venerdì 19 ottobre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte diciassettesima)


                    (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

E così era arrivato anche il giovedì sera: chiuse tutte le pratiche in corso aveva lasciato alcune dritte a Manfred per certe cose che si sarebbero concretizzate finché lui era in vacanza e con un sospiro di soddisfazione aveva chiuso la porta dell’ufficio alle sue spalle e si era sentito finalmente in vacanza.

Tornato a casa aveva preparato i bagagli mettendo in fondo alla valigia un regalo per Chiara che era convinto le avrebbe fatto immensamente piacere, e sopra a tutto la cartellina con la documentazione che doveva consegnare l’indomani al dirigente direttamente a domicilio nei pressi di Venezia.

Si era guardato un po’ attorno nel piccolo appartamento che per tanti anni era stato “casa” … se tutto andava secondo i suoi piani lo avrebbe lasciato a breve e anche se era solo un piccolissimo appartamento da single ( poco più di 35 mq terrazzino compreso), in una zona nemmeno tanto bella della città, comunque sentiva che un po’ gli sarebbe dispiaciuto.

In fondo era il posto dove tornare dopo una giornata di lavoro, il posto dove rilassarsi ascoltando buona musica finché si preparava un piatto di pasta seguendo alla lettera le istruzioni di mamma Angela, che gli aveva insegnato i segreti per preparare alcuni piatti semplici ma buoni, di quelli della tradizione, di quelli che scaldavano, oltre che la pancia, anche e soprattutto il cuore.

Sul terrazzino aveva un piccolo orticello domestico: 2 fioriere con basilico, rosmarino e timo, 2 piantine di peperoncini piccanti un po’ sciupate ( del resto il sole non era così bello e caldo come quello del Sud) , 2 piante di pomodori datterini … li affettava sottili sottili, li faceva appassire in padella con un po’ d’olio, aggiungeva qualche foglia di basilico e il sugo per gli spaghetti era pronto.

E tra un po’ tutto questo sarebbe stato solo un ricordo … se pensava a quando da ragazzino, arrabbiato con il mondo intero per aver perso Chiara, ma anche dopo, nonostante fosse diventato un adulto riflessivo, non aveva più voluto tornare in Italia per evitare di soffrire ancora.
E adesso? Adesso tornare in Italia era in assoluto la cosa che desiderava di più … desiderava metter su casa con Chiara e non perderla più di vista nemmeno per un giorno.

Si era fatto tardi, l’indomani la sveglia avrebbe suonato presto … doveva mettersi in viaggio ben prima dell’alba se voleva essere a Venezia all’ ora convenuta per la consegna dei documenti e poi arrivare in tempo alla stazione per accogliere Chiara che arrivava da Roma con il treno veloce nel tardo pomeriggio. I suoi colleghi gli avevano detto che era una pazzia tornare in Italia in macchina anziché in aereo, ma a lui guidare piaceva e poi era fortunato perché ormai da qualche anno non abitava più “ al nord, ma così al nord che anche il mare si chiama mare del Nord” come diceva la nonna … ma decisamente più a sud, dalle parti di Stoccarda quindi prevedeva che il viaggio sarebbe stato nemmeno molto lungo e sicuramente piacevole.


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

E così era arrivato anche il giovedì sera: lasciate le consegne a Manuela “la sua tirocinante preferita” era rincasata velocemente perché tante ancora erano le cose da fare prima di partire verso nord ma anche verso est, verso il posto dove il sole nasceva ogni giorno e ogni giorno portava con sé sogni, speranze, aspettative. E lei aveva grandi aspettative sul giorno che sarebbe iniziato di lì a poche ore.

