domenica 22 gennaio 2023

MINOU (parte prima)

(fonte web)

Era nata in una fredda giornata di fine autunno e, a dispetto di quello che diceva la saggezza popolare a riguardo, lei e i suoi due fratellini erano vispi e curiosi di scoprire il mondo.

Mamma Gatta per istinto, aveva scelto come “sala parto” il fienile, e nello specifico un vecchio scrittoio con le antine un po’ sghembe che si trovava proprio in fondo, in fondo … dove nessuno guardava mai.

Dentro il mobile alcuni vecchi indumenti ormai inutilizzabili che la padrona di casa aveva messo lì in caso servissero stracci per i lavori di manutenzione di trattori e altri attrezzi: -ormai inutilizzabili per gli umani ma per fare un bel “nido” per i suoi bimbi erano proprio l’ideale- aveva pensato Mamma Gatta quando aveva capito che era quasi “l’ora”.

Sapeva, sentiva che doveva tenere i suoi piccoli nascosti affinché fossero al sicuro: altre volte non era stata altrettanto accorta e il “Padrone” li aveva trovati, messi in una scatola e portati via e lei non li aveva più rivisti.

Ed era stato inutile miagolare fino allo sfinimento nella speranza che i suoi piccolini la sentissero e tornassero indietro: così come a nulla erano servite le parole che la “Padrona” aveva rivolto al marito per convincerlo a non portar via i micini.

“Teniamoli per un po’ … magari quando diventano più grandicelli qualcuno di quelli che passano di qui per comprare le verdure del nostro orto li vede e se li porta a casa”

“Sì brava!! E se poi nessuno li vuole? Cosa facciamo se diventano grandi e ci restano tutti sul groppone?? In casa serve un gatto maschio, lo dico sempre io!! Ma lei no!! Prendiamo una gattina, guarda com’è carina … carina, carina, ma ogni 3 mesi eccola li che fa i piccoli !! e altre bocche da sfamare!! Non se ne parla proprio!!”

“Ma guardala da un altro verso: se diventano bravi come la mamma a cacciare i topi avrai risolto questo problema e non ti costeranno niente perché mangeranno quello che cacciano”

“ Sì … come se non ti conoscessi!! E poi entrano in casa una volta, due, e poi d’inverno fa freddo vorrai mica lasciarli al freddo e al gelo e così in quattro e quattr’otto ci ritroviamo la casa piena di gatti: E poi basta discutere: qui il padrone sono io e si fa come dico io!!”

“Ma almeno non andare ad annegarli!! Prendi la scatola e portali lontano … dai loro una possibilità!! Solo perché tu sei un vecchio orso non è detto che in giro non ci sia qualcuno che vorrebbe tanto un micino!”

“Ohh adesso basta!! So io cosa devo fare!! Tu pensa alle faccende domestiche che di quelle ti devi occupare!”

La Donna aveva abbassato il capo carezzando la gatta che capiva che stava succedendo qualcosa di brutto ma non poteva far niente per impedirlo.

E così, ogni volta, i suoi piccoli finivano in una scatola e probabilmente morivano annegati in qualche corso d’acqua della zona.

In realtà, l’uomo era meno cattivo di quanto volesse apparire, ma non poteva permettere che la moglie lo contraddicesse.

Faceva quindi tutta la “pantomima”, si allontanava da casa continuando a brontolare ad alta voce, ma percorso qualche chilometro, svoltava in un sentiero laterale che portava ad un bel boschetto e lì liberava i gattini dando loro una possibilità.

La cosa era andata avanti per parecchio tempo finché un giorno la “Padrona” aveva trovato suo marito accasciato nella rimessa degli attrezzi privo di conoscenza.

L’Uomo era stato ricoverato in ospedale per un po’ e quando era tornato a casa, Mamma Gatta aveva visto scendere dall’ambulanza non l’Uomo che le rubava i figli, bensì un Vecchio confinato su una sedia a rotelle.

Dopo l’ictus, “il Vecchio” usciva di casa raramente: la moglie, nelle belle giornate di sole, spingeva la “carrozzina” fino al pergolato e là lo lasciava mentre lei tornava alle mille faccende proprie della vita della fattoria.

Spesso le persone che dalla città si spostavano fino alla fattoria per acquistare uova, frutta e verdura “a km zero” si fermavano a fare quattro chiacchiere con "il Vecchio" che aveva sì perso l’uso delle gambe , ma manteneva, nonostante i problemi di salute, una memoria di ferro e si ricordava di tutto e di tutti.

Mamma Gatta non avrebbe dovuto preoccuparsi per i suoi ultimi nati visto che il Vecchio era “fuori gioco” … eppure l’esperienza le aveva insegnato che era meglio essere prudenti.

Intanto l’autunno stava lasciando il posto all’inverno: quei tre teppistelli ormai erano cresciuti abbastanza per andare alla conquista del mondo: ogni mattina, dopo la poppata, si arrampicavano sulle pareti del cassetto e poi si lasciavano cadere “fuori” … fuori dove c’era tutto un mondo da scoprire.

Il fienile era grande e pieno di cose che come per incanto si trasformavano in giochi per le piccole pesti: si nascondevano, si facevano gli agguati, si arrampicavano e immancabilmente cadevano in qualche buco e solo allora si mettevano a miagolare in modo straziante per richiamare la loro mamma che correva velocemente a recuperarli e a portarli al sicuro.

La “Padrona” aveva capito che da qualche parte c’era una nidiata di micini pronti ad invadere l’aia e in cuor suo ne era contenta: ci voleva un po’ di giovinezza in quella fattoria dove da un po’ tutto era avvolto nel sudario della tristezza.

In attesa di vedere i nuovi arrivati, si coccolava la loro mamma, allungandogli pezzetti di carne saporita e ciotole di latte appena munto.

Si avvicinavano a grandi passi le festività natalizie ed un giorno era arrivato, come ogni anno a Natale, Andrea, il figlio della loro unica figlia.

Trascorreva da sempre le vacanze scolastiche (sia natalizie che estive) a casa dai nonni: i genitori lavoravano entrambi e i nonni non vedevano l’ora di averlo un po’ con loro per viziarlo a dovere.

Anche il “Vecchio” si ammorbidiva quando arrivava il nipotino: lo portava con sé a pescare, a “far la legna”, in giro per il bosco a raccogliere i funghi e a riconoscere le impronte lasciate dai tanti animali che si rendevano “invisibili” al loro passaggio.

E poi alla sera, dopo aver ascoltato il telegiornale, spegneva la tivù e si accendeva la pipa. Quello era il segnale: Andrea metteva da parte qualunque cosa stesse facendo e si catapultava sul divano.

Si sedeva vicino vicino al nonno e ogni volta immancabilmente diceva: “dai nonno, raccontami una storia”

E il nonno cominciava …


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