giovedì 31 dicembre 2020

LE DODICI NOTTI -SEI-

                                                                 ( foto trovata in rete)

31-12-19

Ed ecco che anche S.Silvestro era arrivato: mattina da brividi … le temperature nella notte erano scese abbondantemente sotto lo zero e complice l’umidità le piante erano ricoperte di brina e creavano un paesaggio da favola.

Velocissima aveva fatto qualche foto per “fissare” in un’immagine l’ultimo giorno dell’anno e poi via con i preparativi per la festa: da qualche anno avevano formato con altre 4-5 coppie un bel gruppetto affiatato.

Si trovavano all’inizio di dicembre e si decideva  su "chi avrebbe portato cosa" : ognuno si faceva carico di uno step così nessuno sarebbe arrivato a sera stremato dai preparativi.

Funzionava bene: una delle coppie aveva casa grande e la metteva generosamente a disposizione … ci si trovava verso le 20 … si cenava e poi via di karaoke e giochi di società … un anno i maschi si erano anche esibiti con parrucche a caschetto dai colori improponibili e boa di struzzo. Le “ragazze” avevano pensato bene di immortalare il tutto e nel corso dell’anno successivo più volte avevano “ricattato” i maschietti promettendo di rendere pubbliche quelle immagini quantomeno compromettenti.

Anche quest’anno sarebbe stato bello aspettare il nuovo anno con loro: nessuno era esente da problemi piccoli e grandi, ma per una sera tutto veniva accantonato …

Una coppia aveva il figlio maggiore che ormai da anni viveva in una delle Repubbliche Baltiche e i genitori lo vedevano massimo 4 volte l’anno … la mamma soffriva molto la lontananza ma poi si consolava dicendo che doveva essere felice per lui che così lontano da casa aveva trovato lavoro e amore.

Un’altra coppia durante l’anno che stava finendo aveva vissuto con il fiato sospeso a causa di una grave malattia che aveva colpito la loro unica figlia … ora tutto sembrava risolto ma la mamma ancora faticava ad uscirne … e il papà si confidava con Daisy dicendo:

-Prima ho dovuto essere forte per far coraggio alla mia bimba … poi quando le cose sembravano volgere al meglio ho visto mia moglie lentamente “crollare” sotto un peso troppo grande da portare e così ho dovuto prenderla e piano piano cercare di portarla fuori dalla depressione … ma A ME … chi mi aiuta??? Non ho il diritto anch’io di lasciarmi andare? Di piangere? Di disperarmi? Perché ai padri è sempre chiesto di essere forti, di essere di supporto a tutti?-

Daisy ci aveva riflettuto e concordava sul fatto che, nel gioco delle parti, i maschi sono quelli forti, quelli sui quali fare affidamento …

A lei era successa una cosa analoga ma contraria parecchi anni prima : un giorno “L’Uomo” aveva avuto un gravissimo incidente sul lavoro e per 70 gg era rimasto a casa ingessato … Lui, proprio Lui che era sempre in movimento, si era trovato dalla sera alla mattina immobilizzato in un corpo che non lo assecondava più.

E Lei aveva dovuto barcamenarsi tra lavoro (come si sentiva la mancanza dell’Uomo sul lavoro!!), casa, un bimbo in età scolare che aveva dovuto diventare grande anzitempo per fare compagnia al papà nei lunghi e assolati pomeriggi di quell’estate del 1999 … 

Se lo ricordava bene quel periodo: veniva da una primavera molto impegnata e molto impegnativa e cominciava a sentirne il peso 

Il giorno prima dell’incidente aveva l’ennesimo appuntamento che però era anche l’ultimo e lo sarebbe stato per parecchi giorni. Aveva quindi affrontato questo ultimo step pensando: “meno male che con oggi finiamo perché non ce la faccio proprio più”

E poi, nemmeno 24 ore dopo, l’incidente, e tutto era precipitato e lei si era ritrovata a scoprire qualità che non sapeva di avere, si era ritrovata a farcela ancora e ancora perché … non c’era alternativa.

Da quell’esperienza aveva imparato 2 cose e le erano venute in mente proprio ora finchè in cucina preparava delle cose sfiziose per la cena che li aspettava da lì a qualche ora:

-1-che anche quando sei convinta di non farcela più, in realtà, da qualche parte, nascosto nel fondo più profondo trovi sempre quel “briciolo” di qualcosa che ti aiuta ad andare avanti ancora per un giorno.

-2- aveva imparato a non dire più “Non ce la faccio” perché la vita le aveva insegnato che non è così, quindi scaramanticamente diceva “ E’ dura, è impegnativa, ma la porterò fuori” 

Cucinare, così come fare l’orto la faceva star bene, le serviva per mettere in ordine pensieri e ricordi.

Scherzosamente diceva che per lei la Cucina e l’orto erano  come lo Scandisk e il Defrag per il pc … si faceva pulizia di pensieri inutili e si mettevano al proprio posto, in ordine, tutti gli altri.

L’orto … l’orto che in questo periodo dell’anno riposava in attesa della primavera, quando sarebbe stato ripulito dalle erbacce, vangato, concimato, rastrellato, preparato per accogliere semi e piantine.

Ma perché mai oggi le era venuto in mente l’orto? E come sempre accade, la risposta le arrivò quando ormai quasi non ci pensava più.

Stava infornando dei salatini di svariati gusti ed eccolo là il ricordo che cercava: la notte passata aveva fatto un altro bel sogno .. sembrava proprio che il periodo “galera” di marzo e aprile fosse definitivamente archiviato.

Nel suo sogno si vedeva leggermente abbronzata ( se anche fosse stata al sole 20 ore al giorno non sarebbe andata più in là di un tenue color biscotto ), in calzoncini corti e canottiera intenta a raccogliere i frutti del suo lavoro, della sua pazienza e della perseveranza … vedeva l’Uomo in lontananza che sistemava le aiuole e da qualche parte sentiva il ronzio del trattorino che tagliava il prato.

Sembrava un sogno ... ahhh no! ERA un sogno!! 

GIUGNO 2020

Il ritorno alla vita di tutti i giorni, alla quasi normalità era stato più "strong" di quello che pensava: se da una parte era vero che tutta Italia si era fermata per due mesi, dall'altro questo voleva dire che lei era in ritardo di due mesi con scadenze e adempimenti fiscali.

Qualcosa il governo aveva posticipato, ma il grosso andava fatto: rettifiche, bilanci, tasse da pagare. E poi tutta la parte che riguardava dipendenti e risorse umane ... un caos nel caos: norme nuove che nessuno o quasi conosceva, con il rischio di fare errori che sarebbero stati sanzionati.

Si era fermata un attimo ... si era guardata allo specchio lavandosi le mani e aveva detto:

-ma ti senti? due mesi fa avresti pagato oro per essere qui a battagliare con fisco e clienti insolventi e adesso ti lamenti?-

Era proprio vero: non c'era nulla di cui lamentarsi se non il fatto che il tempo sembrava non bastare mai e le alternative erano due ... o restare in ufficio all'infinito sperando di riuscire così a processare più documenti possibili oppure imparare dalle sue colleghe che, cascasse il mondo, alle 17 in punto la giornata lavorativa era finita e pazienza se qualcosa era rimasto da fare.

Optò per una via di mezzo: le 17 era veramente trooooppo presto, (anche perchè lavorare in un ufficio completamente vuoto e silenzioso la aiutava a essere più produttiva e poi alle 17 faceva ancora un gran caldo e non voleva rischiare una sincope) , ma per le 18 era fuori, e fuori c'era l'estate che la aspettava.

