martedì 4 dicembre 2018

ALICE


                  (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


“Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole mentre il sole fa l’amore con la luna…”

“Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.
--che strada devo prendere?- chiese
La risposta dello Stregatto fu una domanda:
--dove vuoi andare?—
--Non lo so -- rispose Alice
--Allora non ha importanza—disse lo Stregatto”

La nostra Alice non è "l’Alice innamorata" di Francesco De Gregori né tantomeno l’Alice catapultata nel Paese delle meraviglie.

La nostra Alice è una donna del terzo millennio, abituata quotidianamente a scontrarsi con la realtà, a fare i conti con un mondo che non sempre capisce.

E’ una donna abituata ad arrangiarsi, una di quelle che “piangono in silenzio” quando tutti dormono. Una di quelle che “si fanno su le maniche” e a testa bassa affrontano la vita.

E a causa del suo modo di essere , la gente che la conosce si è fatta l’idea che Alice è “una tosta” … Alice “basta a se stessa” … Alice “ è una guerriera” … Alice “non ha paura di niente”.

Lei non lo sa cosa pensano gli altri e percorre la sua strada, spesso in salita (che fatica la salita!!), altre volte in discesa ( e ci sono discese che fanno rimpiangere le salite da quanto son ripide e dure!!) qualche volta leggermente pianeggiante ( il minimo indispensabile per riprendere fiato).

Percorre la sua strada e spesso si ritrova a confortare qualcuno, a dare consigli a qualcun altro, sostanzialmente a prendersi a cuore i problemi degli altri.

Ma ad Alice chi ci pensa?

Ma Alice chi è veramente?

Alice è una donna come tante … Alice ama, Alice si dispera, Alice gioisce, Alice trema … solo che lo fa in silenzio, quindi magari gli altri non se ne accorgono.

Alice è una donna , Alice è un essere umano e come tale , alle volte, ( tante volte) ha paura.

Ha imparato che la paura sostanzialmente si gestisce in due modi: o la affronti o lasci che ti travolga.

Se lasci che ti travolga sai già come andrà a finire : entrerai in un circolo vizioso dove vedrai tutto nero e di questo la paura si alimenterà, facendoti vedere tutto ancora più nero.

Ci è passata … lo sa: ha vissuto giorni dove avrebbe voluto non dover aprire gli occhi la mattina per non dover affrontare il giorno, giorni dove avrebbe voluto ciondolare dal letto al divano in pigiama auto-commiserandosi, giorni dove era difficile anche fare le cose semplici. Ed ogni giorno era uguale a quello precedente e sarebbe stato uguale a quello successivo finchè non si fosse decisa a “dare un colpo di reni” e risalire verso la superficie dello stagno melmoso che la stava risucchiando sempre più in fondo.

Oppure decidi di affrontarla a “viso aperto” come si fa con un nemico … quindi analizzi tutti i dati in tuo possesso, trai le tue conclusioni e da queste poi decidi come agire.

Tutti questi pensieri le giravano per la testa da giorni … si approssimava una scadenza  che la terrorizzava … una visita di routine, niente di che … eppure più la data si avvicinava più lei sentiva l’ansia salire … la paura farsi largo piano piano.

Faceva finta di niente , tutta presa dal lavoro, casa, famiglia e mille altre attività che la assorbivano. Ma in realtà una parte di lei era in allerta: la stessa parte di lei che ogni tanto le faceva venire il “batticuore” apparentemente senza motivo ( ma il motivo c’era eccome!!) … la stessa parte che le faceva sudare le mani e perdere l’appetito.

La mattina si svegliava pensando : “mancano ancora 4 giorni … tra 4 giorni mi tocca” e così le sue giornate cominciavano all’insegna dell’ansia e continuavano più o meno sullo stesso ritmo per tutto il tempo.

E poi il giorno era arrivato: avrebbe volentieri scavato una buca fino al centro della terra per potersi nascondere lontano da tutti e uscire solo il giorno dopo … come se, solo perché la data era passata, tutto si fosse magicamente risolto.

Era scesa piano per non svegliare gli altri, si era chiusa in bagno con il cuore che le martellava il petto e si era guardata allo specchio : l’Alice  “aldilà dello specchio” la guardava con gli occhi sgranati.

Pensò che all’Alice “aldilà dello specchio” era permesso avere paura.

E toccava a Lei, all’Alice “ di qua dello specchio”, confortarla, rassicurarla. Era questo che tutti si aspettavano da lei, dall’Alice tosta, dall’Alice guerriera.
Quindi cominciò a “parlarsi” : “ Ok … mettiamola così : oggi non c’è nulla di cui avere paura: oggi andiamo a farci sto benedetto esame e solo quando avremo la risposta decideremo se è il caso di preoccuparsi o no … giusto?”

L’Alice “aldilà dello specchio” la stava ancora guardando, ma i suoi occhi erano diventati un po’ più limpidi e un leggerissimo sorriso, forse di riconoscenza, increspava le sue labbra.

Si fece una rapida doccia e poi decise che se tutti la vedevano “tosta” era così che bisognava mostrarsi anche alla Paura.

E allora: un filo di trucco , un maglioncino un po’ frivolo e perché no? Le scarpe col tacco … l’Alice “aldilà” dello specchio la guardava serena … era bella, si sentiva bella e niente e nessuno avrebbero potuto rovinarle la giornata.

Prese la giacca, le chiavi dell’auto, chiuse la porta di casa alle sue spalle e uscì incontro al mondo.

Si sottopose all’esame con il cuore che tremava ma il sorriso sulle labbra: il tecnico più volte le chiese : “ va tutto bene?” e ogni volta lei rispose “ sì tutto bene”

Uscendo dall’ospedale si fermò a comprare una piccola “stella di Natale” che avrebbe rallegrato l’ufficio con i suoi colori sgargianti.

Adesso toccava aspettare un mesetto per avere il referto. Avrebbe atteso facendo altro, impegnandosi in altre cose.

Aveva letto da qualche parte questa frase:
“la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti”

Ecco … avrebbe dedicato l’attesa ad inseguire altri progetti.

Alice è una tosta, Alice è una guerriera. Alice alle volte ha paura ma non lo dice.

Alice siamo tutte noi.

Alice sono IO.

lunedì 12 novembre 2018

27-28 OTTOBRE primo raduno Pellegrini SantiagoGruppoVeneto- riflessioni-


            (questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)

Sono sempre stata convinta che, per come sono fatta io, il cammino in solitaria sia la cosa migliore che posso scegliere.

Convinzione che durante l'ultimo fine-settimana di ottobre ha un po’ vacillato.
Sì perché tra sabato e domenica ho conosciuto persone “spettacolari” con le quali ho condiviso “l’ultimo cammino di Sant’ Antonio (24 km da Camposampiero a Padova)
Ho dovuto ricredermi su tante mie convinzioni ( del resto come dice quella frase? “ solo gli stupidi non cambiano mai opinione” e poiché mi reputo una personcina mediamente intelligente, sono contentissima, a 55 anni compiuti,di aver trovato un gruppo che ha stravolto una delle mie credenze, anzi più di una a dire il vero)

Una delle mie frasi tipo: “preferisco viaggiare da sola, perché la libertà non ha prezzo, posso fare quello che voglio quando voglio”. Bene: siamo partiti in una quarantina di persone ( pellegrino più, pellegrino meno), ho camminato a fianco di parecchi di loro e non ho mai sentito minacciata la mia libertà.

