domenica 23 febbraio 2020

23-02-2020 COME LA VIVI


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Stamattina ascoltando il telegiornale un giornalista ha esordito dicendo: “Oggi tutti ci svegliamo un po’ più tristi e un po’ più poveri perché ad alcuni di noi , da ieri, è fatto divieto di muoversi liberamente”

Ecco: oggi io sono una di quelle persone “ricche” perché, almeno per oggi, posso ancora, se voglio, muovermi liberamente … decidere di uscire, andare a fare la spesa, fare una passeggiata … mentre ad una manciata di chilometri da casa mia non è così … ad “ un tiro di schioppo” da casa mia, stamattina tante famiglie si sono svegliate consapevoli che non sarebbe stata una domenica come le altre, ma una domenica di coprifuoco, da passare obbligatoriamente in casa. Banditi i festeggiamenti per il Carnevale , chiusi tutti gli esercizi pubblici, un intero paese in un solo giorno si è trasformato da “ ridente paesino sui colli euganei” a “ paese dove viveva la prima vittima italiana del Coronavirus” … nemmeno l’autobus si ferma più.

E dovrei sentirmi “fortunata” per il fatto che la mia casa è un pochino più a sud di Vò Euganeo, un pochino più a sud di Schiavonia (dove c’è uno splendido ospedale che quasi nessuno a parte gli “indigeni” fino a ieri conosceva).

E invece no, non mi sento per niente fortunata … perché se qualcun altro sta pagando per colpe che non ha, io non posso dire “meno male che non è capitato a me” … in qualche modo è capitato anche a me.

Perché sono sicura che a Vò Euganeo in questo momento c’è una famiglia fatta come la mia,”mamma, papà e un figlio maschio grande” che magari fino a venerdì scorso faceva progetti per questo fine settimana ( a casa mia, nello specifico, sono giorni che sappiamo che oggi c’è la legna da tagliare) e in una manciata di ore si è ritrovata da “ famiglia standard italiana con casa di proprietà, lavoro e progetti” a ”famiglia che vive nella zona rossa del primo focolaio veneto”.

Ed è stato un attimo: io venerdì sera dopo una giornata di lavoro dove resto praticamente fuori dal mondo, non leggo notizie e non ascolto telegiornali, sono andata in farmacia ad acquistare un collutorio.
La farmacia era “stranamente” (stranamente per me che non sapevo le ultime notizie) piena di gente sull’orlo di una crisi di nervi che si accaparrava le ultime mascherine rimaste (addirittura il farmacista stava cercando di rifilare all’ignaro cliente delle mascherine rettangolari non più alte di 10 cm che non so quanto possano servire).

E io li guardavo e non capivo … poi sono tornata a casa, ho acceso la tv e tutto si è chiarito: in un pomeriggio eravamo passati da “ bon è venerdì, alle 17 si stacca e per due giorni ci si riposa” a “ Madonna Santa!! Il Coronavirus è arrivato anche in Veneto”.

E non mi sento sollevata del fatto che non abito a Vò Euganeo.

E ieri mio marito, dopo mesi di preparativi, di buon’ora è partito per andare ad allestire una fiera che doveva svolgersi la prossima settimana a Milano; scrivo “doveva” perché dopo ore ed ore di “rimpiattino” tra Autorità che non si sbilanciano ed imprenditori che hanno investito tanto su questa mostra, ha prevalso il buonsenso e gli organizzatori hanno fatto “saltare” la manifestazione.

E proprio di questo parlavo con Laura ieri pomeriggio in una lunga camminata che ci ha tenute impegnate per 4 ore … passi e parole … confidenze … le ho raccontato la mia preoccupazione per questa fiera che da sempre è un input importante per la nostra azienda ma che quest’anno rischia di diventare una fonte di preoccupazione.

Finchè non è arrivata la telefonata di mio marito: “ è saltato tutto, sto tornando a casa” … sollievo.
Probabilmente questa scelta ci penalizzerà non poco dal punto di vista economico ma la salute, la vita non hanno alcun prezzo. O meglio: hanno un valore talmente alto che non ci è dato di quantificare.

I passi si sono fatti più leggeri, e anche le chiacchiere tra noi … ci siamo dette che camminare ieri non era solo un fatto egoistico ma un dettame dell’ OMS che dice di evitare i luoghi affollati … su 4 ore di cammino avremo incontrato sì e no 10 persone.

E insomma, in questo momento non facile del nostro paese, non mi sento fortunata perché vivo un po’ più a sud di Vò e di Schiavonia.

Ma c’è una cosa che mi fa sentire veramente fortunata: gli amici che ho.

Di Laura e della nostra camminata ho già detto …ma ieri sera mi ha profondamente scaldato il cuore un messaggio vocale che veniva da lontano ..un Amico con la A maiuscola, anzi un AMICO tutto maiuscolo mi ha chiesto non “ come va?” ma “ come la stai vivendo?” che effettivamente è la domanda più giusta da porre, perché la storia che ti circonda cambia a seconda degli occhi con cui la guardi.

Gli ho risposto la verità e cioè che non la sto vivendo tanto bene e le sue parole di risposta piene di calore ed empatia hanno un po’ lenito la mia sofferenza

GLI AMICI, quelli veri ….

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