Cieli azzurri e qualche nuvola piccina e sfilacciata qua e là ... campi di girasoli a perdita d'occhio, e poi altre colture sconosciute che interrompevano il verde della campagna con macchie variopinte ...

La Natura non si era fermata mai, neppure durante il lockdown, anzi ... in un certo modo aveva beneficiato del fatto che in giro non ci fosse nessuno e l'aveva fatta da padrona, con animali che attraversavano la strada indisturbati e uccelli che nidificavano nei posti più impensati.

Due soli mesi con gli esseri umani " fuori gioco" e già si vedevano i risultati ... ed erano tutti oltremodo positivi.

Natura vs Homo Sapiens : 1 a 0




mercoledì 30 dicembre 2020

LE DODICI NOTTI -CINQUE-


                                                                   ( foto trovata in rete)

30-12-19

Penultimo giorno dell’anno, ore 6, interno casa.

Donna Biondina scende saltellando le scale ed entra in cucina … fermo immagine su Donna Biondina che spalanca tutte e tre le finestre di suddetto ambiente.

Nel fotogramma successivo Donna Biondina si sposta repentinamente in antibagno, in bagno e in soggiorno e anche qui spalanca tutte le finestre.

Ancora un fotogramma e troviamo la Biondina che, spalancata anche la porta di casa, si siede sulla soglia (camicia da notte e sedere a terra) e coccola i due cani accorsi festanti.

Fermo immagine della Biondina che guarda verso il cancello che dà sul giardino.

Donna Biondina si avvia seguita dai cani verso il giardino … in sottofondo l'inno della “Champions” 

(clicca qui sotto per  sentire l'inno)    

https://www.youtube.com/watch?v=BLb1C58FDhY

Donna Biondina che si allontana … immagine in dissolvenza … Musica che sfuma …

Erano giorni che non si sentiva così bene … si era svegliata riposata e soprattutto serena … con la sensazione che qualunque cosa l’avesse angustiata nei giorni precedenti, si era dissolta.

Non sapeva di cosa si trattasse ma sentiva che c’era stata una svolta … il sogno della notte appena trascorso?!? Era stato un crescendo di luce, di colori, di sensazioni, di stati d’animo, di profumi e aromi …

Aromi?? Come quello del caffè che le era appena arrivato sotto il naso?!? Della serie: “sogno o son desto??

In giardino, il 30 dicembre, senti odore di caffè?? Ti è partita qualche sinapsi oppure hai il senso dell’olfatto che è andato in tilt … ma l’avrebbe giurato che era proprio odore di caffè!!

Si era girata per tornare in casa (che in camicia da notte all’aperto con zero gradi rischiava una polmonite) e per un pelo non era andata a sbattere contro “L’Uomo” che era arrivato di soppiatto alle sue spalle con una tazzina fumante.

--ahhh ma allora avevo sentito giusto!! E’ veramente odore di caffè!! No perché ho pensato di avere un “miraggio olfattivo” … ero qui in mezzo al giardino e mi è arrivato l’aroma intenso, avvolgente proprio mentre stavo pensando al sogno di stanotte che è stato pieno di … -

-Non dirmi che a Maggio ci tocca traslocare in una piantagione di caffè magari in Brasile o in Costarica o perché no in Guatemala?? E’ questo che hai sognato? No perché sai mi devo preparare psicologicamente.- e aveva concluso la frase sorridendo sornione e appoggiandole sulle spalle una giacca di lana.

-Siamo in vena di fare gli spiritosi oggi?? In realtà stavo proprio riflettendo sul fatto che non mi ricordo i sogni di stanotte ma so solo che erano pieni di colori, di luci, e profumi e io mi sentivo così “leggera” e mi veniva voglia di ballare … hai presente la canzone di Cocciante “Margherita”? quel pezzo che fa

“Poi corriamo per le strade e mettiamoci a ballare” e poi ancora “Poi coi secchi di vernice, coloriamo tutti i muri, strade vicoli e palazzi …”-

-Fermati un attimo … analizziamo ciò che ricordi … eravamo rimasti che eri in galera e io ti portavo le arance … ah no … ero in galera anch’io quindi niente arance … ed era marzo, giusto? Di aprile non mi hai raccontato nulla quindi vuoi farmi una sorpresa … e oggi mi salti fuori con caffè , gente che balla e un sacco di colori … ci sono!!! Qual è il maggior produttore di caffè al mondo?? Il Brasile … Brasile … balli, canti … colori sgargianti … ho trovato! Il Carnevale di Rio … sì ma solitamente il carnevale di Rio è a febbraio … niente niente che i sogni delle 12 notti sante vanno a ritroso?? L’altro giorno era marzo, oggi è febbraio e …-

-Sei cosciente sì di essere una persona poco seria?? Guarda che finisce che non ti racconto più niente!!-

-Vuoi sapere come finisce veramente? Se non ti spicci a venire in casa finisce che un bel raffreddore non te lo leva nessuno-

-Però a ben pensare … sai che forse potresti avere ragione … tutto nel sogno sarebbe più riconducibile a febbraio … pensa che ad un certo punto c’era una voce in lontananza che diceva: ”le mascherine, mi raccomando, le mascherine” … quindi delle due o eravamo a Rio con tanto di carnevale , o anche a Venezia o Viareggio così per dire oppure ci siamo iscritti ad un gruppo di “scambisti” e mi è capitato un partner che adora mascherarsi e magari indossare tutine in lattice … - aveva concluso lei ridacchiando e correndo verso casa.

-Se ti acchiappo ti faccio vedere io che partner hai!! Altro che mascherine e completini sexy in lattice …-

Il 2019 volgeva al termine … solo un altro giorno e poi sarebbe arrivato il 2020.


MAGGIO 2020

Ancora non ci poteva credere … si era alzata, era un lunedì e NON era andata al lavoro anche se avrebbe potuto.

Era un lunedì e NON era cominciata l’ennesima settimana in attesa del nuovo DPCM.

Era un lunedì e poteva andare dove voleva senza autocertificazione e senza dover rendere conto a nessuno.

E cosa aveva fatto? Aveva dato appuntamento a Lorena “al solito posto” e insieme erano andate a camminare per tutta la mattina.

Ancora incredule che la “clausura” fosse finita , avevano camminato verso est, sole in faccia e tanta voglia di chiacchiere …

La temperatura era perfetta, la compagnia pure …

Camminando le era venuta in mente una frase letta tempo prima e che aveva sempre abbinato ai Cammini.

“il sole non è mai così bello come il giorno in cui ci si mette in cammino”

Ed effettivamente ogni volta che era partita per un Cammino aveva guardato l’alba e si era sentita padrona del mondo.

Ma quel giorno aveva dato a quella frase una connotazione nuova … non importava che tipo di cammino fosse … “mettersi in cammino” vuol anche dire intraprendere una nuova avventura, cominciare qualcosa …

E quale giorno era più adatto a quella frase se non il 4 Maggio 2020?? Il giorno in cui finalmente la gente aveva potuto riappropriarsi di un po’ di normalità … certo … non era finito tutto, sarebbe ancora dovuto passare del tempo prima di lasciarsi tutto alle spalle ma era un primo passo: il famoso primo passo di un’altra frase che amava molto: “ il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”.

