martedì 7 gennaio 2025

A CACCIA DI AURORE BOREALI –parte seconda-

(foto: fonte web)

02-01-2023

E il grande giorno era arrivato: la valigia era pronta.

Sullo scrittoio le carte del notaio solo da firmare, ma prima qualche giorno di “stacco”, poi sarebbe tornata per sistemare le ultime faccende prima del meritato riposo.

Aveva scelto per questa “prova tecnica” un luogo che l’aveva sempre affascinata dove però non era mai riuscita ad andare: un luogo incantevole e al contempo misterioso, dove immaginava avrebbe respirato pace e silenzio.

Lei che per tutta la vita aveva viaggiato acquistando da sola voli e hotel, in questo caso si era rivolta ad un tour operator che l‘avrebbe accompagnata passo passo a conoscere l’Islanda e le sue aurore boreali.

Anche questo era un segnale che qualcosa stava cambiando in lei: si stava affidando a qualcun altro. Lei che si era sempre fatta il vanto di essere indipendente e intraprendente, per la prima volta aveva deciso di abdicare e lasciar fare tutto il lavoro a chi sicuramente ne sapeva di più. Anche questo poteva vederlo come un nuovo inizio. Godersi solo il meglio di ogni esperienza.

Il "beep" del citofono risuonò nella casa silenziosa : il taxi che l’avrebbe portata in aeroporto la aspettava all’ingresso.

Un’ultima occhiata all’appartamento: tutto era in ordine. Alle piante avrebbe pensato la signora che due volte la settimana riordinava, faceva lavatrici, asciugatrici, stirava e passava l’aspirapolvere.

In fondo si trattava solo di pochi giorni … una sorta di “piccolo assaggio” di quello che sarebbe stata la sua vita da febbraio in poi … tutti i viaggi che non aveva mai fatto in vita sua (ce n’erano di posti che non aveva mai visto!! Ma anche posti dove si era recata solo per lavoro e che avrebbe voluto visitare e scoprire) ma anche lunghi periodi a casa, a fare la turista in quella grande città che l’aveva adottata quarant’anni prima.

E poi chissà! Magari avrebbe scoperto qualcosa di nuovo da fare per riempire le tante ore lasciate vuote da quell’amante esigente che era stato il lavoro per tutta la sua vita.

La sua vita che in qualche modo aveva ricalcato quella di Sophia: entrambe donne determinate, amanti di quel lavoro che avevano scelto da ragazzine … un lavoro impegnativo, non sempre facile ma ricco anche di tante soddisfazioni.

Ah Sophia e la sua innata eleganza!! Ci aveva provato ad imitarla ma tutto quello che pareva “naturale” sulla sua mentore, per lei era sofferenza e sacrificio … assomigliava più a Maria, la prima persona che aveva creduto in lei.

Le scarpe tacco 10 che supplizio!! Le indossava solo nelle grandi occasioni, avendo sempre in borsa le amate Reebok con le quali fare il cambio il prima possibile.

Stare ore e ore dal parrucchiere o dall’estetista era una tortura … stava di gran lunga meglio nel suo laboratorio in mezzo alle sue creazioni.

Di Bea i giornali parlavano spesso apostrofandola come “colei che vestiva di poesia le donne”.

Le piacevano i tessuti leggeri, quasi impalpabili … e poi i colori: in ogni sua collezione NON c’era mai un colore predominante, ma tante sfumature che incontravano i favori delle sue clienti.

Ecco perché aveva scelto di andare a caccia di Aurore Boreali: le foto che aveva visto di quello che veniva definito “il fenomeno delle luci del nord” erano l’idea che aveva per le sue creazioni. Pennellate di colori anche profondamente diversi che si fondevano in un gioco armonico.

Il citofono suonò ancora ridestandola dai suoi pensieri.

-presto che è tardi!!- si disse chiudendosi alle spalle la porta di casa.

All’aeroporto aveva incontrato Isadora, giovane guida islandese con la quale avrebbe condiviso, assieme ad altri viaggiatori, questa esperienza unica.

Era ricorsa a Isadora perché nonostante parlasse correntemente 3 lingue oltre all’italiano, non conosceva una parola di islandese e aveva il timore di non capire e di non farsi capire dagli abitanti di quella grande isola dell’oceano Atlantico a metà strada tra Gran Bretagna e Groenlandia.

