domenica 23 febbraio 2020

23-02-2020 COME LA VIVI


                            questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie


Stamattina ascoltando il telegiornale un giornalista ha esordito dicendo: “Oggi tutti ci svegliamo un po’ più tristi e un po’ più poveri perché ad alcuni di noi , da ieri, è fatto divieto di muoversi liberamente”

Ecco: oggi io sono una di quelle persone “ricche” perché, almeno per oggi, posso ancora, se voglio, muovermi liberamente … decidere di uscire, andare a fare la spesa, fare una passeggiata … mentre ad una manciata di chilometri da casa mia non è così … ad “ un tiro di schioppo” da casa mia, stamattina tante famiglie si sono svegliate consapevoli che non sarebbe stata una domenica come le altre, ma una domenica di coprifuoco, da passare obbligatoriamente in casa. Banditi i festeggiamenti per il Carnevale , chiusi tutti gli esercizi pubblici, un intero paese in un solo giorno si è trasformato da “ ridente paesino sui colli euganei” a “ paese dove viveva la prima vittima italiana del Coronavirus” … nemmeno l’autobus si ferma più.

E dovrei sentirmi “fortunata” per il fatto che la mia casa è un pochino più a sud di Vò Euganeo, un pochino più a sud di Schiavonia (dove c’è uno splendido ospedale che quasi nessuno a parte gli “indigeni” fino a ieri conosceva).

E invece no, non mi sento per niente fortunata … perché se qualcun altro sta pagando per colpe che non ha, io non posso dire “meno male che non è capitato a me” … in qualche modo è capitato anche a me.

Perché sono sicura che a Vò Euganeo in questo momento c’è una famiglia fatta come la mia,”mamma, papà e un figlio maschio grande” che magari fino a venerdì scorso faceva progetti per questo fine settimana ( a casa mia, nello specifico, sono giorni che sappiamo che oggi c’è la legna da tagliare) e in una manciata di ore si è ritrovata da “ famiglia standard italiana con casa di proprietà, lavoro e progetti” a ”famiglia che vive nella zona rossa del primo focolaio veneto”.

Ed è stato un attimo: io venerdì sera dopo una giornata di lavoro dove resto praticamente fuori dal mondo, non leggo notizie e non ascolto telegiornali, sono andata in farmacia ad acquistare un collutorio.
La farmacia era “stranamente” (stranamente per me che non sapevo le ultime notizie) piena di gente sull’orlo di una crisi di nervi che si accaparrava le ultime mascherine rimaste (addirittura il farmacista stava cercando di rifilare all’ignaro cliente delle mascherine rettangolari non più alte di 10 cm che non so quanto possano servire).

E io li guardavo e non capivo … poi sono tornata a casa, ho acceso la tv e tutto si è chiarito: in un pomeriggio eravamo passati da “ bon è venerdì, alle 17 si stacca e per due giorni ci si riposa” a “ Madonna Santa!! Il Coronavirus è arrivato anche in Veneto”.

E non mi sento sollevata del fatto che non abito a Vò Euganeo.

E ieri mio marito, dopo mesi di preparativi, di buon’ora è partito per andare ad allestire una fiera che doveva svolgersi la prossima settimana a Milano; scrivo “doveva” perché dopo ore ed ore di “rimpiattino” tra Autorità che non si sbilanciano ed imprenditori che hanno investito tanto su questa mostra, ha prevalso il buonsenso e gli organizzatori hanno fatto “saltare” la manifestazione.

E proprio di questo parlavo con Laura ieri pomeriggio in una lunga camminata che ci ha tenute impegnate per 4 ore … passi e parole … confidenze … le ho raccontato la mia preoccupazione per questa fiera che da sempre è un input importante per la nostra azienda ma che quest’anno rischia di diventare una fonte di preoccupazione.