Ed era proprio così … il primo passo era stato fatto. Non ci si poteva ancora abbracciare ( che fatica vedere Lorena e non poterla stringere, dopo tutto quel tempo!), bisognava continuare ad indossare le mascherine per proteggere se stessi e gli altri (le mascherine, mi raccomando, le mascherine … altro che gruppo di scambisti!! Stavano vivendo un’avventura di tutt’altro genere …)

Ma era fiduciosa: la primavera era esplosa in tutto il suo vigore con profumi e colori che  rendevano il cuore più leggero … e se anche non si poteva dire che tutto fosse risolto, bisognava crederci e andare incontro al sole e ad una nuova stagione.



martedì 29 dicembre 2020

LE DODICI NOTTI -QUATTRO-

 

( foto trovata in rete)

29-12-19

Domenica da sempre, a casa loro, era sinonimo di “lentezza”. Si alzavano un po’ più tardi, facevano colazione e poi, magari, guardavano un film in tv (era così strano guardare un film alle 10 di mattina!!)

Da un po’ di tempo però ( esattamente da quando, il settembre precedente aveva avuto un “piccolo, banale incidente” in montagna) Daisy non riusciva a rimanere a letto a lungo senza che la schiena le facesse pagare il conto.

Pensare a come si era procurata questo fastidioso mal di schiena poteva avere una connotazione “comica”. Se non fosse che erano passati 3 mesi e le cose anziché migliorare, tendevano a peggiorare.

Si erano regalati un fine settimana in un posticino speciale in Val d’Isarco, un posto di quelli dove ogni volta è un po’ come “tornare a casa” … paese piccolino (uno dei “Più Bei Borghi d’Italia), turistico il giusto, che per 3 fine settimana, a cavallo tra fine settembre e ottobre, ospitava il “Torggelen” , una sorta di festa in piazza con musiche, canti e tante cose buone da mangiare. Qualcosa di più di una festa in piazza … tutto il paese contribuiva alla buona riuscita della manifestazione e il colpo d’occhio a cui si assisteva entrando nella piccola cittadina era veramente eccezionale.

La mattina di buon’ora, curiosa di andare a vedere i preparativi per la festa, Daisy aveva lasciato “l’uomo” a dormire e di soppiatto era uscita per avviarsi verso la piazza. Non aveva fatto 10 passi che , non aveva ancora capito come, si era ritrovata “col culo in terra”. Rialzatasi, spolverato un po’ il fondoschiena dolorante, ipotizzato che non ci fosse niente di rotto, si era guardata intorno per capire come caspita avesse fatto a scivolare in modo così, così, così … maldestro. Ed ecco svelato il mistero: proprio all’uscita del resort, in discesa, ad un certo punto la pavimentazione lasciava il posto al brecciolino … ed era proprio lì che il suo piede aveva perso l’aderenza facendola finire “di peso” seduta a terra.

Come aveva fatto a distrarsi così??? Ecco come: stava fantasticando di scrivere un racconto di quei giorni di vacanza e aveva il naso all’insù e la testa fra le nuvole … e ci aveva rimediato un bel capitombolo.

Era andata lo stesso a camminare, anche se un po’ dolorante e quando era tornata indietro e aveva raccontato la disavventura si era vista prendere “benevolmente” in giro. Cosa che aveva gradito poco, considerato che con il passare delle ore il fastidio alla schiena si era parecchio accentuato.

Tornare a casa il giorno dopo era stata una “via crucis” … non c’era posizione che le permettesse di trovare un po’ di sollievo, si muoveva continuamente sul sedile, tanto da sembrare una “tarantolata”.

Poi , piano piano, giorno dopo giorno, le cose erano sembrate andare meglio … lei era una di quelle che, prima di decidersi di andare dal medico procrastinava dicendo “ lascio passare qualche giorno, poi se non mi passa ci vado” … di fatto il dolore alla schiena non era mai passato del tutto ma, a fine dicembre, non si era ancora decisa a rivolgersi a qualcuno per trovare sollievo.

Non era un male ingestibile, ma neanche si poteva dire che stesse bene: faceva fatica a salire e scendere dall’auto, non riusciva più a portare pesi, non riusciva a stare in piedi immobile a lungo e come già detto, non riusciva a rimanere a letto un po’ di più la domenica.

Anche quel giorno era andata così: aveva provato a trovare una posizione più comoda per cercare di dormire ancora un po’ ma … niente da fare: una piccola lama appuntita le si infilava tra le vertebre e non c’era posizione che tenesse.

Così era scesa in lavanderia, aveva fatto un po’ di stretching sperando le cose migliorassero … già che era lì aveva caricato e avviato la lavatrice e poi si era ricordata che voleva fare qualche foto alle piante del suo giardino .

Era uscita con la macchina fotografica e aveva fatto degli scatti interessanti alla “nandina” e all’ “agrifoglio” ( entrambe le piante sfoggiavano delle belle bacche rosse in un periodo in cui la natura aveva ben poco da offrire) e mentre si stava avviando verso casa, chissà perché si era seduta sulla panca gelida che stava sotto il gazebo. Stava lì e non riusciva a muoversi … sentiva di stare bene in quel posto, anche se, a dire il vero, brividi feroci le correvano lungo il corpo senza interruzione.

E poi, come evocato da chissà dove, ecco un fermo-immagine del sogno della notte precedente: il tavolo sotto il gazebo apparecchiato come per le grandi occasioni con piatti e bicchieri che solitamente riservava alle festività.

Va detto che il tavolo sotto il gazebo, unitamente alle due panche, veniva utilizzato prevalentemente in estate in occasione delle grigliate … e di sicuro lei in quelle occasioni NON usava tovaglie importanti o suppellettili delicate.

Eppure nel suo sogno la tavola era apparecchiata proprio come se fosse gran festa e aveva la sensazione che ci fossero altre persone non della famiglia con lei mentre in realtà, durante tutto il sogno c’erano sempre e solo loro tre , con tre faccette “appese” e quel senso di “attesa” …

Evitò di parlarne con “l’uomo” … l’aveva abbondantemente presa in giro il giorno prima con la storia della galera e delle arance … non aveva nessuna voglia di fare il bis, anche se, appena sveglia, la sensazione era stata la stessa del giorno precedente … come se nel suo sogno le cose non fossero andate molto meglio della notte precedente.

APRILE 2020

Il mese era passato tra attese e speranze sistematicamente disattese … la tv era un crescendo di “terrorismo mediatico”, così alla fine avevano deciso di non accenderla nemmeno più.

Si aspettavano le comunicazioni del Governo (che solitamente arrivavano a sera inoltrata) con la speranza di qualche allentamento in quella che stava diventando una vera e propria “galera psicologica”.

E ogni volta era una delusione … e ogni volta era un procrastinare di altri 5 o 10 gg per poi confermare , se non inasprire, quanto già in atto.

C'era un posto però dove trovava sollievo: nella lettura. In poco tempo, l’idea di leggere per Lorena era diventata qualcosa di più grande … si era aggiunto un amico , e poi un’amica, e poi altre ancora e l’idea primaria di far compagnia a Lorena si era trasformata in un gruppo di lettura su Whatsapp.

Che poi, diciamoci la verità: le letture non erano altro che una “scusa” per stare un po’ insieme, per discutere di quanto ascoltato ma anche di tante altre cose … un modo come un altro per far  “comunella” , per fare “muro” e non lasciarsi sopraffare dalla malinconia o ancor peggio dalla paura.

Ehhh sì perché la paura era sempre lì … dietro l’angolo … l’ignoto si sa, un po’ di timore lo incute sempre e mai come in quei giorni il futuro era quantomeno nebuloso … nessuno poteva promettere niente … nessuno poteva elargire speranze.

Bisognava solo restare ben saldi e attendere tempi migliori.

