questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, cita la fonte.
grazie
-Nonnaaaa!
Nonnaaaa dove sei?-
Andrea
era entrato in casa come un tornado, aveva afferrato la borraccia con l’acqua e
stava bevendo “ a canna” come fosse reduce da un raid nel deserto..
-Sono
qui santa pazienza. Cos’è successo?-
-Nonna,
io e i miei amici abbiamo pensato che questi micetti hanno bisogno di un nome.
Non possiamo continuare a chiamarli “miiiicio, miiiicio” in eterno. E così
abbiamo pensato, visto che sono due maschi e una femmina, di chiamarli come i
tre micetti del film “Gli Aristogatti”: Minou la femmina e Bizet e Matisse i
maschi. Che ne dici? Ti piacciono come nomi? Non sono bellissimissimi? Senti
nonna, io lo so che il nonno non vuole altri gatti, e la mamma ha detto che
prenderlo e portarlo in città per lasciarlo in appartamento tutto il giorno da
solo è una cattiveria ma…non è che Minou potresti tenerla tu così quando io
vengo in vacanza posso giocare un po’ con lei? Ti prego, ti prego, ti prego…- per rafforzare il concetto aveva giunto le
mani e sgranato un paio di occhioni imploranti.
-Non ti
posso promettere niente perché se il nonno dovesse mettersi in testa che Minou
non deve rimanere , sarò costretta a regalarla via (e bella com’è troverei
sicuramente una casa anche per lei!). Però ti prometto che cercherò di far
ragionare il nonno e soprattutto dobbiamo fare in modo che la micina non
combini qualche marachella.-
-Ohhh
nonna , nonnina, ti voglio tanto bene!! Sai cosa faccio adesso? Vado dal nonno
e così, facendo finta di niente gli racconto quanto è bella, quanto è buona,
quanto è intelligente. Magari si ricrede e ce la lascia tenere!-
Ed era
corso lungo il corridoio per andare a mettere in opera il suo piano.
Entrò in
camera e trovò il nonno in una posa che sembrava un contorsionista.
Appoggiato
con le mani al comò e le gambe una dritta ben ferma sul pavimento e l’altra
appoggiata al letto.
-Accipicchia
nonno, guarda come sei dritto!! Se continui così farai la sorpresa alla nonna
tra pochissimo tempo!-
-Shhh
parla piano che se la nonna sente, scopre tutto e addio sorpresa. Sì devo dire
che sono proprio contento di come stanno andando le cose ma … ti ho sentito
entrare in casa urlando come un ossesso. Cosa stai combinando stavolta?-
Andrea
era diventato tutto rosso: il nonno lo aveva preso in contropiede e non si
ricordava tutte le cose che doveva dire per convincerlo a tenere Minou.
-Ma,
niente … stavo dicendo alla nonna che due miei amici vogliono un gattino e così
ne abbiamo piazzati due su tre … al momento è rimasta solo quella bianca come
una nuvola. Vedessi nonno che intelligente che è!! La chiamo e corre subito, si
lascia accarezzare e ieri ho visto mamma gatta che le insegnava a dar la caccia
ai topi. Per il momento riescono a scappare tutti, ma è perché è piccola. Però si
impegna sai? Non si stanca mai di provare e riprovare …_
-Se non
ti conoscessi bene penserei che vuoi “rifilarmi” quella gattina carina carina …
ma tu lo sai no come la penso a proposito. Di gatte in casa ne basta una-
- Ma
forse nonno se tu provassi ad accarezzarla le resteresti simpatico e lei ti
potrebbe piacere, e potrebbe farti compagnia e …-
-E ... basta!! Non ho bisogno di un gatto che mi faccia compagnia. Considero la
questione chiusa e non torniamoci più su-
Andrea era
rimasto un po’ male da quella presa di posizione così perentoria e senza
contraddittorio. Però in cuor suo aveva pensato che magari domani, o
dopodomani, il nonno avrebbe potuto cambiare idea.