Tornata a casa, pur cosciente delle tante piccole cose che andavano sistemate prima della partenza, si era regalata il lusso di mezz’ oretta accoccolata con Gastone sul divano, luci soffuse, Ella Fitzgerald in sottofondo, un buon bicchiere di rosso da centellinare con calma. E con calma, accarezzando il manto soffice del suo coinquilino aveva iniziato a parlargli:
<<e così domani partiamo io e te verso questo nuovo capitolo della mia vita, della nostra vita … ti piacerà Francesco ne sono certa. E’ una persona sensibile, attenta agli altri, cordiale. E tu piacerai a lui, su questo non c’è alcun dubbio. Del resto come si fa a non amarti caro amico peloso, compagno e testimone di tante avventure e qualche disavventura??  E poi ci pensi? Domani sera berremo un aperitivo a Venezia, magari direttamente affacciati sul Canal Grande, e passeggeremo per calli e fondamenta riempiendoci gli occhi di tutto il bello che quella città immortale sa regalare ai suoi visitatori. 

Paura? Forse un po’, come sempre quando si parte e non sai cosa ti riserverà il viaggio … ma anche questo è il bello del viaggio, non sapere bene a cosa si va incontro. E tutta la vita in fondo è un viaggio. E io sono estremamente contenta di aver fatto così tanta strada con te e da domani probabilmente la faremo in tre. Ma tu lo sai vero, vecchio mio, che il posto che occupi nel mio cuore è tuo e solo tuo?? Quindi per piacere non essere geloso di Francesco a priori … guarda che ti ho visto l’altra sera come stavi con le orecchie dritte finché io parlavo al telefono!! Dopo tanti anni di vita insieme sei convinto che io non sappia quando dormi davvero o quando, come ora fai finta? Dagli una possibilità … lui NON è George…>>
Il gattone aveva spalancato su di lei due grandi occhi curiosi, si era ben stirato e poi con un piccolo balzo silenzioso le era approdato direttamente in grembo, omaggiandola con una leccatina sulla guancia. Il suo personale modo di dire “se sei contenta tu, sono contento anch’io”

Ma bando ai sentimentalismi che c’erano ancora parecchie cose da sistemare prima della partenza. Innanzitutto la valigia: cosa portare? Quanto sarebbe stata via? Qualcosa di elegante ci voleva? Aveva iniziato mettendo in fondo alla valigia un regalo per Francesco che era convinta gli avrebbe fatto immensamente piacere, continuando poi con scarpe,calze e tutto quello che era convinta le sarebbe servito nella sua trasferta veneta.

Era passata poi al mini bagaglio per Gastone:bocconcini, un giochino,il trasportino pulito e la copertina che il suo micione tanto amava.
C’era tutto: adesso dritta a nanna … l’ultimo pensiero prima di spegnere la luce fu che in fondo la vita era un po’ come quella canzone dei Pooh … com’è che si chiamava? Ah sì “amore e dintorni”

--Atterraggi e voli senza rete
Giorni incerti e notti di comete

Di partenze e di ritorni,
valige e traguardi
amore e dintorni

avrò colori
occasioni emozioni
e qualche falso allarme

e ancora note
tra le mie dita
e il resto è vita—


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

Chiusa la porta, lasciato un mazzo di chiavi alla vicina nel caso ci fosse stata qualche emergenza o anche solo per annaffiare le piante sul terrazzino, era sceso in strada respirando a pieni polmoni l’aria fresca del mattino che ancora mattino non era … i primi bagliori del sole facevano capolino ad est ma la città era ancora buia e sonnolenta.

L’aria frizzante lo aveva “schiaffeggiato” gentilmente facendo scemare gli ultimi rimasugli di sonno. Aveva caricato la valigia in auto e poi si era diretto verso il baretto dove faceva colazione ogni mattina.

<<solito? sfogliatella e cappuccio?>> lo aveva apostrofato la signora Amalia, napoletana doc da oltre 40 anni residente in Germania dove gestiva un bar/tavola calda. Era la “mamma” adottiva di tutti quelli che approdavano in quel rione, da qualunque parte d’Italia arrivassero lei li prendeva sotto la sua ala protettrice e cercava di farli sentire meno soli.

