domenica 19 agosto 2018

MATTINE D'AGOSTO


 ( questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


Alzarsi presto per andare a camminare … alzarsi presto sperando di trovare un po’ di fresco.

E ti addentri nelle viuzze di questo splendido Paese che da oltre 35 anni ti ha “adottata” e incontri…

--incontri la signora che, ciabattine di spugna e vestitino leggero a fiori, sta innaffiando, regalando un po’ di refrigerio alle piante del suo giardino in attesa di un’altra calda giornata estiva.
E finchè annaffia scambia battute e opinioni con la dirimpettaia che, nonostante siano appena le 7 di un mattino di festa, sta spazzando il marciapiede davanti al suo cancello.
E da una parte all’altra della strada ecco il dialogo :
<Ma allora: chi ha vinto la tombola ieri sera?>
<<Uno “foresto”,uno che vien da via>>…
<Mai visto tanta gente come ieri sera alla fiera ...vedi cosa fanno fare “i schei”? fanno arrivare gente anche da lontano..>
<<cambiando discorso : ma è vero che ”el Pretin” presto andrà in un’altra parrocchia?...>>

Le loro voci sfumano mentre ti allontani…

--incontri il ragazzino zainetto in spalla e cuffiette, che cammina con lo sguardo fisso al cellulare e non si avvede che poco più avanti, proprio in rotta di collisione con il suo passo , c’è un palo della luce … tutto assorto dalla musica sparata dritta nel cervello dagli auricolari, se non staccherà gli occhi presto dal display sai che botta!?!

--incontri due ragazzine gambe lunghe e gonna corta che si affrettano ridendo verso la fermata dell’autobus … oggi è festa che autobus passa? Ah sì quello che porta al mare … e infatti le fanciulle hanno grandi borse colorate dove probabilmente hanno messo il telo-mare e qualche sogno, gli occhiali da sole e alcuni sospiri, un libro da leggere e un cuore che batte per uno sguardo azzurro come il cielo di oggi …

--incontri qualcuno che, come te, cammina solo per il piacere di farlo, altri che probabilmente lo fa seguendo il consiglio del medico ma che vorrebbero tanto essere altrove (chessò a pescare o a sistemare il garage o la cantina) e lo capisci dallo sguardo imbronciato, dal modo con cui trascinano i piedi, e qualcun altro ancora che a camminare e basta proprio non riesce e quindi prima allunga un po’ il passo e poi parte di corsa e non lo vedi più.  E quando i vostri sguardi si incontrano viene naturale sorridersi e augurarsi buon giorno e a te ritornano in mente altre mattine, altre strade, altri sorrisi e altri “Bon dia—Buen Camino”

--incontri due donne non più giovanissime che parlano tra loro fitto fitto una lingua che proprio non capisci … ma dal loro abbigliamento (gonna al ginocchio, maglietta polo e infradito) capisci che non sono in giro così di buon mattino per camminare ma si stanno probabilmente recando al lavoro … probabilmente sono colf o forse badanti … angeli venuti dall’Est per prendersi cura dei nostri anziani, delle nostre case, delle nostre famiglie. Affidiamo loro quanto di più caro abbiamo.

Arrivi al Parco Munari ( eh già abbiamo intitolato il parco dietro l’abbazia a un nostro concittadino illustre … sì perché Bruno Munari “uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo” è nato a Milano ma a Badia ha trascorso infanzia e adolescenza), alzi gli occhi e vedi Lei, l’Abbazia della Vangadizza, illuminata dal sole e incorniciata dagli alberi del parco.
E poi superato il parco ecco la piazza ...la piazza che ieri sera era tutto un brulicare di persone a spasso e stamattina è deserta e bellissima. La piazza con le giostre … le giostre che ieri sera mettevano musica a manetta per invitare la gente a provare le attrazioni e stamattina sono lì, silenziose e sonnacchiose in attesa che il sole tramonti di nuovo per diventare ancora, per una notte, le padrone incontrastate di queste sere d’estate.

E pensi che sei fortunata a poter disporre del tuo tempo così, senza fretta … che oggi non c’è nessun lavoro per cui affrettarsi (domani sì , ma oggi sei ancora in ferie), non c’è nessun autobus da rincorrere, non c’è nessuna gara a chi arriva primo con chi incroci sul tuo sentiero.