Finchè non è arrivata la telefonata di mio marito: “ è saltato tutto, sto tornando a casa” … sollievo.
Probabilmente questa scelta ci penalizzerà non poco dal punto di vista economico ma la salute, la vita non hanno alcun prezzo. O meglio: hanno un valore talmente alto che non ci è dato di quantificare.

I passi si sono fatti più leggeri, e anche le chiacchiere tra noi … ci siamo dette che camminare ieri non era solo un fatto egoistico ma un dettame dell’ OMS che dice di evitare i luoghi affollati … su 4 ore di cammino avremo incontrato sì e no 10 persone.

E insomma, in questo momento non facile del nostro paese, non mi sento fortunata perché vivo un po’ più a sud di Vò e di Schiavonia.

Ma c’è una cosa che mi fa sentire veramente fortunata: gli amici che ho.

Di Laura e della nostra camminata ho già detto …ma ieri sera mi ha profondamente scaldato il cuore un messaggio vocale che veniva da lontano ..un Amico con la A maiuscola, anzi un AMICO tutto maiuscolo mi ha chiesto non “ come va?” ma “ come la stai vivendo?” che effettivamente è la domanda più giusta da porre, perché la storia che ti circonda cambia a seconda degli occhi con cui la guardi.

Gli ho risposto la verità e cioè che non la sto vivendo tanto bene e le sue parole di risposta piene di calore ed empatia hanno un po’ lenito la mia sofferenza

GLI AMICI, quelli veri ….

mercoledì 12 febbraio 2020

CINQUE ANNI CHE CAMMINO ( parte seconda)

                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie

Camminare aiuta a tirar fuori i ricordi … i ricordi sono un po’ come i soprammobili … quando “metti su casa” i primi li compri e li metti qua e là, in ordine sparso … poi qualcuno te ne regala altri, poi arrivano le bomboniere “ tanto carine!” e come per incanto , accumula oggi, accumula domani, ti ritrovi con un’intera vetrinetta piena di questi ninnoli.

Un bel giorno decidi di fare “le pulizie di fino” e svuoti completamente la vetrinetta per spolverare contenitore e contenuto … ed è così che, in fondo, nell’angoletto più buio, ritrovi quello che i piemontesi chiamano un “ciapapuer” ( raccogli polvere) … ma non è uno qualunque … immediatamente, appena lo vedi, ti scatena una ridda di ricordi nitidissimi ed è come salire su una macchina del tempo … in un istante sei in un altro tempo e magari in un altro luogo.

E allora prendi questo “pezzo prezioso”, lo spolveri per bene e gli trovi un’altra collocazione … ecco proprio là : su quella mensolina in alto, da solo.
E non fai in tempo a sistemarlo che dalla finestra entra un raggio di sole e lo inonda di luce … e tutto si fa più bello e luminoso.

Quindi camminando faccio “le pulizie di fino” dell’anima e trovo cose che erano nascoste chissà dove e che invece meritano un “posticino speciale” … e il posticino speciale credo possa essere proprio questo …

Il mio cammino di oggi ha “ripescato” qualcosa che non è un ricordo vero e proprio perché all’epoca ero troppo piccina … ma è il racconto che mi è stato fatto da una delle tre protagoniste femminili di questa storia.

Sono tre le “femmine” che animano questa storia, questa che è una grande storia d’amore ; e poiché le altre due donne da un po’ non “abitano” più tra noi, credo sia mio dovere dare loro il giusto tributo.

E’ la storia di una bimba e di due donne “amorevoli” , una “amorevole” in quanto mamma della bimba e l’altra “ amorevole” in quanto –aspirante mamma- … e poi è la storia di un oggetto “inanimato” che però per certi versi fa la “parte del leone” … questa quindi è

LA STORIA DEL CUSCINO ROSSO

Avevo due anni, forse poco più, e la mia mamma da un po’ non stava bene … malesseri strani, non si capiva bene cos’ avesse. Questo aveva spinto il medico di base a consigliare un ricovero ospedaliero per  fare accertamenti più approfonditi.

