giovedì 20 settembre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte quattordicesima)


             (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)

LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

La giornata sembrava non finire mai: i relatori si succedevano ai relatori in una noia mortale.

E la sua testa era già là, fuori dalla porta , a vedere se Chiara lo stava aspettando. Le lancette dell’orologio sembravano andare al rallentatore … tic-tac, tic-tac, tic-tac … ma com’era possibile che dall’ ultima volta che le aveva guardate fossero passati solo 3 minuti!! Sicuramente il suo orologio andava male, le batterie si stavano scaricando e aveva iniziato a rallentare. Aveva cercato conforto a questa tesi alzando lo sguardo al grande orologio a cristalli liquidi che troneggiava sulla parete dove venivano proiettate le slides. Ehh no, il suo orologio funzionava perfettamente!! Era lui che fremeva d’impazienza.

Ad un tratto finalmente salì sul palchetto l’organizzatore dell’evento dichiarando chiusi i lavori della giornata, ringraziando i partecipanti, augurando loro una piacevole serata da turisti nella Capitale e ricordando che il giorno dopo la sessione mattutina sarebbe iniziata alle ore 9.

Non aveva ancora finito di parlare che già Francesco si era fiondato verso la porta.

Tanta fretta di uscire per poi scoprire, con una vena di delusione , che Chiara non lo aveva aspettato.

Si era avvicinato in modo circospetto al bancone e si era rivolto al portiere che lo guardava con fare incuriosito:
<< Mi scusi, so che la mia domanda potrà sembrarle strana, però … Chiara, ehhm, la signorina che c’era qui al posto suo stamattina … è già andata via?>>

Il portiere aveva bonariamente sorriso:
<<adesso capisco perché è stata qui a cincischiare per oltre mezz’ ora nonostante avesse finito il turno!!! Aspettava lei!!! Poverina … sembrava un’anima in pena … e guardava la porta della sala convegni, e faceva finta di riordinare una postazione che era già ordinatissima. Alla fine l’ho invitata a togliersi dai piedi e l’ho mandata a casa che proprio non ce la facevo a vederla gironzolare qui attorno con quella faccetta “appesa”!!>>

Una girandola di pensieri frullava ad un ritmo vorticoso nella testa di Francesco. “ mi ha aspettato. È andata via solo perché ho tardato troppo … si però mica è stata colpa mia, questo lei lo sa … e se fosse semplicemente lì fuori dall’albergo che mi aspetta? …”

Si era letteralmente “catapultato” fuori dall’ hotel … aveva guardato ovunque ma di Chiara nessuna traccia.

Era tornato al bancone sperando di giocarsi “l’ultimo asso”.
<<Mi perdoni, lo so che quello che sto per chiederle non è deontologicamente corretto, è vero, lei cosa ne sa di me, io potrei essere anche un serial killer che ha individuato in Chiara la sua prossima vittima, ma le giuro che non è così!! È una storia lunga e non è detto che prima o dopo io non gliela racconti ma adesso le chiedo –non è che saprebbe l’indirizzo di Chiara?-->>

Aveva detto la frase tutta d’un fiato e adesso era lì che si contorceva le mani in attesa di una risposta.

Il portiere lo aveva guardato benevolo e aveva risposto:
<<Lei ha perfettamente ragione … non è corretto divulgare dati sensibili del personale … lei vive in Italia? Noo? Quindi non sa niente della legge 196 … quella che tutela i dati personali … ecco se io, ammesso di esserne a conoscenza, le dicessi dove abita Chiara, compirei un illecito. Ci hanno fatto frequentare un sacco di corsi e ci hanno fatto “una capa tanta” su sta storia. Anche volendo proprio non posso. Guardi, lei non ha assolutamente la faccia da serial killer e io difficilmente mi sbaglio sulle persone. Però Chiara, venuta a sapere che io le ho dato l’indirizzo potrebbe denunciarmi e io perderei il posto di lavoro. Aldilà del fatto che io me lo sento qui, nello stomaco, che Chiara non solo non mi denuncerebbe ma mi salterebbe al collo ringraziandomi, mi dispiace ma non posso proprio accontentarla. Una cosa però gliela posso dire: Chiara solitamente prende servizio alle 8 e solitamente NON lavora alla reception … oggi è stato un vero e proprio colpo di c..o, ehmm di fortuna che vi siate incontrati. E la fortuna un poco va aiutata. Le dicevo: Chiara prende servizio alle 8 ma arriva sempre con un buon quarto d’ora d’anticipo e dopo essersi cambiata “ sa viene a piedi quindi arriva in tenuta sportiva”e aver indossato il tailleur di ordinanza si reca al bar dove il ragazzo gli prepara un estratto o una centrifuga che lei beve stando seduta su quella poltroncina laggiù e guardando fuori dalla finestra. Se lei passa di lì domattina verso le 8 meno 10 magari la incontra …>>

