martedì 15 gennaio 2019

DI SOCIAL, RICORDI E NOSTALGIA

               (questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)


La moda di questi tempi è quella di demonizzare i social, salvo poi passarci un po’ di tempo quotidianamente, tutti i giorni.
Io sono dell’idea che i social, come qualunque altra cosa, vanno gestiti e non sono né meglio, né peggio di altre cose.
Abbiamo il dono del discernimento, quindi sta a noi farne buon uso.

Per quello che mi riguarda, i social mi hanno aiutato a “ripescare”, ritrovare persone che avevo un po’ perso di vista.

Faccio una piccola premessa: quando avevo 15 anni, la mia famiglia si è trasferita dal Piemonte al Veneto in una sorta di “emigrazione” al contrario visto che circa 30 anni prima il mio papà era stato uno dei tanti Veneti a spostarsi in Piemonte in cerca di fortuna.
Tutti i nostri parenti sono rimasti a vivere in Piemonte e vuoi la distanza, vuoi gli impegni di ognuno ci vedevamo un po’ poco. Da quando poi i miei genitori non ci sono più, tutto si è ulteriormente artefatto.

Qualche anno fa mi salta il ghiribizzo di cercare di recuperare un po’ i rapporti e ritrovo, proprio grazie ai social, 3 cugine, una addirittura che abita in Olanda da tanto tempo. 

Mio figlio dal canto suo, forse perché non ha avuto il piacere di conoscere i suoi nonni materni quindi gli manca un po’ della storia della mia famiglia, ha una “fame di parenti” che l’ha portato a recuperare uno zio (e successivamente sua figlia) semplicemente presentandosi a casa sua, suonando il campanello e quando lo zio ha aperto la porta ha esordito dicendo: “Buonasera ... mi riconosce? “ ( peccato che lo zio non l’avesse mai visto…)😊😊😊
Poi lo zio l’ha guardato un po’ meglio e ha deciso che sì, effettivamente mi assomigliava …

E così cominciano i messaggi, le mail e ci si racconta di questi anni “veramente volati”… ci siamo lasciate che eravamo ragazzine e adesso abbiamo figli dai 20 anni in su…
E insomma per quello che mi riguarda Facebook ha fatto un ottimo lavoro.

Qualche mese fa, mia cugina “olandese” mi racconta che la sua mamma (87 anni portati in grande stile), saputo che ho messo in bella copia il diario del mio primo cammino verso Santiago, ha esternato il desiderio di poterlo leggere.
Fantastica occasione (l’ho già detto altre volte…questo diario ad un certo punto ha iniziato a vivere di vita propria e combina grandi cose) … spedisco alla zia il mio libricino e sulla dedica metto anche il mio nr telefonico.

Passano forse 15 giorni e un sabato pomeriggio sono in ufficio a sbrigare un po’ di scartoffie quando il suono ovattato del cellulare mi distoglie dalle mie occupazioni.
“nr sconosciuto”…non rispondo quasi mai ai numeri che non ho in rubrica, ma quel giorno, chissà perché decido diversamente.

“Pronto?!?” è la mia risposta un po’ titubante.

--Ciao Dani -- la voce della zia Zita, identica a un sacco di anni fa, impossibile sbagliare!! – quando penso a te penso alla bimba biondina con i codini (già questo mi fa salire un groppo in gola … sono rimaste poche le persone che possono dire di avermi visto piccina e con i codini) … sai ho ricevuto il tuo libro e l’ho letto tutto prima di telefonarti. Brava, è veramente bello --

E cominciano una serie di complimenti da parte sua e di tentativi di "glissare" da parte mia ( i complimenti mi mettono sempre un po’ in imbarazzo)