L’unico appuntamento ce l’hai con te stessa ed è un gran bell’appuntamento. Ti dedichi del tempo, lasci che i pensieri e i ricordi facciano quello che vogliono … e i ricordi arrivano, e anche se attesi non sono mai banali. E pensi a cose vissute tanto tempo fa, e pensi ai tuoi cari, quelli che non ci sono più e quelli che invece ritroverai quando tornerai a casa. Pensi alle amicizie, quelle recenti e quelle passate, quelle perse per sempre e quelle ritrovate. 
Pensi che è bello godere anche e soprattutto delle piccole cose e che la vita è una sorpresa continua ed è bellissimo farsi sorprendere.

giovedì 2 agosto 2018

2 AGOSTO 1980. E SE...

                             ( foto tratta da : http://ormeilblogchelasciatracia.blogspot.com)



Avevo 17 anni e tutta la vita davanti…Era l’estate del 1980 e mia cugina Stefania ( allora quindicenne) stava trascorrendo un periodo di vacanza da noi in campagna…l’idea era che avremmo fatto “a mezzo”…prima lei a casa mia, poi io ospite a casa sua a Torino.
Ci eravamo divertite parecchio in quel periodo (del resto , in quegli anni , ci si divertiva veramente con poco)..lunghi giri in bicicletta in paese o sull’argine del Po, la fiera di fine luglio e le giostre .. qualche giretto alla sera in piazza a prendere il gelato..e poi tante ore chiuse in camera a sognare come sarebbe stato il nostro futuro, a fantasticare su quello che avremmo fatto “da grandi”..
Poi era venuto il momento di fare le valigie per trasferirci a Torino dove continuare quell’estate spensierata … l’idea era quella di prendere la corriera di buon’ora e arrivare a Ferrara, da lì in treno proseguire verso Bologna dove a metà mattina avremmo trovato la “coincidenza” che ci avrebbe portato dritto fino a Torino.
Quella notte avevamo dormito poco , tutte elettrizzate al pensiero di fare un viaggio così lungo da sole e la mattina dopo, nonostante la sveglia avesse suonato a lungo, non eravamo riuscite a svegliarci in tempo per prendere la corriera. Poco male ... tanto non avevamo nulla di prenotato e avevamo semplicemente preso la corsa successiva.
Arrivate a Ferrara però avevamo scoperto che tutti i treni diretti a Bologna erano stati cancellati… non c’erano notizie in merito ( l’avvento dei cellulari e della “rete” era ancora lontano…)
Non sapevamo cosa fare ... le nostre domande per saperne di più rimanevano senza risposta ... ad un certo punto Stefy aveva chiamato casa sua per avvisare di questo ritardo che stava assumendo dei contorni apocalittici.
Ricordo ancora l’entusiasmo e il sollievo con il quale gli zii avevano scoperto che avevamo perso il treno ... erano tutti felici, tutti concitati e io e mia cugina non capivamo perché ... poi , placata un po’ la foga era venuto il momento, per gli zii , di darci la notizia ... tutti i telegiornali passavano edizioni speciali con immagini terribili di un qualcosa che era accaduto a Bologna , verso le 10 , quella mattina.
Uno scoppio (non si sapeva ancora se accidentale o premeditato) aveva dilaniato la sala d’aspetto della seconda classe alle ore 10,25 di una sonnolenta mattina d’estate…. Si parlava di un sacco di morti.
Ci siamo guardate negli occhi…forse allora non abbiamo capito la vera portata di quello che era successo ... il nostro unico pensiero in quel momento era “bypassare” Bologna e arrivare in qualche modo a destinazione.
Il viaggio via Milano durò un’eternità…ricordo solo che arrivammo a Torino, stremate dal caldo, che era sera inoltrata (non c’erano Freccia Rossa o Italo, ma solo semplici treni senza aria climatizzata)
Egoisticamente quello che era successo a Bologna passò in secondo piano …il resto dell’estate trascorse serenamente. Poi venne l’ora di tornare a casa.
E solo quando tornai a casa compresi quanto i miei genitori fossero stati in pensiero quel giorno non avendo notizie di noi, là fuori nel mondo, sole.
E ancor di più, con il passare degli anni, quel giorno ha preso, per me, dei connotati ben definiti. E ho cominciato a pensare a “E se..”
--E se la sera prima fossimo andate a letto presto…
--E se quella mattina ci fossimo alzate al primo trillo della sveglia…
--E se non avessimo perso la corriera…
--E se…..
Ma come diceva sempre la Nonna Maria “ al destino non si fugge”
E si vede che non era destino che noi fossimo là, alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980 intorno alle 10 di mattina.
E si vede che il destino aveva altro in serbo per noi … quattro mesi dopo quel giorno, in una fredda domenica di fine novembre ho conosciuto quello che è diventato “il mio compagno” nel cammino della vita.
Insieme abbiamo fatto un sacco di strada … era destino che la ragazzina diciassettenne di allora diventasse donna, moglie, madre e chissà che altro ancora.
E ogni anno, il 2 agosto, penso a tutto questo e capisco quanto sono fortunata…

martedì 26 giugno 2018

EL PLATO DEL DIA

(pensieri in libertà del 5 giugno 2018, camminando sotto la pioggia verso Betanzos, sul Cammino Inglese )


