lunedì 9 dicembre 2019

CASA … PER ME IL PRESEPE E’ “CASA”


                                                                -Da qualche parte in Polesine- 8 Dicembre 2019

                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie

Abbiamo “messo su casa” ormai  29 anni fa … dopo un certo periodo vissuto a casa dei genitori di mio marito, nel settembre del 1990 siamo entrati, finalmente, nel nostro “nido d’amore”.

Una casetta piccolina, la nostra … una casetta dove abbiamo riversato tutti i nostri sogni, i nostri progetti e … i nostri soldini.

Una casa non tanto grande ma sufficiente per noi due e per il bimbo che sarebbe arrivato dopo un po’.
Ero felice, ero finalmente la “padrona di casa” … non avevo tanto tempo per godermela ( lavorando fuori casa tutto il giorno) ma mi piaceva pensare a lei anche quando non c’ero … alla mia cucina con i mobili in acacia dal bel colore biondo-rossiccio, al soggiorno che ancora aspettava di essere arredato … alla nostra camera da letto, all’altra cameretta ancora vuota in attesa dell’inquilino che sarebbe  arrivato di lì a qualche anno …

Mi piaceva, nelle sere d’inverno, tornarci, chiudermi la porta alle spalle e “annusarla” … e aveva il profumo di “casa” … il posto più bello dove tornare .

Di lì a poco si erano palesate le festività Natalizie ed era venuto il momento di addobbarla …

Piccolo inciso : sia a casa dei miei genitori prima che a casa dei miei suoceri dopo a Natale si faceva l’albero … bello, allegro, luminoso ma … a me piaceva il presepe.

E finalmente nel Natale del 1990 ecco un altro mio sogno che si realizzava … avendo un’intera camera vuota a disposizione mi ero proprio sbizzarrita: cielo stellato appeso alla parete a fare da sfondo, un “gioco di scatole” ricoperte di “carta-roccia”,di dimensioni e altezze diverse per dare il senso delle montagne più vicine e più lontane … e poi lungo la via principale che portava alla Capanna ( via che avevo fatto con del cartoncino disegnato che simulava un “basolato” dei tempi  dell’Antica Roma) , lungo la via dicevo, avevo predisposto le bancarelle di un immaginario mercato..il venditore di pesce, quello della frutta, la venditrice di frittelle … e poi le varie botteghe: il calzolaio, il maniscalco, il muratore che “tirava su” il muro portante di una nuova casa … e un ruscello fatto con la carta stagnola che partiva dall’alto delle montagne e scendendo a valle alimentava un mulino a pietra ( ed ecco lì vicino il mugnaio che trasportava i sacchi di farina su un carretto) , passava sotto un ponte in prossimità del quale una ragazza era intenta a fare il bucato, per poi finire ad alimentare la fontanella in pietra al centro del paese dove stava per sopraggiungere una donna con l’anfora in testa.
E Pastori, pecore, cani ovunque … e casette, tante casette vicino alle quali ferveva la vita contadina: la donna che dava da mangiare alle galline, qualche galletto scappato dal pollaio, una vecchina che filava la lana sull’uscio di casa, i bimbi intenti alle piccole faccende quotidiane …
E là, in alto, un po’ in ombra, la Capanna … la Capanna che per Giuseppe e Maria diventa “Casa” in quella notte memorabile di oltre duemila anni fa … la Capanna era bella, grande, fatta di legno e sughero … ricoperta di muschio, aveva “ come ospiti fissi” ( nel senso che erano proprio fissati all’interno della capanna) Giuseppe, Maria, l’Angelo che annunzia, il bue e l’asinello. E poi la “greppia” vuota … in attesa del Bambino.
E insomma, quell’anno il Presepe fu bellissimo … un po’ come il primo Amore, nei miei ricordi è ammantato di una luce soffusa che lo rende “inimitabile”.

Ogni anno è stato rinnovato , in luoghi e formati diversi : per parecchi anni ha trovato la sua giusta collocazione in corridoio nell’ansa lasciata libera dalla scala a chiocciola che porta al piano superiore … un anno ricordo che era venuta a trovarci mia sorella con i suoi bimbi e ad un certo punto la più piccolina dei due ( e anche la più birichina) era venuta in cucina con gli occhi luminosi dicendo “zia vieni a vedere!”..passati in corridoio avevamo scoperto che aveva completamente rivoluzionato il mio presepe perché secondo lei “ così è più bello zia!” ( forse i poveri pastori letteralmente in bilico su uno strapiombo non la pensavano alla stessa maniera ma tant’è …)

In occasione di un altro Natale avevamo in casa un gattino che si divertiva a “far strage” di pecore … arrivava letteralmente “planando” sul presepe, buttava all’aria qualunque cosa sulla sua traiettoria e si accoccolava a mò di sfinge vicino alla Capanna incantato dalle luci intermittenti.

Un’altra volta ancora , essendo il solito posto impegnato da altre cose ho avuto l’idea di fare un Presepe in “edizione ridotta” e ho usufruito di un acquario che abbiamo in soggiorno e che al momento non era abitato ..un Presepe in versione “ in fondo al mar, in fondo al mar…”

Gli anni passano, qualche statuina viene messa da parte a favore di qualche “new entry” e anche la Capanna, comincia a risentire del “peso degli anni” … ogni anno la tiro fuori dalla sua scatola e cònstato che qualche pezzetto  qua e là si è rovinato … un po’ di muschio si è levato … penso “ forse sarebbe ora di comprarne una nuova” … e subito dopo : “ vabbè dai per quest’anno la uso ancora poi l’anno prossimo vediamo” … e questo rituale si ripete ormai da qualche anno .. e ogni anno intorno al 10 gennaio la prendo, la guardo e la ripongo nella sua scatola con tutta la delicatezza del caso …
E intorno all’8 dicembre, la tiro fuori nuovamente, magari sistemo qualche piccola imperfezione e poi la metto là, in alto, un po’ in ombra …

e sono convinta che farà parte del mio Presepe per molti anni ancora, perché è stata la Prima Casa che ho donato al Bambino nella mia Prima Casa da donna, moglie prima e mamma dopo,  e CASA è sempre il posto più bello dove tornare … e se anche non è tutto perfetto non importa …

lunedì 2 dicembre 2019

ERA UN MICIOLINO ...


(come sempre..questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)

Campagna Veneta ... anni '50

--sentiero--

Era un miciolino piccolo piccolo, col pelo un po’ arruffato … fino ad un minuto prima stava seguendo la sua mamma che trasportava tra i denti un fratellino ancor più piccolo e malarnese di lui ed un minuto dopo si era ritrovato solo in mezzo ad un sentiero che costeggiava un grande campo pronto per la semina.
Dov’era finita la sua mamma?? Miagolava, con quel miagolio sordo che hanno i cuccioli, quel miagolio che a sentirlo a lungo ti “tira scemo” … miagolava nella speranza che la sua mamma lo sentisse, si accorgesse che non era più vicino a lei e tornasse sui suoi passi.
E invece della mamma nemmeno l’ombra; Lui si guardava attorno un po’ smarrito e più passavano i minuti più si preoccupava. Del resto fino a quel giorno non era mai stato da solo … era nato con altri 5 fratellini e con loro aveva condiviso uno scatolone abbandonato da chissà chi, dentro una rimessa. Appena fuori dallo scatolone , mamma gatta aveva trovato un paio di magliette a brandelli … certo non erano più “buone” come abiti, ma per fare un bel lettuccio morbido per i suoi bimbi che sarebbero arrivati di lì a poco erano veramente l’ideale … così piano piano le aveva trascinate nella scatola e lì aveva deciso di partorire.