E così a Pasqua, complice un clima mite e soleggiato, avevano deciso di pranzare in giardino con tutti “ i sacri crismi” … tovaglia delle grandi occasioni, il servizio di piatti ereditato dalla mamma di Daisy, bicchieri di cristallo … e Lei aveva deciso di apparecchiare per 2 persone in più … per Lorena e per Claudio, invitati "virtuali" che al momento erano gli unici 2 ascoltatori delle letture … solo qualche giorno dopo, il tavolo non sarebbe bastato per accogliere tutti coloro che si erano messi “nelle mani della Maestra” ( chissà mai perché i suoi amici l’avevano battezzata così?!?) per uscire dalle secche della Pandemia.

E per tutto il mese di Aprile aveva supportato e consigliato gli amici del gruppo … aveva elargito a piene mani idee e pensieri, spunti di riflessione, parole di conforto nei momenti più impegnativi.

E tutti loro forse pensavano che “la Maestra” era una tosta e non perdevano occasione per ringraziarla per quanto stava facendo per loro … in realtà erano Loro che avevano fatto e stavano facendo TANTO per la Maestra … e come spesso succede quando si fa del bene incondizionatamente … probabilmente non ne erano nemmeno del tutto consapevoli … MA LEI SI’ … 

E Maggio era alle porte ...

lunedì 28 dicembre 2020

LE 12 NOTTI -TRE-

                                                                                        ( foto trovata in rete)

28-12-19

Si era alzata che ancora non albeggiava … aveva questo rapporto speciale con il mattino, con l’alba, con l’aurora: amava uscire di casa molto presto, sentirsi “padrona” delle strade che percorreva, strade deserte e silenziose.

Case, palazzi e appartamenti perlopiù bui … solo qualche finestra era illuminata … mattinieri appena alzati o nottambuli appena rientrati?? Le piaceva immaginare che dietro ogni finestra illuminata ci fosse una storia: il papà che sorseggiava il caffè in piedi, che dopo aver accarezzato la testa dei bimbi che ancora dormivano era pronto a partire per il primo turno in fabbrica … Lo studente scapestrato che si era fatto convincere dagli amici a partecipare ad una “notte brava” e ora doveva assolutamente prendere in mano i libri di testo perché l’esame era lì, dietro l’angolo … una finestra si era appena spenta … era quella della mamma dello studente che non riusciva mai ad addormentarsi finché il suo figliolo non rientrava … rimaneva lì, ad ascoltare un programma radiofonico in diretta dalle 23 alle 6 del mattino fino a quando sentiva il rumore dell’auto che entrava piano nel cortile … solo allora spegneva la luce e fingeva di dormire. Non voleva che suo figlio sapesse la pena che provava ogni notte a saperlo fuori chissà dove, chissà con chi … strane donne le mamme: stanno in pensiero per i figli ma non vogliono che i figli sappiano la loro preoccupazione.

E poi c’era quella casa … quella bella, bianca, grande, con il porticato: quella con tutte le luci accese nel vialetto d’ingresso mentre l’unica finestra illuminata era quella di un confortevole soggiorno con tv al plasma, divani in pelle e tappeti pregiati.

Parecchie volte Daisy era passata a piedi lì davanti proprio quando una bella ragazza sulla trentina, parcheggiata l’auto sotto una pergola, in pochi passi, aveva raggiunto il portico: auto lussuosa, vestiti firmati e scarpe eleganti tacco 12. Era entrata e poco dopo la sua figura si era stagliata dietro le tende del soggiorno: un’altra silhouette femminile si era alzata dal divano dove si intravedeva un piccolo corpo rannicchiato sotto un plaid. Le due donne si erano fronteggiate per nemmeno un minuto, qualcosa era passato dalle mani di una a quelle dell’altra, (forse dei soldi per pagare quella che poteva essere una baby sitter) poi la seconda figura era uscita di scena (probabilmente uscendo da una porta di servizio sul retro della casa) e la donna appena rientrata dopo essersi tolta le scarpe, si era seduta sul divano abbracciando quel fagottino nascosto dal plaid.

Chissà perché, ogni volta che assisteva a questa scena, Daisy pensava ad una canzone di tanti anni prima di Lucio Battisti, una canzone che raccontava storie di donne e nel suo immaginario mescolava un po’ i personaggi della canzone facendoli diventare uno solo: la ragazza della casa bianca.

E continuava per la sua strada canticchiando tra sé:

-Per te che di mattina torni a casa tua perché,

per strada più nessuno ha freddo e cerca più di te

per te che metti i soldi accanto a lui che dorme,

e aggiungi ancora un po’ d’amore a chi non sa che farne.

Anche per te…. –

Era arrivata in ufficio intirizzita e dopo essersi fatta una bella tisana, si era seduta alla scrivania con l’intento di non farsi distrarre da nulla … aveva messo la radio a volume bassissimo così per farsi far compagnia e il parlato si percepiva appena.

Dopo un bel po’ che si era completamente estraniata le era arrivata all’orecchio la sigla del giornale radio e la sua attenzione era stata attirata dalle parole “ Boss Mafioso – arresti domiciliari a causa delle condizioni di salute”

Si era fermata con la matita a mezz’aria, aveva riflettuto un attimo e poi si era messa a ridere. La sua risata era echeggiata per gli uffici deserti.

Aveva guardato l’ora e, composto il nr del cellulare di Lui, aveva atteso che rispondesse.

Uno, due, tre squilli (ok che è sabato , ma mica starai ancora dormendo alle 9 di mattina??... su dai … rispondi) … al quinto squillo la sua voce calda l’aveva abbracciata con un :

-Ma lo sai che la gente normale, il 28 dicembre se ne sta a pigrare un po’?? mica son tutti come te che sei scappata … che ora era quando sei andata via ? e soprattutto: cos’hai combinato?-

-Ma niente cretinetto!! Volevo solo dirti di prepararti … non so cosa farò a marzo ma mi sa che ne combino una grossa, grossissima!!-

-Ohhh mamma!! I soliti sogni delle 12 notti? Cos’hai sognato stanotte che ti fa pensare che ne combinerai una grossa? E poi … “grossa” in che senso??

-Ahhh non lo so, l’unica cosa che mi ricordo del sogno di stanotte è che mi hanno “rinchiusa in casa” … ti giuro … tutta la notte ho sognato che ero obbligata a stare in casa o al massimo in giardino. E sai cosa facevo chiusa in casa? Leggevo!!Leggevo un sacco!!  Poco fa alla radio ho sentito di un delinquente al quale hanno dato gli arresti domiciliari, così ho pensato che probabilmente commetterò un qualche reato anch’io perché altrimenti non c’è spiegazione al fatto che qualcosa o qualcuno mi possano impedire di uscire di casa. Tu che ne pensi?

-Che vuoi che ti dica?? Conoscendoti potrebbe anche essere … vorrà dire che ti porterò le arance in galera!!-

 

MARZO 2020

Le cose stavano cambiando giorno per giorno … prima due “zone rosse” interdette al traffico e agli spostamenti, poi la notizia che i contagi aumentavano, ogni giorno di più … una malattia sconosciuta e subdola … un virus simile a quello dell’influenza ma molto più “bastardo” … poi un giorno avevano detto che si dovevano impedire gli assembramenti e per evitare ciò avevano sospeso prima il carnevale e poi tutte le celebrazioni religiose.

Daisy aveva colto la palla al balzo e aveva invitato Lorena (che solitamente la domenica cantava nel coro della chiesa) a fare una camminata da tempo progettata ma che richiedeva almeno 6 ore di tempo. Quale migliore occasione di questa? Chiese chiuse, messe sospese, potevano partire e tornare quando volevano.