Poi aveva continuato dicendo:

<<ma adesso animo che la notte è giovane e pure lei è giovane … è mai stato a Roma prima di oggi? Sì ma non ha visto nulla?? E che ha fatto? è venuto bendato? Ahh è venuto a fare la maturità!! Ma scusi perché non l’ha fatta al suo paese la maturità? Ahh è una storia lunga … lei mi sembra un uomo pieno di storie lunghe, uno di questi giorni me le deve raccontare tutte ste storie!! … Comunque, ascolti me: vada fuori, si faccia un giretto… questa meravigliosa città ce la invidiano tutti … ci vengono da tutte le parti del mondo per visitarla!! Sa cosa può fare? Vada a farsi una bella doccia, io intanto sento mio nipote che fa il cameriere in un ristorantino proprio qui dietro l’angolo e le faccio riservare un tavolo … una cenetta con tutti i crismi e poi una camminata “digestiva” fino a San Pietro che di notte, tutta bella illuminata, è uno spettacolo … da lì fino a Castel Sant’ Angelo e poi ritorna qui in albergo … dopo una passeggiata così vedrà che stanotte dormirà come un angioletto e domani … ehh “domani è un altro giorno” e per qualunque evenienza mi chiamo Oscar, faccia uno squillo e io arrivo>>

Francesco aveva accettato di buon grado i consigli di Oscar e aveva prima cenato in un ristorantino intimo dove i clienti erano coccolati e vezzeggiati e poi era uscito e si era perso per le vie della Città Eterna. Ad un certo punto la stanchezza di quella giornata così lunga e così piena di emozioni gli aveva presentato il conto. Tornato in albergo si era steso addormentandosi all’ istante.
Aveva fatto tutta una tirata finché la suoneria squillante del telefono non l’aveva strappato dai suoi sogni.
Annaspando un po’ al buio, aveva trovato la cornetta e portandosela all’ orecchio aveva sentito la voce squillante di Oscar dire:
<<Buongiorno signore, dormito bene? sono le sette e questa è la sua sveglia. Se vuole essere al bar per le sette e quarantacinque e sperare così di vedere Chiara si deve spicciare … si rinfreschi un po’, si riordini che io intanto le faccio preparare la colazione. Ha qualche preferenza?>>

Aveva velocemente ordinato un caffè, un toast e una spremuta d’arancia e poi si era preparato all’ incontro. Guardandosi allo specchio aveva visto un “quasi-quarantenne” di bell’ aspetto, forse un po’ magrolino, con uno sguardo sfavillante incorniciato da una montatura di tartaruga.

Il pensiero che da lì a poco avrebbe rivisto Chiara lo spronò a consumare la colazione velocemente e altrettanto velocemente a scendere al bar.

Si guardò intorno ma a quell’ ora il locale era ancora deserto. Prese posto su una delle poltroncine indicatele la sera prima da Oscar e si mise in attesa.

LA STORIA VISTA DA LORO

Non voleva pensare a nulla per non illudersi e poi magari rimanere deluso. Lasciò che gli occhi si perdessero nel panorama che si intravedeva aldilà della vetrata. Ad un tratto “la sentì” … si girò e lei era là, stava entrando nel bar e, assorta nei suoi pensieri, si avvicinò velocemente al bancone. La centrifuga era già pronta, prese il bicchiere e si diresse verso la sua poltrona preferita. Fece per sedersi e alzando gli occhi incrociò lo sguardo più bello del mondo.

Appoggiò il bicchiere sul tavolinetto basso per evitare che le cadesse dalle mani e poi disse:

<<ma cosa ci fai qui? Come facevi a sapere che io la mattina passo di qui prima del lavoro? E … >>

Lo sguardo di Francesco si spostò alla reception dove Oscar si preparava a “smontare” dal turno e li stava osservando sorridendo bonario.

