martedì 4 settembre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte decima)

                    (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


Oltre 20 anni dopo

LA STORIA VISTA DA LEI


“Gli uomini non cambiano,
prima parlano d’amore e poi ti lasciano da sola
gli uomini ti cambiano
e tu piangi mille notti di perché.
Invece gli uomini ti uccidono
E con gli amici vanno a ridere di te…”

Ma guarda te come una semplice canzone le aveva fatto fare un viaggio a ritroso nei vent’anni appena trascorsi …

Gastone nel corso degli anni era diventato un bel gattone un po’ menefreghista: durante il fine settimana passava un sacco di tempo con la sua coinquilina che seguiva per casa passo passo come un’ombra e con la quale condivideva divano e lettone. Dal lunedì al venerdì diventava il vero padrone della casa, complice il fatto che Chiara passava gran parte della giornata al lavoro e la sera era spesso fuori con George; questo gli permetteva di fare la bella vita dormicchiando su poltrone e divano, passando al soffice tappeto del soggiorno per poi approdare al lettone ricoperto da un caldo plaid.

Ma raggiungeva il massimo del piacere d’inverno quando si appollaiava a “mò di sfinge” sul termosifone del corridoio e passava ore intere a pisolare nell’attesa del rientro della sua “umana”.

E quando sentiva i passi avvicinarsi alla porta, raddrizzava le orecchie e si metteva in ascolto: se capiva che Chiara non era sola, si stiracchiava e andava a continuare il suo riposino nella cesta dietro il divano …Lui non voleva avere niente a che fare con George, l’intruso, il suo rivale.

George era un compagno attento: non dimenticava mai una ricorrenza, un compleanno. Non passava mese che non arrivasse con qualche biglietto per assistere a commedie, concerti o anche “prime” alla Scala di Milano o al “Regio” a Torino.
Alle volte usufruivano di qualche giorno di ferie”infrasettimanali” , in un paio d’ore di volo raggiungevano una capitale europea e facevano i turisti.

Chiara dal canto suo era una donna sensibile e discreta: amava la compagnia di George, amava fargli trovare, quando tornava dai fine settimana passati con l’altra famiglia, un libro, un profumo, un fermacravatta, un segnalibro fatto a mano da un artigiano scovato durante una delle sue passeggiate nelle vie più nascoste della Capitale...

Inizialmente aveva accettato di buon grado questo suo dividersi tra lei da una parte e i figli dall’altra.
In fondo faceva piacere anche a lei ritagliarsi dei momenti tutti per sé. Aveva voluto imparare a mantenere la sua indipendenza per evitare di soffrire nel far troppo affidamento sugli altri.

Poi gli anni avevano cominciato a passare e nonostante George continuasse ad essere lo stesso di sempre, in lei si era insinuato il dubbio e aveva cominciato a inseguire “strani” pensieri (che poi così strani non erano)

Cuore:--certo è corretto che lui non volesse divorziare finché i bambini erano piccoli per non sottoporli ad un trauma.--

Ragione: <<Ma ragioniamo: tanto a casa non c’era mai lo stesso quindi non sarebbe cambiato un granché. E comunque ormai sono passati parecchi anni, i suoi figli saranno diventati adolescenti quindi forse adesso sarebbe ora di prendere una decisione.>>

Cuore:-- Ma mica posso essere io quella che preme perché lui ponga fine a questo matrimonio che ormai è una farsa!--

Ragione:<< e perché no scusa? Lui ti aveva detto che una volta che i figli fossero diventati grandi avrebbe chiesto il divorzio? Vero?>>

Cuore:--veramente no … lui aveva solo detto che finché i figli erano piccoli non voleva sottoporli ad uno stress come quello causato dal divorzio dei genitori.--

Ragione: << hai capito che furbo il professore? Gioca con le parole, fa mezze promesse che promesse non sono … e tu che intenzioni hai? Di fare per sempre “l’altra donna”? perché io lo so che tu pensi a “loro” come “l’altra famiglia” ma sbagli … per la legge LORO sono la famiglia e tu “l’altra donna”>>

Cuore:--come al solito tu non vuoi capire. Lui passa la maggior parte del suo tempo con me, è attento, carino, pieno di premure. Molto meglio di tanti mariti che conosco! Sono IO la sua vera famiglia, anche se non sulla carta.--