Un’altra delle storie che mi racconto: “Cammino da sola perché non voglio, con il mio passo pesare sugli altri e al tempo stesso non voglio che gli altri limitino le mie azioni”. Perfetto: camminavamo come un lungo serpentone umano … chi in testa, passo lungo e spedito, chi al centro passo deciso e cadenzato, chi al fondo, passo tranquillo e scanzonato.
Io sono sempre stata verso il fondo, un po’ perché la vista d’insieme dell’umanità se ti metti in prima fila te la perdi tutta e un po’ perché, come già detto più volte ai miei compagni di viaggio, sono un po’ una “pippa” quindi il mio passo è tranquillo e scanzonato.
Dunque: a parte Gianluca che era il nostro “cane da pastore” e bonariamente cercava di tenere unito il gruppo con battutine, frizzi e lazzi, non ho mai sentito nessuno di quelli “in testa” lamentarsi delle lumachine che chiudevano la fila ( ma forse a ben pensarci era semplicemente perché eravamo così lontani che le loro voci proprio non arrivavano fino a noi)
Ho visto invece i capofila fermarsi a bere qualcosa e aspettare chi si attardava, così come ho visto noi “ritardatari” allungare un po’ il passo per accorciare le distanze.

E poi ho vissuto un’esperienza molto molto bella: durante questa tappa di tutto riguardo (24 km non sono tanti ma nemmeno pochi), camminando, soffermandomi a fare foto, incantandomi a guardare il panorama, quando riprendevo il cammino mi ritrovavo vicino a persone diverse da quelle che mi avevano accompagnato fino a quel momento. E quando ho esternato queste mie considerazioni a chi avevo a fianco in quel momento, scoprivo che tutte avevamo notato questa cosa. E che questo ci permetteva di scambiare idee e opinioni con parecchie delle persone del gruppo, facendo così arricchire le nostre conoscenze.

Non dimentichiamoci che fino a 2 giorni prima, la maggior parte di noi era, per gli altri, un perfetto sconosciuto, una foto su whatsapp o su facebook, pochi scarni dati letti sul profilo di questo o di quello.
Che poi, essendo così in tanti ad un certo punto rischi di fare confusione … nel nostro gruppo oltre a me ci sono altre 3 Daniela (poker di donne … i 4 moschettieri … i fantastici 4) … quindi prima di domenica scorsa come distinguerci una dalle altre? E poi quelle che hanno l’iniziale del nome uguale… Ivana, Ines, Ilaria … AIUTO!! 

E invece camminare fianco a fianco, oppure attendere il treno che ci avrebbe riportato a casa ( Ilaria… ora so perfettamente chi sono Ilaria e suo marito!!! E conosco, per interposta persona, anche un po’ le loro figlie) ha fatto sì che un po’ ci scambiassimo pensieri,sentimenti, emozioni e ognuno di noi ricevesse e regalasse qualcosa all’ altro.

E così ho camminato con  una “nonna a chiamata” ( Ines sei una splendida compagnia!) e abbiamo appunto parlato dell’importanza dei nonni nella nostra società odierna, ma ho scoperto anche che questa fantastica Donna ama fare foto, partecipa a concorsi. Insomma una “Nonna-Sprint”
E poi ho fatto un pezzetto di strada con Claudia, la sensibile Claudia1 e abbiamo parlato di Uomini che non amano le donne e donne che NON amano loro stesse.
E ancora con Ivana, che sotto l’aspetto dolce e tranquillo cela uno spirito indomito ( "ho fatto il mio primo cammino con mia nipote di 15 anni, il secondo con un gruppo veramente eterogeneo e ho deciso che partirò ancora e ancora finché il Signore me lo permetterà"). Un’altra Nonna con una marcia in più …
E sono entrata a Padova discorrendo di spiritualità con Simonetta, che ho trovato così simile a me nella curiosità di conoscere sempre cose nuove.

E poi un pezzo di strada piuttosto lungo con Marco e Gianluca, lo “yin” e lo “yang”. Tanto pacato e tranquillo l’uno, tanto casinista e casinaro l’altro. (un aneddoto su tutti: entriamo a Padova che è quasi mezzogiorno … dai cortili delle abitazioni ogni tanto si sente profumo di brace, di “roba arrosto” …Gianluca ad un certo punto fa : ”quasi quasi suono un campanello, dico che sono pellegrino e che mi accontento di quello che c’è…”)

E Valeria, sguardo dolce e birichino al tempo stesso, Teresa, Patrizia e Nicoletta visi dolci e accattivanti, Francesca Lucia “un’isola di serenità” racchiusa in un sorriso, Luisa che a causa di un problemino di salute non ha potuto camminare con noi ma ha voluto esserci alla cena e poi per un piccolo pezzo ci ha “accompagnati virtualmente” arrivando a Campodarsego in auto e prendendomi in disparte mi ha detto “ sai finché vi aspettavo ho cominciato a leggere il tuo diario e mi ha fatto compagnia”- che bello per me sentire queste parole -!! E Adriano che da perfetto gentiluomo ha fatto con noi la prima tappa e poi è tornato verso casa accompagnando Luisa ... e poi Stefania, diavoletto impenitente nascosto (ma non troppo) in una personcina dall’ aspetto angelico … purtroppo con loro e con tante altre persone non c’è stato il tempo di approfondire di più la conoscenza ma sono fiduciosa che ci saranno tante altre occasioni per farlo … il fuoco è stato acceso … adesso sta a noi mantenere sempre viva la fiamma.
Ed ecco che la giornata finisce … lunghi abbracci: con Cristina ( vera anima del gruppo nonché infaticabile nell’ organizzare tutto), con Antonio e sua moglie Antonella, con Claudia2 che ci ha raggiunto in basilica per la Messa e che mi prende per mano e mi porta a conoscere la sua bellissima famiglia, con Loreta, con tutti quelli che vincolati dagli orari dei mezzi svicolano via velocemente.
Porterò tutti LORO per sempre nel mio cuore ma due sono le persone che ho tenuto per ultime ma certo non per importanza: uno è Alessandro. Alessandro si è “sciroppato” in 2 giorni un sacco di km in treno per essere con noi. Abita vicino a Torino ,anche se le sue radici sono a Dolo , quindi è a tutti gli effetti un pellegrino veneto ad honorem.
Alessandro che è uno che lo vedi 5 minuti ed è come essere amici da una vita. Anzi, molto più che Amici. Fratelli.

E l’altra è Laura ... la mia compagna di questo cammino dal primo minuto, da quando le ho detto “e se organizzassimo qualcosa tra noi veneti?” e lei mi ha risposto “quello che fai tu per me va bene” e che con me in stazione scopre che il treno è in ritardo di oltre 40 minuti e quindi decidiamo per una corsa alternativa che in teoria ci porterà un po’ più lontano dalla meta ma ad un certo punto dovrebbe ricondurci sulla retta via ed invece scopriamo che NO, abbiamo perso la coincidenza e quindi siamo teoricamente fregate. Macchè fregate!!!! Essere pellegrina mi ha insegnato a non arrendermi mai, faccio una telefonata ad uno dei miei Angeli Custodi (il mio figliolo) e insomma con un po’ di ritardo arriviamo anche noi a Camposampiero.