                   ( questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


Dorotea ha camminato tutto il giorno sotto la pioggia. Non ha la più pallida idea di quando ha lasciato la via giusta e si è smarrita nei boschi galiziani.
La cartina preparata minuziosamente a casa le è stata strappata di mano da una folata di vento particolarmente furiosa ed è volata nel Rio “NON SO COSA”…. perduta per sempre.
Intanto il tempo passa, in giro non c’è anima viva e….OK “in Galizia la sera fa buio alle 22” ma… se, arrivate le 22  lei non sarà ancora arrivata a destinazione? Meglio non pensarci…
Ad un tratto viene affiancata da un furgone e un ragazzo si sporge dal finestrino per chiedere se sia in difficoltà…
“Oh mamma! E se questo è un assassino? Ma dai finiscila, è solo una persona gentile”
Nel suo spagnolo smozzicato spiega che effettivamente non ha idea di dove sia finita e il ragazzo le comunica che poco più avanti, dopo la curva, troverà la “Taberna do Parais” dove poter consumare qualcosa di caldo e magari, perché no, fermarsi per la notte.
Detto questo riparte sgommando un po’ sull’asfalto bagnato.
“Ma guarda che tipo! Poteva anche offrirmi un passaggio! Avrei detto –No Gracias- ma almeno poteva fare il gesto!”
La curva è lunghissima e quando finisce ecco apparire in un paesaggio fumoso che sembra uscito da una storia di quelle che si raccontano ad Halloween, La Taberna.
Entra e un leggero scampanellio fa accorrere la Locandiera.
“Ven, toma asiento…” ( prego, accomodati) la signora è cortese e molto solerte e l’aiuta a togliersi la mantella fradicia. La invita poi ad avvicinarsi al fuoco che scoppietta nel camino per riscaldarsi un po’. Le chiede se vuole mangiare qualcosa e la informa che, se vuole, ha una camera libera per la notte.
A Dorotea non pare vero… nell’arco di 10 minuti una giornata “da dimenticare” ha completamente cambiato aspetto, e tutto per merito di una signora gentile e un camino.
Decide che sì, si fermerà qui per la notte ma bisogna avvertire il posto dove aveva prenotato che non la aspettino.
Prende in mano il telefono ma non c’è campo,Nel mentre ritorna Mercedes , la locandiera, e conferma che purtroppo in quella zona così sperduta , il segnale va e viene.
-Poco importa, pensa Dorotea – ci penserò domani.
Mercedes le comunica che, finchè la cena cuoce, può prendere possesso della stanza e farsi un bel bagno caldo.
Non se lo fa ripetere due volte e in un batter d’occhi, lasciati a terra gli abiti zuppi, scivola nella vasca lasciando fuori solo la testa.
La stanchezza e la tensione del giorno non tardano a farsi sentire e prima di abbandonarsi completamente, esce dall’acqua ormai tiepida e indossata un’allegra tuta di ciniglia rosa confetto , torna nella sala principale.
Mercedes la accoglie con il suo miglior sorriso e la fa accomodare all’unica tavola apparecchiata di tutto punto.
Si scusa ma a causa del maltempo e dell’elevata distanza dal primo centro abitato non ha molta scelta per quanto concerne il menù.
"Tenemos -el plato del dia-, lo recomiendo, no te arrepentiràs" (abbiamo -il piatto del giorno- te lo raccomando, non te ne pentirai) 
Dorotea accetta di buon grado... il pensiero di un pasto caldo la alletta parecchio , qualunque cosa ci sia che bolle in pentola...
Finchè la cena sta cuocendo, Mercedes in un Italiano elementare frammisto al Castigliano , intrattiene la sua ospite chiedendo da dove venga e cosa faccia in quel posto tutta sola...
A grandi linee Dorotea racconta di abitare vicino a Venezia ( che tutto il mondo conosce) e di essere in cammino verso Santiago. Poi curiosa, chiede qualcosa in più sul "plato del dia"... La Locandiera racconta che oggi il piatto si chiama "Estofado de Vendedor ambulante" (stufato del commesso viaggiatore).
Incuriosita da questo strano nome cerca di capirne di più sollecitando la cuoca a svelare i suoi segreti.
Marcedes con una luce maliziosa negli occhi racconta che per farlo hanno usato un commesso viaggiatore capitato per sbaglio alla locanda…
Dorotea spalanca gli occhi e… Mercedes scoppia i una fragorosa risata.
“ Ma no… scherzavo… è solo che la ricetta è un segreto segretissimo  che ci tramandiamo noi donne di famiglia da generazioni!”
Visibilmente sollevata Dorotea inizia a mangiare e, a parte il gusto un po’ dolciastro (forse a causa di qualche spezia o ingrediente segreto) deve ammettere che lo stufato è veramente ottimo.
Finito di cenare l’albergatrice le consiglia una bella tisana rilassante.
“Vedrai… con questa farai un sonno lungo e riposante e ti sembrerà di essere in Paradiso”
Dorotea finisce la tisana e si sente stanca, veramente stanca. La giornata con tutte le sue disavventure le sta presentando il conto.
Arranca per le scale e appena varcata la soglia della stanza si abbandona sul letto, così , con ancora indosso la tuta rosa confetto.
Al piano inferiore Mercedes sta rigovernando la cucina e ad un tratto sente bussare piano piano alla porta sul retro. Corre ad aprire e fa entrare Miguel, suo fratello, l’uomo del furgoncino che qualche ora prima ha dato le indicazioni a Dorotea.
“Tutto bene? Sistemate tutte le cose di ieri?” esordisce con un sorrisetto curioso.
“Non ti preoccupare.- le risponde la sorella- del commesso viaggiatore non è rimasta traccia… L’auto l’hai portata tu dallo sfasciacarrozze, la valigia e tutti gli effetti personali sono finiti nel camino e hanno riscaldato l’ambiente. Le sue parti più “toste” sono già nella soda caustica e tra un po’ potremo fare tante belle saponette e la parte più morbida… beh quella è stata la cena di stasera e devo dire che è stata parecchio apprezzata. Ma a proposito di cena: sto scrivendo il menù per domani.
Domani “el plato del dia” sarà “Mujer rubia de Venecia, desaparecida”  ( Bionda Veneziana scomparsa)
Alza gli occhi dalla lista e sorride a Miguel che sta affilando il coltello mentre si appresta a salire al piano di sopra…
Un consiglio: diffidate sempre quando vi vogliono far mangiare qualcosa che è “ UNA RICETTA SEGRETA”

