giovedì 31 gennaio 2019

MADRI SI NASCE? MADRI SI DIVENTA? MADRI CI SI INVENTA

               (questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie)

31-01-19

Essere madre di un figlio maschio è una bella sfida.

Essere madre di un figlio maschio prevede che ad un certo punto della tua vita, una mattina ti svegli, ti alzi convinta che tutto sia come la sera prima quando sei andata a dormire ed invece NIENTE è più come la sera prima né lo sarà mai.

Ti alzi convinta che nell’ altra stanza stia ancora dormendo il grazioso bambino, biondino, con le guance rosee e gli occhioni grigio-verdi. ( regalo della nonna materna … l’unica in famiglia con quel colore d’occhi). Dai brontolii e mugugni vari che ti arrivano, dall’ altra parte della porta c’è effettivamente qualcuno che sta uscendo dal mondo dei sogni.
Ma NON è tuo figlio … o meglio: LO E’, ma non è più quello al quale tu hai rimboccato le coperte solo la sera prima.

Noi mamme siamo tipe strane: ci ostiniamo a chiamare nostro figlio “el me putin” (-il mio bambino- per i non residenti veneti) anche quando siamo delle ultrasettantenni e il “putin” in questione veleggia intorno ai 50 anni.
ci ostiniamo a fare il giro d’ispezione della casa prima di andare a letto: e se è una di quelle “felici” sere nelle quali il “tenero virgulto” sta già dormendo, gli accarezziamo la testa e gli sistemiamo le coperte sulle spalle … anche se il “tenero virgulto” ha una barba ispida come la spazzola per lucidare le scarpe e indossa scarpe nr 46.

E insomma: la sera prima era il bimbo al quale rimboccare le coperte e la mattina dopo è un “Marcantonio” alto 1 e 80 e con due spalle da giocatore di rugby.

Come è potuto accadere tutto ciò?!? Quale incantesimo ha trasformato tuo figlio in questo “Estraneo”? e ci sarà una pozione magica che possa far tornare tutto come prima?

Vi tolgo subito qualunque velleità: la pozione magica NON esiste. E se anche un giorno qualcuno la inventerà, se siete delle buone Madri (e lo siete … magari certi giorni pensate di no, ma credete a me, LO SIETE) non la vorrete la pozione magica. Perché è giusto e naturale così … è nell’ordine delle cose che vostro figlio spieghi le ali e spicchi il suo volo.

Perché come dice il poeta  Kahlil Gibran

“I vostri figli non sono figli vostri...
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.”

E non sei pronta a doverti approcciare a questa nuova persona ( Mioddio!! Un altro uomo nella tua vita!!), ma fai del tuo meglio.

Ti impegni al massimo e ogni giorno impari cose nuove:

--impari cos’è la privacy .Fino al giorno prima in casa non c’erano zone “off limits”, porte tutte spalancate e nessuna chiave nella toppa … da un certo giorno in poi, se sali le scale con la biancheria stirata da riporre nei suoi cassetti e trovi la porta chiusa, è inutile che provi ripetutamente ad aprirla e pensi che sicuramente è la maniglia che si è rotta, la porta è chiusa perché LUI l’ha chiusa, rivendicando il diritto di starsene un po’ da solo.
--E se ti lamenti perché la sua stanza non rispecchia proprio i tuoi canoni dell’ordine (praticamente la tua frase standard è “ e metti un po’ in ordine che sembra sia scoppiata una bomba”) LUI ti risponde che la camera è sua, e anzi fai il piacere di non riordinare più perché tutte le volte che tu mossa da pietà cerchi di fare un po’ di ordine, LUI dopo non trova più niente.
--e quando lo vedi uscire di sera inizi con le solite raccomandazioni e ad un certo punto tu sei lì che dici: “MiRaccomandoNonCorrereStaiAttentoNonBereNonFarVersi..” LUI ti paralizza con lo sguardo che nemmeno Medusa nei suoi tempi migliori e ti dice : “ SìMammaMeLoDiciTutteLeVolteNonSonoSordoTantomenoSmemorato” e se ne va.

Potrei raccontarvi un sacco di altri aneddoti del genere ma credo abbiate capito perfettamente come funziona con un figlio maschio.

Tutto questo per dirvi che i figli maschi sono tutto quello che ho scritto ma anche molto di più … e in quel “molto di più” è racchiuso un mondo bellissimo e imperscrutabile.

I figli maschi sono come un’opera d’arte ( anzi, a ben pensarci: I FIGLI MASCHI SONO UN’OPERA D’ARTE): alle volte non li capisci (e vorresti in dotazione un manuale d’istruzione), alle volte non ti piace quello che vedi ( e pensi: “ma siamo sicuri che non me lo abbiano scambiato all'ospedale?”), alle volte ti esaltano, alle volte resti senza parole davanti a così tanta “bellezza”( e pensi: ma siamo sicuri che sono stata proprio io a fare questo?) … Ma qualunque sia il sentimento che provi per loro, SONO E RESTANO LA TUA PIU’ BELLA OPERA D’ARTE.

