venerdì 19 ottobre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte diciassettesima)


                    (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

E così era arrivato anche il giovedì sera: chiuse tutte le pratiche in corso aveva lasciato alcune dritte a Manfred per certe cose che si sarebbero concretizzate finché lui era in vacanza e con un sospiro di soddisfazione aveva chiuso la porta dell’ufficio alle sue spalle e si era sentito finalmente in vacanza.

Tornato a casa aveva preparato i bagagli mettendo in fondo alla valigia un regalo per Chiara che era convinto le avrebbe fatto immensamente piacere, e sopra a tutto la cartellina con la documentazione che doveva consegnare l’indomani al dirigente direttamente a domicilio nei pressi di Venezia.

Si era guardato un po’ attorno nel piccolo appartamento che per tanti anni era stato “casa” … se tutto andava secondo i suoi piani lo avrebbe lasciato a breve e anche se era solo un piccolissimo appartamento da single ( poco più di 35 mq terrazzino compreso), in una zona nemmeno tanto bella della città, comunque sentiva che un po’ gli sarebbe dispiaciuto.

In fondo era il posto dove tornare dopo una giornata di lavoro, il posto dove rilassarsi ascoltando buona musica finché si preparava un piatto di pasta seguendo alla lettera le istruzioni di mamma Angela, che gli aveva insegnato i segreti per preparare alcuni piatti semplici ma buoni, di quelli della tradizione, di quelli che scaldavano, oltre che la pancia, anche e soprattutto il cuore.

Sul terrazzino aveva un piccolo orticello domestico: 2 fioriere con basilico, rosmarino e timo, 2 piantine di peperoncini piccanti un po’ sciupate ( del resto il sole non era così bello e caldo come quello del Sud) , 2 piante di pomodori datterini … li affettava sottili sottili, li faceva appassire in padella con un po’ d’olio, aggiungeva qualche foglia di basilico e il sugo per gli spaghetti era pronto.

E tra un po’ tutto questo sarebbe stato solo un ricordo … se pensava a quando da ragazzino, arrabbiato con il mondo intero per aver perso Chiara, ma anche dopo, nonostante fosse diventato un adulto riflessivo, non aveva più voluto tornare in Italia per evitare di soffrire ancora.
E adesso? Adesso tornare in Italia era in assoluto la cosa che desiderava di più … desiderava metter su casa con Chiara e non perderla più di vista nemmeno per un giorno.

Si era fatto tardi, l’indomani la sveglia avrebbe suonato presto … doveva mettersi in viaggio ben prima dell’alba se voleva essere a Venezia all’ ora convenuta per la consegna dei documenti e poi arrivare in tempo alla stazione per accogliere Chiara che arrivava da Roma con il treno veloce nel tardo pomeriggio. I suoi colleghi gli avevano detto che era una pazzia tornare in Italia in macchina anziché in aereo, ma a lui guidare piaceva e poi era fortunato perché ormai da qualche anno non abitava più “ al nord, ma così al nord che anche il mare si chiama mare del Nord” come diceva la nonna … ma decisamente più a sud, dalle parti di Stoccarda quindi prevedeva che il viaggio sarebbe stato nemmeno molto lungo e sicuramente piacevole.


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

E così era arrivato anche il giovedì sera: lasciate le consegne a Manuela “la sua tirocinante preferita” era rincasata velocemente perché tante ancora erano le cose da fare prima di partire verso nord ma anche verso est, verso il posto dove il sole nasceva ogni giorno e ogni giorno portava con sé sogni, speranze, aspettative. E lei aveva grandi aspettative sul giorno che sarebbe iniziato di lì a poche ore.