martedì 27 marzo 2018

SCRIVERE ( E LEGGERE) E' TERAPEUTICO


            ( questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


Domenica scorsa incontro un’amica che non vedo da un po’…mi prende da parte e con gli occhi lucidi mi dice : -sai ho letto il tuo libro e mi è servito tanto…l’ho portato con me in ospedale e l’ho letto finchè attendevo fuori dalla sala operatoria l’esito di un intervento abbastanza pesante che ha subìto mia sorella. L’intervento è durato 12 ore e io ero là fuori e non sapevo come affrontare l’attesa. Poi ho preso in mano il tuo libro e dopo poche pagine sono riuscita ad “uscire” dalla sala d’aspetto e a percorrere con te un pezzo del Cammino. L’unica pecca? Un po’ troppo breve, l’ho finito troppo in fretta e quindi l’ho riletto con più calma assaporando ogni singolo paragrafo. Grazie, grazie infinite, non saprai mai quanto bene mi hai fatto-

Resto senza parole…aldilà del fatto che mai avrei pensato che il mio piccolo diario potesse essere d’aiuto a qualcuno, ho sempre pensato che SCRIVERE FOSSE terapeutico, ma non mi ero mai soffermata sul fatto che potesse esserlo anche leggere.
Per quello che riguarda me ho sempre attinto a piene mani da queste due cose : ho iniziato a scrivere che non avevo ancora 5 anni per spirito emulativo: vedevo mia sorella che faceva i compiti e anch’io volevo “un fojo e una pitita” (un foglio e una matita)..ma non mi accontentavo di disegnare VOLEVO SCRIVERE.

Ed è così che nel lontano 1967 diventai una copia al femminile del “piccolo scrivano fiorentino” ( vedi il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis ) o dei monaci amanuensi. Per tenermi impegnata mi regalarono un bellissimo libro con le favole di Esopo. Ed io giorno dopo giorno, senza conoscere le parole, ricopiavo ogni singola letterina, affascinata da queste strane forme che per la mia fantasia straripante avevano un sacco di significati diversi. E osservando le illustrazioni inventavo delle storie che nulla avevano a che vedere con il testo originario.

Il passo dal copiare le letterine a capire che le letterine erano dei suoni e che messe insieme formavano le parole fu breve. Da lì mi si aprì un mondo fantastico fatto di favole, storie e filastrocche e un po’ più avanti anche di cose decisamente più impegnative. Ricordo in modo nitidissimo che a 6 anni appena compiuti lessi a mamma e nonna che ascoltavano in religioso silenzio un articolo di giornale sul rapimento e omicidio di un ragazzino toscano di nome Ermanno Lavorini. Quello fu l’inizio di un amore che dura tutt’ora. Mi piace leggere, mi aiuta a staccare la testa dalle rogne di tutti i giorni. E poi leggere arricchisce : chi legge ha un lessico più forbito, conosce più vocaboli, impara anche a spiegarsi meglio.

Per quello che concerne lo scrivere ho sempre avuto “amici di penna” fin dai tempi della scuola con i quali scambiare una fitta corrispondenza….dalla lettera “classica” sono passata poi alle e-mail e tutt’oggi ho amiche sparse un po’ dappertutto con le quali lo scambio di missive è quasi quotidiano.
Oltre alla corrispondenza , fin da ragazzina ho tenuto per lungo tempo un diario e da un po’ di anni a questa parte mi diletto anche con racconti brevi.
Ho sempre trovato un piacere estremo nello scrivere: la mente che “frulla”, i pensieri disordinati che prendono forma e diventano una storia…così come amo la lettura: i libri ti portano in posti sconosciuti, ti fanno vivere storie , ti fanno vestire i panni del personaggio principale. Da ogni libro che ho letto ho imparato qualcosa…piccole e grandi cose. Ho imparato a desiderare di saperne di più su alcuni argomenti e in questo caso le letture sono state stimolo ad approfondire.
Amo l’odore della carta stampata..la prima cosa che ho fatto quando mi hanno consegnato le scatole che contenevano il mio diario “vado a Santiago e torno” è stata quella di prenderne una copia, sfogliarla e annusarla.