Durante il volo Isadora aveva raccontato per sommi capi come si sarebbe svolto il viaggio e come pensava di organizzare le uscite:

-Appena arrivati troveremo un mezzo che ci condurrà nel luogo dove pernotteremo. Il viaggio durerà circa 2 ore e vi consiglio di ammirare i panorami che attraverseremo anche perché le ore di luce in questo periodo sono veramente poche e all’arrivo in hotel sarà già notte:

Questa sera vi lascio riposare. Cena e poi nanna presto, immagino sarete un po’ stanchi dopo il viaggio.

Domani ci si alza molto presto perchè tanta è la strada da percorrere per arrivare alle grotte naturali del ghiacciaio più grande d'Europa: faremo il tour delle medesime e poi, con il calar delle tenebre andremo a caccia dell’Aurora Boreale. Il pomeriggio seguente dopo che vi sarete riposati tutta la mattina avendo fatto “le ore piccole”, andremo a visitare un caratteristico villaggio vichingo per poi tornare ad ammirare l'Aurora Boreale non appena scenderà la notte.

Il terzo giorno ci sposteremo verso la capitale e dopo un breve giro turistico nel centro città visiteremo la zona termale della Laguna blu dove potrete rilassarvi in attesa di fare ritorno in aeroporto. Qui ci saluteremo prima che vi imbarchiate. Mi auguro che questo piccolo tour semini in voi il desiderio di tornare ancora qui, magari in un altro periodo dell’anno tipo giugno o luglio, dove le Aurore Boreali non si vedono più ma potrete ammirare il sole di mezzanotte e divertirvi visitando i vari festival che animano il territorio durante la nostra breve estate. Segnatevi il festival vichingo e il folk music festival.-

Arrivati a destinazione, il personale dell’hotel aveva assegnato le camere e consegnato un piccolo vademecum sugli orari di colazione e cena e principali attrazioni del paese mese per mese.

Leggendolo Bea aveva notato che gennaio, complici le giornate molto corte e il freddo intenso, non offriva tanto aldilà della possibilità di vedere le aurore boreali. Del resto lei aveva scelto quel periodo proprio per ammirare le luci del nord. Avrebbe programmato un altro viaggio in un altro periodo per conoscere meglio il territorio e quello che offriva.

Si era stesa sotto il piumone con l’intento di fare un piccolo sonnellino e poi scendere in sala e scambiare qualche parola con gli altri viaggiatori prima della cena. Tempo cinque minuti e dormiva come un angioletto.

L’aveva risvegliata il bussare prima leggero e poi sempre più insistente di Isadora che la chiamava dal corridoio. Aperta la porta con ancora addosso il pigiama, aveva scoperto di aver dormito per otto dieci filate saltando la cena. La sua pancia infatti stava brontolando.

Dopo una doccia a tempo di record era scesa nella sala comune scoprendo una colazione ricca di cose davvero per tutti i gusti: se amavi il dolce c’erano a disposizione yogurt con frutta e musli, marmellate da spalmare sul pane nero tradizionale, pancake e porridge. Se invece prediligevi il salato potevi trovare uova strapazzate o frittate con erbette, toast con salmone affumicato, aringhe, formaggi e burro salato.

Bea amava assaggiare le cose tipiche dei posti che la ospitavano … secondo lei era fare un viaggio dentro il viaggio, era un altro modo per avvicinarsi a chi viveva i quei luoghi.

Aveva fatto una colazione abbondante e varia ( molto abbondante e molto varia, praticamente aveva assaggiato ogni cosa fosse presente nel buffet) era risalita in camera giusto per indossare stivali e piumino e poi erano partiti per il loro primo giorno alla conquista dell’Islanda.

Per la prima parte avevano viaggiato avvolti dal buio più assoluto ma man mano che passavano i minuti il cielo aveva cominciato a schiarire e davanti a loro lo scenario era da favola … tutto innevato, si aspettava da un momento all’altro di veder sbucare la slitta di Babbo Natale.

La visita alla grotta blu nel più grande ghiacciaio d’Europa l’aveva letteralmente lasciata senza fiato.

Era entrata nel mood giusto. Godersi la vacanza e lasciarsi avvolgere dalla bellezza della Natura che qui la faceva veramente da padrona.