E così si erano ritrovate di buon’ora domenica 8 marzo (un paio di settimane dopo la loro ultima cammin-chiacchierata) e avevano percorso oltre 26 km fermandosi solo un paio di volte a bere qualcosa e a fare il “pipi-stop”. Avevano parlato di quello che stava succedendo, ma non avevano veramente ben chiaro cosa stesse succedendo, quindi facevano supposizioni, congetture, e quando i pensieri scivolavano verso tinte fosche, una diceva all’altra:

-Ma ci pensi se chiudono tutto? Se non ci permettono più neanche di andare a camminare?-

Si guardavano negli occhi e poi:

-Ma no dai!! Vedrai che tutto si risolve per il meglio.-

Era l’8 marzo, festa della donna e ancora non sapevano che quella sarebbe stata la loro ultima camminata per tantissimo tempo a venire … ancora non sapevano che nei due mesi successivi avrebbero ricordato più e più volte con nostalgia quell’ultimo giorno di libertà.

Dal 9 marzo abbiamo imparato tutti il significato della parola Dpcm, di Lockdown, abbiamo imparato come si compila un’autocertificazione e che cos’è il distanziamento sociale.

Daisy aveva deciso che lo sconforto non avrebbe avuto la meglio e ce la mise tutta per fronteggiare questo nuovo modo di vivere: aveva la sua famiglia della quale prendersi cura, e poi anche se a distanza, in qualche modo, doveva prendersi cura di Lorena, non poteva permettere che la sua amica scivolasse lentamente nell’autocommiserazione, così decise di mettersi a leggere per lei … un capitolo al giorno, tutti i giorni … marzo lentamente passava e Daisy leggeva, leggeva, leggeva.

Una sera Lui l’aveva trovata seduta sul divano del soggiorno con il libro in grembo e lo sguardo assorto.

Si era seduto vicino e le aveva cinto le spalle con un braccio attirandola a sé e dicendo:

-Vien chi, picoleta…-

Lei aveva alzato gli occhi lucidi su di lui ricordando altri tempi, altri luoghi , quando, all’inizio della loro storia lui era solito abbracciarla apostrofandola proprio con quella frase.

Lui le stava accarezzando i capelli e lei aveva detto in un soffio:

-Sto pensando a fine dicembre … ti ricordi quel giorno che ti ho telefonato per raccontarti che probabilmente a marzo ne avrei combinata una “grossa” ma così “grossa” che mi avrebbero messa in galera o forse agli arresti domiciliari? E tu mi hai risposto che se capitava mi avresti portato le arance? Ecco: non abbiamo fatto niente di male ma ci hanno messo in galera lo stesso … e tu non puoi portarmi neanche le arance perché sei galeotto anche tu!!!-

-Stai parlando delle 12 notti vero? Senti, fai una cosa: vai a recuperare quel quadernetto che vediamo cos’hai sognato la notte che corrisponde ad Aprile, così ci facciamo un’idea di cosa ci aspetta …-

-Bravo!!! E secondo te non ci ho già pensato anch’io?!? Peccato che nei primi giorni di lockdown ho buttato all’aria tutto e adesso non lo trovo più! L’unica è vivercela giorno per giorno … tra poco è Pasqua, magari ci liberano tutti … magari …

domenica 27 dicembre 2020

LE 12 NOTTI -DUE-

                                                                                       ( foto trovata in rete)

27-12-19

Si era svegliata di soprassalto, con il cuore che batteva all’impazzata … non ricordava nulla del sogno appena fatto ma sentiva un senso di oppressione al petto … la camicia da notte madida di sudore e quel “nonsochè” di quando stai vivendo un momento difficile.

Era sgattaiolata fuori dalla camera cercando di non fare rumore e si era raggomitolata sul divano della cucina in cerca di risposte, rimuginando fra sé:

-Ok … ieri sera abbiamo dato fondo agli avanzi e magari mangiare lo zampone, il purè e il panettone farcito a cena non è proprio il massimo per la digestione ma … vuoi dire che questa ansia che sento, questo groppo in gola, sono colpa della cena? Non starò mica ammalandomi, invece? La mia collega Serenella sono 2 settimane che è a casa per colpa dell’influenza e mi diceva che quest’anno è particolarmente brutta … sono anni che fortunatamente non la prendo, vuoi vedere che quest’anno che è più “cattiva” me la becco anch’io? O forse ce l’ho già?!? Febbre mi pare di non averne, mal di gola neppure, tosse nemmeno … ho solo quest’ansia che sale come un’onda e il cuore che batte troppo forte … ho solo quest’ansia … SOLO?!?-

Ed era lì, tutta intenta a riflettere rosicchiandosi un’unghia, quando Lui era sceso, non trovandola al suo fianco al risveglio.

-Che succede? Hai una faccetta! Sei pallida, hai gli occhi sgranati … hai fatto un brutto sogno?? Stanotte cos’era? Febbraio? Che hai sognato per avere una faccia così? La conquista della Terra da parte degli alieni? Non è che stai prendendo un po’ troppo sul serio questa storia? Ti faccio una tisana?!? Ma guardati … potresti utilizzare questi giorni di festa per riposare un po’ e ti trovo qui alle quattro di mattina, sul divano, con la faccia di una che ha appena finito di guardare un film del terrore.-

- In realtà i miei giorni di vacanza sono già finiti e fra un po’ vado in ufficio a sistemare l’inventario, però mi sono svegliata con una sensazione, non so come dirti: sento che c’è qualcosa che non va ma non so spiegarmi cosa … ti ricordi quella volta che nostro figlio ha avuto l’incidente in auto e io ero stata “elettrica” per tutto il pomeriggio senza spiegazione?? Ecco forse semplicemente avevo un presentimento, una premonizione, chiamala come vuoi … stanotte mi sono sentita allo stesso modo …-

-La mia “streghetta” … è la parte più “selvatica” di te che viene fuori. Tutto il giorno la teniamo a bada con la razionalità e probabilmente è solo nel sonno, nei sogni, che riesce a fare capolino.-

-E il bello sai qual è?? Mi sta tornando in mente proprio ora il sogno che stavo facendo prima di svegliarmi così di soprassalto … sembrava la seconda puntata del sogno di ieri notte … nel senso che è ripreso esattamente da dove si era interrotto. Anche stanotte ho sognato un posto bello, giornate luminose e  soleggiate, temperature miti … insomma un Paradiso … e c’eri tu, tutto bello sorridente, e un sacco di altra gente che non so, non mi pare di conoscere, e tutti avevano l’aria rilassata di quando si è in vacanza: pochi pensieri e solo il desiderio di riposare e ricaricarsi un po’. Gente che faceva pic-nic, scampagnate, gite, viaggi. Hai presente quei volantini che ogni tanto si trovano nella cassetta della posta e che parlano del “Mondo Perfetto” dove uomini e animali, anche feroci, vivranno in pace fra loro, e ci sono quelle bellissime immagini di bambini che accarezzano leoni e cose del genere? Ecco: il mio sogno era proprio così … avevo la sensazione che tutto fosse perfetto e che tutti fossero in pace con loro stessi e con quanto li circondava. Ma poi il tempo ha iniziato a cambiare: si è alzato un gran vento, la gente sui prati e sulle spiagge ha raccolto le proprie cose e ha fatto ritorno velocemente alle proprie case. Chi era per la strada ha cercato riparo in un posto sicuro. Il cielo è diventato buio all’improvviso ed io, che assistevo a tutto questo stando sull’uscio di casa, ho avvertito il timore che albergava nel cuore di tutti. Il timore per qualcosa di sconosciuto che stava per accadere …_

FEBBRAIO 2020

Abiti in un posto che non è proprio ai tropici: ti aspetteresti quindi, a febbraio, delle temperature ancora abbastanza rigide, magari una spruzzatina di neve oppure pioggia per giorni e giorni. E invece febbraio sembrava la fotocopia del gennaio appena passato con in più il piacere di giornate decisamente più lunghe.

