(foto: fonte web)
Si ridestò molto prima del suono della sveglia … tutto era silenzioso. Era veramente dove voleva essere.
Il sogno le aveva lasciato una sorta di malinconia che non sapeva spiegarsi … come se l’aurora boreale fosse un sogno irraggiungibile.
-Ohi Bea, che brutto effetto che ti fa diventar vecchia!- si disse saltando giù dal letto e fiondandosi sotto la doccia bollente.
Il villaggio vichingo aveva deluso un po’ tutti: di reale risalente all’epoca dei vichinghi conservava praticamente nulla. Era stato fatto un sapiente lavoro di ricostruzione ma sembrava di essere sul set di un film.
La nota interessante era invece rappresentata dal museo e dalla taverna: nel primo si potevano trovare tutte le informazioni sulla cultura Islandese, nel secondo ci si poteva sedere in lunghe tavolate, ordinare una “fiskisupa” (zuppa di pesce) e consumarla chiacchierando amabilmente con lo sconosciuto che sedeva di fronte. E lo sconosciuto poteva essere vestito di pelli e con un elmo dalle lunghe corna come copricapo.
Dopo essersi ristorati e scaldati era di nuovo tornato il momento di andare a caccia di aurore boreali: questa volta non era servito nemmeno “andare a caccia”. Infatti usciti sullo spiazzo antistante la taverna, in cielo era in atto uno spettacolo impareggiabile.
Continuava a chiedersi perché su di lei quelle luci avessero un fascino e un’attrazione così forti … come se qualcuno la stesse chiamando.
-Sto diventando troppo suggestionabile. Ho letto un sacco di articoli e so come si formano queste scie, ed è tutto perfettamente spiegabile in modo scientifico. Sì ok le leggende che ci ha raccontato ieri Isadora, ma sono appunto leggende!!-
E allora perché il pensiero che l'indomani sarebbe tornata alla sua vita di tutti i giorni la immalinconiva? Perché l’idea di non uscire più di notte alla ricerca delle luci del nord le pesava sul petto come un macigno?
Si era alzato un vento freddo che neanche i soffici piumini riuscivano a contrastare. Dopo un po’ tutti si erano detti d’accordo nel voler tornare al tepore delle loro stanze.
Ma la strada era lunga e Isadora aveva tenuto fede alla promessa fatta la notte precedente:
-Vi ricordate che ieri sera vi ho raccontato due leggende che avevano come protagonisti le aurore boreali e gli animali? Stasera vi racconto le credenze Lapponi. La Lapponia è grande (attraversa ben quattro stati!) e tante sono le storie. Il popolo dei Sami chiama l’aurora boreale guovssahas che è un termine che ha più di un significato. Infatti questa parola si può tradurre anche in “Luce che si ascolta” ma è anche il nome della ghiandaia siberiana, un vivace uccello dalle ali colorate. Si racconta che la ghiandaia siberiana sia la custode delle anime dei cacciatori e ucciderne una, anche per sbaglio, è presagio di sventura. Esattamente come l’uccellino, anche l’aurora boreale è spesso associata agli spiriti dei defunti ed è per questo che il popolo Sami quando vede la vede mantiene un contegno rispettoso, spingendo anche i più piccoli al silenzio.
Gli spiriti
infatti non vanno disturbati in alcun modo.
Altri sostengono che le luci del nord sia la schiuma delle onde soffiata dalle balene, altri ancora vedono negli archi di luce i cancelli d’entrata di una mitica regione del nord.
Norvegesi e Islandesi associavano le aurore boreali al mito dei vichinghi: erano convinti che le luci derivassero dal riflesso del sole sugli scudi delle Valchirie. Le vergini guerriere venivano mandate sulla terra da Odino per scegliere gli Einheriar, ovvero gli eroi destinati a morire in battaglia. La comparsa in cielo dell’aurora significava che da qualche parte era in atto una guerra e che qualcuno presto sarebbe morto.
E poi ci sono gli svedesi, i danesi , gli estoni e ognuno di questi popoli dà la sua interpretazione … adesso però siamo arrivati a destinazione e le ultime leggende ve le racconto domani andando verso Reykjavik.