Per un breve periodo della mia vita di studentessa ho lavorato part-time in una cartolibreria e poiché sapevo fare poco o nulla mi avevano messo a riordinare gli scaffali e schedare i libri che contenevano: i mitici “ Oscar Mondadori” i tascabili per eccellenza. Le altre colleghe mi prendevano un po’ in giro per questo lavoro da “topo di biblioteca”..io invece ero felicissima di passare giornate intere in mezzo ai libri.

 Anni dopo, quando dovevo decidere su cosa fare da grande, mi sarebbe piaciuto aprire un locale a metà tra la libreria e il salotto letterario… il negozio a piano terra e nel soppalco un posticino speciale con poltrone, divanetti e una “tisaneria”. Un posto dove potersi soffermare un po’, dove staccare da tutto, dove poter sfogliare i libri magari bevendo qualcosa di caldo. Un posto dove organizzare presentazioni di nuovi romanzi, dove pianificare incontri per discutere dei libri letti.

Poi la vita mi ha portato a fare tutt’altro, ma ogni volta che entro in una libreria penso a come avrebbe potuto essere la “MIA”, e un sottile rimpianto alberga per un istante nel mio cuore. Poi scelgo qualche nuovo pezzo per la mia personale biblioteca e quel dolore sottile sottile un po' si smorza.....

Dico spesso che i libri sono dei grandissimi amici: se hai tempo per leggere ti porteranno in posti fantastici e ti faranno vivere emozioni uniche , se invece sei di fretta, oberata dagli impegni e appena posi il capo sul cuscino sei già nel mondo dei sogni, loro stanno lì sul comodino tranquilli e silenziosi in attesa di tempi migliori. E in certi giorni, sapere che una volta tornata a casa potrai riprendere la lettura da dove l'hai lasciata la sera precedente è un piacere che non ha prezzo.

domenica 25 febbraio 2018

SERATA FRA DONNE (23-02-18)

Metti un venerdì sera… metti 10 donne attorno ad un tavolo…
Metti che fuori la sera è di quelle “da lupi”… di quelle che se proprio non è importante “col cavolo che esco di casa”… quindi il fatto che siamo qui vuol dire che trovarsi, ritrovarsi è importante per noi.
Ognuna di noi ha la sua storia : c’è quella che ha lasciato a casa i bimbi , quella che viene da più lontano di tutte e la sera fa un po’ fatica a guidare , quella ( io in persona) che a casa ha lasciato stanze vuote perché i suoi affetti più cari sono a Milano alla fiera e chissà a che ora torneranno.
Ognuna ha la sua storia ma stasera ci siamo prese una vacanza dalla famiglia e siamo qui : cibo buono, compagnia ottima.
In realtà stasera c’è la fusione fra due gruppi : uno è quello delle “donne dei calciatori” dove io e la Betti entriamo di straforo ( lei è mamma di un calciatore e io… io … io sono una che la squadra ce l’ha tatuata nel cuore .)
L’altro è un gruppetto di ragazze nate più o meno negli anni ’60 che a San Silvestro han deciso , con il passaparola, di trascorrere la “notte di transizione” insieme. Esperimento riuscito in modo entusiasmante che speriamo si possa ripetere in futuro.
E stasera abbiamo deciso di passarla insieme, lasciando i nostri “ragazzi” a casa e godendoci un po’ la compagnia delle altre.
Si parla un po’ di tutto ( i soliti discorsi di donne che vanno da “chi è il tuo parrucchiere” a dissertazioni filosofiche sui massimi sistemi), scopriamo di avere tante cose che ci accomunano ( Il Commissario Montalbano primo in classifica).
La serata scorre fino a quando Claudia quatta quatta , infila il cappotto e cerca di guadagnare l’uscita passando inosservata.
Ritorna poco dopo con una “maxi-bag” che è un inno alla vita : fiori e foglie colorate e glitter a rendere tutto ancora più scintillante.
La guardo incuriosita, lei si ferma davanti a me e fa “ effettivamente tu sei l’unica che di questo non sa nulla, quindi questo è tuo!”
Sono in imbarazzo ( non so perché ma i regali inattesi mi fanno , da sempre , questo effetto) ma il sentimento che prende il sopravvento è un altro : mi sento AMATA .
Prima ancora di aprire il pacchetto apro il biglietto che lo accompagna ed ecco che leggendolo due lacrimucce di commozione fanno capolino. Sono letteralmente sopraffatta da un sacco di belle emozioni.
Il biglietto recita più o meno così:

Beati i sognatori, gli idealisti, i teneri. Beati gli ingenui, i grandi che non hanno perso la voglia di sentirsi bambini nell'animo.”

Le mani non collaborano molto nell’aprire il pacchetto: ed ecco dalla bella borsa floreale spuntare quello che le mie amiche hanno scelto per me....