Qualche piccolo problema nell’ aprire la porta della camera che ci hanno assegnato ( per scoprire dopo vari tentativi che stavo cercando di aprire “un’altra porta”) , ed ecco, condividiamo una serata fatta di battute,chiacchiere e risate, prima con tutti e poi in privato in camera.
E mi sveglio domenica mattina con ancora il sorriso sulle labbra al ricordo della parodia che ci ha fatto la sera prima di alcune sue clienti.
E insomma: con un’amica così non ci si annoia veramente mai. Ma è anche la stessa Laura con la quale parlare di cose serie … dei nostri cari che non ci sono più, degli affetti presenti, della vita che ci ha portato fino a qui e del Cammino che ci ha fatto conoscere nemmeno un anno fa.
Questo raduno mi ha fatto moltissimi regali e come ho avuto modo di ripetere parecchie volte nei giorni scorsi, in cuor mio so, che è stato solo il primo di una lunga serie.
Ultreya et Suseya a noi, Pellegrini sul Cammino della vita.

lunedì 5 novembre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte diciottesima --happy end)

                 (questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

Era arrivato a destinazione senza intoppi: la persona che doveva incontrare viveva appena fuori dal centro abitato in una graziosa villetta dove nulla era ostentato ma nemmeno lasciato al caso.
Guardandosi attorno si notava l’amore per la natura nel bel parco con alberi piantumati da parecchi anni e nelle aiuole con fioriture multicolori.
Si capiva che chi abitava quella casa ne aveva fatto un “rifugio” per sé e la propria famiglia: un “buen ritiro” dove tornare dopo una lunga e impegnativa giornata, chiudere il cancello e lasciare tutto quello che non era “famiglia” fuori dalle mura perimetrali.

Il Geometra Restivo lo aveva accolto calorosamente e lo aveva invitato ad accomodarsi “nel patio” arredato con mobili in vimini, dove sul tavolino basso c’era un vassoio con una caraffa , alcune bottiglie e bicchieri colorati.
Aveva esordito dicendo:
<<Prego, si accomodi. Ha fatto buon viaggio? È stanco? Accaldato? Ho fatto preparare del the freddo e della birra, ma se preferisce qualcos’altro me lo dica tranquillamente. Spero non sia di fretta perché desidererei parlare un po’ con lei …>>
<<La ringrazio un the freddo andrà benissimo e sì ho fatto un bel viaggio … lungo ma non particolarmente faticoso … e poi adesso mi aspetta una settimana di ferie quindi avrò tutto il tempo di riposare un po’. Intanto le consegno la cartellina con i documenti che le manda il mio Direttore. Poi per quanto riguarda il tempo direi che sono un po’ in anticipo sulla mia tabella di marcia quindi posso prendermela abbastanza comoda … devo solo essere alla stazione di Santa Lucia a Venezia quando arriva il treno da Roma, quindi mi dica pure, sono tutt’orecchie>>

<<E’ inutile che ci giriamo intorno: Lei mi è stato descritto come un ottimo elemento e io vorrei fortemente che lei lavorasse al mio fianco nel prossimo futuro … ma … venga: facciamo quattro passi in giardino …>>

Avevano costeggiato la casa e appena girato l’angolo si erano trovati in un vero e proprio Paradiso: quello che si intravedeva entrando dal cancello non era nulla a confronto dello spettacolo che si era palesato ai loro occhi … una distesa a perdita d’occhio di alberi dalle folte chiome facevano ombra ad arbusti più bassi ma altrettanto rigogliosi .. qua e là si riconoscevano alberi da frutto che ben si inserivano nel contesto rurale in cui si trovava la proprietà. In un posticino un po’ defilato, seminascosti dalla siepe di ligustro, c’erano un laghetto artificiale ed un gazebo. Il laghetto attirò l’attenzione di Francesco: in qualche modo “stonava” con l’ordine e la cura che lo circondavano ma allo stesso tempo era perfetto nella sua “imperfezione” … era una conca d’acqua non molto grande che probabilmente in origine era stata di colore azzurro vivace come un cielo d’estate ed ora era di un celeste parecchio sbiadito … ma la vera peculiarità non era questa, bensì il fatto che l’acqua che conteneva non fosse bella limpida e ossigenata ma al contrario sembrava più uno stagno che un laghetto. Eppure, in quel preciso posto, contornato da due alte tuie e da due cespugli di pungitopo era proprio perfetto così.

Francesco stava inseguendo questi pensieri quando il Geometra gli si rivolse dicendo:
<<si starà chiedendo perché in mezzo a tanto ordine tengo questo “disordinato laghetto” … se lo chiedono quasi tutti quelli che vengono a farmi visita. La gente pensa che questo laghetto sia la “pietra dello scandalo” di tutto il giardino. Secondo lei??>>

<<Sarò onesto con lei … stavo proprio considerando che a colpo d’occhio “stona” con il resto del contesto, ma allo stesso tempo è perfetto per il posto dove sta, è un po’ come “un posto del cuore” … non so spiegarmi meglio ma forse se fosse curato alla perfezione come tutto il resto non sarebbe al posto giusto. Poi le dico: questa è una mia sensazione, non capisco nulla di architettura d’esterni, pensi che a casa ho solo un terrazzino con alcune “aromatiche” e nient’altro>>

<<Lei è una persona sensibile e ha colto nel segno più dei tanti che l’hanno preceduta. Quello che lei vede ora come uno “stagno” lasciato un po’ a se stesso, era nato per essere un piccolo laghetto con fontanella a zampilli centrale e forse qualche pesce rosso. Ma la natura ha deciso diversamente e non molto tempo dopo la sua costruzione è stato colonizzato da alcuni anfibi, ranocchie principalmente, ma anche rospi e salamandre. Così mi sono trovato davanti ad un bivio: svuotarlo dall’acqua stagnante e dagli inquilini e ripristinare la sua originaria natura oppure lasciarlo così e, sedendomi nel gazebo che c’è qui vicino, nelle sere d’estate ascoltare il concerto dei ranocchi che tanto mi ricorda le mie estati di bambino. Ed ecco la mia scelta è qui sotto gli occhi di tutti.

Ma parliamo d’altro: venga andiamo a sederci sotto il gazebo e parliamo un po’ … come le dicevo prima il suo superiore mi ha parlato di lei con entusiasmo, mi ha raccontato di quanto sia attento e scrupoloso, di come abbia fatto, all’ interno dell’azienda, una scalata lenta e graduale, partendo dal basso e mantenendo sempre un atteggiamento “di basso profilo” … mai colpi di testa, mai atteggiamenti da “primo della classe”, insomma un ottimo collaboratore e anche un ottimo collega per gli altri dipendenti. Mi ha anche detto che lei ha intenzione di trasferirsi a breve in Italia e ha chiesto a me se conoscevo qualcuno che avesse bisogno di una persona con queste caratteristiche da inserire in un contesto simile a quello dal quale lei proviene. E io ho pensato che conosco proprio la persona giusta che in questo momento sta cercando una figura come la sua. Conosco molto bene questa persona: la vedo tutte le mattine quando mi rado la barba. Eh sì, sono io quella persona. Ho un collaboratore del quale mi fido come di me stesso ( forse alle volte anche di più …) ma sta per raggiungere il traguardo della pensione e mi ha già detto che è sua ferma intenzione non lavorare nemmeno un giorno più del necessario e iniziare a godersi un po’ la vita. Quindi, in questo momento la mia priorità è quella di trovare qualcuno al quale il futuro pensionato passi tutto il suo “know how”, tutto il suo sapere, tutte le sue conoscenze. E qui entra in gioco lei. Si perché a me la “nuova figura” servirebbe il prima possibile ... capisce bene che 40 anni di esperienza non si possono passare ad un’altra persona in una settimana. Quindi se lei mi dice sì , io smetto di cercare qualcun altro. Naturalmente prima di una sua risposta le farò preparare dal mio consulente una proposta circa l’inquadramento, lo stipendio e tutto quello che serve perché lei possa fare una valutazione serena.
Però, intanto, se vuole , possiamo accomodarci nel mio studio, così le faccio vedere a grandi linee quale sarebbe la sua occupazione … intanto le dico che le toccherà essere spesso in giro per seguire le nostre filiali. Di sicuro dovrà stare a Roma almeno una settimana al mese ma mi pare di capire che questo non dovrebbe essere un grande sforzo, o sbaglio? Ma venga, venga che torniamo verso casa …>>