Tornati all’aperto la luce era quasi totalmente scomparsa lasciando spazio alla notte e ad un cielo trapuntato di stelle che le fece ricordare la Cappella degli Scrovegni dipinta da Giotto. Un’emozione che non si poteva raccontare.

Si erano fermati a mangiare e soprattutto a bere qualcosa di caldo. Le temperature erano davvero rigide!! Meno male che su consiglio di Sophia aveva acquistato degli stivali foderati di pelliccia ecologica e un piumino che nella pubblicità prometteva di mantenere un bel tepore anche a -10. E infatti il suo corpo era abbastanza caldo ma il naso no!! Quello sembra congelato e in procinto di spezzarsi e cadere come se fosse stato di cristallo!!

Ed ecco che era di nuovo ora di rimettersi in viaggio!! La parte più emozionante arrivava adesso. E se non fossero riusciti a vedere nemmeno un’Aurora? Non c’era niente di sicuro, tant’è che il tour si chiamava “ a caccia dell’Aurora Boreale” e non, ad esempio “alle ore 18 appuntamento con Aurora Boreale”.

Isadora le si era avvicinata silenziosamente e le aveva sussurrato:

-Ti vedo pensierosa e riflessiva. Se posso chiedere: cosa ti passa per la testa? Hai qualche dubbio sul fatto che riusciremo a vedere quello spettacolo che ogni anno attira centinaia e migliaia di turisti da tutto il mondo? Tranquilla, da quando lavoro con Hans ,il cacciatore di Aurore, nessuno è mai tornato a casa deluso. Dovessimo anche girare in lungo e in largo per 10-12 ore ma l’Aurora prima o poi si farà vedere.-

Ed infatti avevano viaggiato in lungo e in largo per chissà quanto tempo … l’unica luce che vedevano era quella proiettata dai fari della jeep sulla pista ghiacciata che fungeva da strada.

Qualcuno ogni tanto, cullato dal tepore all’interno dell’abitacolo si assopiva per qualche istante, per risvegliarsi al primo scossone. Qualcun altro era immerso nei propri pensieri, qualcuno canticchiava a bassa voce. Tutti erano lì, insieme, ma ognuno viveva a modo proprio l’attesa …

Ad un tratto Hans aveva frenato dolcemente sulla neve fresca che ricopriva il ghiaccio, si era girato verso gli ospiti della jeep con il sorriso delle grandi occasioni e indicando il nulla davanti a sé aveva detto:

-Prego, scendete …. Lo spettacolo è iniziato-

Erano scesi e all’orizzonte avevano visto danzare davanti a loro archi e raggi di luce dai colori iridescenti che cambiavano forma in continuazione.

Era uno spettacolo da lasciare letteralmente senza parole ...

Aveva un che di ipnotico e quando risalirono sul mezzo che li avrebbe riportati in hotel nessuno sapeva dire quanto tempo fosse trascorso.

Isadora per tenere alta l’attenzione del gruppo aveva esordito così:

-Ci sono tante leggende che riguardano le aurore boreali … alcune dicono che siano di buon auspicio, altre invece l’esatto opposto.

Una leggenda finlandese racconta di una volpe. Chi fosse riuscito a prenderla sarebbe diventato ricchissimo fino alla fine dei suoi giorni. La volpe però era velocissima e non si faceva prendere. Era così veloce che correndo, quando la sua coda toccava il ghiaccio sprigionava scintille. E quelle scintille, salendo verso il cielo creavano l’aurora boreale. In finlandese infatti questo fenomeno si chiama “revontulet” letteralmente “i fuochi della volpe”.

Un’altra leggenda racconta che la Luna, accortasi che da sola non riusciva ad illuminare le lunghe notti scandinave, chiese aiuto gli animali della foresta. Accorsero un’orsa, un’aquila, un ariete e altri animali che la Luna prontamente posizionò in cielo facendoli diventare costellazioni.

Anche un volpacchiotto corse al richiamo della Luna, ma in cielo non c’era più posto. Sconsolato stava per ritornare a casa quando la Luna decise di dargli un compito speciale: avrebbe scorrazzato libero per l’intero firmamento. E così. ancora oggi, ogni volta che si muove, lascia dietro di sé una scia di luce così potente da illuminare l’intero paese.

