giovedì 30 agosto 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte ottava)

                        (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)

Oltre 20 anni dopo


LA STORIA VISTA DA LUI

"E tu chissà dove sei
Anima fragile
Che mi ascoltavi immobile
Ma senza ridere
E ora tu, chissà dove sei
Avrai trovato amore, o come me
Cerchi soltanto le avventure
Perchè non vuoi più piangere"

Chissà perché quella mattina si era svegliato canticchiando una vecchia canzone di Vasco…

"E la vita continua,
anche senza di noi,
che siamo lontani ormai
da tutte quelle situazioni che ci univano,
da tutte quelle piccole emozioni che bastavano
da tutte quelle situazioni che non tornano mai
perchè col tempo cambia tutto lo sai
e cambiamo anche noi ..."

Ma dai ..chi voleva prendere in giro?Lo sapeva eccome perchè quella canzone gli tornava alla mente ...

"E tu chissà dove sei
Anima fragile"

Già … chissà che fine aveva fatto Chiara. Se lo era chiesto parecchie volte nel corso degli anni da quando, ragazzetto si era trasferito con la famiglia in Germania e lui e Chiara si erano giurati che niente e nessuno li avrebbe separati.

E invece era bastato poco più di un mese di lontananza e lei si era “defilata” in modo lieve … non si era mai fatta viva con lui e anzi ad un certo punto aveva anche cominciato a respingere le sue lettere, come a voler mettere la parola FINE alla loro storia senza dargli il diritto di replica.

Le aveva raccolte tutte, le lettere che erano ritornate al mittente … dapprima frastornato perché non capiva cosa stesse succedendo, poi arrabbiato con il mondo intero perché aveva visto tutti i suoi sogni fatti a pezzi, calpestati e senza sapere perché.

Le aveva raccolte tutte, legate con un nastro rosso e riposte in una scatola di latta, di quelle dei biscotti “Lazzaroni”.


Quella scatola lo aveva accompagnato nei vari traslochi per poi trovare posto ogni volta nell’angolo più buio dell’armadio … e ad ogni trasloco saltava fuori e lui valutava se disfarsene o continuare a portarla con sé … non se n’era mai disfatto e la scatola era saltata fuori la sera prima, finché armeggiava nell’armadio alla ricerca della valigia da riempire per l’imminente viaggio.

E prepotentemente erano saltati fuori anche tutti i ricordi e con loro la canzone di Vasco che così bene si adattava alla loro storia.

"Avrai trovato amore, o come me
Cerchi soltanto le avventure
Perchè non vuoi più piangere"

E tutte le volte che si era imbarcato in una nuova storia d’amore, il ricordo di Chiara era tornato limpido e nitido come se il tempo non fosse mai trascorso.

E come nella canzone di Vasco, lui si era chiesto dove fosse Lei, cosa stesse facendo, se avesse trovato quello che cercava, cosa avesse fatto in tutti quegli anni.

Ne erano passati di anni da quel fine agosto. Oltre 20 per la precisione.

Il ragazzo cortese e fiducioso era diventato nell’arco di un mese taciturno e malinconico … e anche parecchio incavolato.

Amareggiato perché Chiara aveva deciso di troncare senza lasciargli la possibilità di controbattere, si era buttato anima e corpo nel lavoro e nello studio, riuscendo bene in entrambi i campi.

Era considerato da tutti, insegnanti e compagni di scuola ma anche colleghi e caporeparto in fabbrica, come una persona affidabile, corretta, diligente e scrupolosa.

Così aveva ultimato il percorso di studi recandosi 2 volte in Italia a sostenere gli esami e aveva sempre scelto città abbastanza lontane dalla sua di origine, per evitare che la malinconia prendesse il sopravvento.

Addirittura per la maturità si era iscritto a Roma, proprio per essere ben lontano da luoghi dove avrebbe potuto incontrare casualmente qualcuno del suo passato.

E iscrivendosi a Roma aveva finito per sostenere gli esami a 200 metri dal liceo frequentato da Chiara. Ma lui non lo sapeva e il destino non li aveva fatti incontrare.

Dopo il diploma aveva seguito due corsi di Marketing e una volta terminati aveva fatto un invio massivo di curricula.

Molte le aziende che gli avevano risposto e fra le tante ne aveva scelta una con parecchie sedi in altrettante città europee.

Aveva fatto la gavetta, ma da subito aveva dimostrato di avere le doti per aspirare ad un posto di responsabilità.

