PRIMA VOLTA CHE ...

 

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Era una notte fredda e limpida di fine gennaio la prima volta che ho incontrato il tuo sguardo.

Uno sguardo che mi ha rapito per sempre; uno sguardo che anche adesso, dopo tanti anni, ogni volta che lo incrocio mi fa battere il cuore

Eravamo io, te, l’ostetrica e l’infermiera in quella sala parto così silenziosa.

Non c’era nessun’altra donna che stava per diventare mamma in quel momento, solo io.

Non c’era neanche il tuo papà, perché quando eravamo arrivati in ospedale verso sera, l’ostetrica di turno mi aveva visitato e poi aveva sentenziato: -A caro, puoi tornare a casa, che tanto domattina tua moglie è ancora qui “che aspetta”. Te lo dice una che ha quarant’anni di esperienza alle spalle e che tra poco va in pensione-

L’ostetrica “ con quarant’anni di esperienza” aveva finito il turno alle 22 e poco dopo le 2 sei arrivato tu.

In punta di piedi.

L’infermiera Laura mi ha spronato e aiutato per tutto il tempo e ad un certo punto, quando ero convinta che non ce l’avrei mai fatta, eri là che piangevi tra le mani della puericultrice.

E dopo un po’, ti hanno messo tra le mie braccia: mi hai guardato dritto negli occhi (nonostante si dica che i neonati non vedono bene), con una ruga in mezzo alla fronte.

- E qui scusatemi ma intervengo io. Certo che avevo uno sguardo interrogativo! Mi stavo appunto chiedendo: Ma chi è sta matta che mi guarda con gli occhi pieni di lacrime? E poi: cosa ci faccio qui? Io stavo così bene nel mio monolocale dove non mi mancava niente!! Bello, tranquillo, silenzioso, abbastanza buio per non infastidirmi gli occhi. E tutto ad un tratto il terremoto!! Trema tutto e non ho ancora capito come ma mi hanno letteralmente sfrattato! E qui c’è una luce così fastidiosa! E poi quell’essere che mi ha preso per i piedi e ha cominciato a sculacciarmi! E che contenta che era quando ho cominciato a piangere. Ci credo che piangevo!! Guarda che razza di trattamento! E adesso sono qui, tutto profumato, al calduccio, hanno anche un po’ abbassato la luce, e sono tra le braccia di questa tipa che mi sta sussurrando un sacco di cose in una lingua che non capisco … aspetta però! Aspetta che ascolto meglio! Questa è la stessa voce che sentivo “con la filodiffusione” nel mio appartamentino!! Ma allora questa tipa strana è la mia “casetta”!! Me la immaginavo diversa ma lei sembra essere proprio contenta che il suo inquilino sia uscito a vedere cosa c’è qui fuori. Aspetta, aspetta: ecco che c’è qualcun altro. Sarà il vicino di casa … ehi, non sarai mica uno di quei furboni che appena esci di casa si ficcano dentro e non riesci più a mandarli via?? Questa casa è mia!! Io da qui non me ne vado!! Aspetta che mi tengo stretto con una mano. Sì, sì … fai pure il carino!! Con me non attacca!! Però anche lui mi guarda con sguardo dolcissimo, non sembra avere cattive intenzioni. La “mia casetta” gli allunga una mano, lui la prende e contemporaneamente il mio pugno stringe il suo dito: siamo chiusi in un cerchio perfetto. Mi piace questo posto: promette bene”

Sono passati tanti anni da quella notte, ma il nostro è ancora un “cerchio perfetto”.

Ora sei diventato un uomo, uno splendido uomo e anni fa , sempre in occasione del tuo compleanno ti avevo paragonato ad un Calycanthus.

Continuo a pensarla così: sei “qualcosa” che sfida le intemperie della vita. Non ti piace apparire ma chi ti conosce bene, ti riconosce anche a distanza e ti viene a cercare.

Il Calycanthus infatti fiorisce quando il resto del mondo “riposa” durante il periodo invernale.

E tu magari non lo vedi ma ne percepisci la “presenza” quando, complice una folata di vento, ti arriva il suo profumo. Leggero, avvolgente, persistente.

Il Calycanthus è un arbusto che se la cava benissimo da solo: senza bisogno di troppe cure, segue le stagioni della vita, facendo quello che gli riesce meglio: regalare agli altri attimi di gioia.

BUON COMPLEANNO DARIO, luce dei miei occhi.

domenica 29 gennaio 2023

MAMMA, CI SEI?

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La chiave gira nella toppa, la porta si apre cigolando appena …

-Mamma ci sei? Ciao micio … dov’è la padrona di casa? Mi porti da lei?-

-Sono qui passerotto, in cucina, vieni-

Ed eccola là, vicino alla finestra che rammenda un calzino … incapace di stare con le mani in mano la mia mamma (da qualcuno avrò pur preso!) … mi avvicino, la bacio e me la stringo forte … fin da quando ero piccina mi piace "stringermi contro" la mia mamma che sa di “buono” … sa di qualcosa che sta cuocendo sul fornello, sa di qualcosa di appena impastato, di qualcosa che imbiondisce nel forno … la mia mamma sa di “vanillina”, sa di “mandorle amare”, profuma di bucce di agrumi e chiodi di garofano.