Non so se sono riuscita a trasmettere ad ognuna di loro il sentimento che in quel momento albergava nel mio cuore. Mi auguro di sì… in caso contrario cerco di fare ammenda con questo post.
Tornata a casa ( la casa è ancora deserta… i miei prodi torneranno solo verso le tre) ho tutto il tempo di gustarmi i miei regali e immaginarli “all’opera”… sfoglio il diario di viaggio, annuso le pagine, ne tasto la consistenza. E cosa dire del beauty? Un colore accattivante… bello spazioso. Mi sa che lo userò come “bagaglio a mano” ( da quando ho iniziato a camminare a piedi per il mondo ho imparato a viaggiare “easy” e credo proprio che tutto quello che può servire ci starà tranquillamente)
Insomma è l’una di notte e sono ancora qui che giro per casa con la testa e il cuore in tumulto e penso a una cosa che ci siamo dette io e Cristina stasera.
Abbiamo più o meno la stessa età e lei guardando le “ragazze dei calciatori” dice : “ come sono diverse da come eravamo noi alla loro età… per loro questo è --il periodo d'oro-- chissà come saranno quando avranno la nostra età di adesso?”
Io non credo che “loro” ( il ceppo giovane della tavolata) siano poi così diverse da com’eravamo noi… diverso era il contesto, il periodo storico, ma in fondo le persone di qualunque tempo e in qualunque luogo un po’ si assomigliano tutte. Così come non credo che ci sia “il periodo d’oro” della propria vita.
--Intorno ai vent’anni ero innamorata dell’Amore dei vent’anni, ero fresca sposina e pensavo che quello era sicuramente il periodo d’oro della mia vita.
--Intorno ai trent’anni sono diventata mamma ed ero convinta che quella fosse la completezza della mia vita, che non ci sarebbe mai stato niente di più bello
--Intorno ai quarant’anni ho vinto una grandissima scommessa con me stessa e mi sono sentita fantastica. Quindi quale periodo avrebbe potuto essere più bello di quello?.
--A cinquant’anni o giù di lì ho preso lo zaino in spalla e mi sono incamminata verso Ovest… non avevo mai fatto nulla da sola e ho scoperto che è inebriante il senso di libertà che ti dà camminare verso una meta ma con i ritmi che tu senti tuoi. E sempre in quel periodo ho conosciuto parecchie donne fantastiche con le quali ho condiviso stasera una serata indimenticabile. Sicuramente  un periodo d’oro
Quindi credo che “il mio periodo d’oro”  sia iniziato il giorno che mi sono affacciata alla vita e non finirà mai se saprò essere così intelligente da gustarmi tutte le piccole e grandi cose che il destino ha in serbo per me, e se saprò continuare a circondarmi di persone come le fantastiche amiche di questa cena.
Vittoria ( la figlia quasi adolescente di una delle amiche presenti stasera) ci ha raggiunto ad una certa ora perché era curiosa di vedere cosa conteneva il pacchetto.
Visto il regalo mi ha detto : “ sono state proprio brave vero?” e io : “eh sì, brave loro a scegliere questi regali così adatti a me e soprattutto a tenermi tutto nascosto ma… BRAVISSIMA io ad averle scelte come amiche!!”
E quando hai delle amiche così ( parafrasando George Clooney) “what else?”  hai raggiunto il “top” e non ti serve altro.

mercoledì 3 gennaio 2018

UNA FAVOLA “A CAVALLO”

“ a  cavallo ” non nel senso che parla di equitazione… a cavallo di 2 secoli, a cavallo di 2 millenni... una favola cominciata nella seconda metà del ‘900 e che prosegue tutt’ora… nel terzo millennio.
Dunque: le favole solitamente cominciano con “c’era una volta”…bene signori che la favola abbia inizio.
Era trascorso qualche giorno da quando Gesù Bambino era passato quatto quatto la notte di Natale a portare i doni ( nel luogo in cui si svolge la vicenda infatti non è il “nonno vestito di rosso” che porta i doni ma bensì il piccolo Gesù Bambino,e questo ha creato nella mente di tante generazioni domande senza risposta: “ ma come fa un bimbo così piccino a trasportare un sacco pieno pieno di regali?” Diciamocelo: molto più credibile Babbo Natale. Grande e grosso, con la slitta capiente e le renne che corrono veloci.  Poi però la mattina di Natale i regali sotto l’albero c’erano e passava in secondo piano il “come avrà fatto…”).….ancora riecheggiavano i botti di capodanno e i Re Magi erano ormai in dirittura d’arrivo quando, in una notte buia e tempestosa ( chi c’era --e adesso non c’è più-- mi ha raccontato che era la tipica “notte da streghe”. Freddo, vento e pioggia), ad allietare la vita di una famigliola semplice è arrivata una bimba spettacolare.
Da subito la mamma aveva capito che tipetto sarebbe stata la sua terzogenita ( e la mamma è stata la sola persona che ha capito fino in fondo la sua bambina sempre, anche quando bambina non era più. Forse non sempre condivideva le sue scelte, ma l’ha lasciata libera. Libera di trovare la propria strada, libera di sbagliare. Questo è il grande cuore delle mamme).
Torniamo a noi: ancora prima di nascere la pupa aveva dimostrato un bel caratterino, rifiutandosi appunto di nascere allo scadere dei tempo stabilito ( anche se….bisogna fare un piccolo inciso: negli anni ’60 non esistevano le tecnologie delle quali disponiamo oggi, quindi i conti non erano mai proprio esatti, ma tant’è.). La piccina era attesa intorno a Natale, ma chi glielo faceva fare di lasciare la comoda collocazione in grembo alla sua mamma, al calduccio, al riparo, per lanciarsi in un posto del quale non sapeva nulla? Ecco: la bimba aveva trovato la sua “zona confort”, la zona dove tutto ci è conosciuto e non ci sono sorprese.
La Natura però a un certo punto aveva deciso diversamente e aveva inviato alla bimbetta “lo sfratto esecutivo”…a nulla era valso fare ostruzionismo: ci aveva provato con tutte le sue forze. Si era messa di traverso, aveva provato ad opporre resistenza proponendosi “di spalla”…. Loro, là fuori, erano tanti, erano grossi e avevano un sacco di strumenti per obbligarla ad uscire.
È così, in quella notte buia e tempestosa, il 3 gennaio 1963, alle 23,45 , la Grande Madre Terra aveva accolto una figlia in più.
              (questa sono io, questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