Ragione: <<sei tu che non vuoi capire come al solito. Ma non hai ancora capito che il professore ha usato la scusa dei figli piccoli per evitare che le sue avventurette potessero accampare diritti e chiedessero un rapporto un po’ più stabile?? Poi sei arrivata tu e probabilmente di te si è anche innamorato, ma non abbastanza. Lui è soprattutto innamorato di se stesso e dell’idea di libertà che gli dà il rapporto con te. E del resto, dimmi una cosa: tu di lui sei veramente innamorata?>>

Cuore:--che domande? Certo che ne sono innamorata …--

Ragione:<<alt,alt,alt!! aspetta a rispondere … saresti disposta a condividere ogni giorno della tua vita con lui, rinunciando alle tue serate da single, ai tuoi fine settimana di libertà? Sii sincera … almeno con te stessa …>>

E lì … su quella domanda si era fermata a pensare, a riflettere …

Ragione:<<già il fatto che tu non mi abbia risposto subito mi fa pensare che come al solito ho ragione … ma se vogliamo proprio toglierci ogni dubbio circa i sentimenti di George possiamo fare così: quando torna dal suo prossimo viaggio in seno alla famiglia tu sarai carina come sempre, lo accoglierai con la tua solita eleganza, insomma metterai in atto tutte quelle cose che a noi donne vengono così facili e quando sarete li tutti “ciccì e coccò” proverai a sondare un po’ il terreno chiedendo se i ragazzi sono diventati abbastanza grandi per affrontare la separazione dei loro genitori … cose così … e guardalo bene finchè ti risponde … perché la sua bocca dirà cose che il suo corpo potrebbe smentire. Ti ricordi il linguaggio del corpo? Ti ricordi i corsi di P.N.L.? ecco, rispolvera i tuoi ricordi su come la gente mente con la bocca ma con il corpo non ce la fa e vedi cosa succede. E guardalo con la Ragione, non con il cuore>>

Aveva avuto tutto il fine settimana per pensare a cosa chiedergli, a come chiederlo e poi finalmente era arrivato quel lunedì sera.

Erano sul divano abbracciati che bevevano un buon calice di rosso, musica jazz in sottofondo e Gastone che faceva le fusa dietro le loro spalle.
L’aveva visto un po’ più taciturno del solito e per un attimo aveva pensato di lasciar perdere tutto e continuare così, nella beata tranquillità di una vita a metà.

Poi lui aveva rotto il silenzio e guardandola negli occhi aveva detto:
<<so che quello che sto per dirti non ti piacerà ma sono convinto che sia giusto essere onesto con te … con te che hai condiviso tanta parte della mia vita … con te che sei la persona con la quale ho passato più tempo … >>

Lei aveva cominciato a sentirsi a disagio; quell’inizio non prometteva nulla di buono.

<<io ho sempre invidiato la tua indipendenza, tu sei una donna che sta bene anche da sola … io no: io devo avere qualcuno al mio fianco per sentirmi completo e ti dirò di più … nel corso degli anni sono arrivato alla conclusione che io, per star bene, ho bisogno di avere al mio fianco una persona che ha bisogno di me,che dipenda da me.
Tu non hai bisogno di nessuno, tu basti a te stessa e io vicino a te mi sento inutile. Se tu nel corso degli anni mi avessi chiesto di separarmi almeno una volta, anche solo una volta, allora avrei pensato che anche tu avessi bisogno di me quanto io ne ho di te. E invece no … io andavo, tornavo e tu non chiedevi mai niente. Sembrava quasi ti facesse comodo la mia lontananza …>>

Chiara ascoltava e non capiva … stava dicendo che la colpa era sua? Lei aveva pazientato anni e adesso veniva fuori che non aveva pazientato bensì era contenta di come stavano le cose?

George aveva continuato imperterrito:
<<Ho parlato parecchio con mia moglie in questo fine settimana. I figli sono grandi: uno abita già in un’altra città per studiare e il piccolo partirà entro la fine dell’anno per un viaggio studio in America. Lei dice che la casa è già vuota adesso , figuriamoci da settembre in poi … e che lei da sola proprio non ci sa stare.
Così ne abbiamo discusso e sono arrivato alla conclusione che forse è giusto che ci riproviamo. Quindi ho deciso che chiederò il trasferimento e proverò ad avvicinarmi a casa con il lavoro e a mia moglie se vorrà provare a fidarsi di me.>>

Chiara era senza parole … doveva essere lei a cercare di fare un po’ di chiarezza e invece ci aveva pensato lui a chiarire tutto.