Così,
tornato il piccolo terremoto di sempre, disse:
-Dai che
ti aiuto a fare gli esercizi così ti rimetti velocemente e poi possiamo andare
per funghi!-
E avevano
cominciato a lavorare in sinergia: il nonno piegava, fletteva, alzava,
abbassava ogni parte del corpo e Andrea lo scrutava e gli dava consigli per
migliorare la postura.
I giorni
passavano veloci e per Andrea fu il momento di tornare a casa. Bizet e Matisse
erano già partiti da qualche giorno verso le nuove famiglie e Minou si trovava
un po’ spaesata.
Andrea
la prendeva in braccio e cercava di consolarla dicendo:
-Su, non
essere triste!! Tra qualche mese torno e giocheremo ancora insieme. E poi sei
fortunata!! Hai la tua mamma con te. Però fai la brava e non andare a dar
fastidio al nonno , che rischi che si arrabbi e ti cacci via!-
Minou lo
guardava con i suoi meravigliosi occhioni sgranati e sembrava capire tutto
quello che il bambino le diceva.
Quando
anche Andrea fu partito, in casa torno il silenzio e la tranquillità.
Mamma Gatta
era tornata nella sua cesta vicino alla stufa e Minou l’aveva seguita a ruota.
Ogni
mattina, quando la Donna usciva di casa per andare ad accudire gli animali,
Minou si alzava, si stiracchiava, formava un arco perfetto con la schiena e
poi, con passo regale, si incamminava per il corridoio.
Spingeva
piano con il muso l’uscio della porta della camera da letto e leggera come una
piuma saltava sul letto e si acciambellava in fondo ai piedi.
Il primo
giorno l’Uomo la vide solo quando smise di accanirsi con gli esercizi: la
scrutò e cercò di farla scappare facendo degli strani grugniti. Ma Minou non si
scompose: aprì un occhio, lo scrutò un po’ e poi riprese a dormire.
L’Uomo
era troppo stanco e ancora un po’ malfermo sulle gambe per tentare di cacciarla
in malo modo: così si rinfilò sotto le coperte e cominciò a “studiare” quell’esserino
sfrontato.
Era
veramente bella non c’era nulla da eccepire: Andrea aveva ragione. Ma lui
continuava a pensare che i gatti non dovessero stare in casa … anche se …
-anche se un bel niente!- pensò.
E ogni
giorno immancabilmente la gattina si presentava in camera.
Una
mattina, quando la moglie uscì dalla stanza portando via la tazza della
colazione lui le disse in un sussurro:
-chiudi
bene la porta che ieri sentivo degli spifferi!- in realtà non voleva doversi
confrontare ancora con quella gattina sfacciata.
La moglie
acconsentì di buon grado anche se non le risultava ci fossero correnti d’aria
in casa.
Era lì
tutto assorto nei suoi esercizi, quando aveva sentito armeggiare alla porta.
Era tornata sua moglie?
Strano perché
prima di pranzo solitamente non tornava mai …
Vide la
maniglia muoversi un po’ e poi un piccolo tonfo … e così per 5-6 volte ad
intervalli regolari finchè ad un tratto la porta di aprì e la pelosetta con la
coda ben dritta entrò in camera e andò senza indugio ad acciambellarsi sul
lettone.
-Hai
capito chi era che faceva tutta sta manfrina? Hai provato e riprovato a saltare
sulla maniglia finchè sei riuscita ad aprirla. Andrea aveva ragione: sei
intelligente e non ti fermi mai finchè non ottieni quello che vuoi! Vabbè dai,
direi che ti sei meritata di riposare un po’ sul letto dopo tutta questa
fatica. Stai lì, buona e zitta e non mi distrarre che ho da fare!-
Lentamente,
quel piccolo batuffolo bianco stava facendo breccia nel cuore del vecchio. Lui
non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma le piaceva sentire le fusa che
facevano da colonna sonora ai suoi esercizi. Si sentiva un po’ come Silvester
Stallone in Rocky (1-2-3 e chi più ne ha più ne metta!) quando correva per i viali
del parco.
