martedì 14 marzo 2023

MINOU (parte quarta)

 

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-Nonnaaaa! Nonnaaaa dove sei?-

Andrea era entrato in casa come un tornado, aveva afferrato la borraccia con l’acqua e stava bevendo “ a canna” come fosse reduce da un raid nel deserto..

-Sono qui santa pazienza. Cos’è successo?-

-Nonna, io e i miei amici abbiamo pensato che questi micetti hanno bisogno di un nome. Non possiamo continuare a chiamarli “miiiicio, miiiicio” in eterno. E così abbiamo pensato, visto che sono due maschi e una femmina, di chiamarli come i tre micetti del film “Gli Aristogatti”: Minou la femmina e Bizet e Matisse i maschi. Che ne dici? Ti piacciono come nomi? Non sono bellissimissimi? Senti nonna, io lo so che il nonno non vuole altri gatti, e la mamma ha detto che prenderlo e portarlo in città per lasciarlo in appartamento tutto il giorno da solo è una cattiveria ma…non è che Minou potresti tenerla tu così quando io vengo in vacanza posso giocare un po’ con lei? Ti prego, ti prego, ti prego…-  per rafforzare il concetto aveva giunto le mani e sgranato un paio di occhioni imploranti.

-Non ti posso promettere niente perché se il nonno dovesse mettersi in testa che Minou non deve rimanere , sarò costretta a regalarla via (e bella com’è troverei sicuramente una casa anche per lei!). Però ti prometto che cercherò di far ragionare il nonno e soprattutto dobbiamo fare in modo che la micina non combini qualche marachella.-

-Ohhh nonna , nonnina, ti voglio tanto bene!! Sai cosa faccio adesso? Vado dal nonno e così, facendo finta di niente gli racconto quanto è bella, quanto è buona, quanto è intelligente. Magari si ricrede e ce la lascia tenere!-

Ed era corso lungo il corridoio per andare a mettere in opera il suo piano.

Entrò in camera e trovò il nonno in una posa che sembrava un contorsionista.

Appoggiato con le mani al comò e le gambe una dritta ben ferma sul pavimento e l’altra appoggiata al letto.

-Accipicchia nonno, guarda come sei dritto!! Se continui così farai la sorpresa alla nonna tra pochissimo tempo!-

-Shhh parla piano che se la nonna sente, scopre tutto e addio sorpresa. Sì devo dire che sono proprio contento di come stanno andando le cose ma … ti ho sentito entrare in casa urlando come un ossesso. Cosa stai combinando stavolta?-

Andrea era diventato tutto rosso: il nonno lo aveva preso in contropiede e non si ricordava tutte le cose che doveva dire per convincerlo a tenere Minou.

-Ma, niente … stavo dicendo alla nonna che due miei amici vogliono un gattino e così ne abbiamo piazzati due su tre … al momento è rimasta solo quella bianca come una nuvola. Vedessi nonno che intelligente che è!! La chiamo e corre subito, si lascia accarezzare e ieri ho visto mamma gatta che le insegnava a dar la caccia ai topi. Per il momento riescono a scappare tutti, ma è perché è piccola. Però si impegna sai? Non si stanca mai di provare e riprovare …_

-Se non ti conoscessi bene penserei che vuoi “rifilarmi” quella gattina carina carina … ma tu lo sai no come la penso a proposito. Di gatte in casa ne basta una-

- Ma forse nonno se tu provassi ad accarezzarla le resteresti simpatico e lei ti potrebbe piacere, e potrebbe farti compagnia e …-

-E ... basta!! Non ho bisogno di un gatto che mi faccia compagnia. Considero la questione chiusa e non torniamoci più su-

Andrea era rimasto un po’ male da quella presa di posizione così perentoria e senza contraddittorio. Però in cuor suo aveva pensato che magari domani, o dopodomani, il nonno avrebbe potuto cambiare idea.

Così, tornato il piccolo terremoto di sempre, disse:

-Dai che ti aiuto a fare gli esercizi così ti rimetti velocemente e poi possiamo andare per funghi!-

E avevano cominciato a lavorare in sinergia: il nonno piegava, fletteva, alzava, abbassava ogni parte del corpo e Andrea lo scrutava e gli dava consigli per migliorare la postura.

I giorni passavano veloci e per Andrea fu il momento di tornare a casa. Bizet e Matisse erano già partiti da qualche giorno verso le nuove famiglie e Minou si trovava un po’ spaesata.

Andrea la prendeva in braccio e cercava di consolarla dicendo:

-Su, non essere triste!! Tra qualche mese torno e giocheremo ancora insieme. E poi sei fortunata!! Hai la tua mamma con te. Però fai la brava e non andare a dar fastidio al nonno , che rischi che si arrabbi e ti cacci via!-

Minou lo guardava con i suoi meravigliosi occhioni sgranati e sembrava capire tutto quello che il bambino le diceva.

Quando anche Andrea fu partito, in casa torno il silenzio e la tranquillità.

Mamma Gatta era tornata nella sua cesta vicino alla stufa e Minou l’aveva seguita a ruota.

Ogni mattina, quando la Donna usciva di casa per andare ad accudire gli animali, Minou si alzava, si stiracchiava, formava un arco perfetto con la schiena e poi, con passo regale, si incamminava per il corridoio.

Spingeva piano con il muso l’uscio della porta della camera da letto e leggera come una piuma saltava sul letto e si acciambellava in fondo ai piedi.

Il primo giorno l’Uomo la vide solo quando smise di accanirsi con gli esercizi: la scrutò e cercò di farla scappare facendo degli strani grugniti. Ma Minou non si scompose: aprì un occhio, lo scrutò un po’ e poi riprese a dormire.