Ed ecco muoversi la “macchina” dell’organizzazione familiare: Papà era grande e grosso e se la sarebbe sicuramente cavata, ma le bimbe?? Laura ( mia sorella maggiore) aveva intorno agli otto anni ed era stata dirottata immediatamente  dai nonni materni, che , seppur non godessero entrambi di ottima salute , si rendevano sempre disponibili a dare una mano con noi bambine ( questo mi fa tornare alla mente le estati passate a casa dei nonni … quanto mi sono divertita!! Ma questa è un’altra storia … non escludo di raccontarvela, prima o poi). Rimanevo io, la “piccola di casa” ed era due volte difficile trovarmi la giusta collocazione.

Era difficile perché ero veramente piccolina quindi bisognosa di cure e attenzioni particolari, doppiamente difficile perché, fino a quel giorno, io e la mamma eravamo state un corpo e un’anima sola. Dove ero io c’era lei, e dove andava lei c’ero SEMPRE IO.

Non so cosa abbiano architettato le altre due donne di questa storia, so solo che un certo giorno arrivano a casa mia lo zio Mario (all’anagrafe Luciano), fratello di mamma,  e sua moglie, la zia Maria .

Sposati da un po’, al momento senza bimbi ( sarebbe passato ancora qualche anno prima che Enrica entrasse nelle loro vite e le riempisse di un amore contraccambiato e incondizionato … spero tu sia consapevole Enrica di quanto hai fatto felici i tuoi genitori con il tuo arrivo, di quanto amore ti hanno donato e di quanto ancora il tuo Papi  ne abbia da darti …) probabilmente la mia Mamma aveva visto nella zia Maria tutto quello che serviva per la sua cucciolina: una dose immensa di tenerezza, tanto amore da dare a piene mani, una vice-mamma di tutto rispetto.

E così gli adulti parlavano tra loro, facendo finta che fosse una visita normale, ed invece “tramavano” alle mie spalle …
La zia mi aveva preso in braccio e cercava di capire come poter far breccia in quel legame così “solido” , così “granitico” che era l’attaccamento che avevo con mia madre.

E poiché tutti abbiamo “un tallone d’Achille” e lei conosceva la mia passione per il colore rosso,  ad un certo punto, accarezzandomi i capelli mi aveva sussurrato:
“ sai, a casa ho un bel cuscino ROSSO,che però poverino si annoia tutto il giorno a stare là da solo .. ci sono solo io che però non ho tanto tempo da dedicargli …( io la stavo ascoltando attentissima, con tanto di occhi sgranati per la curiosità) e così ieri mi ha detto che vorrebbe tanto qualcuno con cui giocare, e sarebbe così felice di andare a dormire abbracciato ad un bimbo, o una bimba … verresti a casa nostra a giocare un po’ con lui?”
E io pronta ( rivolta a mia madre) “ posso mamma? Ci andiamo? Quand’è che ci andiamo insieme?”

E lì la maestrìa di una donna che anche se non ancora mamma aveva saputo trovare le parole giuste per convincere e al tempo stesso confortare la bimba piccina:
“ sai la mamma deve andare qualche giorno in un posto dove i bimbi non possono entrare ( avevo messo il broncio), così pensavo che intanto tu potevi venire a conoscere il mio cuscino rosso … state un po’ insieme, vi fate compagnia, giocate e poi non appena la mamma torna a casa, e sarà prestissimo, ti riportiamo subito da lei”

In quel momento credo di essere stata come Montalbano ne “gli arancini di Montalbano” e cioè di aver avuto
 un cori d'asino e unu di liuni” di essere stata cioè parecchio indecisa sul da farsi …

Insomma, com’è, come non è,  gli zii riuscirono a portarmi a casa loro, dove c’era veramente un bellissimo cuscino rosso, che diventò nei giorni seguenti il mio compagno di giochi.
La zia era fantastica: mi dedicava tutto il suo tempo esattamente come mammina … inventava ogni giorno giochi da fare  insieme e il tempo passava presto; ogni mattina , al risveglio chiedevo di poter tornare a casa dalla mamma, e ogni mattina la zia trovava parole nuove per tranquillizzarmi che presto avrei riabbracciato la mamma … poi si inventava qualcosa e mi distoglieva dalla mia tristezza.