Esauriti i convenevoli facciamo una sorta di “amarcord” e parliamo un po’ della famiglia del mio papà (suo fratello) e lei si abbandona ai ricordi e mi conferma (ma non ce n’era bisogno) di che splendida persona fosse mio padre, un uomo buono, mite, sempre pronto ad aiutare tutti.
Ad un certo punto mi fa: “sto pensando una cosa: tu vivi a Lendinara vero? Ma lo sai che è proprio a Lendinara che tanti anni fa ho sostenuto l’esame di avviamento? Pensa: eravamo in sei e solo in due ce l’abbiamo fatta. E sai cos’ha fatto tuo papà in quell’occasione? ( n.d.r. mio padre era di due anni maggiore di mia zia, quindi un ragazzino anche lui). Per un anno intero ha allevato i conigli, li ha venduti e ha risparmiato quanto incassato. Quando ha avuto i soldi necessari ha comprato una bici da donna usata, e anche un po’ male in arnese, l’ha carteggiata tutta, cambiato i copertoni, acquistato un campanello grazioso e l’ha ridipinta di un bell’azzurro. Tutto questo a mia insaputa. E il giorno che ho superato l’esame, sono tornata a casa e ho trovato lui con gli occhi lucidi dalla soddisfazione di potermi fare un così bel regalo. Ehh sì mio fratello Luciano era proprio una bella persona!!”

Immaginate le mie emozioni, la marea di sentimenti che mi ha letteralmente sommersa…questa storia non l’avevo mai sentita ed è stata l’ennesima conferma del gran cuore del mio papà. Lo immaginavo ragazzino, con i suoi grandi occhi azzurri attendere impaziente il ritorno della sorellina per poterla premiare per il bel traguardo raggiunto e superato.

La telefonata volge al termine ... ci salutiamo con la promessa di trovarci presto … chissà quante storie ancora potrò ascoltare dalla zia!!

Invece il destino ha deciso diversamente, la zia non mi ha aspettato e il giorno di Santo Stefano è volata via …

Un gran rammarico per non aver avuto il tempo di riabbracciarla ma mi piace pensare che lungo il cammino di questo nuovo viaggio abbia ritrovato il suo “fratellone” ad attenderla, e sottobraccio si siano avviati insieme discorrendo e ricordando i loro anni migliori, quelli dei sogni, delle aspettative …

Buon viaggio ad entrambi …

Sempre parlando di bici e tanto per farvi capire di che pasta era fatto mio padre: nei primi anni ’70 in un periodo piuttosto breve gli avevano rubato quattro biciclette  ( niente di che, però a lui la bici serviva per recarsi fino alla fermata dell’autobus che era piuttosto lontana.) Le bici di mio padre erano tutte figlie del “robivecchi” e costavano una sciocchezza. Lui le comprava, le sistemava un po’ ed eccole pronte per accompagnarlo ogni giorno fino alla fermata dell’autobus. Lì venivano legate con una catena al palo della luce e attendevano che mio padre facesse ritorno dal “turno” alla Fiat.
All’ ennesima bicicletta rubata proprio sotto casa, ne aveva acquistata un'altra e parcheggiata al solito posto nell’ androne del palazzo dove abitavamo.
Ma anziché salire in casa, si era nascosto in un’ansa del vano scale nella speranza di cogliere sul fatto il ladruncolo.
Ed infatti, dopo nemmeno 10 minuti eccolo lì … 12 anni o poco più … velocissimo si era avvicinato alla bici ma altrettanto velocemente mio padre era uscito dal nascondiglio e l’aveva preso per un orecchio ( altri tempi!!! Se lo fai ora ti denunciano per violenza su minore …)
Messo alle strette il ragazzino aveva confessato di aver fregato lui le quattro bici precedenti, ma una volta tornato a casa i suoi fratelli maggiori gliele avevano confiscate ad una ad una per utilizzarle loro.
E il ragazzino aveva chiuso il racconto dicendo: “questa è l’ultima che prendevo … ora tutti i miei fratelli hanno la bicicletta e sicuramente questa riuscivo a tenerla per me”.
Mio padre si era seduto sui gradini e aveva attirato a sé il ragazzino: “ ma benedetto ragazzo!! Ti sembra sia una cosa da fare? Sai cosa facciamo? Se mi prometti di smetterla con questo tipo di cose la bicicletta te la procuro io. Questa però me la lasci se no domattina non so come fare ad andare al lavoro”
Detto fatto, il giorno dopo di ritorno dal lavoro si era recato dal “ferrovecchio” di fiducia e aveva portato a casa l’ennesima bici che aveva reso utilizzabile e poi regalato al ragazzino che abitava proprio di fronte a noi.
Sarà stato un caso, sarà stato un passaparola, sarà stato che ormai in quella famiglia TUTTI avevano una bici “gentilmente offerta” dal sig. Luciano, ma da quel giorno biciclette al mio papà non ne hanno più rubate.

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