--rimessa--

Mignina era una giovane mammina soriana alla sua prima esperienza, ma non appena aveva visto quei sei tipini pelosetti, senza che nessuno le insegnasse niente, aveva capito subito cosa doveva fare: li aveva puliti ben bene con la sua lingua rosea e ruvida e poi si era stesa su un fianco per agevolarli nell’attaccarsi ai gonfi capezzoli.
Come succhiavano avidi!! E che bello era il dolce massaggio che le facevano sulla pancia con quelle zampine minuscole …
Quella scatola non era poi tanto male … certo il cuscinotto  che aveva nella casa della sua “umana” vicino alla “cucina economica” era molto più soffice, ma l’istinto ( e qualche storia sentita qua e là mentre sonnecchiava sul muretto del cortile) le avevano fatto optare per partorire un po’ lontano da casa e decisamente in un posto fuorimano.
La vecchia gatta Gigia infatti raccontava che solitamente i micini 8 specie se femmine), nelle case di campagna non erano graditi … non appena si accorgevano che la gatta di turno era gravida la “controllavano a vista” e quando scoprivano il posto dove aveva deciso di partorire, portavano via i gattini lasciandone alla mamma uno solo ( possibilmente maschio).
Chissà che fine facevano quei piccoli batuffoli di pelo?!? Gli ottimisti dicevano che probabilmente andavano a vivere nelle cascine circostanti, quelli un po’ più navigati raccontavano invece che nessuno di quelli portati via era mai tornato e questo faceva pensare ad un finale a tinte fosche.
Così Mignina, per il sì e per il no, aveva adocchiato quella vecchia rimessa dove non andava mai nessuno e in un giro d’ispezione successivo aveva trovato quello scatolone ancora in buono stato e lo aveva eletto a sua Nursery.
I suoi “bimbi” crescevano una bellezza … piano piano avevano aperto gli occhi e da quel giorno era tutto un entrare e uscire dallo scatolone per andare a scoprire il mondo circostante. Mondo che era fatto di alcuni attrezzi per la lavorazione della terra ( zappe, rastrelli e vanghe ), una carriola un po’ arrugginita e senza ruota, un vecchio carretto in legno rosicchiato dai tarli, un paio di stivali di gomma ( e come si divertivano quei piccoli frugoletti ad arrampicarsi sui gambali per poi lasciarsi scivolare dentro) e altre cose ormai inutilizzate.

--cascina--

Mamma Mignina faceva la spola da casa al magazzino cercando ogni volta strade nuove e girandosi spesso per controllare che nessuno la seguisse … sarebbe rimasta volentieri sempre con i suoi bimbi ma doveva per forza tornare a casa per rifocillarsi un po’… i topini che riusciva a cacciare non le erano sufficienti … i suoi tesorini infatti mangiavano come lupacchiotti e lei stava letteralmente perdendo le forze.
La prima volta che era tornata a casa dopo il parto era stata subito intercettata dalla “Parona”  ( la Donna di casa, una vecchietta alta un metro e una spanna che non pesava più 40 kg ma che mandava avanti tutto meglio di un generale d’Armata) che l’aveva presa in braccio, se l’era messa in grembo e finchè la accarezzava lentamente le aveva detto :
<< e allora piccolina?!? Ti sei tolta il pensiero vedo … sei diventata tutta pelle e ossa … mi sembra di rivivere il giorno che ti ho trovata lungo il sentiero che porta al campo … piccola piccola e magrolina … ho pensato che “Mignina” fosse proprio il nome giusto per uno scricciolo così … ti ho messo nella “travérsa” -- in veneto veniva chiamata “travérsa” il grembiule che le donne di campagna portavano legato in vita dalla mattina appena alzate e fino al momento di coricarsi alla fine della giornata … aveva molteplici usi … se la donna di casa era in campagna e raccoglieva frutta o verdura , tirava su i lembi della traversa e questa si trasformava in un contenitore … allo stesso uso era destinata per portare dal fienile in casa la legna piccola, quella che serviva ogni mattina per accendere il camino o la “cucina economica”  … era dotata di tasca dove riporre il fazzoletto che sarebbe servito per asciugare lacrime o soffiare il naso dei bimbi più piccoli … ma nella tasca si potevano riporre anche gli attrezzi piccoli come le forbici per potare la vigna o il rosario da “sgranare”  nei momenti di riposo ( in verità assai pochi)-- … ehh già … ti ho messo nella traversa e ti ho portato a casa … che baruffa con Paron Toni , el mè vecio, ( mio marito) che proprio non la voleva una gatta per casa!!  “le gate l’è fà i gatini…altre boche da sfamar!!” mi aveva brontolato dietro per tutto il giorno . E tu furbissima, che la sera, finchè eravamo a tavola, eri salita piano piano sulle sue ginocchia e ti eri acciambellata in grembo a lui facendo delle fusa leggere leggere. Lui aveva preso una “pelle” del salame e te l’aveva passata furtivamente sotto la tovaglia. In quel momento ho capito che saresti stata la “regina” di casa … se Paron Toni non solo accettava la tua presenza , ma addirittura ti dava da mangiare era fatta … nessuno avrebbe più detto niente.
E così è stato fino all’ultimo giorno vero Mignina? Paron Toni era steso a letto, il suo respiro era ormai solo un filo … un filo invisibile che ancora lo teneva legato a questa vita … un filo sottile sottile … io lo sapevo che non avrebbe visto un’altra alba e lo sapevi anche tu, tu che sei rimasta acciambellata vicino a lui tutto il giorno facendoti accarezzare da quella mano stanca e senza forze.
Ma fatti guardare … sei proprio magrolina … adesso  andiamo in stalla e ti do un po’ di latte appena munto con qualche briciolina di pane così ti tiri un po’ su >>  e detto fatto, alzandosi dalla sedia impagliata, aveva messo Mignina dentro la traversa e si era avviata verso la stalla.

--stalla--

Il latte appena munto era profumatissimo e il calore della stalla l’aveva presto ristorata … la “Parona” l’aveva lasciata lì al calduccio ed era tornata a sferruzzare seduta fuori dall’uscio … avrebbe così unito “l’utile al dilettevole”… continuare a fare una sciarpa per il suo nipotino più piccolo che era costantemente costretto a fare aerosol per una bronchite ormai cronica e contemporaneamente tener d’occhio la porta della stalla per vedere dove si sarebbe diretta Mignina una volta rimessasi in forze.
Mignina però aveva optato per uscire dalla porta sul retro e ,almeno per quella volta, aveva eluso la sorveglianza della vecchina.
Furbizia durata poco, tant’è che già dalla volta successiva, l’adorabile vecchietta aveva provveduto a chiudere qualunque altra porta che non fosse quella principale e aveva così potuto seguire con lo sguardo Mignina quando questa si era rimessa in cammino verso i suoi cucciolini … ad un certo punto però, a causa della vista non proprio ottima, aveva dovuto desistere …

--cascina e corte--

Poi la scuola aveva chiuso qualche giorno a causa di problemi alla viabilità e il cortile della fattoria si era riempito di bimbi … i figli della “Parona” infatti lavoravano e la fattoria della loro mamma era l’unico posto dove poter lasciare i bambini durante il giorno.
E i bambini si sa sono curiosi … e ogni giorno architettavano qualcosa per non annoiarsi e ogni giorno si spingevano un po’ oltre i confini del giorno precedente …. E un giorno erano approdati nella vecchia rimessa.