Una sera lo zio era arrivato a casa tutto pimpante e in un batter d’occhi avevano preparato la borsina con le mie cose:
“ dai che andiamo a fare un giretto” aveva poi  detto spingendomi delicatamente verso la porta.
Avevo agguantato il mio nuovo amico rosso fiammante ed eravamo partiti … fuori era buio e io guardavo le vetrine illuminate, le auto che scorrevano veloci, i tram che scampanellavano approssimandosi alla fermata.

Tutta presa da queste scoperte non mi ero avvista di essere arrivata sotto casa mia: avevo alzato gli occhi e mamma era lì, accovacciata che mi aspettava a braccia aperte … e piangeva!!! Come piangeva!! E il papà, al suo fianco, che sfoderava il sorriso delle grandi occasioni … e poi c’era Laura, che sorrideva anche lei ma il suo sorriso era strano … c’era qualcosa di nuovo nel suo sorriso … anzi: “mancava” qualcosa al suo sorriso … in quei pochi giorni di lontananza aveva perso un dente ed era così buffa con quel buco proprio lì davanti … e probabilmente un po’ si vergognava, tant’è che rideva tenendo una mano davanti alla bocca.

Eravamo saliti tutti in casa e mia mamma ( com’era bella la mia mamma!!! Tanto tanto bella con gli occhi lucidi dall’emozione) aveva raccontato un po’ della sua vicenda ospedaliera ma subito aveva chiesto alla zia com’era andata la sua avventura di vice mamma … e la zia aveva raccontato tutto quello che avevamo fatto … e quanto buona ero stata … e che bello era stato avere una frugoletta per casa.

Poi era arrivato il momento del commiato: la zia mi aveva preso in braccio e mi aveva sussurrato :” ricordi? Ti avevo promesso che appena la mamma tornava a casa ti avrei riportato da lei … ho mantenuto la promessa. Ricordati che, quando vuoi, il cuscino rosso è sempre a casa mia che ti aspetta”

Mi aveva baciato visibilmente commossa e poi mi aveva “allungato” alla mamma in un “virtuale” passaggio di consegne.
E in quel momento io avevo mantenuto un braccio sulla spalla della zia e ne avevo messo uno sulla spalla di mamma, forse cercando di prolungare ancora un po’ quell’armonia che c’era tra noi tre: io bimba amata , la mia mamma “ufficiale” e la zia che per qualche giorno era stata la mia mamma “in pectore”.

Un abbraccio alla mia Mamma e alla zia Maria , siete state e sarete per sempre mamme MERAVIGLIOSE.

sabato 8 febbraio 2020

CINQUE ANNI CHE CAMMINO ( parte prima)


                                                                                               -Qualche anno fa-
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Qualche giorno fa, la app che utilizzo quando cammino mi ricordava che sono ben 30 gg che cammino ogni giorno … in realtà sono molti di più ma sono “solo” 30 gg che ho installato la app …

Questo mi faceva riflettere sul mio “camminare”    sono cinque anni che cammino … 5 anni dal quel maggio 2015 quando, con un colpo di testa del quale NON mi sono MAI pentita, ho deciso di voler inseguire un sogno … quel sogno era Santiago di Compostela.

Ma quel sogno era anche regalarmi del tempo.