Domattina sveglia presto che ho ancora un sacco di cose da farvi vedere per farvi innamorare definitivamente e senza scampo della mia terra!-
Isadora aveva fatto una smorfia come una bimba dispettosa ed era sparita nei corridoi dell’albergo.
Il gruppo dei turisti, al contrario delle sere precedenti faceva fatica a “rompere le righe”, nonostante fosse consapevole delle poche ore a disposizione per il sonno.
Si erano attardati un po’ nella hall, si erano scambiati i nr di telefono promettendosi di non perdersi di vista una volta tornati alla vita di tutti i giorni e finalmente, vinti dalla stanchezza, si erano ritirati nelle proprie camere.
Il giorno dopo la visita al centro della capitale era stata bella e interessante anche se, forse, un po’ troppo breve: foto di rito vicino al Sòlfar, la scultura in acciaio che rievoca una nave vichinga, breve passeggiata attorno all’ Harpa Concert Hall, un auditorium completamente in vetro che si riflette sull’acqua e che è sede dell’Orchestra Sinfonica e dell’Opera.
Una piccola sosta per ammirare, nei pressi del museo marittimo, il vascello Oddin, che prese parte alle guerre per il merluzzo tra Islanda e Gran Bretagna nella seconda metà del ‘900.
Qualcuno leggeva una guida della città per capire cosa ancora si potesse vedere nel tempo che restava. Ad un certo punto una risata: prima leggera, partita sottovoce, poi man mano che il volumetto passava di mano, sempre più potente, tanto da far girare il capo alle persone che passavano nei pressi.
Il più birichino si rivolse a Isadora tossicchiando: - Ehm scusa … non è che potremmo saltare le terme e andare a visitare un museo?- chiese con fare angelico.
-Lo sai che sei il primo che mi fa una proposta del genere? Solitamente i “non indigeni” smaniano per andare alle sorgenti geotermali che sorgono qui poco distante. Per me va bene se il gruppo è contento. Avevate in mente un museo in particolare? Quello delle balene, oppure il museo marittimo Vikin. Altrimenti c’è il museo della saga islandese, o ancora il museo nazionale …. Ditemi voi-
-In realtà non hai nominato proprio quello che ci interessa … noi … ecco … volevamo visitare il museo fallologico!! Leggo sulla guida “Il museo raccoglie una collezione di oltre 200 peni imbalsamati più altre opere di forma fallica”- Non aveva ancora finito l’ultima parola che l’intero gruppo era scoppiato in una fragorosa risata.
Isadora aveva spalancato gli occhi un po’ titubante, prima di capire che era tutto uno scherzo ideato per metterla un po’ in difficoltà. E ci erano riusciti eccome!
-Dai fate i bravi! Sembrate i ragazzini in gita con la maestra. Adesso vi porto a vedere la chiesa di Hallgrimur nella città vecchia … venite, vedrete che spettacolo!! Non ci si può sbagliare. La si vede anche da lontano-
Ed infatti la chiesa, con la sua facciata alta 75 mt era visibile anche a 20 km di distanza.
Facciata imponente ma ancora più imponente l’organo che vi era all’interno con le sue 5275 canne.
Terminato il tour della città era stata la volta delle terme … un po’ di relax prima dell’imbarco.
Davanti all’aeroporto si erano salutati e mentre gli altri entravano per cercare i banchi dove fare il check-in, Bea si era attardata all’esterno.
C’era un pensiero che le ronzava in testa sin da quando si era alzata: spostare il volo di rientro di un giorno e andare, questa volta da sola, alla ricerca delle luci del nord per l’ennesima volta.
Si era guardata intorno, aveva percorso un breve tragitto ed era entrata nel concessionario che noleggiava camper.
Aiutandosi con Google traduttore e con la carta di credito Platinum era riuscita a farsi capire perfettamente …
Altri sostengono che le luci del nord sia la schiuma delle onde soffiata dalle balene, altri ancora vedono negli archi di luce i cancelli d’entrata di una mitica regione del nord.
Norvegesi e Islandesi associavano le aurore boreali al mito dei vichinghi: erano convinti che le luci derivassero dal riflesso del sole sugli scudi delle Valchirie. Le vergini guerriere venivano mandate sulla terra da Odino per scegliere gli Einheriar, ovvero gli eroi destinati a morire in battaglia. La comparsa in cielo dell’aurora significava che da qualche parte era in atto una guerra e che qualcuno presto sarebbe morto.