--rimessa--

Si erano messi a giocare alla guerra spostando carriole e carretti … correndo ovunque e saltando qua e là … fortunatamente non si erano accorti dello scatolone e del suo prezioso contenuto.
Mamma Mignina aveva temuto per la sorte dei suoi piccoli e aveva deciso che il giorno dopo, di buon’ora avrebbe portato la sua “ciurma” in un posto sicuro … sì ma dove??? E pensa che ti ripensa aveva deciso per il fienile che affacciava direttamente sulla stalla … per arrivarci bisognava salire una ripida scala a pioli ma forse proprio questo avrebbe dissuaso i nipotini dall’andare anche lì in avanscoperta.

--un po’ rimessa e un po’ fienile--

E così di buon’ora quando ancora il gallo sonnecchiava Mignina aveva cominciato il suo “travaso” portando i cuccioli al sicuro … un cucciolo alla volta, portandolo in bocca, passo dopo passo era arrivata alla stalla, faticosamente aveva salito la scala e depositato il suo fardello in mezzo alle balle di fieno … poi era ridiscesa e via per un’altra spedizione … e un’altra e un’altra ancora.
Tra un giro e l’altro tuffava il suo musino nel secchio del latte destinato ai vitelli e si rinfrancava un po’.
Al quinto giro ( era ormai mattina inoltrata) aveva deciso che il più baldanzoso dei suoi piccoli che lei chiamava Primo perché era quello che aveva aperto la strada ai suoi fratelli il giorno del parto poteva fare da solo e seguirla mentre lei trasportava il più gracile di tutta la nidiata.
Erano così partiti: Mamma Mignina davanti e qualche passo indietro il micino tutto arruffato e con la coda alta come un’antenna … ogni tre passi la mamma si voltava indietro per controllare la situazione e tutto sembrava andare per il meglio.
Avevano percorso oltre metà del tragitto quando un cane nascosto chissà dove aveva iniziato ad abbaiare furiosamente.
--fienile--
Un salto … un tuffo al cuore e poi via di corsa … per un lungo attimo Mignina aveva perso la testa ed era corsa dritta di filato nella stalla, su per la scaletta e poi si era tuffata nella paglia dove 4 paia di occhietti la scrutavano preoccupati.
Dopo aver depositato il quinto “piccolino” aveva ripreso fiato e si era voltata per guardarsi alle spalle certa che avrebbe visto il musino di Primo spuntare dagli ultimi pioli della scala.
Orrore!!! Primo non c’era … che fare adesso? Abbandonare gli altri 5 ( che comunque erano al sicuro) e andare in cerca dell’unico che mancava all’appello? E se nel frattempo il povero Primo si era trovato ad affrontare quel cagnaccio che ululava?

--sentiero--

<<finiscila cane tutto matto!!! A chi stai abbaiando? Alle lucertole?>>
Così la “Parona” aveva apostrofato il vecchio cane da caccia che sembrava impazzito e abbaiava furiosamente. Poi aveva continuato: <<cosa ci sarà mai sul sentiero che ti fa abbaiare così? sta quieto che vado a dare un’occhiata … ohhh Signore ma è un micino!! Tutto sto rumore per una cosina così piccolina!! Vieni qua bellino, miiiicio micio micio miiiiicio …. Eccoti preso, mah …sei più leggero di una piuma …vieni qui nella traversa che ti presento “El Moro” … abbaia forte ma non farebbe male nemmeno ad una mosca … pensa me l’ha regalato un cacciatore perché , nonostante sia un cane da caccia proprio non ci pensa a correre dietro alle lepri o ad andare a stanare i fagiani … io ero appena rimasta senza Toni e così ci facciamo compagnia ..lui abbaia, io lo rimprovero. Ma senti come tremi!! Quanta paura hai passato??Povero piccolino … ma cosa facevi sul sentiero da solo? E la tua mamma dov’è? Hai un manto come non ne ho mai visti altri … sei il primo che vedo con questi colori … va ben dai, ho deciso: ti chiamerò Primo. Adesso stai tranquillo che ti porto in stalla a prendere un po’ di latte e poi vediamo come posso sistemarti … che qui la casa è grande, io sono da sola e non si manda via nessuno. Anche quella sciocca della Mignina … è andata a partorire chissà dove e magari i suoi piccoli sono messi male o in pericolo … se rimaneva a casa non era meglio? Le avevo preparato un bel cuscinetto vicino alla “cucina economica” … un posto al calduccio dove poteva tirar grandi i suoi bimbi e poi con il passaparola avremmo trovato sicuramente da piazzarli nelle famiglie qui intorno … che se diventano bravi come la loro mamma a cacciare i topi tutti saranno contenti di averne uno che gira per casa … ma probabilmente la sua natura le ha detto di andare via da casa a sgravarsi … ehhh ma io ho pazienza … vedrai che me li porta a casa quando sono più grandicelli … vedrai se mi sbaglio>>

--stalla--

<<eccoci qui … adesso ti tiro fuori dalla traversa … ohhh ma guarda chi c’è?!? Mignina bella ma lo sai che stavamo parlando proprio di te io e il mio amico qui nella traversa?!? Lui ha perso la sua mamma, tu sei appena diventata mamma potreste trovare un’intesa … ma tu cosa fai qui in stalla a quest’ora?? Vieni che ti faccio vedere chi ho trovato lungo il sentiero..>>
Mignina si avvicinò con passo felpato … fissava con i suoi grandi occhi verdi la “Parona” e soprattutto la “traversa” … nell’attimo in cui la vecchietta si chinò verso di lei, dalla traversa sbucò un musino appuntito, due grandi occhi identici ai suoi e quella “cosa” si mise a miagolare piano piano … era il suo Primo!! --Come aveva fatto la “Parona” a trovarlo? E come aveva capito che lei e i suoi piccoli erano lì??-- Si avvicinò ancora un po’ ed iniziò a leccare la piccola testina con movimenti lenti e regolari.
La vecchina restò estasiata a guardarli finchè Mignina prese in bocca Primo e iniziò a salire sulla scala a pioli.
La famiglia ora era al completo …



martedì 26 novembre 2019

CIAO ... SONO IL TUO CUORE

                                                                                         -Da qualche parte in Galizia-
                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie


-Ciao  sono il tuo Cuore, mi senti? Che c’è stamattina che non va? Non ho voluto dirtelo prima ma sono alcuni giorni che accuso questi disturbi … Lo senti come il mio battito  è accelerato? Che cosa succede? Sarà forse tachicardia? Andiamo a fare una visita così mi tranquillizzo?


--Tranquillo Cuore mio non c’è niente che non va … abbiamo fatto i controlli meno di un mese fa ed erano tutti negativi … il medico mi ha detto che nonostante io non sia proprio “in forma smagliante” TU sei perfetto … quindi … non ti preoccupare.


- Sì ho capito, la fai semplice tu … “ non ti preoccupare” dice lei come se fosse facile! Io lo sento che il mio battito non è lo stesso … mi ricorda … mi ricorda … mi ricorda quel novembre di tanti anni fa quando hai conosciuto quel bel tipo … com’è che si chiamava? Dai … quello alto … quello con due spalle così … quello con tanti capelli … uffa!! Non sei di nessun aiuto oggi!!