Tutto girava alla velocità della luce … nell’ ultima settimana aveva ritrovato Chiara, aveva pensato di fare un “colpo di testa” ( forse il primo della sua vita) e tornare a vivere in Italia mettendo in conto di dover trovare un nuovo lavoro ed ecco che gli veniva servito un nuovo lavoro su un vassoio d’argento , lavoro che l’avrebbe portato tutti i mesi almeno una settimana a Roma. Stava raccogliendo a piene mani i frutti di parecchi anni di impegno, lavoro assiduo, correttezza.

Arrivati nello studio si erano messi a parlare fitto fitto incuranti del tempo che passava. Quella che il Geometra Restivo gli stava proponendo era una bella sfida ma era convinto di poterla superare.

Ad un tratto era entrata nello studio una signora bionda, dai lineamenti delicati che aveva esordito dicendo:
<<scusate se irrompo così nel bel mezzo di una riunione. Piacere (aveva allungato la mano in direzione di Francesco) sono Angelica Restivo e lei immagino sia il “ragazzo” che si sta trasferendo in Italia per amore … mio marito mi ha raccontato un po’ la sua storia e spero proprio che lei accetti la proposta che le farà così avremo modo di rivederci. In questo preciso istante però devo chiederle una cortesia: riesce a spostare la macchina dal vialetto così io riesco ad uscire con la mia che ho alcune commissioni da fare e tra poco è sera …>>

<<Piacere mio signora. Sì sono Francesco e anch’io mi auguro di poterla rivedere ancora. Ma “tra poco è sera”??? che ora abbiamo fatto? Oh mamma mia che tardi che è!! Devo correre come un matto se voglio arrivare in tempo in stazione a Venezia …>>

Il Geometra era intervenuto in questo monologo :
<< accidenti!! Non mi ero accorto che si fosse fatto così tardi!! Mi scusi se l’ho monopolizzata così a lungo … le do un ultimo consiglio e poi la lascio andare. Eviti di correre come un matto. Visto l’orario troverà sicuramente il traffico congestionato da tutti quelli che stanno facendo ritorno a casa quindi rischia di correre tanto e poi rimanere imbottigliato sul Terraglio o poco dopo. Faccia così: chiami la sua bella, la avvisi che è un po’ in ritardo per colpa mia e la faccia andare in albergo. Così facendo la signorina avrà modo di rinfrescarsi un po’ prima del suo arrivo e lei potrà prendersela un po’ più comoda. Lo so che essere alla stazione all’ arrivo del treno sarebbe stato romantico ma mi creda ormai non ce la farebbe più nemmeno se guidasse un elicottero e atterrasse direttamente in laguna. Però voglio in qualche modo farmi perdonare. Se rimanete in terra Veneta un paio di giorni almeno , domani sera siete nostri ospiti a cena. Cosa dici cara? Non ti pare un’ottima idea? In fondo se Francesco accetta la mia proposta credo che passerà più tempo nel mio studio qui da noi che a casa sua quindi non sarebbe male che tu cominciassi a conoscerlo meglio …>>

<<Ma certamente!!! Allora dai è fatta!! Vi aspettiamo domani sera per cena … una cosetta informale, solo noi quattro e i nostri figli se sono nei paraggi … se il tempo tiene apparecchio nel patio. C’è qualcosa che non gradite, al quale siete allergici, intolleranti? Le faccio presente che mi piace sperimentare: quindi se siete onnivori, a casa nostra lo siete a vostro rischio e pericolo perché non sapete cosa può capitarvi nel piatto …>> e così dicendo si era allontanata da loro in direzione del vialetto ed era salita in auto.

<<Geometra Restivo faccio tesoro dei suoi consigli, libero il vialetto prima che sua moglie mi maledica e poi chiamo Chiara per avvisare del lievissimo ritardo. E non si senta in colpa: abbiamo fatto tardi perché entrambi eravamo “presi” da questo incontro. Lei nel raccontarmi quanto più poteva della sua attività ed io nel cercare di incamerare più dati possibili. E per la cena di domani sera la ringrazio di cuore. Adesso devo proprio scappare …>>

Una veloce stretta di mano ed era già fuori dal cancello.
Si era spostato lo stretto necessario per lasciare spazio alla signora Angelica che l’aveva salutato con un colpo di clacson e aveva composto il nr di Chiara.

Uno, due, tre squilli …

LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

Il treno procedeva spedito verso nord … poche fermate : Firenze,Bologna,Padova e poi finalmente Venezia.
Poche le fermate ma tante le città che vedeva sfrecciare fuori dal finestrino tutte le volte che alzava lo sguardo dal libro che le stava facendo compagnia.
Stava facendo un bel “ripasso” di geografia, come quando andava ancora a scuola e in vista delle interrogazioni cercava di fissarsi i punti salienti di ogni regione o città : quindi Orvieto con il suo duomo del XIV secolo dalla facciata maestosa,con la sua città sotterranea e il pozzo di San Patrizio … Chianciano famosa per le terme … e poi Cortona con “l’Annunciazione” del Beato Angelico (opera conosciuta in tutto il mondo) presso il museo Diocesano e il Convento di San Francesco.
Per non parlare di Arezzo , la “cenerentola di Toscana” ingiustamente oscurata dalla fama di Firenze, Siena e Pisa. Città invece ricca di cose che meritavano di essere viste (--voglio farmi un appunto e al ritorno, tempo permettendo,prendere un treno che fermi in questa città e provare a visitarla un po’--): il Loggiato di Piazza Grande, gli affreschi della Basilica di san Francesco, il Duomo solo per elencare le prime che le venivano in mente.

Ed ecco la fermata di Firenze : il tempo di mettere un po’ d’acqua nella ciotolina per Gastone, fargli due grattini in mezzo alle orecchie e già il treno era di nuovo in movimento.
Dopo un po’ aveva chiesto alla vicina di posto se poteva dare un’occhiata al trasportino e al suo occupante e ricevuta risposta affermativa si era diretta verso il vagone ristorante. In realtà , anche se non aveva mangiato nulla non è che avesse fame, avrebbe però bevuto volentieri un succo di frutta. Si era messa in fila e finché attendeva il suo turno aveva visto “passare” fuori dal finestrino la città di Prato della quale non riusciva a ricordare quasi nulla ad esclusione del Duomo e del fatto che fosse stata una delle prime città scelte dai cinesi all’inizio del loro arrivo in Italia negli anni 90.