Lei seguì lo sguardo e capì che il collega che tante volte le aveva offerto una spalla dove appoggiare un attimo la testa quando la giornata era particolarmente pesante era il fautore di tutto questo.

<<Oscar, Oscar … se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!!>>

<<Ti prego non prendertela con lui … sono io che l’ho assediato. Gli ho chiesto il tuo indirizzo e mi ha fatto una “tirata” sul diritto alla privacy … però si vedeva che gli dispiaceva non potermi aiutare. Ha detto che sei stata un bel po’ alla reception anche una volta finito il turno … era me che aspettavi? E insomma: mi ha dato questa dritta sulle tue abitudini mattutine. Ti spiace?>>

Lei fece “no” con la testa non riuscendo ad interrompere quel fiume di parole …

Lui continuò:
<< Ascolta: so che hai 10 minuti, forse anche meno prima di iniziare il lavoro e non voglio farti assolutamente fare tardi. Intanto la cosa più importante: sei fidanzata, sposata, convivente, in una qualche forma di relazione a due?>> e lasciò la frase in sospeso in attesa della risposta.

<< Ora sono libera, ho avuto per anni una relazione che …>>

<< Delle nostre vite precedenti parleremo la prossima volta. Intanto a me interessava sapere se sei libera e sei libera. BENE. Anch’io sono libero e anch’io ho avuto delle storie che ti racconterò poi. A questo punto, visto che il tempo stringe, voglio assolutamente che tu mi dia ORA: indirizzo, e-mail, numero di telefono, contatto facebook e qualunque altra cosa ti venga in mente. Ti ho perso di vista una volta e adesso che ti ho ritrovato non voglio perderti più. Che se non impariamo dai nostri errori vuol dire che il tempo passa per niente. Lo so che tu potresti avercela con me per mille ragioni ma non mi interessa!! Ti farò cambiare idea, te lo prometto.
Adesso mi dai tutti i dati e poi corri a lavorare. Io seguo la seconda giornata della convention e appena finisce devo necessariamente tornare a casa … o meglio: devo tornare in Germania, che non so perché ma non l’ho mai sentita veramente come “casa mia”.
Torno là e domani devo presentare la relazione di questi 2 giorni di lavori a Roma.
Finisco alcune altre cose che ho in sospeso e poi chiedo una settimana di ferie, permesso, aspettativa … insomma qualcosa mi invento e torno qui.
Tu vedi se riesci a prenderti qualche giorno.
Io tornerò e allora e solo allora ci prenderemo tutto il tempo che ci serve per riprendere da dove abbiamo interrotto. Che dici? Ci stai?>>

Lei era imbambolata, occhi lucenti e sguardo sognante:
<<certo che ci sto!! Hai da scrivere che ti detto i dati? Però non me ne vado se anche tu non mi dai i tuoi … così almeno abbiamo il doppio delle possibilità di rincontrarci ... metti che tu riponi il taccuino in valigia e la compagnia aerea te la perde? O te la rubano? Meglio giocare sul sicuro va … che in quanto a malintesi mi pare che abbiamo già dato. Non so ancora cosa sia successo 20 anni fa ma NON voglio assolutamente che capiti di nuovo>>

Si scambiarono velocemente i dati e poi lei a malincuore disse:
<<devo proprio andare … starei qui ancora un po’ ma la direzione è molto rigorosa … allora: fai buon viaggio e ti aspetto presto>>

Fece per allontanarsi dopo avergli dato una fuggevole carezza sul viso, quando lui la richiamò dicendo:
<< Chiara! Non dimentichi niente?>>

Lei si girò interrogativa, lui con due passi coprì la distanza che li separava, le cinse le spalle e la baciò.

Un bacio da fare invidia a Klimt … bello, appassionato e colorato.

Oscar, che fino a quel momento aveva assistito a tutta la scena da distante, come in un film muto, immaginando il dialogo, tirò un bel sospiro di sollievo e disse tra sé: “E anche questa è fatta!! L’ho capito subito che quei 2 ragazzi sono fatti l’uno per l’altra. E adesso non mi voglio proprio perdere il seguito!!”
                                                                                                                                                                                        (continua)

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