Bionda, occhi azzurri, paffutella.
Eccomi qui com’ero a poco più di 2 anni. Carina vero?
È bello ogni tanto fermarsi un po’ e “guardare indietro”.
Guardare la strada fatta, ricordare chi non c’è più ( ciao Mamma e Papà, ovunque voi siate), ricordare chi fisicamente ancora c’è ma ha scelto di non esserci.
Apprezzare chi c’è sempre, ogni giorno. Anche quando è difficile. Soprattutto quando è difficile. Che a essere amici quando c’è da divertirsi sono capaci tutti. Ma è la strada impervia che ti dimostra chi merita un posto nel tuo cuore.
E poi è bello guardarsi intorno esattamente come faccio io in questa foto : guardare “in giro” , per cercare la propria strada.
E poi guardare avanti. SEMPRE. Perché il compleanno non è solamente “è passato un altro anno…hai un anno in più”. Il compleanno deve essere “nascere di nuovo”. E , forti delle esperienze passate , guardare al domani, essere curiosi.
Un caro amico anni fa a Roma mi ha fatto vedere un filmato. Quel filmato è impresso bene nella mia mente e nel mio cuore. E’ il discorso che Steve Jobs tenne all’Università di Stanford il 12 giugno 2005 e che si conclude con questa frase "Stay hungry, stay foolish" , ovvero un invito ad essere sempre curiosi e un po' folli.
Ecco, il regalo che voglio farmi per questo mio nuovo compleanno è proprio questo: continuare a guardare il mondo con gli stessi occhi di quand'ero bambina ( quindi essere curiosa) e affrontare le nuove sfide con un pizzico di follia.

martedì 3 ottobre 2017

Il Mio Cammino (parte seconda)




ALLENAMENTO

2 giugno….si comincia…
Riva dell’Adige: Da Badia a Castagnaro e ritorno …14 km  non male per cominciare. Le mie gambe la pensano diversamente e il giorno successivo cammino come se qualcuno mi avesse preso a legnate.   Mi fa male tutto , anche le gengive ( non è vero ma un po’ di vittimismo ogni tanto ci vuole).

Non faccio nemmeno in tempo a smaltire l’acido lattico ed è già domenica.    Stavolta voglio farla un po’ più lunga e decido di andare fino a S.Pietro Polesine (25 km). Mi metto d’accordo con mio figlio perché venga a prendermi all’arrivo e parto all’alba.

Qui occorre un inciso : sono una donna completamente priva di senso dell’orientamento ( del resto ho un sacco di altre qualità quindi per non diventare antipatica bisognava privarmi di qualcosa….).    
Per andare a camminare mi affido a Google Maps e le sue piantine…….con questo non voglio dare la colpa a Google Maps dei miei sbagli ma se ti dico “ voglio andare a piedi da Y a X” non puoi farmi percorrere una lunga, lunghissima strada bianca e in fondo a questa solo campi…….nemmeno un viottolino piccino. 
                   