Tornata a casa, pur cosciente delle tante piccole cose che andavano sistemate prima della partenza, si era regalata il lusso di mezz’ oretta accoccolata con Gastone sul divano, luci soffuse, Ella Fitzgerald in sottofondo, un buon bicchiere di rosso da centellinare con calma. E con calma, accarezzando il manto soffice del suo coinquilino aveva iniziato a parlargli:
<<e così domani partiamo io e te verso questo nuovo capitolo della mia vita, della nostra vita … ti piacerà Francesco ne sono certa. E’ una persona sensibile, attenta agli altri, cordiale. E tu piacerai a lui, su questo non c’è alcun dubbio. Del resto come si fa a non amarti caro amico peloso, compagno e testimone di tante avventure e qualche disavventura??  E poi ci pensi? Domani sera berremo un aperitivo a Venezia, magari direttamente affacciati sul Canal Grande, e passeggeremo per calli e fondamenta riempiendoci gli occhi di tutto il bello che quella città immortale sa regalare ai suoi visitatori. 

Paura? Forse un po’, come sempre quando si parte e non sai cosa ti riserverà il viaggio … ma anche questo è il bello del viaggio, non sapere bene a cosa si va incontro. E tutta la vita in fondo è un viaggio. E io sono estremamente contenta di aver fatto così tanta strada con te e da domani probabilmente la faremo in tre. Ma tu lo sai vero, vecchio mio, che il posto che occupi nel mio cuore è tuo e solo tuo?? Quindi per piacere non essere geloso di Francesco a priori … guarda che ti ho visto l’altra sera come stavi con le orecchie dritte finché io parlavo al telefono!! Dopo tanti anni di vita insieme sei convinto che io non sappia quando dormi davvero o quando, come ora fai finta? Dagli una possibilità … lui NON è George…>>
Il gattone aveva spalancato su di lei due grandi occhi curiosi, si era ben stirato e poi con un piccolo balzo silenzioso le era approdato direttamente in grembo, omaggiandola con una leccatina sulla guancia. Il suo personale modo di dire “se sei contenta tu, sono contento anch’io”

Ma bando ai sentimentalismi che c’erano ancora parecchie cose da sistemare prima della partenza. Innanzitutto la valigia: cosa portare? Quanto sarebbe stata via? Qualcosa di elegante ci voleva? Aveva iniziato mettendo in fondo alla valigia un regalo per Francesco che era convinta gli avrebbe fatto immensamente piacere, continuando poi con scarpe,calze e tutto quello che era convinta le sarebbe servito nella sua trasferta veneta.

Era passata poi al mini bagaglio per Gastone:bocconcini, un giochino,il trasportino pulito e la copertina che il suo micione tanto amava.
C’era tutto: adesso dritta a nanna … l’ultimo pensiero prima di spegnere la luce fu che in fondo la vita era un po’ come quella canzone dei Pooh … com’è che si chiamava? Ah sì “amore e dintorni”

--Atterraggi e voli senza rete
Giorni incerti e notti di comete

Di partenze e di ritorni,
valige e traguardi
amore e dintorni

avrò colori
occasioni emozioni
e qualche falso allarme

e ancora note
tra le mie dita
e il resto è vita—


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

Chiusa la porta, lasciato un mazzo di chiavi alla vicina nel caso ci fosse stata qualche emergenza o anche solo per annaffiare le piante sul terrazzino, era sceso in strada respirando a pieni polmoni l’aria fresca del mattino che ancora mattino non era … i primi bagliori del sole facevano capolino ad est ma la città era ancora buia e sonnolenta.

L’aria frizzante lo aveva “schiaffeggiato” gentilmente facendo scemare gli ultimi rimasugli di sonno. Aveva caricato la valigia in auto e poi si era diretto verso il baretto dove faceva colazione ogni mattina.

<<solito? sfogliatella e cappuccio?>> lo aveva apostrofato la signora Amalia, napoletana doc da oltre 40 anni residente in Germania dove gestiva un bar/tavola calda. Era la “mamma” adottiva di tutti quelli che approdavano in quel rione, da qualunque parte d’Italia arrivassero lei li prendeva sotto la sua ala protettrice e cercava di farli sentire meno soli.