E poi ce ne sono tante altre ma ve le racconto domani sera, quando saremo nuovamente sul sentiero del ritorno.-

Quella notte Bea sognò una piccola volpe che correva nel cielo …

sabato 4 gennaio 2025

A CACCIA DI AURORE BOREALI –parte prima-

 
(foto: fonte web)

01-01-2023

Il giorno dopo Bea avrebbe festeggiato il suo compleanno, un compleanno “tondo” di quelli che ti spingono a tirare le somme.

Ne aveva fatta di strada la sartina partita da un paese in provincia e approdata a poco più di vent’anni nella grande metropoli.

Testa bassa e duro lavoro: aveva cominciato in un semplice laboratorio di confezioni su misura dove inizialmente aveva imparato ad imbastire (chilometri e chilometri di imbastiture!), poi a prendere le misure, a disegnare i cartamodelli ed infine a tagliare e confezionare i capi.

Quando la signora Maria un giorno l’aveva presa da parte, lei aveva un po’ tremato al pensiero che non fosse contenta del suo lavoro: e invece, la signora Maria, che aveva preso a cuore quella ragazzina piena di buona volontà, le aveva candidamente confessato che ormai non aveva più nulla da insegnarle e che per lei era arrivato il momento di “spiegare le ali” verso orizzonti più vasti.

-Vuol dire che mi licenzia?- aveva chiesto timorosa Bea.

-Ma no scema!! Voglio dire che ho un’amica che ha fatto più carriera di me e adesso ha una “Maison” famosa e cerca ragazze volenterose e capaci. A cena l’altra sera mi chiedeva se avessi qualche nome da darle e io ho pensato subito a te!-

-Sì … ma … una Maison famosa?? E se poi non sono all’altezza? Le faccio fare brutta figura con la sua amica!!-

-Fidati, sarai all’altezza. Ne sono passate tante di ragazze qui da me in sartoria e so riconoscere “un cavallo di razza” quando lo vedo. E tu ragazza mia SEI UN CAVALLO DI RAZZA!!- così dicendo l’aveva abbracciata e l’aveva spedita verso il suo futuro.

Che emozione era stata entrare il primo giorno nella “Maison” in pieno centro!! Tre piani di Alta Sartoria.

Specchi alle pareti alti fino al soffitto, ragazze indaffarate che correvano qua e là, tessuti di tutti i tipi e colori … per un attimo, ma solo per un attimo aveva pensato di fare dietro-front e tornare alla vecchia sartoria che era stata il suo mondo per tutti quegli anni.

Ma poi le era tornata in mente la frase “ e tu ragazza mia SEI UN CAVALLO DI RAZZA!” aveva drizzato le spalle e si era avvicinata alla reception: in un batter d’occhi era stata presentata al “Boss” dell’Atelier.

Sophia ( con la “ph” ci teneva a sottolineare la diretta interessata) le era andata incontro con un sorriso a dir poco abbagliante.

Nonostante fosse coetanea della signora Maria, le due donne parevano non aver nulla in comune: Rotondetta, materna e sempre un po’ scarmigliata” la sua precedente “datrice di lavoro” , elegante, “trucco e parrucco” perfetti e un fisico da mannequin la donna che le stava davanti.

Completavano l’insieme un profumo lieve e persistente, un tailleur grigio acciaio e un paio di Loubutin abbinate alla borsa appoggiata sul divano.

A Bea girava un po’ la testa non abituata a tanto lusso.

Dopo uno scambio di convenevoli durante i quali era venuta a sapere che Maria aveva insistentemente caldeggiato la sua assunzione alla Maison, erano passate alle cose pratiche: contratto, orario di lavoro, retribuzione.

Sophia era stata chiara fin da subito che nei periodi precedenti alle sfilate di moda non c’erano orari, l’unico obbiettivo era che tutto fosse perfetto, a qualunque costo. Bisognava dimenticarsi di famiglia, amici e passioni e dedicarsi esclusivamente al lavoro.

Bea ascoltava e pensava che in città non aveva famiglia né amori, amicizie poche, e passioni, a parte cucire e qualche buon libro, nessuna. Era la candidata ideale per quel posto.

L’unica cosa che le dava soddisfazione era mettere su carta prima e su stoffa poi, le idee che le passavano per la testa.