--Ehi Cuore guarda che non sono mica scimunita … me lo ricordo sì quel 30 novembre di parecchi anni fa … e mi ricordo anche di quel ragazzo alto, con due spalle così e con tanti capelli … e me lo ricordo così bene perché tutte le mattine è la prima “cosa bella” che vedo quando mi sveglio … e  comunque tranquillizzati … il fatto che tu oggi batti un po’ più forte del solito non è perché mi sono innamorata un’altra volta … sono ancora sempre innamorata di quel ragazzo là …

-Ehh ma non è mica normale che io batta così forte … tu lo sai … te la ricordi un’altra volta che ero tutto in subbuglio quando è stato?? Quella notte di gennaio che sembrava non finire mai … che tu eri così tranquilla e così inquieta allo stesso tempo … così tranquilla perché sapevi che tutto si stava per compiere e così inquieta perché speravi che tutto andasse per il meglio … te lo ricordi ehhh??? E anche lì dopo un po’ di batticuore hai incrociato uno sguardo un po’ corrucciato e io sono “partito a mille”… credevo che sarei direttamente saltato fuori dal petto … ero convinto che mi sentissero fin fuori dalla stanza … anche perché intorno era tutto silenzio … e poi lentamente il mio battito è calato e in te è subentrata la consapevolezza di quel gran dono che avevi ricevuto …

--Ehh già … una notte indimenticabile anche quella … e avevo tutte le ragioni di essere in apprensione prima e perdutamente innamorata dopo.  Non si diventa mica mamme tutti i giorni!! E hai perfettamente ragione: ho guardato dritto  in quegli occhi che mi guardavano curiosi e ho capito che la mia vita non sarebbe mai più stata la stessa … e così è stato ed è … ogni singolo giorno che mi è dato in dono.  Ma ti voglio tranquillizzare anche su questo: nessun nuovo bebè all’orizzonte, sono un po’ troppo grandicella per diventare madre un’altra volta. Ma stai quieto … non c’è nulla di cui essere preoccupato … ti fidi di me?

-Mica tanto a dire la verità … tu non me la racconti giusta! E poi fossi solo io quello che ha notato qualcosa che non va! Ehh no bella mia … io qui sono “ al centro di tutto e mi accorgo di tutto” … vogliamo parlare anche del tuo fiato che oggi è un po’ “corto”?? ne vogliamo parlare? Che combini? Ti sarai mica messa a fumare?  Che lo sai che il fumo fa male! Che è vero che non sei proprio uno “stinco di santo” ma non sei nemmeno “la scema del villaggio” e cosa ti fa bene e cosa ti fa male lo sai da sola, sai perfettamente distinguere le abitudini di vita salutari da quelle che non lo sono e il fumo NON fa bene … se hai cominciato smetti subito prima che sia troppo tardi.

--Ma cosa ti piglia stamattina? Hai tutti brutti pensieri proprio in un giorno nel quale non c’è nulla di cui preoccuparsi … ti vuoi calmare che altrimenti il battito accelera ancora di più?!?

-“ti vuoi calmare” dice … ma come faccio?? Stamattina ci sono troppe cose strane … io che batto troppo velocemente, il respiro un po’ affannoso e poi  sto peso sulle spalle … le spalle mi stanno mandando chiari segnali in proposito … secondo me è stress … tu ti stressi troppo e poi ti viene il complesso di Atlante che portava sulle spalle il peso di tutto il mondo … è così quindi?? Ti senti oberata da troppe responsabilità? È per questo che io batto così forte?

--ma sarai scemo? NOOO!! come te lo devo dire? Non ho nessun complesso di Atlante … porto sì sulle spalle un peso ma è “un dolce peso” … e poi se le spalle si lamentano del peso che portano, cosa dovrebbero dire le ginocchia che portano me e tutti i miei accessori??

- effettivamente il tuo ragionamento non fa una grinza ma … al momento non mi è arrivato nessun messaggio dal bacino in giù … nonostante tu sia in movimento da stamattina gambe, ginocchia e piedi mi par di capire che stanno benissimo … meno male va che c’è qualcosa che funziona … sai invece chi mi sembra “completamente fuori di testa?”

--No…sentiamo …

-Il tuo cervello tesoro … secondo me il tuo cervello ha qualcosa che non funziona stamattina …

--Scusa perché dici così?? Cosa te lo fa pensare?

-E’ solo una sensazione bada bene però … io gli sto mandando chiari messaggi che il mio battito è accelerato e lui non mi dà riscontro … il fiato è sempre più corto e lui sembra non curarsene …le spalle si lamentano e lui se ne frega … ti pare normale?? E poi lo vedi là che elabora immagini  “postate” dagli occhi … e lì a quanto pare si diverte un sacco … e c’è un bel bosco ricco di colori caldi, e un sentiero di ciottoli, e lo zampillo di una fontana dove bere un po’ d’acqua fresca e ristorarsi … e il cielo … vogliamo parlare del cielo? Migliaia e migliaia di fotogrammi di un azzurro incredibile, qualche nuvola che sembra fatta di ovatta, i raggi del sole che un po’ accecano ma che accarezzano la pelle … non è che ti sei messa a fare uso di stupefacenti e il tuo cervello è entrato in un “trip” pazzesco?? No perché con quelle cose lì non so mica dove andiamo a finire …

--Sai Cuore? Finalmente ci hai azzeccato … sì ho iniziato a far uso di stupefacenti  … di pensieri Stupefacenti, di azioni Stupefacenti, di desideri Stupefacenti … ed è da allora che sto bene, che il mio cervello se ne sbatte dei messaggi che gli mandi tu … o meglio: il mio cervello è più intelligente di te e ha dato ad ogni sintomo la giusta collocazione : niente tachicardia, niente fumo, niente sindrome di Atlante ma semplicemente Cammino. Sì, hai capito benissimo :   C A M M I N O !! Lo zaino sulle spalle è la mia “casetta” e pazienza se pesa un po’ … il fiato si fa corto e il tuo battito accelerato quando affronto una salita particolarmente impegnativa … ma il cervello no, lui non si fa “fregare” … lui si guarda intorno e si gode lo spettacolo e sa che tra un po’ la tua tachicardia aumenterà , e una vena pulserà proprio qui, alla base del collo, e un groppo mi chiuderà la gola, e gli occhi si veleranno un po’ …. Tutto questo succederà tra poco, quando finalmente saremo, di nuovo, in vista delle guglie della Cattedrale di Santiago.
Capito testone?? Non c’è proprio nulla di cui preoccuparsi … nonostante tutti questi sintomi che già accuso e tutti quelli che arriveranno a breve oggi è il giorno dell’ARRIVO ed io sono FELICE!!!

lunedì 25 novembre 2019

L'ULTIMA FOGLIA

                                                                    -Da qualche parte in Polesine- Novembre 2019
                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie



Era l’ultima Foglia rimasta del più bell’albero del giardino: un acero maestoso che, adesso, aspettava solo che lei cadesse per prepararsi al riposo invernale.

E lei invece proprio non ne voleva sapere di cadere e si teneva ben stretta al suo ramo, con le unghie e con i denti .

Si ricordava perfettamente quel  giorno di fine marzo  in cui era “uscita” dalla gemma ed era diventata una delle tante foglie che in brevissimo tempo avevano creato una chioma rigogliosa all’albero più grande di tutti.
Tante belle foglie a forma di “mano” aperta, a forma di ventaglio,  di un verde vivido,che in brevissimo tempo avevano fatto amicizia tra loro, guardando, dall’alto, il resto del giardino.

E che bello che era il giardino dove abitavano!!  Era il giardino di un’abitazione “privata” … la casa era semplice, minimalista, ma il giardino no, il giardino era degno di una residenza reale: un bel vialetto pavimentato partiva dalla casa e arrivava fino al confine estremo della proprietà passando attraverso siepi che creavano anfratti un po’ nascosti, avvicinandosi al piccolo stagno dove ranocchie e salamandre avevano preso il pieno possesso dello specchio d’acqua,  approssimandosi all’area dove un piccolo gazebo accoglieva, nelle giornate miti, la padrona di casa che amava scrivere i suoi racconti attorniata dalla natura che era sempre per lei fonte d’ispirazione.