E poi ci sono gli svedesi, i danesi , gli estoni e ognuno di questi popoli dà la sua interpretazione … adesso però siamo arrivati a destinazione e le ultime leggende ve le racconto domani andando verso Reykjavik.
Domattina sveglia presto che ho ancora un sacco di cose da farvi vedere per farvi innamorare definitivamente e senza scampo della mia terra!-
Isadora aveva fatto una smorfia come una bimba dispettosa ed era sparita nei corridoi dell’albergo.
Il gruppo dei turisti, al contrario delle sere precedenti faceva fatica a “rompere le righe”, nonostante fosse consapevole delle poche ore a disposizione per il sonno.
Si erano attardati un po’ nella hall, si erano scambiati i nr di telefono promettendosi di non perdersi di vista una volta tornati alla vita di tutti i giorni e finalmente, vinti dalla stanchezza, si erano ritirati nelle proprie camere.
Il giorno dopo la visita al centro della capitale era stata bella e interessante anche se, forse, un po’ troppo breve: foto di rito vicino al Sòlfar, la scultura in acciaio che rievoca una nave vichinga, breve passeggiata attorno all’ Harpa Concert Hall, un auditorium completamente in vetro che si riflette sull’acqua e che è sede dell’Orchestra Sinfonica e dell’Opera.
Una piccola sosta per ammirare, nei pressi del museo marittimo, il vascello Oddin, che prese parte alle guerre per il merluzzo tra Islanda e Gran Bretagna nella seconda metà del ‘900.
Qualcuno leggeva una guida della città per capire cosa ancora si potesse vedere nel tempo che restava. Ad un certo punto una risata: prima leggera, partita sottovoce, poi man mano che il volumetto passava di mano, sempre più potente, tanto da far girare il capo alle persone che passavano nei pressi.
Il più birichino si rivolse a Isadora tossicchiando: - Ehm scusa … non è che potremmo saltare le terme e andare a visitare un museo?- chiese con fare angelico.
-Lo sai che sei il primo che mi fa una proposta del genere? Solitamente i “non indigeni” smaniano per andare alle sorgenti geotermali che sorgono qui poco distante. Per me va bene se il gruppo è contento. Avevate in mente un museo in particolare? Quello delle balene, oppure il museo marittimo Vikin. Altrimenti c’è il museo della saga islandese, o ancora il museo nazionale …. Ditemi voi-
-In realtà non hai nominato proprio quello che ci interessa … noi … ecco … volevamo visitare il museo fallologico!! Leggo sulla guida “Il museo raccoglie una collezione di oltre 200 peni imbalsamati più altre opere di forma fallica”- Non aveva ancora finito l’ultima parola che l’intero gruppo era scoppiato in una fragorosa risata.
Isadora aveva spalancato gli occhi un po’ titubante, prima di capire che era tutto uno scherzo ideato per metterla un po’ in difficoltà. E ci erano riusciti eccome!
-Dai fate i bravi! Sembrate i ragazzini in gita con la maestra. Adesso vi porto a vedere la chiesa di Hallgrimur nella città vecchia … venite, vedrete che spettacolo!! Non ci si può sbagliare. La si vede anche da lontano-
Ed infatti la chiesa, con la sua facciata alta 75 mt era visibile anche a 20 km di distanza.
Facciata imponente ma ancora più imponente l’organo che vi era all’interno con le sue 5275 canne.
Terminato il tour della città era stata la volta delle terme … un po’ di relax prima dell’imbarco.
Davanti all’aeroporto si erano salutati e mentre gli altri entravano per cercare i banchi dove fare il check-in, Bea si era attardata all’esterno.
C’era un pensiero che le ronzava in testa sin da quando si era alzata: spostare il volo di rientro di un giorno e andare, questa volta da sola, alla ricerca delle luci del nord per l’ennesima volta.
Si era guardata intorno, aveva percorso un breve tragitto ed era entrata nel concessionario che noleggiava camper.
Aiutandosi con Google traduttore e con la carta di credito Platinum era riuscita a farsi capire perfettamente …
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