Un peccato doversi rinchiudere tra quattro mura per tante ore al giorno: ma si sa “prima il dovere e poi il piacere” …così le avevano sempre ripetuto i suoi genitori fin dalla tenera età e poi, diciamocela tutta, da una nata lo stesso giorno di Aleksej Grigorevjc Stachanov , non è che ci si potesse aspettare che mollasse tutto per andare a camminare solo perché la bella stagione lo permetteva.

Così era scesa ad un compromesso: ad inizio settimana faceva la lista dei lavori che assolutamente bisognava svolgere e poi, se proprio non riusciva a resistere al richiamo della natura, scappava a camminare e quando tornava in ufficio rimaneva oltre l’orario per recuperare.

A fine gennaio i media avevano parlato di due turisti cinesi che in vacanza a Roma, erano stati ricoverati in ospedale perché avevano contratto quella che sembrava una forma influenzale piuttosto grave.

Dopo questo caso, si era diffusa la notizia che a Wuhan (cittadina cinese che prima di allora quasi nessuno in Italia conosceva), questa “forma influenzale” avesse contagiato tantissime persone, al punto da considerare la malattia un’epidemia e Wuhan un “focolaio” … tutte queste notizie arrivavano, frammentate, e come spesso accade, poiché Wuhan è lontana, la gente, “in tutte altre faccende affaccendata” non se ne preoccupava più di tanto.

Fino a venerdì 21 febbraio: Daisy era rimasta in ufficio fino a tardi a finire alcune cose che servivano al commercialista e prima di tornare a casa aveva pensato di passare in farmacia ad acquistare un particolare tipo di collutorio. Entrata in farmacia si era stupita del numero di clienti presenti, ma riflettendoci su aveva pensato che in fondo, essendo febbraio, probabilmente l’influenza era al “picco”.

La cosa però che le pareva strana, era che la gente NON comprava antipiretici o farmaci antinfluenzali ma bensì chiedeva mascherine chirurgiche.

Il farmacista da parte sua, avendo esaurito da giorni le esigue scorte di detto materiale e faticando a reperirne dell’altro, cercava di piazzare agli ignari acquirenti articoli simili ma, che, con il senno di poi, non erano affatto idonei all’uso al quale erano preposti (si trattava infatti di rettangoli di un particolare tessuto, di un’altezza tale per cui se coprivano la bocca lasciavano scoperto il naso e viceversa)

Ascoltando qua e là brani di discorsi delle persone in fila, aveva finalmente dato un senso a quanto si stava svolgendo sotto i suoi occhi: si parlava della stessa malattia virale che in Cina stava mietendo vittime e sembrava fosse stato scoperto un focolaio in Lombardia e forse uno anche a pochi chilometri da casa sua.

Inutile dire che aveva fatto ritorno a casa senza il collutorio e accesa la tv aveva cercato di capirne di più. Ma come sempre accade quando si è “nell’occhio del ciclone” non si ha ben chiaro cosa stia succedendo ( o forse, alle volte, NON si vuole capire.)

Il giorno dopo era sabato e si era regalata una camminata bella, lunga, in compagnia di Lorena. Con Lorena era stato facile “capitolare” al paradigma “io cammino da sola perché sto bene così” … Lorena era una persona semplice e spontanea con la quale parlare di tutto e di niente, ma anche percorrere kilometri e kilometri in silenzio assoluto.

Quel giorno però entrambe avevano bisogno di esorcizzare quel qualcosa che aleggiava sopra di loro: cercarono di capire meglio cosa stava succedendo, cercarono di incoraggiarsi a vicenda, esternando un coraggio che erano ben lontane dal provare. Nubi nere si presentavano all’orizzonte, anche se la giornata era serena e il cielo limpido: nubi nere che di lì a pochi giorni avrebbero scaricato ovunque il loro carico di dolore, disperazione e perdite … ma era solo fine febbraio e nessuno ancora sapeva cosa marzo aveva in serbo …


sabato 26 dicembre 2020

LE 12 NOTTI -UNO-

 ( foto trovata in rete)


26-12-2019

Aveva aperto gli occhi piano piano e prima che gli ultimi sfilacci di sonno l’abbandonassero, aveva velocemente preso appunti sul quadernetto che la sera precedente aveva preparato sul comodino.

Poi con calma si era alzata, era scesa in cucina, aveva messo sul fuoco la caffettiera e ripreso in mano il quadernetto, stava cercando di dare il giusto significato agli appunti scritti poco prima.

Nel frattempo era sceso anche Lui, avevano apparecchiato la tavola e insieme si erano seduti per consumare la colazione.

Lei leggeva, rifletteva e sorrideva: lui la guardava e non capiva. Ad un certo punto, la domanda era sorta spontanea:

-fammi capire: hai la stessa espressione del gatto dopo che ha mangiato il topolino … che cosa ti è successo?? Che cos’è che ti fa ridere gli occhi?-

Lei aveva alzato lo sguardo dal quadernetto e aveva fissato i suoi grandi occhi azzurri su di lui … poi lentamente aveva detto:

-Ti ricordi la storia delle 12 Notti Sante? La storia che i sogni che fai nelle notti tra Natale e l’Epifania ti diranno la direzione che prenderà la tua vita nell’anno che sta arrivando. Te ne ho parlato tempo fa … la conferenza alla quale ho assistito che parlava di numeri e loro significati …_

-Sì- aveva risposto lui- mi pare di ricordare qualcosa ma … non capisco dove vuoi arrivare. Che cosa c’è scritto su quel quadernetto che tanto ti entusiasma?-

-Ecco, la notte appena passata è una di quelle dodici notti, anzi per meglio dire è la PRIMA delle 12 notti: ieri sera me ne sono ricordata e ho messo questo quadernino sul comodino così da prendere appunti non appena sveglia. In teoria i sogni che ho fatto stanotte dovrebbero in qualche modo indicarmi come sarà Gennaio, il mio Gennaio. Tu ad esempio: cosa hai sognato stanotte?-

-Ho sognato … mhhh … ho sognato … sai che non mi ricordo? No aspetta ci sono: ho sognato di essere in vacanza in un posto molto bello, al caldo. Ho sognato cieli azzurri e sole, tanto sole. Ma con le nostre finanze mi sa che resterà proprio solo un sogno andare in vacanza a Gennaio…-

- Ascolta: non è che i sogni ti dicono esattamente cosa ti capiterà … vanno un po’ interpretati, come gli oracoli o le rune … e guarda caso ho sognato una cosa simile anch’io … ho sognato giornate soleggiate e camminate bellissime, cieli tersi e temperature miti … ma da che mondo è mondo, qui, dove abitiamo noi, un Gennaio così possiamo solo sognarcelo … oppure trasferirci in Australia e allora forse … ma come facevi ben notare tu, a meno che non vinciamo il primo premio alla Lotteria Italia, sarà difficile che ci vedano a Sidney il mese prossimo … quindi mi vien da pensare che ‘sta storia delle 12 notti sia una gran bufala e forse farei meglio a metterci una pietra sopra …-

-Io credo di no sai, non dovresti. Non puoi valutare le cose così a priori … tu comunque prendi nota tutte le prossime 11 notti dei sogni che farai, e poi a gennaio, a fine gennaio, cominciamo a tirare le somme dei sogni della prima notte. In corso d’anno, un mese alla volta ci ragioniamo su. E se poi, per tutto l’anno i sogni non c’avranno mai azzeccato, allora e solo allora potremo dire che è veramente una leggenda da archiviare.-

E così aveva messo gli appunti in bella copia aspettando Gennaio.