Tempo solo per me … tempo per mettere in ordine pensieri … tempo per chiarire cose irrisolte … tempo …

E l’ho fatto!! E l’anno dopo ancora … e poi ho capito che una settimana intera una volta l’anno non era sufficiente … serviva la “goccia che scava la roccia” … un po’ di tempo tutti i giorni … piccole scintille che illuminano anche le giornate più buie …

Ci ho messo un sacco di tempo a capire tutto questo … no in realtà non ci ho messo un sacco di tempo a capire … ci ho messo un sacco di tempo ad imparare a gestire il “tempo” … a trovare una persona alla quale delegare un po’ delle mie occupazioni …  io, la signora “Perfettini” …  quella che non trovava mai nessuno all’altezza perché  “mettevo l’asticella troppo alta” , ho imparato ad “abbassare un po’ l’asticella” … la persona che collabora con me in ufficio da un po’ di tempo a questa parte, forse un anno fa non l’avrei nemmeno presa in considerazione perché cercavo qualcuno che imparasse tutto quello che faccio io … oggi ho deciso che chi mi aiuta, intanto è importante  che impari a fare  “bene” alcune cose … facendo lei “queste cose” posso permettermi, ogni giorno, di andare a camminare , e questo non ha prezzo.

E se anche la mia collaboratrice non è proprio “quella dei miei sogni” va bene uguale … i miei sogni li rincorro altrove …

Cinque anni che cammino … quanta strada che ho fatto!!! Strada fatta di chilometri, di scarpe consumate, di vie polverose e sentieri pieni di fango, di lunghe giornate solitarie … ma strada fatta anche di tante belle persone incontrate, persone che sono diventate Amici, persone che sono diventati un po’ “famiglia”.

Strada fuori e soprattutto dentro di me … quando per tante ore al giorno la tua unica compagnia sei TU , prima o dopo ti trovi “costretto” a guardare con occhi nuovi e a rivalutare la persona che sei … e se prima eri critica nei suoi confronti per tanti motivi ( io sono rigorosa con tutti ma soprattutto con me stessa) camminando insieme, giorno dopo giorno, ti ritrovi ad analizzare situazioni, incontri, storie che ti hanno portato ad essere quella che sei oggi.

E oggi credo di essere una “bella persona” proprio per tutto il mio passato … quello fatto dell’amore dei miei genitori, di un’infanzia serena, di un’adolescenza un po’ “beat” , dell’uomo giusto al momento giusto, di una maturità ponderata …
ma credo che si diventi adulti anche e soprattutto quando “ ci si sbatte il muso”.

Quindi grazie anche  a quelli che  mi hanno fatto sentire “ che non ero mai abbastanza”, a quelli che si sono fermati all’apparenza e non hanno dato una chance  “alla sostanza”, a quelli che “ ma cosa vuoi saperne tu che sei una donna?” a quelli che non avevano nemmeno il coraggio di dirmelo in faccia che “ faccio finta di essere amico della Barboni, ma solo perché è brava in matematica e mi passa i compiti”… insomma grazie a chi su di me non avrebbe scommesso nemmeno “una lira”

Io ci ho messo del tempo, forse troppo, chissà,  ma camminare ha tirato fuori un sacco di cose che stavano lì, sepolte sotto la polvere … cose con le quali era necessario fare pace se volevo “ voltar pagina”.

Camminare ha tirato fuori la bimba che al corso di pattinaggio sul ghiaccio, dopo un piccolo approccio dove morivo dalla paura di cadere, era stata fatta accomodare sugli spalti perché ritenuta “non idonea” da un istruttore sicuramente pratico ma  poco sensibile.
Senso di sollievo immediato all’idea di evitare una caduta ma immediatamente dopo senso di “esclusione” dal gruppo … 

Adesso, dopo tanti anni guardo quella bimba decisamente “troppo cicciotta” per fare pattinaggio artistico e le sorrido pensando che, in fondo, in fondo, l’ha scampata bella.