Tutto questo per dirvi che le Mamme Perfette NON esistono … ma tutti i giorni facciamo del nostro meglio (e senza false modestie ci riusciamo anche abbastanza bene).

E tutto questo per dirvi anche che 26 anni fa, più o meno a quest’ora, sono entrata anch’io nella schiera delle MammaDi FiglioMaschio.

Ed è una delle più belle cose che potesse capitarmi nella vita.

Auguri a Dario ( Il Marcantonio che ha preso il posto del mio biondo frugoletto) … orgogliosa di essere la tua MAMMA.

martedì 15 gennaio 2019

DI SOCIAL, RICORDI E NOSTALGIA

               (questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)


La moda di questi tempi è quella di demonizzare i social, salvo poi passarci un po’ di tempo quotidianamente, tutti i giorni.
Io sono dell’idea che i social, come qualunque altra cosa, vanno gestiti e non sono né meglio, né peggio di altre cose.
Abbiamo il dono del discernimento, quindi sta a noi farne buon uso.

Per quello che mi riguarda, i social mi hanno aiutato a “ripescare”, ritrovare persone che avevo un po’ perso di vista.

Faccio una piccola premessa: quando avevo 15 anni, la mia famiglia si è trasferita dal Piemonte al Veneto in una sorta di “emigrazione” al contrario visto che circa 30 anni prima il mio papà era stato uno dei tanti Veneti a spostarsi in Piemonte in cerca di fortuna.
Tutti i nostri parenti sono rimasti a vivere in Piemonte e vuoi la distanza, vuoi gli impegni di ognuno ci vedevamo un po’ poco. Da quando poi i miei genitori non ci sono più, tutto si è ulteriormente artefatto.

Qualche anno fa mi salta il ghiribizzo di cercare di recuperare un po’ i rapporti e ritrovo, proprio grazie ai social, 3 cugine, una addirittura che abita in Olanda da tanto tempo. 

Mio figlio dal canto suo, forse perché non ha avuto il piacere di conoscere i suoi nonni materni quindi gli manca un po’ della storia della mia famiglia, ha una “fame di parenti” che l’ha portato a recuperare uno zio (e successivamente sua figlia) semplicemente presentandosi a casa sua, suonando il campanello e quando lo zio ha aperto la porta ha esordito dicendo: “Buonasera ... mi riconosce? “ ( peccato che lo zio non l’avesse mai visto…)😊😊😊
Poi lo zio l’ha guardato un po’ meglio e ha deciso che sì, effettivamente mi assomigliava …

E così cominciano i messaggi, le mail e ci si racconta di questi anni “veramente volati”… ci siamo lasciate che eravamo ragazzine e adesso abbiamo figli dai 20 anni in su…
E insomma per quello che mi riguarda Facebook ha fatto un ottimo lavoro.

Qualche mese fa, mia cugina “olandese” mi racconta che la sua mamma (87 anni portati in grande stile), saputo che ho messo in bella copia il diario del mio primo cammino verso Santiago, ha esternato il desiderio di poterlo leggere.
Fantastica occasione (l’ho già detto altre volte…questo diario ad un certo punto ha iniziato a vivere di vita propria e combina grandi cose) … spedisco alla zia il mio libricino e sulla dedica metto anche il mio nr telefonico.

Passano forse 15 giorni e un sabato pomeriggio sono in ufficio a sbrigare un po’ di scartoffie quando il suono ovattato del cellulare mi distoglie dalle mie occupazioni.
“nr sconosciuto”…non rispondo quasi mai ai numeri che non ho in rubrica, ma quel giorno, chissà perché decido diversamente.

“Pronto?!?” è la mia risposta un po’ titubante.

--Ciao Dani -- la voce della zia Zita, identica a un sacco di anni fa, impossibile sbagliare!! – quando penso a te penso alla bimba biondina con i codini (già questo mi fa salire un groppo in gola … sono rimaste poche le persone che possono dire di avermi visto piccina e con i codini) … sai ho ricevuto il tuo libro e l’ho letto tutto prima di telefonarti. Brava, è veramente bello --

E cominciano una serie di complimenti da parte sua e di tentativi di "glissare" da parte mia ( i complimenti mi mettono sempre un po’ in imbarazzo)