Era convinta che non ci fosse malinconia che una fettina di pastiera non potesse spazzar via, o nostalgia che non si potesse smorzare con un bel piatto di gnocchi alla sorrentina. <<che fai guagliò? Vai a lavorare così presto o tenne vai in vacanza?>> aveva continuato guardandolo dritto negli occhi… <<tieni na faccetta!! Sembri il mio gatto quando si è appena mangiato il sorcio … che ti succed bell’e mammeta??>>

<<Amalia vado via una settimana, torno in Italia e forse deciderò di rimanerci per sempre, mettere su casa là …>>

<<e fai bbuono figlio mio … pur’io sto pensando di tornare a casa … perché è vero che ho passato più vita qua che a Napoli, ma per me “casa” è Napoli … se trovo da vendere la baracca me ne torno e il tempo che mi resta lo passo al sole in riva al mare, altrochè!!>>

Finita la sfogliatella, aveva abbracciato mamma Amalia, si era fatto stringere contro il suo petto a lungo e finalmente era partito.

Guidava canticchiando una canzone di Antonello Venditti che gli sembrava proprio adatta alla giornata

--autostrade deserte,
al confine del mare,
sento il cuore più forte
di questo motore
sigarette mai spente
Sulla radio che parla
Io che guido seguendo le luci dell’alba—

Le città snocciolate come grani di un rosario, scorrevano veloci : Kirchheim e il suo lago, Ulm e la cattedrale gotica, Memmingen e le case con le facciate variopinte che tanto gli ricordavano le 5 terre o le casette di Burano, piccolissimo paese che sorgeva non lontano da dove si stava dirigendo.

Arrivato a Innsbruck con parecchio anticipo sulla tabella di marcia aveva passeggiato un po’ per la città sgranchendosi le lunghe gambe prima di regalarsi un gustoso pranzetto seduto all’ aperto in uno dei tanti locali della città.
Il suo pensiero era sempre là … rivolto a sud … rivolto alla donna con gli occhi grandi e limpidi che lo aveva stregato. Era già in treno? ( forse no troppo presto …), era come lui ansiosa di rivederlo? Cosa si sarebbero detti una volta che si fossero riabbracciati?

Era ora di rimettersi in viaggio … tra qualche ora tutte le sue domande avrebbero trovato risposta.


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

La mattina di venerdì era stata dedicata a “trucco e parrucco” ( ok che Francesco l’aveva ritrovata dopo 20 anni e l’aveva rivista per la prima volta in uniforme da lavoro, ma questo non voleva dire che non le potesse essere concessa una seconda chance dove sfoderare tutte le armi a sua disposizione!).

Quindi un passaggio al centro benessere dove si era affidata alle mani sapienti di Marilù per un massaggio rigenerante, poi un bel trattamento al viso, mani, piedi ed infine il parrucchiere per una leggera messa in piega.
Era uscita di casa alle 8 per farne ritorno verso le 14. Giusto in tempo per prelevare Gastone, il bagaglio e dirigersi verso la stazione dove un treno veloce in poco più di 4 ore l’avrebbe portata a Venezia.

La scelta di impegnare la mattinata nelle operazioni di restauro si era rivelata vincente : con tutte quelle cose da fare non aveva proprio avuto il tempo di soffermarsi a pensare, di lasciare che la mente elaborasse i soliti dubbi, le solite preoccupazioni.

Il treno era già sulla banchina, prese posto, sistemò il trasportino vicino ai suoi piedi e si immerse nella lettura.

Le avventure del commissario Montalbano l’avrebbero accompagnata per tutto il viaggio. Aveva acquistato nei giorni precedenti un romanzo della serie che non aveva ancora letto,”la voce del violino” anche sull’onda dell’entusiasmo con il quale parecchie persone gliene avevano parlato e della recensione letta su una rivista del settore.