Il tempo di bere il suo succo di frutta ed ecco la fermata di Bologna.
Il viaggio procedeva senza intoppi e se tutto fosse continuato a filare così liscio , poco più di un’ora la separava dall’arrivo a Venezia.

Aveva ripreso a leggere il romanzo di Camilleri trascurando il paesaggio che scivolava via. Del resto: sicuramente bello e d’impatto quanto si srotolava fuori dal finestrino ma altrettanto intrigante quello che il Grande Maestro di Porto Empedocle le regalava con i suoi scritti.

Aveva alzato gli occhi fugacemente vedendo la scritta “Padova” … un vecchio adagio diceva “Venezia la bella, Padova sua sorella” … Padova concentrato di cultura, arte, conoscenza. Padova sede di una delle più antiche università del mondo, ma Padova anche ultima dimora terrena di uno dei santi più amati in Italia (a Padova ogni anno giungono da ogni dove pellegrini a visitare la Basilica di Sant’ Antonio). Padova e la cappella degli Scrovegni magistralmente affrescata da Giotto. Padova e “il Prato della Valle” una piazza veramente particolare che per estensione totale è seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca.

E passata Padova praticamente si era in dirittura d’arrivo … il tempo di tornare con lo sguardo al libro ed ecco lo squillo del telefono … era Francesco

Lei:<<Pronto? Ciao tesoro sei già in stazione? Il treno mi pare sia in orario quindi tra poco arrivo …>>

Lui:<<Chiara … è proprio per questo che ti telefono. Non sono già in stazione, non sono nemmeno vicino alla stazione … pronto?!? Mi senti!?!>>

Brivido freddo lungo la schiena … non poteva essere … non poteva aver deciso di non venire più e comunicarglielo così al telefono …

Lei:<< sì ci sono … dimmi …>> aveva risposto con voce fioca
.
Lui:<<tesoro che succede? Hai una vocina... ( silenzio da entrambe le parti) cosa c’è? ( silenzio ancora) nooo, dai, non dirmi che stai pensando che non sto arrivando!? Sto arrivando scemotta ( solo in quel momento Chiara si era accorta che aveva trattenuto il respiro per tutto il tempo ed era praticamente in apnea ) … è solo che il signore al quale dovevo consegnare i documenti mi ha fatto una proposta di lavoro e poi mi ha invitato nel suo studio per parlarne un po’ più approfonditamente ed il tempo è volato. Quindi per scusarsi di avermi fatto far tardi ci ha invitato per domani sera a cena a casa sua ; vedessi che bella casa che ha! E che giardino!. E poi mi ha consigliato, vista l’ora, di evitare di correre per cercare di arrivare in tempo, tanto in tempo con questo traffico non sarei arrivato mai. Quindi direi che, se sei d’accordo, visto che l’albergo non è neanche tanto distante dalla stazione, tu potresti intanto andare avanti e prendere possesso della camera. Puoi sistemare Gastone, dargli da mangiare, magari rinfrescarti un po’ e io arrivo prima che posso. Non è così che l’avevo immaginata ma ti giuro che è per una buona causa. Il signor Restivo mi ha proposto un lavoro bello, impegnativo ma credo che ce la farò … ma ti racconto tutto con più calma stasera a cena. Allora che dici? Vai direttamente in albergo o preferisci aspettarmi in stazione?>>

Lei:<<vado in albergo, certo. Cosa vuoi che faccia in stazione?? L’indirizzo dell’albergo ce l’ho quindi è tutto a posto. Tu vai con calma che tanto io mi sistemo. Appena entro in camera ti dò uno squillo così tu sei tranquillo …>>

Lui:<< ok a dopo e … Chiara sei in cima ai miei pensieri TUTTI I GIORNI … figurati se potevo pensare di non venire!!>>

Aveva vissuto i momenti più brutti della sua vita prima che lui spiegasse il perché del suo ritardo.

Bene … si trattava semplicemente di cambiare un po’ i piani iniziali ma nulla che fosse così difficile.

Francesco aveva detto che l’albergo era abbastanza vicino alla stazione … solo che Venezia non era una città come le altre … la maggior parte del traffico era “via acqua” … vabbè se non avesse trovato velocemente il modo per giungere a destinazione a piedi avrebbe optato per il vaporetto o nella peggiore delle ipotesi per un taxi.

LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

Accipicchia che traffico!!! Ok che era l’ora di punta ma non era pronto a quella marea di gente “chiusa in scatole con 4 ruote” che si spostava da nord verso sud … e anche in senso opposto non è che le cose fossero tanto diverse.
Meno male che aveva ascoltato il consiglio del suo futuro Boss e aveva avvisato Chiara del suo ritardo.
Che vocetta che aveva Chiara al telefono quando le aveva detto che non era né in stazione né in arrivo … chissà cosa si era immaginata.
Le pareva di vederla: i grandi occhi sgranati per lo stupore, per l’amarezza e un brivido d’ansia che le correva giù per la schiena.
Poi quel telefono che si sentiva a scatti quindi chissà quanti pensieri le erano passati per la mente nei momenti silenziosi.
Ma tra un po’ sarebbe arrivato anche lui in albergo e avrebbe dissipato qualsiasi piccolissimo dubbio si fosse insediato nella sua testa.
A proposito di albergo: dove parcheggiare la macchina?? Venezia non è proprio una città come le altre … a meno che uno non dorma a Mestre ( che di fatto è terraferma) , non è possibile parcheggiare vicino al posto prenotato come in qualsiasi altra parte del mondo.
Doveva capire se era meglio parcheggiare al Tronchetto piuttosto che al parcheggio di Piazzale Roma. Beh in fondo uno valeva l’altro … tanto comunque avrebbe dovuto prendere il traghetto per arrivare a destinazione quindi …
Ecco che in lontananza si intravedeva la sagoma della città … una città meta di turismo da ogni parte del mondo, una città piena di contrasti, una città luci ed ombre ... ancora qualche chilometro e l’attesa sarebbe finita.

LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

Decisamente i veneziani erano persone cortesissime. A partire dall’ addetto dell’ufficio informazioni che le aveva spiegato per filo e per segno dove acquistare il biglietto per il vaporetto e il luogo d’imbarco. Continuando poi con il personale Actv al quale aveva chiesto chiarimenti circa la fermata più comoda all’ albergo e che prontamente gliel’ aveva indicata aiutandola anche a scaricare valigia e trasportino. E per finire il portiere che l’aveva registrata velocemente per poi consegnare le chiavi della stanza augurandole buon soggiorno e specificando che , se aveva intenzione di farsi un bel bagno rilassante poteva farlo tranquillamente tanto all’ arrivo di Francesco avrebbe consegnato lui personalmente una seconda scheda magnetica per entrare in camera.

La camera era molto bella, affacciava su una calle perpendicolare a piazza S.Marco della quale si vedeva un piccolo scorcio e là, in fondo, sull’ altra riva del Canale della Giudecca si intravedeva la sagoma della chiesa di S.Giorgio Maggiore.
Mise in libertà Gastone che stiracchiandosi un po’ dopo la forzata reclusione fece un breve giro di perlustrazione della stanza e decise che il suo “quartier generale” fintanto che fossero rimasti a Venezia, sarebbe stata una graziosa poltrona che stava sotto la finestra. Appena sentì il classico rumore dei croccantini che cadevano nella ciotola abbandonò la postazione appena conquistata e si regalò un buon pasto ristoratore.