 

GENNAIO 2020

Gennaio era iniziato in modo anomalo per il periodo, con giornate veramente splendide. Avevano festeggiato il compleanno di Lei facendo i turisti in una vicina città d’arte, passeggiando per viuzze nascoste e corsi affollati di gente che ancora godeva di qualche giorno di festa. Al sole, nelle ore più calde, si stava bene anche senza cappotto.

La Befana era arrivata e NON avevano vinto alcun premio della Lotteria Italia , quindi sfumava la seppur remota ipotesi di un viaggio dall’altra parte del mondo.

Il ritorno al lavoro era avvenuto in modo “soft”: Daisy da qualche mese era stata affiancata da una giovane apprendista che con un po’ di addestramento avrebbe dovuto alleggerire la mole di lavoro che da sempre la opprimeva.

A gennaio la loro azienda lavorava ai “lanci” per la primavera ventura e i ritmi erano abbastanza tranquilli.

E così complici i ritmi tranquilli e i buoni proponimenti che solitamente si fanno ad inizio anno, aveva deciso di ritagliarsi un po’ di tempo per sé: scappava quasi ogni giorno, durante la pausa pranzo, per una bella camminata corroborante: tornava dopo circa 2 ore, con la mente fresca e ossigenata e il lavoro diventava molto più scorrevole.

Un Gennaio da incorniciare: niente nebbia ( miracolo!), niente pioggia e niente neve. Temperature, profumi e colori che facevano pensare più all’arrivo della primavera che al primo mese dell’anno.

Proprio su questo stava ragionando il giorno del compleanno di suo figlio che cadeva il 31 gennaio:

-Accipicchia! Gli ultimi 3 giorni di questo mese dovrebbero essere i più freddi dell’anno, i famosi “3 giorni della merla” e guarda qui! Camminando a passo spedito mi tocca togliermi il giubbotto per non sudare! –

E poi riflettendo un po’: -temperature miti, giornate limpide … tutto come nel mio sogno della notte di Natale, la prima Notte Santa. Ma vuoi vedere che allora un fondo di verità c’è? A sto punto son curiosa: domani inizia febbraio … cos’è che ho sognato, la notte del 26? Spetta un po’ che vado a prendere il quadernetto e vediamo cosa ci aspetta il mese prossimo …-

venerdì 25 dicembre 2020

LE 12 NOTTI -ZERO- (prologo)

                                                                                                                     ( foto trovata in rete)

--Il dodici è un numero che ci accompagna quotidianamente e che dura nel "per sempre della storia" ... dai mesi, ai segni zodiacali, dagli Apostoli alle fatiche di Ercole e agli Dei principali dell'Olimpo, dai Cavalieri della tavola Rotonda ai Paladini di Carlo Magno passando per le ore del giorno che ci guidano nella danza del buio e della luce, per arrivare alle Notti Sante ...
Narra una leggenda che i sogni che si fanno nelle dodici notti tra il 25 dicembre e il 5 gennaio , sono premonitori di come sarà l’anno che sta arrivando … ogni notte , un mese del nuovo anno … i sogni che faremo nella notte che da Natale ci porta a Santo Stefano ci indicheranno cosa succederà a gennaio e così via per dodici notti … fino ad arrivare alla notte dell’Epifania ( tra il 5 e il 6 gennaio) che ci dirà come sarà dicembre …--

Su questo stava riflettendo Daisy, mentre passeggiava sul sentiero che a breve l’avrebbe riportata verso casa.
Ripensava alle parole di quella Conferenza sui numeri e la loro simbologia, conferenza alla quale aveva partecipato qualche mese prima ma, chissà perché, ci stava rimuginando su proprio ora … forse perché, a grandi passi, si stavano avvicinando le festività Natalizie e quindi le 12 Notti Sante??

Scrollò il capo e riprese a pensare alle cose pratiche della sua vita di tutti i giorni : doveva  prendere appuntamento dal dentista, andare a fare la spesa, pagare le bollette, mettere al riparo i vasi con le piante prima che arrivasse il gran freddo …
Ma quel pensiero, il pensiero che i sogni in qualche modo influenzassero il futuro, o meglio che i sogni già sapessero cosa il futuro aveva in serbo per noi, si insinuò nella sua mente, e continuò a farle compagnia anche nei giorni successivi.

Aveva preparato il Presepe ed ecco, nel momento in cui aveva deposto i Re Magi lontani, lontanissimi dalla capanna per dar modo loro di arrivare all’Epifania, tornare a farsi vivo il pensiero delle 12 notti, che finiscono proprio la notte della “Befana”.

Era andata a comprare una tovaglia bella, elegante e la signora che gliel’aveva venduta, saputo che il suo tavolo era rettangolare, aveva detto: “ gliela dò da 12? Se usa il tavolo da un metro e 80 la ripiega un po’ sotto, ma se utilizza la prolunga diventa giusta giusta”... eccolo lì … il 12 che faceva capolino ancora una volta …

E le tanto attese vacanze natalizie erano cominciate: archiviato il solito scambio di auguri in azienda con “baci e abbracci, ci rivediamo l’anno prossimo” , il 24 da sempre era dedicato alla cucina e alle pulizie … una bella maratona.
La spesa era stata fatta nei giorni precedenti e la vigilia su presto la mattina per preparare il ragù che sarebbe servito per “la lasagna”…. E finchè il ragù “pippiava” ( come dicono gli amici di Napoli) via di aspirapolvere e mocio, scartoffie da archiviare e regali da mettere sul divano del soggiorno.

Era arrivata a sera esausta ma felice perché tutto sapeva di “Natale” : dal profumino di cose buone che aleggiava per casa alle luci in corridoio che illuminavano la via ai pastorelli ( i magi piano piano, giorno dopo giorno avanzavano verso la Capanna) , dai pacchetti che aspettavano solo di essere aperti la mattina dopo ai messaggi beneauguranti che già cominciavano ad arrivare via sms o whatsapp.

Una bella doccia e poi via : non si sarebbe persa per niente al mondo la messa di Mezzanotte , l’arrivo del Bambinello, lo scambio di auguri sul sagrato tra abbracci, strette di mano e gli immancabili vin brulè e cioccolata calda.
Una volta tornata a casa,le coperte l’avevano avvolta e il sonno non aveva tardato ad arrivare … poco prima di chiudere gli occhi aveva pensato a quanto fosse fortunata … aveva veramente tutto quello che desiderava.