“Il Maigret Siciliano deve trovare il colpevole dell’omicidio di una bella signora vigatese assassinata nella sua villa. I problemi della vita privata del commissario Montalbano non sono meno spinosi: c’è la questione del figlio adottivo e quella dell’eterna fidanzata Livia, che punta decisa al matrimonio …”

C’erano tutti i presupposti per credere che sarebbe stato un gran bel viaggio.
                                                                                                                                                                                         (continua)

mercoledì 10 ottobre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte sedicesima)

                 (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)

LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

A circa metà della settimana il Direttore lo aveva convocato nel suo ufficio per essere aggiornato circa l’andamento dei lavori che stava ultimando.

Alla fine del breve colloquio, al momento del commiato, il Superiore si era giocato l’asso:

<<Francesco le cose sembrano mettersi bene per il suo trasferimento. A tal proposito però le devo chiedere una cortesia: dovrebbe partire un giorno prima, e cioè venerdì e fermarsi poco lontano da Venezia per consegnare certi incartamenti ad un responsabile di filiale che potrebbe diventare a breve il suo Capo. Espletato questo incarico sarà libero di godersi la sua settimana di ferie. E anzi avevo pensato, per sdebitarmi della cortesia che mi farà, di regalarle il pernottamento presso un bell’hotel nella città simbolo dell’amore per eccellenza. Potrebbe chiedere alla fanciulla di raggiungerla lì e passare insieme una romantica notte in laguna>>

<<Direttore la ringrazio ma non c’era bisogno di questo ulteriore regalo, lei sta già facendo così tanto per me. Accetto volentieri e sono stra-sicuro che Chiara sarà felicissima di questo piccolo cambiamento di programma. Mi mancherà l’azienda, mi mancheranno i colleghi e mi mancherà molto anche lei direttore. Lei che ha creduto in me da subito e mi ha permesso di dimostrarle quanto potevo dare , quanto ero disposto ad impegnarmi. E anche adesso: le ho comunicato che voglio andar via e lei invece di mandarmi al diavolo cosa fa? Cerca di trovarmi un posto in una delle filiali italiane. Mi creda, quello che sta facendo non è da tutti e non so se riuscirò mai a sdebitarmi completamente>>

<<Vada Francesco, torni al suo lavoro che se continuiamo su questo campo finisce che ci ritroviamo uno tra le braccia dell’altro a darci pacche sulle spalle per rincuorarci a vicenda. E cosa penserebbe la mia segretaria se ci sorprendesse così? La mia credibilità di uomo tutto d’un pezzo andrebbe inesorabilmente a farsi friggere. Lei è una persona che mi sta a cuore, e non vedo perché non dovrei aiutarla. In fondo a me costerà solo qualche telefonata alle persone giuste, ma poi sarà lei a dover farsi valere …>>

<<Grazie ancora … scappo … >>

Gli sembrava di vivere un bel sogno: aveva ritrovato Chiara, aveva preso una delle decisioni più importanti della sua vita e aveva trovato nel suo superiore una persona che non solo non lo ostacolava ma anzi cercava di dargli una mano. Tra qualche giorno avrebbe rivisto la ragazza del suo cuore e addirittura si prospettava la possibilità di passare una romantica notte a Venezia.

Non vedeva l’ora che arrivasse la sera per renderla partecipe di questa bella novità …


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

In quei giorni che la separavano dal rivedere Francesco, aveva cercato di pianificare ogni cosa: l’avrebbe ospitato a casa sua o era un po’ prematuro? L’alternativa qual’era? Mandarlo in albergo? Assolutamente no, era fuori discussione. Avevano già buttato via troppi anni per perdere ancora tempo accompagnandosi reciprocamente a casa o in hotel.

E Gastone come avrebbe preso l’arrivo di un nuovo maschio in casa? Con George non era mai andato particolarmente d’accordo (probabilmente il micione ne capiva più di lei del genere umano) ma non erano mai nemmeno arrivati allo scontro. Si evitavano, questa era la parola giusta. L’umano non aveva mai fatto nemmeno una carezza al felino, e questi, dal canto suo , lo snobbava, ritirandosi in posti tranquilli e riparati quando “il professore” era in casa.