Tutto ciò mentre la sua “padroncina” gli accarezzava il pelo soffice facendo conversazione :
<<eccoci qua micione del mio cuore … ti piace la stanza? Hai già scelto la poltrona come tua nuova dimora per questi giorni veneziani … direi che hai scelto proprio bene. Ti basta appoggiarti con le zampine allo schienale e puoi godere di un panorama unico al mondo … adesso tu mangi, io tiro fuori un po’ di cose dalla valigia e poi quasi quasi seguo il consiglio del portiere e mi faccio un bel bagno caldo. Speriamo che Francesco arrivi presto …>>
Aveva velocemente messo nei cassetti e nell’ armadio il contenuto della valigia lasciando dentro solo “il regalino” per Francesco. Non vedeva l’ora di vedere che faccia avrebbe fatto una volta che l’avesse aperto … tanto ormai mancava poco …

Entrò in bagno e fece scorrere l’acqua nella vasca …

LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

Aveva trovato velocemente il parcheggio più comodo a chi come lui arrivava da nord. Pagato fino alla sera del giorno dopo ( intanto aveva deciso così, tanto comunque la sera dopo avrebbe dovuto prendere la macchina per andare a cena dai signori Restivo. E poi avrebbe deciso, di comune accordo con Chiara su come e dove avrebbero trascorso i giorni seguenti).

Il parcheggiatore lo aveva consigliato circa il vaporetto da prendere per arrivare a destinazione e dopo un tragitto breve su un mezzo pieno all ' inverosimile di un’umanità varia e variegata e un’altrettanto breve tratto a piedi era finalmente giunto a destinazione.
Il portiere aveva confermato che Chiara era già salita da un po’ e, ammiccando, gli aveva anche comunicato che aveva consigliato alla signorina un buon bagno caldo rilassante.
<<se vuole bere qualcosa mentre aspetta che la signorina si prepari, il nostro bar è in funzione … le consiglio , vista l’ora, uno “spritz” … è un’aperitivo, non so se lo conosce.>>
<<la ringrazio per il consiglio ma vorrei intanto andare in camera e depositare il bagaglio … poi se vedo che la faccenda si fa lunga scendo e assaggerò volentieri l’aperitivo che mi ha consigliato>>
Presa la scheda magnetica si era avviato per le scale, facendo i gradini a due a due.

Entrato in camera si era trovato a fissare due grandi occhi verdi che lo scrutavano dalla poltroncina posizionata sotto la finestra.
“e adesso? –aveva pensato—e se il micio è convinto che questo sia suo territorio e mi salta addosso e mi cava gli occhi? Sai che bello quando Chiara esce dal bagno e mi trova morto dissanguato e senza occhi per di più!!”
Aveva riso tra sé pensando a quanto la stava facendo melodrammatica, però di certo non sapeva bene come comportarsi con il micio che nel frattempo si era alzato e facendo” la gobba” si era stirato non perdendolo mai di vista.

Poi aveva avuto un colpo di genio:
Lui:<<Chiara ci sei??>>
Lei:<<Ciao sei arrivato ( voce che proveniva da una porta che immaginò dovesse condurre in bagno)… hai fatto presto. Finché ti aspettavo ho pensato di fare un bagno ma ho quasi finito. Se intanto che mi aspetti vuoi disfare il bagaglio>>
Lui:<<Tesoro lo farei volentieri ma c’è un ma … Gastone mi sta fissando da quando sono entrato e non ho capito quali siano le sue intenzioni. Che faccio? Provo ad andargli vicino?e se poi mi vede come un pericolo e mi attacca?>>
Lei:<<Ma cosa vuoi che attacchi!! Alla peggio si nasconde sotto il letto … ma vedrai che gli sarai simpatico … Gastone?!? Mi senti?!? Fai il bravo e fai amicizia con Francesco … cinque minuti e arrivo>>

LA STORIA VISTA DALL’ ALTRO

Gastone

“A pancia piena si ragiona decisamente meglio. Del resto abbiamo fatto un viaggio luuunghissimo e io sono stato braaaavissimo. Questo posto mi piace proprio. La camera è bella, la MIA poltroncina è comoda, fuori dalla finestra il panorama è strano … niente strade, niente auto … solo acqua. Che a me non è che l’acqua piaccia un granché … quindi spero proprio che la mia padroncina, nel caso voglia andare a mangiare fuori, decida di lasciarmi qui in camera. Ho tutto quello che mi serve: croccantini ne ho, acqua fresca da bere pure, ho visto che Chiara ha messo la lettiera in bagno … chi mi sposta da qui?? Sono messo come un Re. Ma ... c’è qualcuno che armeggia dietro la porta. Che sia un ladro? E se è un ladro o un assassino cosa posso fare per difendere la mia padroncina? Gli salto addosso con gli artigli sfoderati e provo a cavargli gli occhi … senza occhi uno fa fatica a fare qualunque cosa … è riuscito ad aprire la porta … sta entrando … mi guarda fisso senza parlare … lo guardo fisso anch’ io così gli faccio paura … che poi a guardarlo bene non ha proprio l’aspetto del delinquente: alto, magro, il tipico spilungone e con una valigia in mano … si è mai visto un ladro con la valigia?? … io per mettermi dalla parte giusta mi preparo all’ attacco … e lo tengo costantemente sotto tiro con lo sguardo … si è fermato sulla porta. Hai paura ehhh? Prova, prova a fare un passo dentro la camera e vedrai … parla, parla con la mia padroncina. E lei gli risponde. E come è tutto “zucchero e miele” il suo tono. Vuoi vedere che è “Il tedesco”??? Mamma mia meno male che non l’ho ucciso sennò chi la sentiva la padroncina? E adesso? Come mi comporto? Shhh, aspetta che ascolto: la padroncina ha detto il mio nome, e anche con me ha un vocina tutta carina. Questo vuol dire che devo fare gli onori di casa allo spilungone. E va bene dai, facciamo vedere che tipo sono.”

Il micione con un balzo scese dalla poltrona e andò a strusciarsi contro le gambe di Francesco

LA STORIA VISTA DA LORO

Francesco

Lui:<<ciao bel micione, ma che bello che sei … e io che credevo tu volessi cavarmi gli occhi … pensa te che stupido pensiero che ho avuto … adesso mettiti lì buono buono che io intanto disfo i bagagli>>

Ancora Lui:<<Chiara, il tuo micione mi sta facendo gli onori di casa … direi che siamo quasi amici … è venuto a strusciarsi contro le mie gambe, è buon segno vero???>>

Lei:<<sì caro direi proprio di sì … non lo fa con tutti anzi … si vede che gli piaci, ha capito che non sei un nemico da combattere>>

Velocemente aveva vuotato la valigia lasciando sul fondo solo il regalo che aveva deciso di dare a Chiara.
Aveva poi appoggiato la valigia stessa su una rastrelliera dove già ce n’era un'altra e aveva notato che erano identiche: 2 Roncato nere … un modello tra i più comuni in circolazione. Temeva di scoprire che la sua ragazza “ritrovata” amasse i bagagli color Rosa Barbie o verde evidenziatore e invece … Niente fronzoli per Chiara, una donna con i piedi ben piantati a terra.

In quel momento la porta del bagno si apri e attraverso una nuvola di vapore intravide la silhouette della sua amata.

Loro

Con due passi la raggiunse e finalmente furono l’uno nelle braccia dell’altra.