In un angolino all’ombra riposava “Cora” il pastore tedesco mai dimenticato e troppo spesso rimpianto … per lei era stata creata un’aiuola con piante officinali e piccoli arbusti … un’oasi di pace dove  i cuccioli venuti dopo di lei si approssimavano sempre con un misto di curiosità e “timore reverenziale”… sembrava quasi capissero che lì sotto riposava la loro “antenata” e quindi il posto meritava rispetto.

E poi alberi da frutto che nei mesi più caldi accoglievano gli uccellini che becchettavano le rosse ciliegie, le più pallide susine.
In uno di questi alberi aveva fatto il nido un picchio … era stato un periodo di lavoro incessante per lui e un pochino fastidioso per le piante attorno: quel rumore continuo e sistematico metteva a dura prova la tranquillità di quell’angolo di paradiso.
E un giorno, non aveva ancora capito bene da dove fosse arrivato, aveva visto sbucare dai cespugli un Upupa … uccello strano, curioso ma timoroso … era rimasto per buona parte dell’estate e poi, da un giorno all’altro, così come era arrivato, era sparito.

Ma ne avrebbe avute di cose da raccontare la Foglia che ancora si ostinava, tenacemente, a rimanere sul ramo : la “Signora” che durante i fine settimana passeggiava e giocava con i suoi cani … arrivavano fino in fondo al vialetto e poi lei si sedeva sull’erba e si faceva letteralmente travolgere dalle sue bestiole che anelavano di farle sentire tutto il loro affetto.

Oppure il “Signore” che si prendeva cura di tutto e di tutti … lo sentivi in lontananza … arrivava con il trattorino e tosava il prato … finito questo lavoro sistemava le siepi, potava qualche ramo … quando aveva finito solitamente scendeva la sera e anche per quel fine settimana non aveva potuto godersi nemmeno per 5 minuti la sua oasi di pace.

E il loro Figliolo che invitava gli amici per una grigliata all’aperto … arrivavano un po’ rumorosi, preparavano la brace, cucinavano bistecche e verdure e poi scherzavano tra loro mangiando di gusto.
E quella volta che il Figliolo aveva delegato il compito di controllare la cottura ad un suo amico e si era un po’ “infrattato” con quella che di lì a poco sarebbe diventata la “morosa ufficiale” … se solo avesse avuto modo di parlare, la Foglia avrebbe potuto ripetere le frasi dolci che i due innamorati si erano scambiati, ma era “solo” una foglia e così  le belle parole erano rimaste un segreto tra Lei ed i fidanzatini.

Le piaceva tanto il suo lavoro che consisteva principalmente nel fare ombra: le piaceva quella sensazione che veniva dal basso, dal terreno che grazie a lei e alle sue sorelle non era mai colpito dai raggi solari, quindi anche nelle giornate più torride, saliva una sensazione di freschezza.
E che bello quando in estate si approssimava un temporale!! Lo sentiva da lontano … l’aria fino ad un minuto prima immobile si trasformava in brezzolina leggera, e poi lentamente in venticello che sospingeva le nuvole per finire con le prime gocce dell’acquazzone che ticchettavano sulle foglie come dattilografe d’altri tempi.

E quanti pettegolezzi si scambiavano le foglie quando il vento si insinuava tra loro!

Se le ricordava tutte molto bene queste cose , l’ultima Foglia rimasta sull’albero e non era ancora disposta a rinunciarci complice anche un autunno mite: i raggi del sole, ora che le sue sorelle ad una ad una erano cadute, la baciavano per tutto il giorno ( anche se a onor del vero il giorno durava sempre meno) … il clima era dolce.

Si guardava e non si riconosceva più: era passata da un bel colore verde brillante ad un rosso ruggine attraverso tutte le sfumature di giallo e arancio.
Il suo picciolo era diventato più esile e probabilmente anche più fragile. Sapeva come funzionava per averlo visto sulle sue sorelle già partite: il colore cambiava, il picciolo diventava ogni giorno un po’ meno verde fino ad assumere un color marroncino che precedeva di poco lo stacco dal ramo.
Chissà di che colore era il suo picciolo ora? Sentiva dentro di sé l’impazienza dell’albero di spogliarsi completamente ma aveva un po’ paura a lasciarsi andare … --cosa le sarebbe successo dopo? --Aveva visto le sue sorelle cadere, essere raccolte dal “signore” e portate con la carriola fuori dal suo campo visivo.
--Cosa la aspettava dietro la siepe??—

Un refolo d’aria la accarezzò … la Foglia si lasciò dondolare lentamente finchè,  in un attimo, tutto si compì : un impercettibile “tac” le annunciò che il picciolo si era arreso … prima ancora di capire cosa fosse successo si rese conto che stava volteggiando nell’aria, sospinta da un venticello sbarazzino …

Che bella sensazione era la libertà!! Libera da legami planava lentamente verso terra … la terra si avvicinava sempre di più … poteva scorgere le ultime sorelle partite  che la aspettavano ai piedi del grande albero .. l’ennesimo soffio di vento la riportò un poco più in alto per poi lasciarla andare … lei si abbandonò a quanto il destino aveva in serbo  e una volta atterrata scoprì di essere arrivata là dove aveva sempre sognato … in compagnia di tante sorelle, sarebbe stata, per tutto l’inverno, una soffice coperta per la dolcissima Cora. 



n.d.a. Chi mi conosce sa che in questo racconto c'è tanta parte di me... della mia vita ... 
Del resto , da qualche parte ho letto che "si dovrebbe scrivere solo di ciò che si conosce" ... la vita di campagna e tutto ciò che la riguarda sono il mio habitat naturale ... poi, come sempre, sciolgo le briglie e i miei pensieri galoppano veloci ...

lunedì 4 novembre 2019

SCUSI SE GLIELO CHIEDO MA …. CI CONOSCIAMO?

 (come sempre..questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)

Piccolo inciso: l'idea per questo racconto ha preso forma in modo un po’ embrionale il giorno di ferragosto, dopo uno scambio di messaggi con una cara amica … i personaggi sono di fantasia, solo i loro nomi ricordano, vagamente, quelli di una coppia a me cara.
Il disegno invece è tratto da una foto che la “cara amica” in questione, mi ha inviato al termine dello scambio di messaggi … “cara Amica Ricciolona” spero tu sia contenta dell’uso che ho fatto della tua foto …

Si erano conosciuti che erano ragazzini e Lei, da subito, aveva capito che Lui sarebbe stato “l’uomo della sua vita”.
Erano cresciuti frequentando ambienti diversi ma il paese dove abitavano non era una metropoli e le occasioni per “incrociarsi” erano frequenti.

Ogni volta che lo vedeva il suo cuore cominciava a ballare “la tarantella”…-tu-tumtum-tu-…-tututum … tum-  le guance si arrossavano e diecimila pensieri le affollavano la mente: “ammazza che carino che è! Guarda come spicca sui suoi amici! E che portamento!! Bello e fiero … come posso fare per farmi notare?”
Eh già perché nonostante Agnese fosse una gran bella ragazza, il bell’Alberto proprio la snobbava … quando si trovavano negli stessi posti, per quante manovre facesse lei di avvicinamento, sembrava che fosse “trasparente” … lui continuava a parlare e scherzare con gli amici, salutava una persona che passava lì vicino, ma per Lei … nemmeno uno sguardo.