Lei sperava che con Francesco le cose sarebbero andate meglio: in fondo loro due erano “gli amori” della sua vita. L’amore “peloso” era stato ed era tuttora il compagno con il quale condividere le lunghe serate solitarie e si augurava che fra i due maschi “alfa” se non fosse scoccata proprio la scintilla dell’amore, almeno si potesse instaurare una “pace armata”, ognuno rispettoso del ruolo e degli spazi dell’altro.

E la sua casa da “single” sarebbe piaciuta a Francesco? Mamma mia!!! Quante paranoie si stava facendo!! Non è che Francesco veniva per sposarsi e trasferirsi in pianta stabile qui … almeno non subito.

L’aveva piacevolmente sorpresa, durante la telefonata di lunedì sera, raccontandole che era sua intenzione domandare il trasferimento presso una delle filiali italiane. Perché era convinto che fossero già stati lontani abbastanza nel corso di quegli anni. E che anzi, ne aveva già parlato con il Direttore e questi si era proposto di aiutarlo nella ricerca del posto più consono alle sue capacità e alle sue esigenze.

Insomma: dopo anni di vita un po’ “così, così” tutto sembrava andare per il meglio.

Intanto si sarebbero goduti questa settimana di vacanza, dove avrebbero avuto il tempo di ricostruire un po’ il “passato” che era stato loro negato, e poi, chissà, avrebbero potuto cercare insieme una casa un po’ più grande e divertirsi ad arredarla, e poi magari un bebè, che insomma l’orologio biologico correva veloce … stop!!! Fermi tutti!! Forse stava correndo un po’ troppo? E se poi lei si fosse accorta che il Francesco “uomo” non le piaceva quanto le piaceva il Francesco “ragazzo” di vent’ anni prima? Impossibile!! Quel poco che aveva visto durante i due giorni di convegno e quello che aveva sentito nelle telefonate serali faceva presagire che Francesco fosse ancora meglio del ragazzo spilungone che ricordava. E lei voleva crederci. E, una volta tanto, avrebbe ascoltato il cuore a discapito della ragione.

Era mercoledì sera: appena rientrata dal lavoro aveva fatto una doccia veloce , indossato la sua tuta di ciniglia preferita ( e preferita anche da Gastone perché morbidissima e il micione amava strofinare il muso su quel tessuto vellutato), mangiato qualcosina e poi si era accomodata sul divano a leggere l’ultimo romanzo di Camilleri in attesa della telefonata che puntualmente gli portava la voce dell’amato. Quanto le piacevano le avventure del Commissario Montalbano!! Un uomo d’altri tempi, ligio al dovere e agli impegni presi con Livia, l’amore della sua vita. Un amore a distanza ( lui in Sicilia, lei a Genova) che resisteva alla lontananza. E se anche spesso incontrava donne che gli facevano capire di avere qualche interesse verso di lui, faceva finta di nulla e se ne tornava a casa a Marinella, dove alla sera amoreggiava al telefono con l’unica donna veramente importante della sua vita.

Chiara stava riflettendo come un po’ la storia d’amore del Commissario Salvo Montalbano assomigliasse alla sua. Anche lei rincasava e poi attendeva la telefonata che l’avrebbe accompagnata fino all’ ora di coricarsi. Ed ecco l’atteso squillo del telefono: Gastone si accomodò sulla poltrona di fronte e raggomitolandosi fece finta di addormentarsi. In realtà se ne stava ad occhi chiusi ma con le orecchie ben dritte a captare qualunque cambio di intonazione della voce della sua “padroncina”… in queste telefonate serali c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva, ma stava ben attento per cercare l’aggancio giusto che gli avrebbe fatto capire tutto.