Prima di farmi prendere dallo sconforto  vedo un signore anziano che mi sta scrutando……..il suo sguardo dice : “cossa fala chì , stachì?”   (traduco per i non residenti: “ cosa fa qui, questa?)
Chiedo : -Buongiorno, c’è un modo per arrivare a S.Pietro?-                      
e lui : -da qui si arriva dappertutto…..-  
Penso : -ho trovato un nonnetto drogato…..siamo in mezzo al nulla e mi dice che da qui si arriva dappertutto……….-   
Lui continua :   -se lei segue il campo di grano qui a dx alla fine arriva sulla statale per S.Pietro, se invece vuole seguire quel campo di granoturco che c’è là in fondo a dx , comunque arriva sulla statale per S.Pietro solo un po’ più vicino al paese, se invece vuole costeggiare questo bel campo di girasoli qui a sx alla fine arriverà su una strada sterrata che la porterà dritta dritta in piazza a S.Pietro.-
Opto per il campo di girasoli……mai visto tanti girasoli in una volta sola ( ancora non lo so , ma 2 mesi dopo in Spagna ne troverò un campo ancora più grande che accompagnerà buona parte del cammino di quel giorno) sono ancora piccoli ,i fiori non ancora sbocciati sembrano tante pietre preziose incastonate…costeggio il campo per oltre 1 km e alla fine arrivo sulla strada sterrata …. 
A un certo punto un incrocio …..in giro neanche un’anima e io che proprio NON SO DOVE ANDARE.  
Mi guardo un po’ intorno e in lontananza vedo un campanile…
campanile= paese …  paese= S.Pietro Polesine … mi dirigo tutta contenta verso il campanile …fa un caldo!! In giro , a parte qualche ramarro , non c’è nessuno ( del resto nessun sano di mente cammina sotto il sole di mezzogiorno , così tanto per fare qualcosa…).         
Ormai  avvezza a grandi imprese “taglio” attraverso un campo di mais tenendo sempre d’occhio il “mio” campanile….. non mi sfiora neanche lontanamente l’idea che possa NON essere il campanile di S.Pietro ( paese per altro, che io non conosco)

Ad un certo punto, vuoi per la stanchezza, vuoi per il gran caldo , comincio a fare pensieri “melodrammatici” : -E se adesso svengo qui , in mezzo a ‘ste file di pannocchie…quand’è che mi ritrovano? Ad ottobre quando trebbiano? E hai voglia andare a “chi l’ha visto?” chi vuoi che mi veda qui in mezzo!!-
Esco dal campo di mais e tra me e il campanile c’è solo un boschetto.  
Penso: -adesso arrivo al boschetto, mi siedo sotto un albero al fresco, riprendo fiato e poi riparto.-                                                           
Arrivo al boschetto , mi siedo sotto un albero ma di fresco nemmeno l’ombra……in compenso sotto l’albero ci sono delle belle erbette urticanti delle quali non mi avvedo ma che renderanno la parte scoperta delle mie gambe (dal ginocchio alla caviglia) a strisce di varie tonalità che vanno dal rosa scuro al carminio passando per il porpora. 
                
Riprendo il cammino sempre più stanca e sempre più immersa nella campagna veneta, calda e sconfinata.
Ad un tratto vedo un ragazzo intento a sistemare delle piante di pomodoro in un orto non recintato…mi avvicino e chiedo: 
-Buongiorno , c’è un modo , SENZA TORNARE INDIETRO, per arrivare in piazza?-    
Lui mi guarda incuriosito e risponde :-Eh no, bisogna proprio tornare indietro.-
Mi guarda ancora , probabilmente nei miei occhi legge la disperazione e fa :      
-Sa cosa facciamo? Chiamo mio fratello e la faccio passare attraverso il mio cortile……esce dal cancello , due passi ed è subito in piazza-
L’avrei baciato….in un attimo arrivo vicino alla chiesa, entro in un bar , bevo un the fresco e in quel momento squilla il cellulare.     
             
E’ mio figlio 
-Dove sei?- domanda                                                                        
--Sono appena arrivata…vieni pure a prendermi-                                              
-Viene il papà che io sto finendo un lavoro-
 Dopo 10 secondi mi chiama mio marito :
      -Dove sei?-   
-         --A S.Pietro Polesine-
-         - Sicura?- (un piccolissimo dubbio fa capolino tra le mie certezze)
-      --Direi di sì … ma facciamo così…tu parti e io intanto mi sposto dall’altra parte della piazza e vediamo se trovo  conferma-
Mi sposto dall’altra parte della piazza e un cartello luminoso mi avvisa che è il giorno 7 giugno 2015 , ci sono 42 GRADI , e poi appena sotto   “BENVENUTI A CENESELLI”
Tutto da un’altra parte!!! Evito di raccontarvi come e per quanto tempo i miei cari mi abbiano preso in giro….

Ed episodi simili li ho vissuti praticamente TUTTE le volte che sono andata ad allenarmi.        Allora mi sono fatta furba e ho scelto percorsi sempre abbastanza vicini a casa , così anche perdendomi riuscivo ad orientarmi meglio ….e sempre percorsi ad anello : partivo da un posto e arrivavo nel medesimo … in questo modo non avevo bisogno che nessuno venisse a prelevarmi all’arrivo.
E insomma…tra un allenamento e una pianificazione del viaggio arriviamo ad oggi 5 AGOSTO .  La roba da mettere nello zaino è tutta sul comò insieme alla lista di controllo per non dimenticare nulla.




In questi giorni in ufficio ho fatto orari impossibili per lasciare la scrivania abbastanza libera. Non ci sono riuscita e così andrò al  lavoro anche domattina.


(continua)