Si confidava con le amiche, quelle “del cuore” e loro erano prodighe di consigli:
-Dovresti prendere il “toro per le corna” e andare a suonare il campanello di casa sua. Poi quando lui apre ti inventi una scusa ... -
-Sì brava!! E se mi apre sua madre? O ancor meglio sua nonna? Cosa le dico? E poi tempo 10 minuti e mia madre viene a saperlo … e allora sì che sono rogne!!-
-Allora potresti chiedere a Domenico di farti da “cavalier servente” e cominciare ad uscire con lui … lo sai che stravede per te!! E trovare il modo di andare insieme nei posti che solitamente frequenta Alberto e la sua banda … dai una dai due dai tre, magari si accorge di quanto bella sei e di che occasione si sta perdendo!!-
-Ma figurati!! Intanto non è giusto nei confronti di Domenico … e se poi quello si “monta la testa” e crede che io voglia fare sul serio con lui? E non è nemmeno bello dirgli che voglio “usarlo” per far ingelosire Alberto … Domenico è buono, è un ottimo amico ma ha un debole per me e non voglio assolutamente che si illuda.-
-A ‘sto punto scusa mettiti il cuore in pace, accetta la corte di Domenico, che tra l’altro è anche un “buon partito” e vivi la tua vita serenamente.-
-Ma sei scema??? Io … o Alberto o nessuno!!-

E così gli anni passavano … Domenico, stanco di un amore non corrisposto, aveva rivolto altrove le proprie attenzioni, aveva trovato una ragazza che lo apprezzava per quello che era, si era sposato e trasferito lontano. E Agnese aveva così perso il suo migliore amico.
Le amiche, ad una ad una, avevano preso le loro strade: chi si era sposata ed era diventata mamma, chi aveva proseguito con gli studi e stava facendo carriera nella grande città, chi aveva deciso di mollare tutto e vedere il mondo e al momento faceva la cameriera a Disney World ad Orlando, in Florida, per mantenersi e pagarsi il biglietto di ritorno a casa.

Agnese, dal canto suo, finiti gli studi, aveva aperto un piccolo laboratorio-negozio, dove confezionava e vendeva articoli fatti al telaio, ma anche monili prodotti da lei. Aveva buongusto e i suoi articoli si vendevano bene, specialmente con l’avvento di Internet e delle vendite online.

Alberto si era diplomato, aveva aperto uno studio di consulenza con un amico e viveva una vita serena.
Nella sua vita non c’erano né fidanzate, né mogli e questo da un lato teneva viva la “fiamma” dell’amore di Agnese, ma, col passare degli anni, faceva anche nascere qualche dubbio.
Clara, l’unica oltre ad Agnese a non essersi ancora accasata (- l’uomo per me devono ancora inventarlo- diceva ridendo di un riso “dolce-amaro”) ogni tanto ripartiva all’attacco:
-Agnese, ragiona!! Se fino ad ora non ha trovato quella giusta, può darsi anche che non gli interessi trovarla … ci sono sai degli uomini così … com’è che si chiamano? Ah sì … misogini … stanno bene in compagnia degli amici ma evitano le donne e le relazioni impegnative. Fattene una ragione e guardati intorno prima che sia troppo tardi!!-
E Agnese ribatteva convinta:
-E se invece è rimasto solo semplicemente perché non ha ANCORA trovato quella giusta? E quella giusta magari sono io?? Devo solo trovare il modo di “mettermi in luce”, fare in modo che lui si accorga di me e poi vedi come lo faccio innamorare!!-
-Agnese ascoltami … ma chi ti dice che tu sia quella giusta? E chi ti dice che Lui è quello giusto per te? Solo perché stai inseguendo un sogno fin da bambina non è detto che stai percorrendo la strada che vi porterà alla felicità insieme … forse dovresti semplicemente mettere “nel cassetto” questo sogno ed iniziare a vivere sul serio. Poi non so se lo sai, ma da qualche tempo lo vedo spesso correre in bicicletta e in paese si dice che abbia preso sul serio il fatto che per un paio di volte si è piazzato bene in alcune competizioni provinciali e che sia stato contattato dalla Federazione che vede in lui un potenziale campione. Se riesce a diventare un ciclista professionista “ti saluto!!” e chi lo vede più in paese!! Dai retta a me … guardati intorno e magari scopri che l’uomo giusto per te è Mario, che ha due occhi che sembrano due laghi di montagna … oppure Andrea, che tutti dicono sia un gran donnaiolo, ma forse è solo perché sta aspettando l’anima gemella e nel frattempo si diverte un po’-
-Te l’ho detto anni fa Clara e te lo ripeto ora: o Alberto o nessuno!! Devo solo trovare il modo di “inserirmi” nella sua routine-

Da lì a poco, sul giornale era apparso l’annuncio che lo Studio di Alberto cercava un’impiegata part-time che si occupasse di archiviazione e segreteria.
Agnese di queste due cose sapeva poco o nulla ma non aveva voluto perdere un’occasione così ghiotta: di buon mattino si era preparata di tutto punto (e lo specchio le aveva rimandato un’immagine di sé piacente e piacevole) e all’apertura dello studio era già là davanti con in mano una copia del giornale.
L’aveva accolta il socio di Alberto che a sommi capi le aveva spiegato il lavoro da svolgere: archiviare i documenti relativi ai clienti in faldoni specifici, tenere i registri in ordine, smistare la corrispondenza. Sarebbe stata impegnata solo al mattino e questo le permetteva, seppur a orario ridotto, di tenere aperto anche il suo piccolo laboratorio, dove, come Penelope nell’Odissea, lavorava in attesa dell’arrivo del suo Eroe.

Erano così cominciate le mattinate in Studio con il nuovo lavoro: si vedeva che da tempo nessuno svolgeva quella mansione. Erano centinaia le cartelline che aspettavano di essere archiviate … e c’erano parecchie scatole pieni di carte da smistare e catalogare.
Di Alberto però nemmeno l’ombra … dopo un po’ aveva azzardato a farne cenno con l’altro Socio e aveva così scoperto che Alberto raramente passava in studio al mattino, ma era sempre presente il pomeriggio fino a tarda sera … la mattina la usava per andare ad allenarsi con la bici e stava raggiungendo livelli degni di nota.
-Prima o poi finisce che mi cede la sua quota e va verso l’agonismo … è talmente bravo!! Agnese l’ha mai visto correre?? Un’eleganza, uno sprint … dovrebbe vederlo quando affronta le salite … una vera macchina da guerra … e non ce n’è per nessuno sa … una di queste volte se vuole la accompagno ad una delle gare. – questo le aveva risposto l’altro socio sospirando.

Ad Agnese di andare a vedere “la macchina da guerra” su per le salite in verità non importava un granché (tanto finché pedalava sicuramente non avrebbe trovato tempo da dedicarle ...). Il fatto invece che potesse decidere di vendere tutto e buttarsi anima e corpo nello sport spinse Agnese a cambiare un po’ i suoi piani di avvicinamento.
Successe così che, parecchie volte, quando Alberto entrava in ufficio al pomeriggio, trovasse “la ragazza dell’archivio” ancora china sui faldoni, e che la medesima rispondesse in modo un po’imbarazzato al suo sguardo curioso:
scusi dottore ho fatto tardi ma volevo finire queste due cartelline così le metto in archivio e domani parto avvantaggiata … stia sicuro che non la disturberò … sarà come se non ci fossi … e poi ho quasi finito”
Lui si sedeva alla sua scrivania e si immergeva nel lavoro … lei invece del lavoro proprio si dimenticava e restava a guardarlo di sottecchi “adorante” fino a quando lui alzava gli occhi e la trovava ancora lì.
A quel punto diventava paonazza e imbarazzatissima guadagnava l’uscita pensando già alla prossima mossa.