LA STORIA VISTA DALL’ALTRO

Gastone

In quel momento aveva sentito la sua “umana” dire : << a Venezia?? Dai…bellissimo!! Certo che posso venire!! Pensa sembrava che me lo sentissi e venerdì sarà il mio primo giorno di ferie … nessun problema …emhh no veramente un problemino ce l’avrei: con Gastone come faccio?...>>

Il serafico gattone ebbe un sussulto : --cosa significa “con Gastone come faccio??” l’”umano” che telefona mi vede come un impiccio ai suoi piani? Ahh ma se è così significava che vuole la guerra … calma … ascoltiamo il resto della telefonata e vediamo di chiarirci un po’ le idee che a sfoderare gli artigli si fa sempre in tempo.-

<<Non ti ho parlato di Gastone?? Noo –ridacchiò- non è il mio fidanzato segreto , o meglio sì un po’ lo è ( a quelle parole il cuore di Gastone si riempì di orgoglio) … è il mio micione, il mio confidente, il mio coinquilino, è l’unico che in tutti questi anni mi sia stato vicino in modo gratuito. Non potrei pensare alla mia vita senza di lui. Ti piacciono i gatti vero? Dimmi di sì, ti prego, ti prego, ti prego ( e Gastone: digli di sì altrimenti diventerai “ex” prima ancora di diventare “fidanzato”) …. Ahhhh meno male, pensa se per caso tu fossi stato allergico al pelo del gatto o intollerante agli animali in appartamento, avremmo dovuto rivedere tutti i nostri progetti … vuol dire che lassù qualcuno ci ama visto che abbiamo anche questa passione in comune ( “ bravo ragazzo-pensò il felino- ti piacciono i gatti. 1 punto a tuo favore”)

<<dicevo: con Gastone come faccio? Sì ok per un giorno posso anche lasciarlo da solo che lui è bravo, autosufficiente e non combina malanni ( “grazie mami, lo sai che sono un miciotto buonino”)  ma se poi metti caso ci viene la voglia di rimanere qualche giorno al nord, visto che vicino a Venezia ci sono un sacco di belle città da visitare? Mica posso lasciarlo da solo per tanti giorni!!>>
“appunto signor sconosciuto!! Mica posso restare da solo per tanti giorni io!! E adesso vediamo come te la cavi signor Francesco..dalla tua risposta capirò tante cose e prenderò alcune decisioni su di te…” –miiiao—fece Gastone stiracchiandosi e avvicinandosi a Chiara con l’intento di non perdersi nemmeno una parola di quella telefonata che si faceva sempre più interessante.

<<Dici??? Sicuro sicuro?? Ok grazie, sei un vero tesoro!! Prova a sentire l’albergo a Venezia se accetta anche gli animali. Lui è buono, so che non avrò nessuna difficoltà a portarlo con me in treno da Roma a Venezia, è abituato a viaggiare nel trasportino quindi da quel punto di vista lì sono tranquilla. Ma se poi in albergo non lo vogliono diventa tutto difficile … allora ci pensi tu? Li chiami e poi mi dici? Ahh e comunque se in quell’albergo lì non lo vogliono ne cerchi un altro? Io e Gastone ti saremo riconoscenti in eterno … grazie tesoro e buonanotte. Un bacio>>

“ e bravo Francesco!! Ti piacciono i gatti e se per caso nell’albergo prenotato non mi vogliono hai già deciso che ne cerchi un altro. Mi piaci, sei una brava persona, rendi allegra la mia “padroncina” e in più ti preoccupi anche per me. Credo che noi tre potremmo andare d’accordo. Ma ricordati che il capobranco qui sono io , io che sono arrivato prima di te. Mhhh in verità no. Da quello che ho capito tu c’eri molto prima di me … ehh sì però poi te ne sei andato quindi non vale. Io sono arrivato qui che ero un batuffolino e da allora non mi sono mai mosso. Ho cercato in tutti i modi di rendere felice Chiara e lei ha fatto lo stesso con me. Quindi se continui così sarai il benvenuto nella nostra piccola famiglia ma attento a te: se gli farai del male, potrei cavarti gli occhi!!Miaaaaooo”
                                                                                                                                                                                        (continua)

lunedì 8 ottobre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte quindicesima)


                   (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

Ed era iniziata la settimana più lunga e contemporaneamente più corta della sua vita.