E camminare ha tirato fuori anche quella bimba che dai 7 ai 12 anni ha dovuto convivere con una malattia che l’ha costretta a frequenti ricoveri ospedalieri fatti di tante ore solitarie … di ore passate a fare i compiti ( piccola bimba giudiziosa che non voleva rimanere indietro con il programma) e a leggere i fumetti nell’attesa che , alla sera, arrivasse la mamma a farle compagnia per un’oretta … solo un’ora al giorno con la mia mamma, quando, fino al giorno prima, tutta la mia giornata era piena della presenza della mia mamma. La mia mamma poverina che passava le sue giornate sui mezzi pubblici per barcamenarsi tra me e la “sua” mamma, che nello stesso periodo era ricoverata dall’altra parte della città e combatteva la sua battaglia più aspra.

E quella bimba aveva tutti i diritti di essere arrabbiata con “il mondo intero” … i suoi compagni andavano in gita e lei era in ospedale, le giornate si allungavano, arrivava la primavera, i suoi amici tornavano a giocare in cortile e lei era in ospedale,  arrivava l’estate, le vacanze scolastiche e la sera si poteva restare fuori un po’ di più e lei era in ospedale…

Allora pensava: “e tutto questo tempo che passo qui, chi me lo darà indietro?” e sentiva che le avevano “rubato” qualcosa …

In realtà i Medici le hanno dato indietro quel tempo “rubato” e gliel’hanno dato indietro moltiplicato per 10, per 100, per 1000.

I ricoveri frequenti servivano a monitorare la malattia e le terapie per debellarla … quindi la “signora agè” di oggi ringrazia quei medici e quelle giornate tristi perché le hanno permesso di diventare donna, moglie, madre … piccola signorinella con la faccina pallida che ritrovo su alcune foto in bianco e nero degli anni 70 : e fallo un sorriso!!! I medici ti hanno fatto un grande regalo ( ma tu allora mica lo sapevi , quindi nelle foto hai sempre quel “sorriso” tirato e gli occhi tristi).

E camminare ha tirato fuori un sacco di altre cose, ma ve le racconto un’altra volta … fuori c’è il sole … vado a fare quattro passi …

giovedì 6 febbraio 2020

06-02 SENZA TITOLO

                                                                                   -Da qualche parte in Polesine-
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Solitamente quando scrivo qualcosa prima “fisso” il titolo e poi, da quello, parto con i pensieri.


Oggi è difficile … ho un sacco di titoli che mi frullano per la testa ma nessuno è “perfetto” per quello che voglio scrivere.

Ci sono un sacco di titoli di canzoni che potrei usare

Da –“A TE” di Jovanotti

A  “La Cura” di Battiato

E ancora “Io e te per altri giorni” dei nostri amati Pooh

E tanti altri ma … nessuno, al 100% , riesce a dare il senso a quello che voglio dire.

Vivere con una persona è bellissimo ma non sempre facile … è come un giro alle giostre: vai sul “Tagadà”... assesti un po’ la postura e ti diverti come un matto a stare in equilibrio mentre tutto intorno a te gira.

Cambi giostra e ti ritrovi sull’autoscontro: se anche guidi bene benissimo ci pensano gli altri a “venirti addosso”..ma lo fanno sorridendo e quindi non è poi tanto male ...

Provi il “castello degli orrori” ed entri in un posto buio … ogni passo che fai non sai bene dove ti porterà ma … allunghi la mano, trovi quella del tuo compagno che la stringe e insieme si va … fino all’uscita, fino a rivedere il sole.

E poi ci sono le “Montagne Russe” … quelle che non vorresti mai provare perché ti fanno troppa paura  ma un certo giorno ti ci ritrovi seduto sopra non sai bene neppure tu perché e come, e queste cominciano la salita … senti che la salita è faticosa … senti la macchinina che “arranca” e a te sale la tensione … perché là, in alto, c’è una curva, e per quanto i tuoi occhi si sforzino per cercare di vedere cosa c’è oltre , finchè non arrivi in cima , puoi solo immaginarlo.

E immagini un sacco di cose ma chissà perché nessuna bella … e alle volte la verità, dopo la curva, lassù in alto, fa ancora più schifo di come l’avevi immaginata.