L’Uomo era troppo stanco e ancora un po’ malfermo sulle gambe per tentare di cacciarla in malo modo: così si rinfilò sotto le coperte e cominciò a “studiare” quell’esserino sfrontato.

Era veramente bella non c’era nulla da eccepire: Andrea aveva ragione. Ma lui continuava a pensare che i gatti non dovessero stare in casa … anche se … -anche se un bel niente!- pensò.

E ogni giorno immancabilmente la gattina si presentava in camera.

Una mattina, quando la moglie uscì dalla stanza portando via la tazza della colazione lui le disse in un sussurro:

-chiudi bene la porta che ieri sentivo degli spifferi!- in realtà non voleva doversi confrontare ancora con quella gattina sfacciata.

La moglie acconsentì di buon grado anche se non le risultava ci fossero correnti d’aria in casa.

Era lì tutto assorto nei suoi esercizi, quando aveva sentito armeggiare alla porta. Era tornata sua moglie?

Strano perché prima di pranzo solitamente non tornava mai …

Vide la maniglia muoversi un po’ e poi un piccolo tonfo … e così per 5-6 volte ad intervalli regolari finchè ad un tratto la porta di aprì e la pelosetta con la coda ben dritta entrò in camera e andò senza indugio ad acciambellarsi sul lettone.

-Hai capito chi era che faceva tutta sta manfrina? Hai provato e riprovato a saltare sulla maniglia finchè sei riuscita ad aprirla. Andrea aveva ragione: sei intelligente e non ti fermi mai finchè non ottieni quello che vuoi! Vabbè dai, direi che ti sei meritata di riposare un po’ sul letto dopo tutta questa fatica. Stai lì, buona e zitta e non mi distrarre che ho da fare!-

Lentamente, quel piccolo batuffolo bianco stava facendo breccia nel cuore del vecchio. Lui non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma le piaceva sentire le fusa che facevano da colonna sonora ai suoi esercizi. Si sentiva un po’ come Silvester Stallone in Rocky (1-2-3 e chi più ne ha più ne metta!) quando correva per i viali del parco.

Basta distrazioni! si disse. Oggi voleva provare ad arrivare fino alla porta e ritorno. Mise entrambe le gambe giù dal letto, infilò le pantofole e saggiò il pavimento. Poteva farcela, in fondo si trattava solo di pochi passi …

Nel momento in cui iniziò questa nuova impresa, Minou si svegliò e si sedette sul bordo del letto controllando ogni movimento … era attentissima … guardava i passi lenti, dapprima incerti e poi un po’ più sicuri … ogni passo era una vittoria, era un passo verso la libertà riconquistata.

Arrivò fino alla porta e capì che poteva provare ad azzardare qualcosa in più … si sentiva così fiducioso che decise di affrontare il corridoio e farsi trovare da sua moglie seduto sulla poltrona del soggiorno.

Aprì la porta e il corridoio gli parve lunghissimo: ce l’avrebbe fatta a percorrerlo tutto senza incidenti?

In quel momento si avvide di una piccola ombra candida che camminava al suo fianco: la micina camminava quando lui camminava, si fermava quando lui riprendeva fiato, sempre senza distogliere mai gli occhi da quell’Uomo, che lei aveva capito essere un finto “orso” … burbero all’apparenza ma buono nella sostanza.

Il prossimo obbiettivo di Minou era quello di farlo capire anche a lui.

Dopo un tempo che parve interminabile finalmente arrivarono in vista della porta del soggiorno: era stanco, maledettamente stanco ma non poteva mollare ora: cosa avrebbe fatto? Si sarebbe seduto per terra ad aspettare che sua moglie tornasse? Sarebbe stata comunque una vittoria perché era arrivato fin lì ma ormai ..

-che ne dici gattina? Ormai “abbiamo fatto trenta, facciamo anche trentuno”!-

Minou lo guardava con fare serafico … lei lo sapeva che Lui sarebbe arrivato fino alla sua poltrona preferita.

Piano, piano, un passo davanti all’altro, non sapeva nemmeno lui come, si era ritrovato seduto sulla sua poltrona. Ce l’aveva fatta!!

Adesso non gli restava che aspettare che la moglie tornasse in casa per vedere che faccia avrebbe fatto a trovarselo in soggiorno anzichè in camera da letto..

Era profondamente orgoglioso di sé … non vedeva l’ora di irrobustire un po’ la muscolatura e ricominciare a fare qualche lavoretto fuori … ma forse era pretendere troppo … piano piano, un passo alla volta.

In quell’istante Minou con un salto gli atterrò sulle ginocchia, cercò la posizione giusta e si accomodò guardandolo dritto negli occhi.

Il Vecchio era catturato da quello sguardo e gli sembrava impossibile che solo fino a qualche mese prima si fosse privato del piacere di accarezza un manto così soffice .

Iniziò ad accarezzarla, lentamente, sussurrandole parole gentili. Minou chiuse gli occhi e dopo qualche istante iniziò a fare le fusa.

L’Uomo, stanco per le tante emozioni passate quella mattina e cullato dal ronfare della micetta, si appisolò.

E fu così che lo trovò sua moglie: comodamente seduto sulla poltrona, con Minou in braccio che, ignara di quanto fosse stata importante per la “rinascita” dell’Uomo, continuava placidamente a fare le fusa.

La Donna li guardò con il cuore gonfio di rinnovata speranza, accarezzò lievemente la gattina, baciò sul capo l’Amore della sua vita e piano piano, così come era entrata, torno sui suoi passi conscia che da quel momento tutto sarebbe cambiato. IN MEGLIO.


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