Natale:
Dal risveglio a sera, tutta la giornata si era svolta all’insegna della calma : colazione assaporata e gustata, l’apertura dei pacchi, il piacere di stare insieme nel caldo abbraccio della loro casetta.
Forse perché a casa insieme, durante tutto il tempo dell’anno, ci stavano poco ( il lavoro assorbiva molto tutti loro e li teneva distanti dalle mura domestiche per tante, alle volte troppe ore al giorno) , quei momenti di condivisione erano forse il più bel regalo che ognuno di loro dedicava agli altri.
Non erano mai stati amanti del “pranzo fuori” il giorno di Natale, così come amavano stare tranquilli loro tre, con le loro abitudini e i loro riti.
Pranzetto e poi al pomeriggio il figliolo prendeva  “il volo” verso altri lidi e loro due facevano quattro passi per andare a fare gli auguri alla loro sorella … buffo pensare che marito e moglie potessero avere una sorella in comune e invece era proprio così : la sorella era di suo marito a dire il vero , ma Daisy la aveva “adottata anche per sé”… c’è un detto veneto che dice “ fradej cortej, cognà scortelà” ( fratelli coltelli , cognati e cognate , coltellate) : poiché non le piaceva l’idea che Rosina (sua cognata) la considerasse “una coltellata” aveva optato per “sorella putativa” … nei detti veneti non si parla mai male delle sorelle!
Era calata la sera e avevano fatto ritorno a casa … era stata proprio la giornata giusta per rimettersi in pace con il mondo … ora dopo ora aveva sentito tutta la tensione dei giorni precedenti dissolversi e lasciar posto ad una serenità corroborante.

Al momento di andare a nanna aveva fatto capolino nella sua testa che quella era la “Prima Notte Santa” e , per la serie “non è vero ma ci credo” aveva pensato di appoggiare sul comodino un piccolo quadernetto dove annotare, la mattina dopo appena sveglia, quello che aveva sognato nella notte appena trascorsa.
Poi, abbracciata all’uomo che dopo tanti anni era sempre e ancora “ il posto migliore dove tornare ogni sera” aveva ceduto al sonno …

mercoledì 3 giugno 2020

L' APPUNTAMENTO DEL SABATO

                                  questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie


Ti alzi presto … è sabato mattina … potresti restare a letto un po’ di più, ma hai un appuntamento al quale non puoi e non vuoi mancare.

Guardi tuo Marito, tuo Marito che ancora riposa, tuo Marito che ha avuto una settimana parecchio impegnativa e quindi è giusto che si riposi … lo baci sulla testa e piano piano senza far rumore scendi e ti prepari … ti prepari senza tanti fronzoli … Lui, il “Lui che ti aspetta” ti ama così come sei … non cerca artifici, non cerca orpelli … più le cose sono semplici, naturali e più gli piacciono.

Sali in macchina, hai il cuore che ti batte un po’ e sembra quando eri ragazzina e andavi incontro al primo amore … quel primo amore che è poi diventato tuo Marito e che ,sotto le lenzuola, si gode ancora un po’ il riposo del giusto.
E non ti senti in colpa per averlo lasciato dormire mentre tu intanto vai verso “L’Altro” … verso “L’Altro che ti aspetta”… non ti senti in colpa perché a tuo Marito non togli niente … perché tuo Marito una volta sveglio saprà esattamente dove sei andata e sarà felice per te perché tuo marito è una persona intelligente.

E tu, una volta tornata dal tuo “Appuntamento Amoroso” sarai una donna nuova, sarai una donna “ricaricata” … sarai una donna serena, appagata …e quindi non fai del male a tuo marito, fai del bene a te stessa e in un certo modo fai del bene anche a Lui, a Lui che è là che ti aspetta.

Percorri il breve tratto di strada che vi separa, parcheggi la macchina, ti avventuri per stradine un po’ nascoste, fai una piccola salita che ti mozza un po’ il fiato, ma il fiato forse non è mozzato solo dalla salita ma anche dall’emozione, dall’aspettativa … e poi lo vedi e … Lui è lì che ti aspetta, Lui è sempre lì che ti aspetta … Lui è paziente, Lui è … bello, Lui è tranquillo, ti infonde pace … lo guardi e lo vedi ancora più bello di come lo ricordavi.

Cominciate a camminare, a fluire, uno accanto all’altra, piano piano, in direzione del sole e …non c’è neanche bisogno di parlare, vi scambiate pensieri, vi scambiate le vostre sensazioni semplicemente camminando.
Un incontro d’Anime meraviglioso … e ti senti viva, ti senti ricaricata e sai, senti, che in “QUEL” momento, “QUELLO” è il tuo posto.

Non SEMPRE, non TUTTI I GIORNI, ma NON vorresti MAI mancare al vostro appuntamento del sabato.
Non vorresti MAI mancare perché è una delle tante cose belle che ti fanno affrontare meglio le tue giornate … ecco perché a questo incontro NON ci vuoi rinunciare.

Questo incontro ti regala pace e ti permette di riordinare i tuoi pensieri, di mettere a nudo la tua anima: Tu sai che qualunque cosa penserai o dirai, dall’altra parte non ci sarà mai un giudizio … non ti sentirai mai dire “te l’avevo detto io…”
Dall’altra parte c’è sempre uno che ascolta, c’è sempre uno che accoglie, c’è sempre uno che ti accompagna, c’è sempre uno che accompagna i tuoi pensieri là dove TU vuoi che questi pensieri vadano … verso la soluzione delle cose irrisolte.
E così camminate, camminate insieme: questo è forse il periodo più bello dell’anno.

Il sentiero è costeggiato da gelsi e ti ritrovi a fare come gli uccellini … 2 passi e ti fermi a mangiare qualche mora … in questo momento sono mature e succose al punto giusto …poi cammini ancora guardando l’orizzonte … ti piace tantissimo questa sintonia che c’è tra Te e Lui … è qualcosa di molto bello, profondo … e pensare che l’hai conosciuto “ a fondo” solo qualche anno fa … prima sì, lo incontravi spesso ma non ti interessava più di tanto … e forse tu non interessavi a Lui … e poi un bel giorno hai deciso che era giusto dargli una chance … l’hai avvicinato, lui si è lasciato avvicinare e tu hai capito che era quello che ti serviva … era la cosa giusta al momento giusto.
Hai continuato ad incontrarlo ogni volta che potevi … lo scorso inverno addirittura tutti i pomeriggi prima di tornare al lavoro … e senti che non ne hai mai abbastanza … ed è sempre tutto bello, tutto perfetto … e ti piace, ti piace molto questo senso di perfezione.

E sai … sai che, se la salute te lo permetterà, Lui sarà ancora il tuo Compagno per tanto, tanto tempo.
Tu non mancherai mai ad un appuntamento e sai che nemmeno lui lo farà … MAI.
Tu arriverai e Lui sarà SEMPRE lì che ti aspetta: sole, pioggia, vento, non c’è nulla che lo possa fermare e non c’è nulla che lui tema.

Poi arrivi alla panchina, alla vostra panchina, e ti siedi … riposi un po’, bevi un po’ d’acqua, ti guardi intorno ed è pace, pace assoluta: non c’è nessuno.
E non c’è nessuno NON perché tu abbia scelto un posto oltremodo defilato ma perché al sabato mattina, a quest’ora, la gente, quella “normale” sta ancora riposando.
E così ci siete solo Tu e Lui … Lui è tutto per te e tu te lo godi alla grande.

E poi è il momento di tornare e mentre Tu riprendi la strada per tornare al parcheggio senti qualcosa che è un misto di tristezza ma “anche no”, perché comunque hai vissuto un bel momento, perché comunque sai che ci ritornerai, e ci saranno altre giornate belle come oggi e allora non è proprio il caso di rammaricarsi.
E poi pensi che l’amore per la natura è sempre un gran regalo e che camminare al Suo fianco, camminare con Lui, camminare insieme al Fiume è un’esperienza ogni volta diversa, ed è veramente un rapporto d’Amore.


Io gli regalo un po’ del mio tempo, Lui mi regala la pace, la tranquillità e credo che sia un ottimo rapporto “alla pari” … quello che dovrebbe sempre accompagnare le grandi storie d’amore.