Ma non sei sola: giri lo sguardo e il compagno della tua vita è lì … e sai che, se anche dovesse andare male malissimo, affronterete quel “male malissimo” insieme … e pensi questo finchè la “macchinina” precipita e tu pensi che vomiterai in testa a quello seduto davanti … poi la corsa rallenta e finalmente puoi scendere … la testa ti gira, lo stomaco è sottosopra, le gambe un po’ cedono ed ecco che due braccia forti ti sorreggono … 

e sei stanca di giostre e allora passeggi vicino alle attrazioni  augurandoti che la vita ti faccia un po’ “riprendere fiato” … e tiri qualche pallina nelle vaschette dei pesci rossi e non vinci niente, e ci riprovi, e ancora e ancora  (perché sei una testarda e non rinunci mai)… e ti “mangi” talmente tanti soldi per le palline che avresti potuto comprare un peschereccio intero … e alla fine, il signore del banchetto, per pietà, te lo regala il pesciolino … e tu scegli quello “ rosa” … un vecchio pesciolino sbiadito che nessuno vorrebbe mai … ma non tu … tu sei convinta che  a tutti va data una possibilità, anche al pesciolino ormai prossimo alla pensione.

Lo zucchero filato … quello proprio no!!! Lo zucchero filato non ti piace: troppo appiccicoso … molto meglio le mandorle o “il mandorlato” … ne assaggi un pezzettino ma il resto te lo tieni e lo porti a casa … lo conservi per i giorni “difficili” quando c’è bisogno di un po’ di “dolce” per rasserenarsi …

Ma vivere insieme può essere anche come una lunga, bellissima, rilassante vacanza … tanti giorni di “far niente” … di ozio smisurato … di giornate lunghissime che non sai come riempire … aiuto!!!

Ecco : quando penso alla nostra vita insieme sicuramente NON posso vederla come “una lunga, bellissima, rilassante vacanza” ( ma nemmeno l’avrei voluta) … vivere vicino a te è una scoperta continua, tu non ti fermi mai, sei sempre a caccia di nuovi stimoli … quindi direi che la nostra vita insieme è stata più un “parco divertimenti” … qualche giro di “montagne russe” , un po’ di autoscontro , una puntatina nel “castello degli orrori” ma anche lunghi pezzi di strada insieme, mano nella mano , a riprendere fiato.

E altri pezzi di strada , magari un po’ più solitari per capire bene quanto importante è il “NOI” che abbiamo costruito insieme …

E  tu sei spesso lontano e allora io, per riempire quel grande vuoto creato dalla tua assenza ( com’è silenziosa la casa certe sere!!) scrivo …
Anni fa, quando ho aperto il Blog , alla domanda : “ perché hai deciso di scrivere su un Blog?” ho risposto la stessa cosa che risponderei oggi : “ perché in qualche modo bisogna riempire il vuoto che si crea certe sere … e l’alternativa era farmi l’Amante ma credo che per certe cose bisogna esserci “tagliate”… così ho preferito scrivere “ 

Come quasi sempre , quello che scrivo ha preso il sopravvento ed è un po’ uscito dall’intento primario …

L’intento primario era quello di fare gli auguri  di BUON COMPLEANNO all’Uomo che da tanti anni fa “battere il mio cuore” … la persona con la quale ho scelto di condividere il mio “cammino” .., la persona che c’è, SEMPRE, sia quando c’è da passeggiare sgranocchiando il "mandorlato" e vincere i pesci rossi , ma soprattutto quando le “Montagne Russe” sembrano non finire mai …

BUON COMPLEANNO DINO…


mercoledì 5 febbraio 2020

04-02 LE COSE IN SOSPESO


                                                                                       -Da qualche parte in Polesine-
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Svegliarsi e sentire “ che c’è qualcosa in sospeso” ma non capire cosa …

Andare al lavoro sperando di trovare la soluzione e scoprire che non è al lavoro che troverai la soluzione …

Camminare in pausa pranzo ma sentire che non è sufficiente ….