Il lavoro fin da subito l'aveva assorbita completamente: tante erano le cose da imparare e il tempo sembrava non bastare mai. Così si ritrovava sempre più frequentemente a essere una delle ultime ad uscire quando ormai era sera inoltrata: certi giorni prima ancora di alzare gli occhi dal cartamodello che stava preparando si accorgeva di essere rimasta sola dal silenzio che regnava nella grande sala. Alzava il capo e vedeva, nell’ufficio di là dal vetro, Sophia alle prese con telefonate intercontinentali oppure mentre studiava alcune modifiche da apportare sul modello indossato dal manichino.

Le piaceva quella donna: era la prima ad arrivare e quella che chiudeva la porta alla sera. Era brava a motivare la squadra quando serviva, se doveva fare qualche appunto lo faceva in privato con la diretta interessata e sempre con garbo.

In uno dei suoi sogni ad occhi aperti Bea aveva pensato che, da grande, le sarebbe piaciuto diventare come Sophia.

Di contraltare Sophia guardava Bea e rivedeva lei 30 anni prima: stesso temperamento, stessa smania di imparare, stesso impegno e stessa passione.

Sophia era una donna che aveva rinunciato a tutto per la carriera, per inseguire il suo sogno: niente marito, figli, una famiglia dove tornare la sera. Non aveva rimpianti: era partita da zero e ora era uno degli Atelier più conosciuti e quotati.

A questo stava pensando Bea in quel primo giorno del 2023, alla soglia dei suo sessantesimo compleanno:

Aveva imparato tanto, Sophia apprezzava il suo entusiasmo e piano piano le aveva passato tutto il suo sapere: l’aveva spedita in giro per il mondo a cercare tessuti particolari, a proporre modelli estrosi all’altro capo del pianeta.

Poi un giorno, finita una sfilata che era stata un successo, quando le luci del palco si erano spente, Sophia l’aveva invitata a sedersi con lei nella platea ormai vuota e le aveva detto tutto d’un fiato:

-questa sfilata è stata il mio “Canto del cigno” … ho deciso di ritirarmi a vita privata e provare a fare un po’ delle cose che mi sono persa, tutta intenta a rincorrere il successo. Bada: sono felicissima di quello che ho fatto, ma adesso sento che è ora di fare altro. Tu lo sai quanto io stimi te e  tutto il lavoro che hai fatto in questi anni. Quindi domani ce ne andiamo dal Notaio, firmiamo l’atto di donazione, il Boss diventi tu e io finalmente me la godo!!-

Bea era rimasta senza parole. Le colleghe la prendevano spesso in giro per il suo attaccamento al lavoro, le dicevano che era la “delfina” di Sophie e che un giorno avrebbe ereditato tutto. Ma scherzavano!! E invece …

-Sophie, non so cosa dire.  Sai che amo questo lavoro, sai che ho dato tutta me stessa perché tutto andasse sempre bene ma non credo di meritare tanto!-

-Proprio perché ti conosco ho deciso così- aveva replicato Sophie. – so che manderai avanti l’Atelier esattamente come farei io e questo mi fa pensare che tutto il lavoro fatto da me continuerà con te. E poi ho deciso così e basta. Direi che un po’ di riposo me lo sono meritato no?-

Ne erano passati di anni da quel giorno … Sophie era invecchiata splendidamente cercando di rifarsi del tempo perduto. Ogni tanto passava ancora alla Maison e la rimproverava bonariamente perché lavorava troppo e immancabilmente le diceva:

-Guardati attorno e trova quella più brava alla quale lasciare tutto e poi goditi un po’ la vita!!-

Ed effettivamente da un po’ Bea aveva puntato gli occhi su Serena, brava e ambiziosa al punto giusto. L’Atelier sarebbe passato in ottime mani. Le carte erano già pronte dal Notaio: una firma e via! Quello che aveva ricevuto in dono tanti anni prima, sarebbe passato, in dono, a chi ne avrebbe sicuramente fatto buon uso.

Al ritorno dalle festività natalizie l’avrebbe invitata a cena e poi avrebbero concluso l’accordo.

Ma prima c’era il suo compleanno da festeggiare. E aveva organizzato qualcosa di speciale, di veramente speciale …