martedì 31 gennaio 2023

LA PRIMA VOLTA CHE ...

 

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grazie

Era una notte fredda e limpida di fine gennaio la prima volta che ho incontrato il tuo sguardo.

Uno sguardo che mi ha rapito per sempre; uno sguardo che anche adesso, dopo tanti anni, ogni volta che lo incrocio mi fa battere il cuore

Eravamo io, te, l’ostetrica e l’infermiera in quella sala parto così silenziosa.

Non c’era nessun’altra donna che stava per diventare mamma in quel momento, solo io.

Non c’era neanche il tuo papà, perché quando eravamo arrivati in ospedale verso sera, l’ostetrica di turno mi aveva visitato e poi aveva sentenziato: -A caro, puoi tornare a casa, che tanto domattina tua moglie è ancora qui “che aspetta”. Te lo dice una che ha quarant’anni di esperienza alle spalle e che tra poco va in pensione-

L’ostetrica “ con quarant’anni di esperienza” aveva finito il turno alle 22 e poco dopo le 2 sei arrivato tu.

In punta di piedi.

L’infermiera Laura mi ha spronato e aiutato per tutto il tempo e ad un certo punto, quando ero convinta che non ce l’avrei mai fatta, eri là che piangevi tra le mani della puericultrice.

E dopo un po’, ti hanno messo tra le mie braccia: mi hai guardato dritto negli occhi (nonostante si dica che i neonati non vedono bene), con una ruga in mezzo alla fronte.

- E qui scusatemi ma intervengo io. Certo che avevo uno sguardo interrogativo! Mi stavo appunto chiedendo: Ma chi è sta matta che mi guarda con gli occhi pieni di lacrime? E poi: cosa ci faccio qui? Io stavo così bene nel mio monolocale dove non mi mancava niente!! Bello, tranquillo, silenzioso, abbastanza buio per non infastidirmi gli occhi. E tutto ad un tratto il terremoto!! Trema tutto e non ho ancora capito come ma mi hanno letteralmente sfrattato! E qui c’è una luce così fastidiosa! E poi quell’essere che mi ha preso per i piedi e ha cominciato a sculacciarmi! E che contenta che era quando ho cominciato a piangere. Ci credo che piangevo!! Guarda che razza di trattamento! E adesso sono qui, tutto profumato, al calduccio, hanno anche un po’ abbassato la luce, e sono tra le braccia di questa tipa che mi sta sussurrando un sacco di cose in una lingua che non capisco … aspetta però! Aspetta che ascolto meglio! Questa è la stessa voce che sentivo “con la filodiffusione” nel mio appartamentino!! Ma allora questa tipa strana è la mia “casetta”!! Me la immaginavo diversa ma lei sembra essere proprio contenta che il suo inquilino sia uscito a vedere cosa c’è qui fuori. Aspetta, aspetta: ecco che c’è qualcun altro. Sarà il vicino di casa … ehi, non sarai mica uno di quei furboni che appena esci di casa si ficcano dentro e non riesci più a mandarli via?? Questa casa è mia!! Io da qui non me ne vado!! Aspetta che mi tengo stretto con una mano. Sì, sì … fai pure il carino!! Con me non attacca!! Però anche lui mi guarda con sguardo dolcissimo, non sembra avere cattive intenzioni. La “mia casetta” gli allunga una mano, lui la prende e contemporaneamente il mio pugno stringe il suo dito: siamo chiusi in un cerchio perfetto. Mi piace questo posto: promette bene”

Sono passati tanti anni da quella notte, ma il nostro è ancora un “cerchio perfetto”.

Ora sei diventato un uomo, uno splendido uomo e anni fa , sempre in occasione del tuo compleanno ti avevo paragonato ad un Calycanthus.

Continuo a pensarla così: sei “qualcosa” che sfida le intemperie della vita. Non ti piace apparire ma chi ti conosce bene, ti riconosce anche a distanza e ti viene a cercare.

Il Calycanthus infatti fiorisce quando il resto del mondo “riposa” durante il periodo invernale.

E tu magari non lo vedi ma ne percepisci la “presenza” quando, complice una folata di vento, ti arriva il suo profumo. Leggero, avvolgente, persistente.

Il Calycanthus è un arbusto che se la cava benissimo da solo: senza bisogno di troppe cure, segue le stagioni della vita, facendo quello che gli riesce meglio: regalare agli altri attimi di gioia.

BUON COMPLEANNO DARIO, luce dei miei occhi.

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