Al pomeriggio si alza un vento freddo che fa sbattere le imposte, fa svolazzare le cartacce e ci ricorda che l’inverno è tutt’altro che finito …

Alle 18 ti convinci che per oggi ne hai abbastanza e decidi di chiudere “baracca” e tornare a casa … ti aspetta una casa vuota … figlio e marito sono in viaggio di lavoro … la macchina decide per te: all’incrocio di casa, tira dritto verso ”Paese Grande” … per un attimo ( ma è solo un attimo) pensi di essere sbadata e che “vabbè andrai a fare un paio di commissioni che rimandavi da tempo”..

Parcheggi, sbrighi le commissioni e poi, in teoria, dovresti tornare a casa.

Sarebbe la cosa più sensata “tornare a casa” … fa un freddo da lupi, a hai parecchie cose da fare che ti aspettano …
Sarebbe sensato tornare a casa se “tu fossi una persona assennata” … invece non lo sei e così riponi nel baule dell’auto le cose acquistate, chiudi lo sportello e poi … ”te ne vai a camminare”.

E cammini con passo vigoroso per le stradine secondarie che portano al centro … si stanno accendendo i lampioni, è scesa la sera.

Cammini e rimugini … rimugini e cammini … il freddo penetra attraverso il berretto e lo senti che ti “ossigena” il cervello … è sempre così: quando qualcosa ti frulla per la testa, vai a camminare e poco alla volta tutto si fa chiaro …

Ed è così anche stasera: ascolti il tuo corpo che risponde bene al ritmo che gli imponi … senti i muscoli e i legamenti lavorare in armonia … il tuo respiro si fa un po’ più intenso ma niente che non sia nella norma … valuti tutti questi fattori e ti rallegri per questo bellissimo dono che è la Salute … la salute che ti permette di fare cose che non sono così scontate .…
Ed ecco che tutto si dipana e diventa chiaro come se nella tua testa si fosse accesa una lampadina da 1 milione di watt … 

Oggi è il 4 febbraio .. è il “World Cancer Day” e tu NON hai deciso di andare a camminare ma DOVEVI andare a camminare … dovevi camminare anche e soprattutto per chi non può più farlo.

Parenti, amici, conoscenti … quanti ne hai persi lungo il cammino!!!
I tuoi genitori in primis, i nonni, alcuni zii, un cugino e qualche amica “volati via” troppo presto … che se fossero ancora qui, stasera verrebbero a camminare con te … e invece NO!! Non ci sono più ma è come se fossero qui, al tuo fianco … e tu cammini anche “per loro” … e tu cammini “con loro” …il vento soffia freddo e asciuga le lacrime che scorrono silenziose sulle tue guance.

E ok…è inutile che scrivo in modo impersonale: IO sono quella che cammina, IO sono quella che cammina “con” e “per” …
E’ giusto ricordare ma sbagliato rattristarsi … ed è bene e fa bene pensare a chi OGGI c’è … ad alcuni amici che in questo preciso istante stanno “giocando la loro partita” con un Avversario che non permette di abbassare la guardia … sono in gamba i miei amici, rispondono colpo su colpo e non si fanno intimidire.

E poi ci sono LORO: uno zio, qualche amica, alcuni conoscenti. Loro che la partita qualche anno fa l’hanno vinta ma restano sempre, comunque sul “chi va là” … una di loro oggi scrive: “devo fare il miglior uso possibile del tempo che ho, perché ho vinto una lotteria senza nemmeno aver comprato il biglietto”

Ecco: questo è l’atteggiamento che condivido … usare al meglio il tempo che ci è donato … mettere a frutto i talenti che abbiamo avuto in dote … cammino … mi piace …OGGI 4 febbraio ho fatto 12216 passi e li ho fatti per chi non può più farli…

E adesso direi che posso tornare a casa … come sempre, un passo dopo l’altro, un piede davanti all’altro, ho trovato la mia strada.