Basta
distrazioni! si disse. Oggi voleva provare ad arrivare fino alla porta e
ritorno. Mise entrambe le gambe giù dal letto, infilò le pantofole e saggiò il
pavimento. Poteva farcela, in fondo si trattava solo di pochi passi …
Nel momento
in cui iniziò questa nuova impresa, Minou si svegliò e si sedette sul bordo del
letto controllando ogni movimento … era attentissima … guardava i passi lenti,
dapprima incerti e poi un po’ più sicuri … ogni passo era una vittoria, era un
passo verso la libertà riconquistata.
Arrivò
fino alla porta e capì che poteva provare ad azzardare qualcosa in più … si
sentiva così fiducioso che decise di affrontare il corridoio e farsi trovare da
sua moglie seduto sulla poltrona del soggiorno.
Aprì la
porta e il corridoio gli parve lunghissimo: ce l’avrebbe fatta a percorrerlo
tutto senza incidenti?
In quel
momento si avvide di una piccola ombra candida che camminava al suo fianco: la
micina camminava quando lui camminava, si fermava quando lui riprendeva fiato,
sempre senza distogliere mai gli occhi da quell’Uomo, che lei aveva capito
essere un finto “orso” … burbero all’apparenza ma buono nella sostanza.
Il
prossimo obbiettivo di Minou era quello di farlo capire anche a lui.
Dopo un
tempo che parve interminabile finalmente arrivarono in vista della porta del
soggiorno: era stanco, maledettamente stanco ma non poteva mollare ora: cosa
avrebbe fatto? Si sarebbe seduto per terra ad aspettare che sua moglie
tornasse? Sarebbe stata comunque una vittoria perché era arrivato fin lì ma
ormai ..
-che ne
dici gattina? Ormai “abbiamo fatto trenta, facciamo anche trentuno”!-
Minou lo
guardava con fare serafico … lei lo sapeva che Lui sarebbe arrivato fino alla
sua poltrona preferita.
Piano,
piano, un passo davanti all’altro, non sapeva nemmeno lui come, si era
ritrovato seduto sulla sua poltrona. Ce l’aveva fatta!!
Adesso
non gli restava che aspettare che la moglie tornasse in casa per vedere che
faccia avrebbe fatto a trovarselo in soggiorno anzichè in camera da letto..
Era
profondamente orgoglioso di sé … non vedeva l’ora di irrobustire un po’ la
muscolatura e ricominciare a fare qualche lavoretto fuori … ma forse era
pretendere troppo … piano piano, un passo alla volta.
In quell’istante
Minou con un salto gli atterrò sulle ginocchia, cercò la posizione giusta e si
accomodò guardandolo dritto negli occhi.
Il
Vecchio era catturato da quello sguardo e gli sembrava impossibile che solo
fino a qualche mese prima si fosse privato del piacere di accarezza un manto
così soffice .
Iniziò ad
accarezzarla, lentamente, sussurrandole parole gentili. Minou chiuse gli occhi
e dopo qualche istante iniziò a fare le fusa.
L’Uomo, stanco
per le tante emozioni passate quella mattina e cullato dal ronfare della
micetta, si appisolò.
E fu
così che lo trovò sua moglie: comodamente seduto sulla poltrona, con Minou in
braccio che, ignara di quanto fosse stata importante per la “rinascita” dell’Uomo,
continuava placidamente a fare le fusa.
La Donna
li guardò con il cuore gonfio di rinnovata speranza, accarezzò lievemente la
gattina, baciò sul capo l’Amore della sua vita e piano piano, così come era
entrata, torno sui suoi passi conscia che da quel momento tutto sarebbe
cambiato. IN MEGLIO.