Lui aveva concluso dandogli un buffetto sulla guancia e dicendo:
<<credimi Chiara … tu non hai bisogno di un uomo accanto. Tu sei forte. Lei no, lei è fragile e ha bisogno di me, ha bisogno di suo marito …>>

L’aveva abbracciata in modo “cameratesco” e poi lentamente era uscito dalla porta e dalla sua vita.

Incredibile!! Come diceva Forrest Gump “la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mia quello che ti capita” … dall’amaro che aveva in bocca,a lei oggi era capitato un cioccolatino all’arsenico.

In quel mentre Gastone era uscito dal suo nascondiglio e si era acciambellato sulle sue ginocchia regalandole le fusa più rumorose che ricordasse. Questo era il suo modo per dirle “ci sono qua io, andrà tutto bene…”

E poco alla volta la vita aveva ripreso il sopravvento: il lavoro, questo grande medico. Lavorava in un hotel piuttosto prestigioso e le sue mansioni prevedevano il contatto quotidiano con il pubblico.

La prima cosa che le aveva insegnato la persona che l’aveva preceduta e l’aveva formata per questa occupazione era stata: “ricordati che ai clienti dei tuoi problemi importa poco o niente. Tu sei lì per risolvere i loro problemi, non viceversa. Quindi alla mattina, quando ti prepari per venire al lavoro, indossa il tailleur d’ordinanza e poi come tocco finale, indossa il tuo più bel sorriso”

Non era facile nascondere con il trucco le occhiaie causate da una notte insonne , ma ancor più difficile era spazzar via la tristezza dai suoi occhi.

Con impegno,applicazione e un tanto, tanto tempo ci era però riuscita. I clienti la adoravano e si complimentavano con lei e con i suoi superiori per i modi sempre garbati , per l’atteggiamento pacato che li metteva  a loro agio.

La giornata era lunga e le ore fuori dal lavoro tante: bisognava in qualche modo riuscire a riempirle.

Si era iscritta ad un corso di yoga ma il suo spirito un po’ ribelle faceva “ a botte” con questa disciplina. Era passata quindi ad “acquagym” ma anche qui non si era trovata bene.

Infine aveva optato per “il camminare”, seguendo i consigli di un collega che da anni aveva abolito qualunque mezzo di locomozione e si muoveva solo ed esclusivamente a piedi. Tanto le aveva decantato i benefici di questa attività che si era fatta convincere e dopo aver acquistato scarpette e abbigliamento comodo aveva iniziato dapprima con qualche camminata lunga nei fine settimana, per poi decidere, piano piano, di recarsi al lavoro a piedi.

Aveva scoperto così una Roma diversa da quella che era abituata a guardare dai finestrini dell’auto, una città che si sveglia presto, in perenne movimento. Aveva ritrovato “cose” dimenticate come il profumo del pane caldo,quello dei fiori attraversando un mercatino rionale.

Anche quella mattina si era alzata che albeggiava appena: aveva sistemato le crocchette e l’acqua fresca per Gastone, gli aveva fatto 2 grattini e le raccomandazioni di non distruggere casa in sua assenza, aveva afferrato lo zaino con il cambio e via, per le vie ancora sonnacchiose della città.

Nonostante gli ritornassero alla mente le parole della canzone sentita alla radio e che un po’ l’avevano immalinconita obbligandola a fare un bilancio della propria vita, aveva deciso che quella sarebbe stata una splendida giornata “il potere del pensiero positivo” e che se la sua vita era come una scatola di cioccolatini, oggi sarebbe stato un cioccolatino fondente al peperoncino con cuore alla menta … caldo e fresco allo stesso tempo, un contrasto in fondo … tutto e il contrario di tutto.

Insomma era aperta e disponibile a tutto quello che quel nuovo giorno le avrebbe riservato …  o almeno … questo era quello che credeva …

                                                                                                                                                                                      (continua)

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