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E insomma ci siamo: domani è il “Grande Giorno”…
domani dopo otto settimane , torneremo a riprenderci, un po’ alla volta, giorno
dopo giorno, la nostra vita.
Domani, riportando le parole del nostro Governatore,
il gioco è tutto nelle nostre mani: la salute, nostra e degli altri, dipenderà
in gran parte da quanto sapremo essere virtuosi.
L’abbiamo dimostrato sì che siamo “ virtuosi” … per
due mesi ce ne siamo stati in casa, senza poter frequentare nemmeno le persone
più care.
Dalla sera alla mattina, senza aver fatto nulla di
male, ci siamo trovati privati del bene più importante: la Libertà.
Non eravamo più “liberi” di andare al lavoro, di
fare la spesa, di fare una semplice passeggiata.
Ci siamo reinventati le giornate: giornate lunghe,
fatte di letture, qualche film, di qualche lavoro che aspettava da tempo.
Ci lamentiamo spesso di “non avere tempo” e ci siamo
trovati con tanto, troppo tempo a disposizione.
Da domani qualcuno riprenderà le proprie attività,
da domani potremo tornare a
camminare lontani da casa, da domani ci incammineremo su una nuova strada.
Dovremo imparare a fare i conti con il
distanziamento sociale, non potremo
sostare alla “ macchinetta del caffè” a fare due chiacchiere, non
potremo invitare un’amica a “bere un caffè” a casa.
Non ancora, almeno.
Non potremo abbracciarci e baciarci quando ci
incontriamo, non potremo spostarci all’interno del nostro Bel Paese
liberamente.
Non ancora almeno.
Ma domani è un giorno speciale che abbiamo tanto
atteso, è IL GIORNO speciale che abbiamo tanto atteso e non può e non deve passare sottotono.
Io ho deciso che domani lo festeggerò nel modo che
amo. Mi concederò una lunga camminata … non so verso dove, non so fino a dove e
nemmeno mi interessa. L’unica cosa sicura che so e che , parafrasando una
canzone di Zucchero
“io
camminerò, tanto che poi i piedi mi faranno male."
E sarà un male “ benedetto” che mi ricorderà che
sono una donna fortunata perché domani potrò scegliere come investire la mia
giornata.
E voglio ubriacarmi di sole, e vento, e cieli
azzurri … e voglio sentire il profumo dell’erba e della terra, lo scorrere
lento del fiume, il rumore dei miei passi sul sentiero e il battito del mio
cuore.
E voglio sentire lo zaino che ridiventa un tutt’uno
con le mie spalle, con la mia schiena.
E voglio arrivare in un posto tranquillo, sedermi su
un muretto e mangiare un panino godendomi l’inebriante senso di libertà.
E voglio ricordare ad uno ad uno tutti i giorni dal
9 marzo ad oggi …
Ma come? Non sarebbe meglio dimenticarlo, questo
brutto periodo??
Non sarebbe meglio, sarebbe forse “più comodo” …
illudersi che sia tutto finito e voltare pagina come se nulla fosse accaduto.
Ma non si può, ma NON SI DEVE … voglio ricordarmeli
i giorni nei quali l’unico obbiettivo era “ far finta” di essere coraggiosa,
far finta di essere “ quella tosta” perché è così che ti conoscono gli altri e
non puoi buttare sulle loro spalle anche il peso delle tue paure.
Quei giorni dove costantemente avevo un groppo in
gola e un senso di smarrimento che non avevo mai conosciuto prima d’ora … quei
giorni dove spegnevo la tv perché non riuscivo più a sopportare il dolore delle
immagini passate più e più volte …
Quei giorni dove sarei scappata via da me stessa,
per non fare i conti con la mia “ pochezza”, con la mia fragilità, con le mie
insicurezze.
Quei giorni dove mi inventavo cose da fare per
tenere impegnate le mani, ma la testa no, quella continuava a “sbattere” contro
la paura come una falena attirata dalla luce.
E ci eravamo illusi che saremmo stati “liberi” già a
partire dal 14 aprile, ma poi alla vigilia di Pasqua, l’ennesimo comunicato
stampa ci aveva fatto sapere che bisognava avere ancora un po’ di pazienza.
E non c’è niente di peggio di una speranza “disillusa” … bisogna ricominciare a fare il
conto alla rovescia, e trovare pensieri positivi che ti accompagnino verso la
nuova meta.
E così quel pomeriggio parlando con un paio di amici
, mi era venuto in mente un passaggio della poesia “Invictus” di Nelson Mandela
“Non importa quanto stretto sia il passaggio.
Quanto piena di castighi sia la vita.
Io sono il padrone del mio destino,
Io sono il capitano della mia nave”
E credo che sia stato proprio questo che mi ha
aiutato in questo periodo: il pensiero che se anche tante cose mi erano
precluse, la mia fantasia, il mio pensiero erano liberi, LIBERI.
Stanotte già lo so dormirò poco … stanotte mi sveglierò
un sacco di volte guardando l’ora e aspettando che il cielo schiarisca … esattamente
quello che ho sempre fatto durante i miei Cammini.
E domani, per me, comincia un altro Cammino …