Altre volte, chiuso il laboratorio, tornando a casa, vedeva le luci ancora accese in ufficio e la sua auto parcheggiata poco distante. Allora, una sera, aveva preso il coraggio a due mani, tirato fuori la copia delle chiavi dell’ufficio ed entrata tutta baldanzosa fingendosi stupita di trovarlo ancora lì.
-Ohhh Dottore!! Buonasera!! Visto l’orario pensavo che qualcuno fosse andato via dimenticando le luci accese e allora ho pensato di entrare a spegnerle … ma ha visto che ora è?? E’ molto tardi … non c’è nessuno che la reclama a casa? –
- No signorina, fortunatamente a casa non c’è nessuno che mi aspetta quindi posso dilungarmi un po’ e finire certe cose visto che sarò assente parecchio da ora in poi … ma lei non si preoccupi … vada, vada pure a casa che a chiudere e spegnere tutto ci penso io qua … buonanotte. –
Una doccia fredda “visto che sarò assente parecchio da ora in poi” … che voleva dire? Che smetteva con lo studio? Doveva saperne di più.

La mattina dopo aveva sondato un po’ il terreno con l’altro socio (a chiamarlo sig. Antonio proprio non riusciva … per lei era “l’altro socio” e basta) raccontandogli tra il serio e il faceto, l’incontro e il dialogo della sera prima.
Il sig. Antonio aveva così confermato i suoi dubbi: Alberto era stato preso “sotto l’ala” da una squadra corse molto quotata che vedeva in lui doti e la giusta dose di caparbietà per metterle a frutto. Per far questo però doveva intensificare gli allenamenti e le gare e questo significava meno tempo per lo studio.
Occorreva l’ennesimo “cambio di rotta” … Agnese si licenziò dallo studio (con sommo rammarico del sig. Antonio che nel giro di una settimana di fatto perdeva il socio ed una valente collaboratrice) ed il tempo che prima dedicava ad archiviare lo avrebbe speso per seguire le trasferte di Alberto.
E si sarebbe fatta trovare ad ogni tappa, ad ogni arrivo … e prima o poi lui avrebbe capitolato, se lo sentiva.
Ma come fare per saperne di più della squadra corse?? Semplice: bastava cambiare pettinatura!! Cosa c’entra vi chiederete … c’entra, c’entra, perché da che mondo è mondo le parrucchiere sono un universo parallelo dove le clienti parlano di tutto, e quindi LE PARRUCCHIERE sanno TUTTO di tutti.
La parrucchiera era l' amica Clara che, suo malgrado e nonostante non fosse d’accordo sui piani di Agnese, la mise al corrente su:
- sede della squadra corse, 
-luoghi degli allenamenti e 
-date delle gare. ( neanche i servizi segreti avrebbero potuto fare meglio di così!)

Ed iniziò così un periodo fatto di appostamenti, di incontri “casuali” al bar o al ristorante, ma per quante Agnese se ne inventasse, lui proprio non la “vedeva” … era tornata ad essere l’adolescente “trasparente” di qualche lustro prima.
E si macerava cercando di pensare a qualcosa di nuovo, quel qualcosa che avrebbe “svegliato” Alberto e finalmente l’avrebbe fatto accorgersi di lei.

E tutta presa dall’inseguire questo sogno non si accorgeva che il tempo passava, e i mesi lasciavano posto ad altri mesi, e le stagioni alle stagioni … era diventata un’ossessione che la prendeva al mattino appena sveglia e non l’abbandonava più fino al momento in cui crollava esausta sul letto.
Ne aveva risentito anche il lavoro, ma tanto a lei serviva veramente poco per vivere, anzi per “sopravvivere” nell’attesa che il bell’Alberto finalmente si accorgesse di lei.

Poi un giorno si era guardata alla specchio appena sveglia e quello che aveva visto non le era piaciuto affatto: viso tirato e affilato, profonde occhiaie, colorito pallido … i capelli erano scompigliati, ma il fatto di avere una "criniera leonina" faceva sì che con due colpi di spazzola i suoi capelli tornassero lucenti e vaporosi.
E così aveva deciso: quel giorno sarebbe stato “il canto del cigno” del suo sterile amore per Alberto … avrebbe assistito alla sua gara per l’ultima volta e poi sarebbe tornata alla vita “normale” augurandosi di essere ancora in tempo … ancora in tempo per riprendere il suo lavoro, tornare a coltivare le amicizie e perché no ... magari per farsi una famiglia.

Era duro rinunciare ad un sogno, no anzi -AL SOGNO- della sua vita … aveva vissuto tutta la vita sognando qualcosa che non si era mai avverato, come il Sottotenente Giovanni Drogo del romanzo “Il Deserto dei Tartari”di Dino Buzzati che per tutta la vita, aspetta, nella fortezza Bastiani, l’attacco del nemico ed il nemico si palesa solo quando egli ormai stanco, anziano e malato sta abbandonando la fortezza stessa.

In qualche modo, oggi, avrebbe avvicinato Alberto per dirgli “addio” … non sapeva se durante la colazione, oppure all’arrivo o durante il pranzo, ma sapeva di doverlo fare. Doveva in qualche modo, mettere la parola FINE a questa storia e guardare avanti. Ma quanto male faceva!!

A colazione non ci era riuscita perché lui era già sulla pista, durante la gara e all’arrivo neppure perché tanta, troppa gente si era assiepata intorno al vincitore, accedere alla sala ristorante dove era andato a pranzare era rimasta un’utopia in quanto si entrava solo se fortunati possessori di invito.

Si era così avviata a piedi, lungo la strada … lei e i suoi pensieri …e per la prima volta i suoi pensieri non erano rivolti a -come posso fare per “agganciarlo”- ma piuttosto erano pensieri lievi … di quando era ragazzina, delle gite fatte con i suoi genitori, delle vacanze con le amiche … non sapeva come ma era riuscita a “lasciar andare” la sua –ossessione- , il suo pensiero fisso. Non era ancora il momento di pensare a “cosa farò domani” ma era bello sapere di avere tutto un pomeriggio a disposizione,il pomeriggio di OGGI, di dolce far niente.

Abbracciata a questi pensieri non si era accorta del piccolo avvallamento del terreno … aveva messo un piede in fallo ed era “volata giù” cadendo in mezzo alla carreggiata … una caduta banale, dalla quale rialzarsi subito, se in quel momento non fosse sopraggiunto, in bicicletta, il “nostro” Alberto che, uscendo da una curva, si era avvisto troppo tardi di Agnese che cadeva e gli era ruzzolato addosso.
Che botta!! Alberto avvezzo com’era alle cadute si era prontamente rimesso in piedi, aveva prontamente spostato la bici dalla carreggiata per poi prendersi subito cura della signora che ancora stava distesa immobile sull’asfalto.
Aveva cercato di rianimarla con qualche piccolo schiaffetto senza sortire però alcun effetto; aveva pensato allora di utilizzare l’acqua della borraccia e spruzzargliene un po’ sul viso … dopo questo trattamento la signora aveva piano piano ripreso colore e un po’ alla volta aveva riaperto gli occhi, guardandolo prima con lo sguardo un po’ velato e poi tutta una serie di emozioni era passata su quegl’occhi verdi come la vallata che li circondava: incredulità, stupore, e ad un certo punto era convinto di averci letto un pizzico di gioia … gioia per cosa? Probabilmente la signora era ancora sotto shock.

Piano piano l’aveva fatta alzare dalla strada e l’aveva fatta accomodare su una panchina che dava sul Belvedere.
Le aveva chiesto se si ricordasse il proprio nome, dove abitava, se le facesse male da qualche parte e l’aveva trovata collaborativa e vigile … aveva scoperto così che si chiamava Agnese (perché quel nome non gli suonava nuovo?..) e che abitava nello stesso paese dove lui era nato e vissuto a lungo.