Più lunga perché pensare di dover aspettare un’intera settimana prima di rivedere Chiara lo faceva fremere d’impazienza … più corta perché tante erano le cose che doveva concludere prima di potersi prendere una meritata vacanza.

Una vacanza che già lo sapeva, gli avrebbe cambiato la vita. Per sempre.

Appena tornato in sede aveva avuto un incontro con il Direttore per aggiornarlo su quanto emerso a Roma durante i due giorni di congresso. Alla fine aveva chiesto se potevano scambiare due chiacchiere di carattere personale.

Il Direttore lo aveva fatto accomodare e si era messo in ascolto.

<<Direttore lo so che le sto per chiedere una cosa un po’ strana … so che probabilmente la metterò un po’ in difficoltà e di questo mi scuso ma … è una decisione presa e comunque non rimarrò più qui.  Volevo chiederle se è possibile trasferirmi in una delle nostre filiali italiane …>>

<<Non le nego che mi dispiacerà molto perdere una persona come lei, un elemento valido sul quale so di poter fare affidamento in qualunque momento. Lei però oggi ha una luce negli occhi che non le ho mai visto prima, quindi questo mi fa pensare che durante la sua breve parentesi a Roma sia successo qualcosa di veramente importante se le ha fatto prendere una decisione del genere in così poco tempo. Sappia che da parte mia avrà tutto l’aiuto e l’appoggio possibile. Oggi stesso mi metterò in movimento per cercarle una collocazione consona alle sue capacità … non le posso promettere Roma ma farò il possibile perché il suo trasferimento sia il più indolore possibile. Posso chiederle il motivo di una richiesta così repentina o è troppo personale? Sa sono un vecchio sentimentale e qualcosa mi dice che la sua richiesta di trasferimento ha qualcosa a che fare con gli affari di cuore … mi sbaglio?>>

<<Non si sbaglia affatto direttore ... ho ritrovato a Roma il mio primo amore che avevo perso di vista, non so ancora perché, quando la mia famiglia si è trasferita qui in Germania. L’ho trovata e non voglio più perderla. E nemmeno voglio fare il fidanzatino pendolare. Non siamo più ragazzini e abbiamo un sacco di tempo da recuperare. Quindi tornando in aereo ho pensato che la cosa migliore è che io cominci una “manovra di avvicinamento”. La “Lei” in questione ancora non lo sa ma glielo dirò stasera. E … grazie direttore, veramente grazie per tutto quello che riuscirà a fare. Un ultima cosa: logicamente non voglio metterla ulteriormente in difficoltà quindi le darò il preavviso e poi resterò qui tutto il tempo che serve per formare la persona che prenderà il mio posto. A tal proposito se permette vorrei segnalarle come mio “successore” Manfred. E’ un ragazzo posato, scrupoloso, corretto e attento. Lavorare con lui è un piacere. Non c’è quasi bisogno di dirgli nulla. Capisce presto e bene. Controlla e ricontrolla e finché le cose non sono come dice lui non le consegna. Insomma credo che se lei lo mettesse al posto mio, in breve tempo non sentirebbe più la mia mancanza. Però ho un’ultima cosa da chiederle: fermo restando che durante questi giorni ho intenzione di chiudere tutti i progetti in corso, potrei usufruire di una settimana di vacanze da lunedì prossimo in poi? Le prometto che quando tornerò da questa vacanza mi butterò anima e corpo sul lavoro e fino al mio trasferimento non la disturberò più>>