Un bacio dapprima timido e poi sempre più intenso dissipò qualunque pensiero e qualunque dubbio.

Era così bello essere finalmente vicini, finalmente uniti. Lei appoggiò la testa sulla spalla di Lui e lì rimase gustandosi il momento e sospirando appena.
Ancora non credeva a quello che stava succedendo … finalmente l’attesa era finita. Finalmente cominciava un altro capitolo della loro vita. Avvicinandosi alla finestra per gustare i colori del tramonto incrociarono lo sguardo sornione di Gastone che nel frattempo si era riappropriato della sua poltroncina.

Lui:<<ma sei proprio sicura che gli sto simpatico? No sai chiedo perché non vorrei trovarmi nel cuore della notte con il gatto sul comodino che sfoderati gli artigli , sta pensando a come farmi fare una brutta fine …>>

Il tono era scherzoso ma ugualmente Chiara si premurò di rispondere:
Lei:<<se tu non gli piacessi te l’avrebbe fatto capire appena hai aperto la porta della stanza … il fatto che sia venuto a strusciarsi contro le gambe e che si sia fatto accarezzare fa capire che ti ha accettato. Cosa dici, andiamo a cena? A pranzo non ho mangiato nulla e adesso ho lo stomaco che brontola …>>

Lui:<<se sei pronta possiamo andare anche subito … a no, subito subito no … prima c’è qualcosa che voglio darti>>

Lei: <<anch’ io ho qualcosa per te …>>

Si avviarono entrambi verso le valigie e ognuno tirò fuori dalla propria un pacchettino ben confezionato e con un grande fiocco colorato.
I pacchetti cambiarono di mano e ognuno prese ad aprire il proprio. I fiocchi facevano fatica a sciogliersi, così come la carta che avvolgeva il regalo.
Quasi in sincrono ognuno ebbe in mano quello che l’altro aveva scelto come regalo.
Lei si ritrovò tra le mani una di quelle vecchie scatole per biscotti in latta e lui si trovò un romantica scatola a fiori.

Alzarono gli occhi dicendo praticamente in coro:
<<sono le mie lettere che non hai mai ricevuto. Penso che sia giusto che tu le legga, che tu le conservi, in fondo erano destinate a te>>

Il micio intanto guardava aldilà della finestra accendersi le prime luci della sera e i lampioni che rischiaravano la piazza e pensava che gli umani sono tipi strani se basta una scatola per farli commuovere.



(per voi che leggete, la storia finisce qui, o meglio: lasciamo liberi Chiara e Francesco di vivere la loro storia d’amore … non escludo, ogni tanto, di tornare a trovarli per vedere come vanno le cose)

venerdì 19 ottobre 2018

UNA PICCOLA STORIA D’AMORE (parte diciassettesima)


                    (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

E così era arrivato anche il giovedì sera: chiuse tutte le pratiche in corso aveva lasciato alcune dritte a Manfred per certe cose che si sarebbero concretizzate finché lui era in vacanza e con un sospiro di soddisfazione aveva chiuso la porta dell’ufficio alle sue spalle e si era sentito finalmente in vacanza.

Tornato a casa aveva preparato i bagagli mettendo in fondo alla valigia un regalo per Chiara che era convinto le avrebbe fatto immensamente piacere, e sopra a tutto la cartellina con la documentazione che doveva consegnare l’indomani al dirigente direttamente a domicilio nei pressi di Venezia.

Si era guardato un po’ attorno nel piccolo appartamento che per tanti anni era stato “casa” … se tutto andava secondo i suoi piani lo avrebbe lasciato a breve e anche se era solo un piccolissimo appartamento da single ( poco più di 35 mq terrazzino compreso), in una zona nemmeno tanto bella della città, comunque sentiva che un po’ gli sarebbe dispiaciuto.

In fondo era il posto dove tornare dopo una giornata di lavoro, il posto dove rilassarsi ascoltando buona musica finché si preparava un piatto di pasta seguendo alla lettera le istruzioni di mamma Angela, che gli aveva insegnato i segreti per preparare alcuni piatti semplici ma buoni, di quelli della tradizione, di quelli che scaldavano, oltre che la pancia, anche e soprattutto il cuore.

Sul terrazzino aveva un piccolo orticello domestico: 2 fioriere con basilico, rosmarino e timo, 2 piantine di peperoncini piccanti un po’ sciupate ( del resto il sole non era così bello e caldo come quello del Sud) , 2 piante di pomodori datterini … li affettava sottili sottili, li faceva appassire in padella con un po’ d’olio, aggiungeva qualche foglia di basilico e il sugo per gli spaghetti era pronto.

E tra un po’ tutto questo sarebbe stato solo un ricordo … se pensava a quando da ragazzino, arrabbiato con il mondo intero per aver perso Chiara, ma anche dopo, nonostante fosse diventato un adulto riflessivo, non aveva più voluto tornare in Italia per evitare di soffrire ancora.
E adesso? Adesso tornare in Italia era in assoluto la cosa che desiderava di più … desiderava metter su casa con Chiara e non perderla più di vista nemmeno per un giorno.

Si era fatto tardi, l’indomani la sveglia avrebbe suonato presto … doveva mettersi in viaggio ben prima dell’alba se voleva essere a Venezia all’ ora convenuta per la consegna dei documenti e poi arrivare in tempo alla stazione per accogliere Chiara che arrivava da Roma con il treno veloce nel tardo pomeriggio. I suoi colleghi gli avevano detto che era una pazzia tornare in Italia in macchina anziché in aereo, ma a lui guidare piaceva e poi era fortunato perché ormai da qualche anno non abitava più “ al nord, ma così al nord che anche il mare si chiama mare del Nord” come diceva la nonna … ma decisamente più a sud, dalle parti di Stoccarda quindi prevedeva che il viaggio sarebbe stato nemmeno molto lungo e sicuramente piacevole.


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

E così era arrivato anche il giovedì sera: lasciate le consegne a Manuela “la sua tirocinante preferita” era rincasata velocemente perché tante ancora erano le cose da fare prima di partire verso nord ma anche verso est, verso il posto dove il sole nasceva ogni giorno e ogni giorno portava con sé sogni, speranze, aspettative. E lei aveva grandi aspettative sul giorno che sarebbe iniziato di lì a poche ore.

Tornata a casa, pur cosciente delle tante piccole cose che andavano sistemate prima della partenza, si era regalata il lusso di mezz’ oretta accoccolata con Gastone sul divano, luci soffuse, Ella Fitzgerald in sottofondo, un buon bicchiere di rosso da centellinare con calma. E con calma, accarezzando il manto soffice del suo coinquilino aveva iniziato a parlargli:
<<e così domani partiamo io e te verso questo nuovo capitolo della mia vita, della nostra vita … ti piacerà Francesco ne sono certa. E’ una persona sensibile, attenta agli altri, cordiale. E tu piacerai a lui, su questo non c’è alcun dubbio. Del resto come si fa a non amarti caro amico peloso, compagno e testimone di tante avventure e qualche disavventura??  E poi ci pensi? Domani sera berremo un aperitivo a Venezia, magari direttamente affacciati sul Canal Grande, e passeggeremo per calli e fondamenta riempiendoci gli occhi di tutto il bello che quella città immortale sa regalare ai suoi visitatori. 