Così nel corso degli anni era diventato Responsabile Vendite per l’Estero e il suo lavoro lo portava frequentemente in viaggio a visitare le varie filiali, a cercare di capire i punti di forza e quelli “claudicanti” e a studiare nuove strategie con chi le gestiva per risolvere i problemi.

Aveva viaggiato tanto per lavoro fino a diventare l’uomo di punta dell’azienda.

Quanto era stata sfavillante la sua carriera lavorativa, tanto era stata piatta e monotona la sua vita personale.

Storie certo, ma storie alle quali non voleva dare importanza.

Frequentazioni che però rimanevano sempre entro certi limiti. Tutto questo fino al giorno in cui aveva incontrato Angelika.

Angelika di nome e di fatto: una ragazza solare e paziente che aveva saputo attendere, medicare ferite che non volevano rimarginarsi, farsi largo piano piano nel suo cuore.

E ci era riuscita bene: per anni avevano condotto una vita fatta di serate insieme, vacanze insieme, fine settimana insieme … fino al giorno in cui l’aveva guardato negli occhi e gli aveva detto:
<<Cosa ne pensi di andare a vivere insieme? Ormai è parecchio che ci frequentiamo, mi pare che insieme stiamo bene … potremmo anche pensare di mettere su famiglia. Ci pensi? Una casa tutta nostra e perché no, anche un bimbo, che l’età per fare sul serio ce l’abbiamo direi …>>

E lui aveva sentito uno strano brivido corrergli lungo la schiena e non era desiderio di condividere quello che gli era appena stato prospettato, ma più un malessere e una voglia di fuggire lontano.

Per un po’ l’aveva assecondata e nei fine settimana anziché fare gite o piccoli viaggi avevano cominciato ad andare a vedere appartamenti e casette. E per quanto lei li trovasse adorabili, lui trovava invece sempre qualche difetto sul quale non si poteva assolutamente derogare.

Troppo vicino alla ferrovia ( sai che rumore di notte quando passano i treni?), troppo lontano dal centro ( dai non possiamo venire a vivere qui! Per andare a bere un aperitivo bisogna mettersi in macchina per oltre mezzora!!) troppo piccolo, troppo grande, senza neanche un po’ di giardino, con un giardino troppo grande, troppi lavori da fare, troppo caro, troppo economico (se te lo vendono ad un prezzo così basso vuol dire che c’è la fregatura).

All’ennesima accezione che aveva sollevato, Angelika lo aveva preso in disparte e guardandolo negli occhi aveva detto:
<<Non sono le case che non vanno bene, vero? E’ l’idea di metter su famiglia che ti atterrisce. E non sono nemmeno io che non vado bene per te … è proprio l’idea di condividere in maniera stabile la tua vita con un’altra persona che ti sconvolge, sbaglio?>>

Lui se ne stava impietrito non sapendo cosa dire. Angelika era riuscita con poche parole a fare uno spaccato perfetto di quello che provava, di quello che sentiva.

Gli dispiaceva farla soffrire, ma contemporaneamente non poteva certo continuare ancora a fingere, non dopo essere stato così platealmente scoperto.

E così era tornato a fare “il lupo solitario” e il lavoro aveva preso il sopravvento.

Viaggiare per lavoro gli serviva per non fermarsi a pensare a cosa era veramente la sua vita: un involucro sterile dove non trovavano posto i sentimenti.

Aveva viaggiato per l’Europa in lungo e in largo, ma in Italia non era più tornato per scelta.
Quando gli prospettavano un viaggio nel Bel Paese cercava sempre di “glissare” e affidarlo al suo collega che invece amava tutto del paese oltralpe: le donne, la cucina, la musica, l’aria che si respirava.

Ci era riuscito per oltre 20 anni. Fino al giorno prima.

Il giorno prima all’ennesima proposta di una convention in Italia dove sarebbe stato relatore per parlare di mercati, vendite e profitti, aveva cercato come al solito di “passare la palla” al suo collega ma purtroppo il collega era in vacanza dall’altra parte del mondo.

Suo malgrado quindi, aveva deciso di affrontare i fantasmi del passato e recarsi alla convention.

Tirando giù dall’armadio la valigia, questa si era trascinata dietro la famosa scatola di latta con le lettere.

E lui, anziché iniziare a riporre in modo ordinato camicie e pantaloni, mutande e calzini, si era seduto sul letto e sciolto il nastro che teneva unite le lettere, aveva cominciato, scegliendone una a caso, a leggere i sentimenti che albergavano nel suo cuore tanti e tanti anni prima.
                                                                                                                           (continua)

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