<<Lei è una bella persona Francesco … l’ho pensato dal primo giorno che l’ho vista e in tutti questi anni non ho mai cambiato idea. Manfred un poco le assomiglia ed è per questo che da tempo vi faccio collaborare con sempre maggiore frequenza. In team lavorate veramente bene. Uno anticipa i pensieri dell’altro, siete una squadra. Sicuramente sarà felice di avere un avanzamento di carriera ma le posso assicurare che gli dispiacerà vederla andare via.
Comunque ragazzo caro vada, finisca le sue cose, consegni tutto e poi si prenda questa meritata vacanza. Vada a chiarire le cose con “chi sa lei” e io nel frattempo muoverò mari e monti affinché la sua nuova collocazione non le faccia rimpiangere questa. Su, su, vada che il tempo passa …>>

Ed era iniziata una settimana di orari impossibili. Non poteva certo andare in vacanza se tutto quello che aveva in ballo non era terminato e archiviato.
La mattina era il primo ad arrivare, a pranzo un panino al volo e la sera era la signora delle pulizie che lo cacciava dall’ ufficio quando ormai era buio da un bel po’.

Si fermava al take-away e prendeva qualcosa per cenare (che non di solo amore vive l’uomo). Rientrava in casa, una breve doccia e poi sulla poltrona comodamente appoggiato ai cuscini si concedeva l’unico vero piacere della giornata. Una lunghissima e tenera telefonata con Chiara.


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

Ed era iniziata la settimana più lunga e contemporaneamente più corta della sua vita.

Tornata al lavoro il lunedì dopo la convention aveva fatto domanda per una settimana di ferie già a partire da quel venerdì. Non sapeva infatti quando sarebbe arrivato Francesco, presumibilmente sabato o forse anche domenica, e voleva prendersi un po’ di tempo da dedicare alla sua persona: parrucchiere, estetista e perché no, anche un bel massaggio.

Al lavoro aveva inserito il “pilota automatico” (le cose da fare erano sempre le stesse, avrebbe potuto farle anche ad occhi chiusi) e una ridda di pensieri aveva cominciato ad affollarle la mente.

Cercava di tenersi occupata proprio per non pensare troppo, ma appena si rilassava 5 minuti ecco che i dubbi facevano capolino. Non voleva dar loro corpo e così appena poteva usciva dall’ ufficio, fosse anche solo per 5 minuti.

Si fermava a fare due chiacchiere con Oscar che la vedeva arrivare e l’apostrofava dicendo : << e allora piccolè? Quanno torna er Principe Azzurro? L’ho capito appena l’ho visto che era quello giusto per te … Nun te lo fa scappà stavorta , ascolta il consiglio de ‘sto vecchio …>>

Non se lo sarebbe fatto scappare un’altra volta questo era certo.

La sera tornando a casa a piedi, le sembrava che Roma fosse ancora più bella, ammantata dai colori del tramonto. Ah l’amour, toujours l’amour …
Rientrata trovava Gastone ad attenderla: il micione aveva sentito che c’era qualcosa nell’ aria e si era fatto un po’ guardingo e contemporaneamente più “coccolone”… la seguiva passo passo, lei non faceva in tempo ad accomodarsi sulla poltrona in terrazzo ed eccolo saltarle in grembo, e strusciarsi contro le mani … e fusa, fusa a non finire.

E quando finalmente arrivava la telefonata di Francesco, si acciambellava e restava in ascolto delle parole dolci che la sua "padroncina" scambiava con lo “sconosciuto”.

Sarebbe arrivato un nuovo uomo con il quale condividere l’amore di Chiara? Si augurava di no dopo l’esperienza non proprio eclatante con George. Ma questa volta la “padroncina” sorrideva finché parlava al telefono, e certe volte stava un po’ in silenzio ascoltando chi le parlava dall’ altra parte e poi scoppiava in fragorose risate. E di giorno canticchiava. E se di tutto questo era “colpevole” un altro “umano” beh … quell’ umano sarebbe stato il benvenuto.
                                                                                                                                                                                                 (continua)