I grembiuli di mamma sono sempre colorati (mai vista la mia mamma senza il grembiule da cucina) e sprigionano un sentore di sapone di marsiglia che io da sempre abbino al profumo dei panni lavati e stesi al sole.

La casa di mamma invece sa di olio paglierino … quell’odore un po’ pungente che mi fa tornare alla mente vecchi laboratori di falegnami ormai persi nei ricordi di un tempo … la mamma ha passato tutta la sua vita a “tenere in ordine” la sua famiglia e la sua casa.

E’ il suo orgoglio la famiglia: ha fatto la mamma a tempo pieno finchè io e mia sorella eravamo piccole e poi si è arrabattata con lavoretti qua e là , ha gestito un chiosco estivo per tanti anni e poi, quando finalmente lei e papà sono tornati nel suo amato Veneto ha ripreso da dove aveva interrotto quando era partita oltre 20 anni prima: l’orto, le galline, la vigna.

E così “quando è stagione” la trovi a zappettare, trapiantare, togliere le erbacce, innaffiare. E fiori, fiori a profusione: un rosaio, un cespuglio di calicanthus e uno di lillà e poi giacinti, narcisi e iris, anemoni, dalie e gladioli.

E in estate, quando le giornate son calde ma così calde che sarebbe giusto stare all’ombra a riposare, la trovi in cucina che prepara vasetti di conserve, passata di pomodoro e giardiniera con i quali riempire la dispensa, pronti per l’inverno.

In  inverno, quando l’orto e il giardino riposano, lei NO, lei non riposa mai: la trovi che lucida un mobile, pulisce i vetri, spolvera una vetrinetta, lava i bicchieri del servizio buono.

Oppure come oggi esegue piccoli rammendi anche se la vista non è più quella di una volta.

-Auguri Mamma!! Oggi è la tua festa!!-

-Si lo so che è la mia festa, ma tu cosa fai qui, non hai niente da fare a casa?-

-Ma mamma, è il tuo compleanno, potrò prendermi un giorno “di ferie” per stare con la mia Mamma? Ti ho anche fatto la torta!!-

-L’hai fatta tu? Perché non sei andata a comprare la Saint’ Honorè alla pasticceria Sanremo che lo sai che mi piace tanto! – e sorride birichina.

-Sì lo so, ma so anche che tra una settimana hai il contro dalla Diabetologa e se ti trova la glicemia alta ti tira le orecchie! Così ti ho fatto una torta con le carote, con la stevia al posto dello zucchero e qualche altra sostituzione per farla buona ma anche sana-

-Senti, ma per una volta non potevamo sgarrare? Alla mia età cosa vuoi che siano due bignè di quelli buoni? Il problema sarebbe tuo padre che quello si alza anche di notte, goloso com’è!!-

-A proposito del papà … dov’è che non lo vedo? L’hai mandato a fare qualche commissione?-

-Ma figurati se lo mando da qualche parte, anziano com’è ho sempre paura che mi caschi in mezzo alla strada!! Ma stamattina ha voluto andare in piazza a tutti i costi e mica mi ha detto cosa doveva fare. E’ già fuori da un po’ , speriamo rientri presto: Senti, ti fermi a pranzo vero? Ho fatto un arrostino che è fenomenale … viene anche tuo marito col “putìn”?-

-Sì mamma, sì a tutte le domande. Ti pare che mi perdo il tuo arrosto? E a una certa ora arrivano anche mio marito e il “mè putìn” … anche se , dopodomani compie trent’anni, forse sarebbe il caso di smetterla di chiamarlo “bambino” non credi?-

-Ma se te sì ancora anca ti la me putina, anca se tra un po’ te vè in pension! Dai, dammi una mano ad apparecchiare la tavola, gratta il formaggio, tira fuori i piatti belli .. ho preparato il brodo buono e ho i cappelletti che ho preparato stamattina presto, che con sto freddo, un po’ di brodo caldo è quello che ci vuole-

Si sente  armeggiare alla porta e poi la voce del papà:

-Tina, a son tornà … di chi è la macchina qui fuori?-

-Sono io papà, aspetta che arrivo e ti do una mano-

Esco dalla cucina e trovo mio padre con un mazzo di fiori coloratissimi in mano e la faccia di quello che non sa dove metterli … mi fa l’occhiolino e bisbiglia:

-Ho voluto farle una sorpresa: quando eravamo giovani non c’era il tempo per le smancerie e poi io non sono neanche tanto portato per queste cose, ma stamattina mi sono svegliato presto e tua madre era già in cucina che faceva la sfoglia per i cappelletti e ho pensato: “Non si riposa neanche per il suo compleanno" … dovevo fare qualcosa per lasciarla a bocca aperta-

In quel preciso istante mamma esce dalla cucina e … rimane letteralmente a bocca aperta vedendo papà che le porge i fiori e la bacia sulla testa … quasi settant’anni di vita insieme e ancora riuscire a stupirsi di gesti simili.

-Ahhh varda che to fiola la ga portà la torta dietetica!-

E il papà con la faccina di quello che ci è rimasto male:

-Maahhh non era meglio una bella Saint’Honorè della pasticceria Sanremo?-

-Visto?- dice la mamma ammiccando - cosa ti avevo detto???-

Ecco, mi piace pensare che se le cose fossero andate diversamente 35 anni fa oggi la nostra giornata avrebbe potuto essere così

Ovunque sei …

BUON COMPLEANNO MAMMA.