Paura? Forse un po’, come sempre quando si parte e non sai cosa ti riserverà il viaggio … ma anche questo è il bello del viaggio, non sapere bene a cosa si va incontro. E tutta la vita in fondo è un viaggio. E io sono estremamente contenta di aver fatto così tanta strada con te e da domani probabilmente la faremo in tre. Ma tu lo sai vero, vecchio mio, che il posto che occupi nel mio cuore è tuo e solo tuo?? Quindi per piacere non essere geloso di Francesco a priori … guarda che ti ho visto l’altra sera come stavi con le orecchie dritte finché io parlavo al telefono!! Dopo tanti anni di vita insieme sei convinto che io non sappia quando dormi davvero o quando, come ora fai finta? Dagli una possibilità … lui NON è George…>>
Il gattone aveva spalancato su di lei due grandi occhi curiosi, si era ben stirato e poi con un piccolo balzo silenzioso le era approdato direttamente in grembo, omaggiandola con una leccatina sulla guancia. Il suo personale modo di dire “se sei contenta tu, sono contento anch’io”

Ma bando ai sentimentalismi che c’erano ancora parecchie cose da sistemare prima della partenza. Innanzitutto la valigia: cosa portare? Quanto sarebbe stata via? Qualcosa di elegante ci voleva? Aveva iniziato mettendo in fondo alla valigia un regalo per Francesco che era convinta gli avrebbe fatto immensamente piacere, continuando poi con scarpe,calze e tutto quello che era convinta le sarebbe servito nella sua trasferta veneta.

Era passata poi al mini bagaglio per Gastone:bocconcini, un giochino,il trasportino pulito e la copertina che il suo micione tanto amava.
C’era tutto: adesso dritta a nanna … l’ultimo pensiero prima di spegnere la luce fu che in fondo la vita era un po’ come quella canzone dei Pooh … com’è che si chiamava? Ah sì “amore e dintorni”

--Atterraggi e voli senza rete
Giorni incerti e notti di comete

Di partenze e di ritorni,
valige e traguardi
amore e dintorni

avrò colori
occasioni emozioni
e qualche falso allarme

e ancora note
tra le mie dita
e il resto è vita—


LA STORIA VISTA DA LUI

Francesco

Chiusa la porta, lasciato un mazzo di chiavi alla vicina nel caso ci fosse stata qualche emergenza o anche solo per annaffiare le piante sul terrazzino, era sceso in strada respirando a pieni polmoni l’aria fresca del mattino che ancora mattino non era … i primi bagliori del sole facevano capolino ad est ma la città era ancora buia e sonnolenta.

L’aria frizzante lo aveva “schiaffeggiato” gentilmente facendo scemare gli ultimi rimasugli di sonno. Aveva caricato la valigia in auto e poi si era diretto verso il baretto dove faceva colazione ogni mattina.

<<solito? sfogliatella e cappuccio?>> lo aveva apostrofato la signora Amalia, napoletana doc da oltre 40 anni residente in Germania dove gestiva un bar/tavola calda. Era la “mamma” adottiva di tutti quelli che approdavano in quel rione, da qualunque parte d’Italia arrivassero lei li prendeva sotto la sua ala protettrice e cercava di farli sentire meno soli.

Era convinta che non ci fosse malinconia che una fettina di pastiera non potesse spazzar via, o nostalgia che non si potesse smorzare con un bel piatto di gnocchi alla sorrentina. <<che fai guagliò? Vai a lavorare così presto o tenne vai in vacanza?>> aveva continuato guardandolo dritto negli occhi… <<tieni na faccetta!! Sembri il mio gatto quando si è appena mangiato il sorcio … che ti succed bell’e mammeta??>>

<<Amalia vado via una settimana, torno in Italia e forse deciderò di rimanerci per sempre, mettere su casa là …>>

<<e fai bbuono figlio mio … pur’io sto pensando di tornare a casa … perché è vero che ho passato più vita qua che a Napoli, ma per me “casa” è Napoli … se trovo da vendere la baracca me ne torno e il tempo che mi resta lo passo al sole in riva al mare, altrochè!!>>

Finita la sfogliatella, aveva abbracciato mamma Amalia, si era fatto stringere contro il suo petto a lungo e finalmente era partito.

Guidava canticchiando una canzone di Antonello Venditti che gli sembrava proprio adatta alla giornata

--autostrade deserte,
al confine del mare,
sento il cuore più forte
di questo motore
sigarette mai spente
Sulla radio che parla
Io che guido seguendo le luci dell’alba—

Le città snocciolate come grani di un rosario, scorrevano veloci : Kirchheim e il suo lago, Ulm e la cattedrale gotica, Memmingen e le case con le facciate variopinte che tanto gli ricordavano le 5 terre o le casette di Burano, piccolissimo paese che sorgeva non lontano da dove si stava dirigendo.

Arrivato a Innsbruck con parecchio anticipo sulla tabella di marcia aveva passeggiato un po’ per la città sgranchendosi le lunghe gambe prima di regalarsi un gustoso pranzetto seduto all’ aperto in uno dei tanti locali della città.
Il suo pensiero era sempre là … rivolto a sud … rivolto alla donna con gli occhi grandi e limpidi che lo aveva stregato. Era già in treno? ( forse no troppo presto …), era come lui ansiosa di rivederlo? Cosa si sarebbero detti una volta che si fossero riabbracciati?

Era ora di rimettersi in viaggio … tra qualche ora tutte le sue domande avrebbero trovato risposta.


LA STORIA VISTA DA LEI

Chiara

La mattina di venerdì era stata dedicata a “trucco e parrucco” ( ok che Francesco l’aveva ritrovata dopo 20 anni e l’aveva rivista per la prima volta in uniforme da lavoro, ma questo non voleva dire che non le potesse essere concessa una seconda chance dove sfoderare tutte le armi a sua disposizione!).

Quindi un passaggio al centro benessere dove si era affidata alle mani sapienti di Marilù per un massaggio rigenerante, poi un bel trattamento al viso, mani, piedi ed infine il parrucchiere per una leggera messa in piega.
Era uscita di casa alle 8 per farne ritorno verso le 14. Giusto in tempo per prelevare Gastone, il bagaglio e dirigersi verso la stazione dove un treno veloce in poco più di 4 ore l’avrebbe portata a Venezia.

La scelta di impegnare la mattinata nelle operazioni di restauro si era rivelata vincente : con tutte quelle cose da fare non aveva proprio avuto il tempo di soffermarsi a pensare, di lasciare che la mente elaborasse i soliti dubbi, le solite preoccupazioni.

Il treno era già sulla banchina, prese posto, sistemò il trasportino vicino ai suoi piedi e si immerse nella lettura.

Le avventure del commissario Montalbano l’avrebbero accompagnata per tutto il viaggio. Aveva acquistato nei giorni precedenti un romanzo della serie che non aveva ancora letto,”la voce del violino” anche sull’onda dell’entusiasmo con il quale parecchie persone gliene avevano parlato e della recensione letta su una rivista del settore.

“Il Maigret Siciliano deve trovare il colpevole dell’omicidio di una bella signora vigatese assassinata nella sua villa. I problemi della vita privata del commissario Montalbano non sono meno spinosi: c’è la questione del figlio adottivo e quella dell’eterna fidanzata Livia, che punta decisa al matrimonio …”

C’erano tutti i presupposti per credere che sarebbe stato un gran bel viaggio.
                                                                                                                                                                                         (continua)