Era convinta che non ci fosse malinconia che una fettina di pastiera non potesse spazzar via, o nostalgia che non si potesse smorzare con un bel piatto di gnocchi alla sorrentina. <<che fai guagliò? Vai a lavorare così presto o tenne vai in vacanza?>> aveva continuato guardandolo dritto negli occhi… <<tieni na faccetta!! Sembri il mio gatto quando si è appena mangiato il sorcio … che ti succed bell’e mammeta??>>

<<Amalia vado via una settimana, torno in Italia e forse deciderò di rimanerci per sempre, mettere su casa là …>>

<<e fai bbuono figlio mio … pur’io sto pensando di tornare a casa … perché è vero che ho passato più vita qua che a Napoli, ma per me “casa” è Napoli … se trovo da vendere la baracca me ne torno e il tempo che mi resta lo passo al sole in riva al mare, altrochè!!>>

Finita la sfogliatella, aveva abbracciato mamma Amalia, si era fatto stringere contro il suo petto a lungo e finalmente era partito.

Guidava canticchiando una canzone di Antonello Venditti che gli sembrava proprio adatta alla giornata

--autostrade deserte,
al confine del mare,
sento il cuore più forte
di questo motore
sigarette mai spente
Sulla radio che parla
Io che guido seguendo le luci dell’alba—

Le città snocciolate come grani di un rosario, scorrevano veloci : Kirchheim e il suo lago, Ulm e la cattedrale gotica, Memmingen e le case con le facciate variopinte che tanto gli ricordavano le 5 terre o le casette di Burano, piccolissimo paese che sorgeva non lontano da dove si stava dirigendo.

Arrivato a Innsbruck con parecchio anticipo sulla tabella di marcia aveva passeggiato un po’ per la città sgranchendosi le lunghe gambe prima di regalarsi un gustoso pranzetto seduto all’ aperto in uno dei tanti locali della città.
Il suo pensiero era sempre là … rivolto a sud … rivolto alla donna con gli occhi grandi e limpidi che lo aveva stregato. Era già in treno? ( forse no troppo presto …), era come lui ansiosa di rivederlo? Cosa si sarebbero detti una volta che si fossero riabbracciati?

Era ora di rimettersi in viaggio … tra qualche ora tutte le sue domande avrebbero trovato risposta.


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

La mattina di venerdì era stata dedicata a “trucco e parrucco” ( ok che Francesco l’aveva ritrovata dopo 20 anni e l’aveva rivista per la prima volta in uniforme da lavoro, ma questo non voleva dire che non le potesse essere concessa una seconda chance dove sfoderare tutte le armi a sua disposizione!).

Quindi un passaggio al centro benessere dove si era affidata alle mani sapienti di Marilù per un massaggio rigenerante, poi un bel trattamento al viso, mani, piedi ed infine il parrucchiere per una leggera messa in piega.
Era uscita di casa alle 8 per farne ritorno verso le 14. Giusto in tempo per prelevare Gastone, il bagaglio e dirigersi verso la stazione dove un treno veloce in poco più di 4 ore l’avrebbe portata a Venezia.

La scelta di impegnare la mattinata nelle operazioni di restauro si era rivelata vincente : con tutte quelle cose da fare non aveva proprio avuto il tempo di soffermarsi a pensare, di lasciare che la mente elaborasse i soliti dubbi, le solite preoccupazioni.

Il treno era già sulla banchina, prese posto, sistemò il trasportino vicino ai suoi piedi e si immerse nella lettura.

Le avventure del commissario Montalbano l’avrebbero accompagnata per tutto il viaggio. Aveva acquistato nei giorni precedenti un romanzo della serie che non aveva ancora letto,”la voce del violino” anche sull’onda dell’entusiasmo con il quale parecchie persone gliene avevano parlato e della recensione letta su una rivista del settore.

“Il Maigret Siciliano deve trovare il colpevole dell’omicidio di una bella signora vigatese assassinata nella sua villa. I problemi della vita privata del commissario Montalbano non sono meno spinosi: c’è la questione del figlio adottivo e quella dell’eterna fidanzata Livia, che punta decisa al matrimonio …”

C’erano tutti i presupposti per credere che sarebbe stato un gran bel viaggio.
                                                                                                                                                                                         (continua)

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