Esauriti i convenevoli facciamo una sorta di “amarcord” e parliamo un po’ della famiglia del mio papà (suo fratello) e lei si abbandona ai ricordi e mi conferma (ma non ce n’era bisogno) di che splendida persona fosse mio padre, un uomo buono, mite, sempre pronto ad aiutare tutti.
Ad un certo punto mi fa: “sto pensando una cosa: tu vivi a Lendinara vero? Ma lo sai che è proprio a Lendinara che tanti anni fa ho sostenuto l’esame di avviamento? Pensa: eravamo in sei e solo in due ce l’abbiamo fatta. E sai cos’ha fatto tuo papà in quell’occasione? ( n.d.r. mio padre era di due anni maggiore di mia zia, quindi un ragazzino anche lui). Per un anno intero ha allevato i conigli, li ha venduti e ha risparmiato quanto incassato. Quando ha avuto i soldi necessari ha comprato una bici da donna usata, e anche un po’ male in arnese, l’ha carteggiata tutta, cambiato i copertoni, acquistato un campanello grazioso e l’ha ridipinta di un bell’azzurro. Tutto questo a mia insaputa. E il giorno che ho superato l’esame, sono tornata a casa e ho trovato lui con gli occhi lucidi dalla soddisfazione di potermi fare un così bel regalo. Ehh sì mio fratello Luciano era proprio una bella persona!!”

Immaginate le mie emozioni, la marea di sentimenti che mi ha letteralmente sommersa…questa storia non l’avevo mai sentita ed è stata l’ennesima conferma del gran cuore del mio papà. Lo immaginavo ragazzino, con i suoi grandi occhi azzurri attendere impaziente il ritorno della sorellina per poterla premiare per il bel traguardo raggiunto e superato.

La telefonata volge al termine ... ci salutiamo con la promessa di trovarci presto … chissà quante storie ancora potrò ascoltare dalla zia!!

Invece il destino ha deciso diversamente, la zia non mi ha aspettato e il giorno di Santo Stefano è volata via …

Un gran rammarico per non aver avuto il tempo di riabbracciarla ma mi piace pensare che lungo il cammino di questo nuovo viaggio abbia ritrovato il suo “fratellone” ad attenderla, e sottobraccio si siano avviati insieme discorrendo e ricordando i loro anni migliori, quelli dei sogni, delle aspettative …

Buon viaggio ad entrambi …

Sempre parlando di bici e tanto per farvi capire di che pasta era fatto mio padre: nei primi anni ’70 in un periodo piuttosto breve gli avevano rubato quattro biciclette  ( niente di che, però a lui la bici serviva per recarsi fino alla fermata dell’autobus che era piuttosto lontana.) Le bici di mio padre erano tutte figlie del “robivecchi” e costavano una sciocchezza. Lui le comprava, le sistemava un po’ ed eccole pronte per accompagnarlo ogni giorno fino alla fermata dell’autobus. Lì venivano legate con una catena al palo della luce e attendevano che mio padre facesse ritorno dal “turno” alla Fiat.
All’ ennesima bicicletta rubata proprio sotto casa, ne aveva acquistata un'altra e parcheggiata al solito posto nell’ androne del palazzo dove abitavamo.
Ma anziché salire in casa, si era nascosto in un’ansa del vano scale nella speranza di cogliere sul fatto il ladruncolo.
Ed infatti, dopo nemmeno 10 minuti eccolo lì … 12 anni o poco più … velocissimo si era avvicinato alla bici ma altrettanto velocemente mio padre era uscito dal nascondiglio e l’aveva preso per un orecchio ( altri tempi!!! Se lo fai ora ti denunciano per violenza su minore …)
Messo alle strette il ragazzino aveva confessato di aver fregato lui le quattro bici precedenti, ma una volta tornato a casa i suoi fratelli maggiori gliele avevano confiscate ad una ad una per utilizzarle loro.
E il ragazzino aveva chiuso il racconto dicendo: “questa è l’ultima che prendevo … ora tutti i miei fratelli hanno la bicicletta e sicuramente questa riuscivo a tenerla per me”.
Mio padre si era seduto sui gradini e aveva attirato a sé il ragazzino: “ ma benedetto ragazzo!! Ti sembra sia una cosa da fare? Sai cosa facciamo? Se mi prometti di smetterla con questo tipo di cose la bicicletta te la procuro io. Questa però me la lasci se no domattina non so come fare ad andare al lavoro”
Detto fatto, il giorno dopo di ritorno dal lavoro si era recato dal “ferrovecchio” di fiducia e aveva portato a casa l’ennesima bici che aveva reso utilizzabile e poi regalato al ragazzino che abitava proprio di fronte a noi.
Sarà stato un caso, sarà stato un passaparola, sarà stato che ormai in quella famiglia TUTTI avevano una bici “gentilmente offerta” dal sig. Luciano, ma da quel giorno biciclette al mio papà non ne hanno più rubate.