Sorreggendole le spalle l’aveva guardata meglio e poi le aveva chiesto “Scusi se glielo chiedo ma…. Ci conosciamo?”
Lei non aveva risposto, almeno non subito: si stava gustando quel braccio sulle spalle e quel momento atteso così a lungo.


sabato 2 novembre 2019

UN'AMICA ... L'AMICA


                                                                          -Da qualche parte in Polesine- Ottobre 2019
                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie


Mi piace molto questa frase:

"L'Amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce. Non camminare davanti a me, potrei non seguirti. Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti. Cammina semplicemente al mio fianco e sii mio amico"

Fortunate sono le persone che possono dire di avere anche SOLO "un vero amico".

L'amicizia si declina in tante forme, in mille sfaccettature ... non è necessario conoscersi da una vita, l'importante è che da entrambe le parti ci sia sincerità ( che è comunque sempre alla base di ogni rapporto umano).
la sincerità non lascia spazio alle "male erbe" come l'invidia, il possesso, l'egoismo.
Se qualcosa non ti piace in ciò che fa o dice un amico, è giusto e corretto farglielo notare ... se la persona che riceve le tue considerazioni si risente di quanto le dici ... forse non è l'amico che vorresti ma semplicemente un conoscente.

Riccardo Cocciante anni fa cantava:
"Non dico che dividerei una montagna
ma andrei a piedi certamente a Bologna
per un amico in più..."

e anche:
"Perchè mi tiene ancor più caldo
di un pullover di lana
a volte è meglio di una bella sottana
un caro amico in più..."

e ancora:
"Perchè un amico se lo svegli di notte
è capitato già
esce in pigiama e prende anche le botte 
e poi te le ridà..."

e poi
" Piccolo grande aiuto,
discreto amico muto..."

Ecco ... secondo me l'Amicizia è anche e soprattutto questo: accettare l'altro per com'è sperando che Lui/Lei faccia altrettanto con te.
Poi ci sono le persone fortunate come me che un bel giorno, a 50 anni suonati da un po' , conoscono una persona e quella persona piano piano entra nella loro vita e la arricchisce, la illumina.
Ad onor del vero sono una donna molto fortunata perché intorno a me, vicino e lontano, so che ho persone che mi amano e mi apprezzano per quella che sono, pregi (pochi) e difetti (molti di più).
E l'accettazione è per me la più grande forma d'Amore e di Amicizia ... ho imparato nel corso degli anni e "sbattendoci il muso" che non si può piacere a tutti, e che, per quanto cerchiamo di fare del nostro meglio, ci sarà sempre qualcuno che non ci apprezza o addirittura ci evita e non ci vuole nella propria vita.
Bene ... un certo giorno ho deciso di "non rincorrere più i mulini a vento" ma di focalizzare la mia attenzione su chi, la mia attenzione la merita.
E mi si è aperto un mondo ... perché, finché mi ostinavo a rincorrere chi di me proprio non ne voleva sapere, perdevo un sacco di occasioni.
Fatto spazio nel mio cuore, in poco tempo ci sono entrate tante bellissime persone.
Ma non perdiamo "il focus" di questo racconto ...
Sei lì che pensi che vorresti provare a fare una cosa nuova ... vorresti testare un percorso mai fatto ... ci pensi un po' su, ti documenti e poi mandi un messaggio "all'amica del piano di sotto" ( in realtà non abitiamo così vicine ma abbastanza da metterci 5 minuti a raggiungere una la casa dell'altra):
"Laura ma se io ti proponessi di fare un percorso nuovo?"
La risposta immediata: "Dimmi solo dove e quando e arrivo..."
Ecco: Laura ripone in me una fiducia "sconfinata" ( vai a capire perchè ... lo sa che mi perdo sempre eppure non ha esitato un attimo ... non ha neanche pensato di chiedere "dove andiamo?")
Ma credo che questa sia una sua prerogativa nei confronti del mondo ... essendo una persona "Mite" è convinta probabilmente che tutti lo siano e quindi si fida.

"Beati i Miti perché erediteranno la Terra"

E insomma ci incontriamo un sabato pomeriggio e proviamo questo percorso: siamo fortunate perché nonostante sia quasi la fine di ottobre, la giornata è bella, tiepida, limpida e camminare si rivela un piacere.
Mi fermo a pensare a che strana è la vita: io sono, per quello che riguarda il camminare, "un lupo solitario". Non è che non mi piace la gente, ma da sola sto meglio, mi vivo le camminate in modo "globale" ... sono "tutta per il cammino" e "il cammino è tutto per me".
Eppure Laura è riuscita a scalfire questa "armatura", è entrata in punta di piedi e camminare con lei è un piacere unico.
Facciamo un paio di assestamenti al percorso scaricato da Internet ( non fosse altro perché probabilmente la mappa è un po' vecchiotta e nel frattempo hanno chiuso un passaggio a livello indicato come "luogo di transito" lungo il percorso ... vedi la fortuna di viverci in un posto? Ti viene un dubbio e vai a fare un sopralluogo qualche giorno prima della partenza ... questo ti evita di fare km in più cercando una strada alternativa ... poi magari ti perdi come succede a me quasi sempre e i km in più li fai lo stesso ...) e andiamo via veloci chiacchierando fra noi.
Arriviamo ad un "capitello Mariano" ... la strada asfaltata curva a destra e a sinistra c'è solo una stradina sterrata con tanto di segnale "divieto di accesso" ... la mappa è ben custodita nello zaino ( perché tirarla fuori? Perché?) e noi prendiamo a destra , senza esitazione.
E senza esitazione, dopo un'oretta, arriviamo finalmente in paese ... peccato che NON sia il paese dove dovevamo arrivare, bensì uno "spostato" di 4-5 km dalla "retta via".
Ci fermiamo a bere qualcosa nel bar della piazza, a turno andiamo in bagno e quella che resta al bancone si intrattiene con la barista e scopre che la suddetta è un'accanita camminatrice ed è arrivata a Santiago ben due volte.
Le raccontiamo qual'era la nostra iniziale idea di percorso e ci dà una dritta per arrivare velocemente ( insomma, velocemente ... ci tocca camminare un'ora in più del previsto) al punto "X".
Da lì in poi, fortunatamente tutto fila liscio e arriviamo a destinazione, stanche ma felici, quando il sole è già tramontato da un pezzo.
Saliamo in macchina per tornare a casa e Laura per tutto il tragitto parla di tutto quello che abbiamo visto e fatto nel pomeriggio appena trascorso e MAI, nemmeno una volta, del fatto che, per colpa mia, abbiamo sbagliato strada.
Ecco perché mi considero molto fortunata ad avere una persona come Laura per Amica ... Laura mi accetta per quello che sono ... se sbaglio "non mi punta il dito contro" ma guarda il buono che c'è in me ...
E tante altre potrei raccontarne ... come quando, dopo una lunga mattinata al lavoro ( lavora all'aperto quindi soggetta al sole cocente d'estate e al freddo pungente d'inverno, per non parlare del fatto che parecchie mattine fa delle vere e proprie levatacce per raggiungere in orario il posto di lavoro), invece di andare dritta a casa a prepararsi il pranzo ( alle volte rientra alle 14 passate) , prima passa da me in ufficio con un grappolo d'uva o un sacchetto di mandaranci perchè mi dice "lo so che tu con la pausa pranzo corta non riesci neanche ad andare a casa" ... oppure quando arriva con i biscotti super buoni fatti dai frati e io resto sempre senza parole nel ricevere così tante coccole elargite a piene mani ...

L'Amicizia è un bene prezioso ... cara Laura "Cammina semplicemente al mio fianco e sii mia amica"