La moda di questi tempi è quella di demonizzare i
social, salvo poi passarci un po’ di tempo quotidianamente, tutti i giorni.
Io sono dell’idea che i social, come qualunque altra
cosa, vanno gestiti e non sono né meglio, né peggio di altre cose.
Abbiamo il dono del discernimento, quindi sta a noi
farne buon uso.
Per quello che mi riguarda, i social mi hanno
aiutato a “ripescare”, ritrovare persone che avevo un po’ perso di vista.
Faccio una piccola premessa: quando avevo 15 anni,
la mia famiglia si è trasferita dal Piemonte al Veneto in una sorta di
“emigrazione” al contrario visto che circa 30 anni prima il mio papà era stato
uno dei tanti Veneti a spostarsi in Piemonte in cerca di fortuna.
Tutti i nostri parenti sono rimasti a vivere in
Piemonte e vuoi la distanza, vuoi gli impegni di ognuno ci vedevamo un po’
poco. Da quando poi i miei genitori non ci sono più, tutto si è ulteriormente
artefatto.
Qualche anno fa mi salta il ghiribizzo di cercare di
recuperare un po’ i rapporti e ritrovo, proprio grazie ai social, 3 cugine, una
addirittura che abita in Olanda da tanto tempo.
Mio figlio dal canto suo, forse
perché non ha avuto il piacere di conoscere i suoi nonni materni quindi gli
manca un po’ della storia della mia famiglia, ha una “fame di parenti” che l’ha
portato a recuperare uno zio (e successivamente sua figlia) semplicemente
presentandosi a casa sua, suonando il campanello e quando lo zio ha aperto la
porta ha esordito dicendo: “Buonasera ... mi riconosce? “ ( peccato che lo zio
non l’avesse mai visto…)😊😊😊
Poi lo zio l’ha guardato un po’ meglio e ha deciso
che sì, effettivamente mi assomigliava …
E così cominciano i messaggi, le mail e ci si
racconta di questi anni “veramente volati”… ci siamo lasciate che eravamo
ragazzine e adesso abbiamo figli dai 20 anni in su…
E insomma per quello che mi riguarda Facebook ha
fatto un ottimo lavoro.
Qualche mese fa, mia cugina “olandese” mi racconta
che la sua mamma (87 anni portati in grande stile), saputo che ho messo in
bella copia il diario del mio primo cammino verso Santiago, ha esternato il
desiderio di poterlo leggere.
Fantastica occasione (l’ho già detto altre
volte…questo diario ad un certo punto ha iniziato a vivere di vita propria e
combina grandi cose) … spedisco alla zia il mio libricino e sulla dedica metto
anche il mio nr telefonico.
Passano forse 15 giorni e un sabato pomeriggio sono
in ufficio a sbrigare un po’ di scartoffie quando il suono ovattato del
cellulare mi distoglie dalle mie occupazioni.
“nr sconosciuto”…non rispondo quasi mai ai numeri
che non ho in rubrica, ma quel giorno, chissà perché decido diversamente.
“Pronto?!?” è la mia risposta un po’ titubante.
--Ciao Dani -- la voce della zia Zita, identica a
un sacco di anni fa, impossibile sbagliare!! – quando penso a te penso alla
bimba biondina con i codini (già questo mi fa salire un groppo in gola … sono
rimaste poche le persone che possono dire di avermi visto piccina e con i
codini) … sai ho ricevuto il tuo libro e l’ho letto tutto prima di telefonarti.
Brava, è veramente bello --
E cominciano una serie di complimenti da parte sua e
di tentativi di "glissare" da parte mia ( i complimenti mi mettono sempre un
po’ in imbarazzo)
Esauriti i convenevoli facciamo una sorta di
“amarcord” e parliamo un po’ della famiglia del mio papà (suo fratello) e lei
si abbandona ai ricordi e mi conferma (ma non ce n’era bisogno) di che
splendida persona fosse mio padre, un uomo buono, mite, sempre pronto ad
aiutare tutti.
Ad un certo punto mi fa: “sto pensando una cosa: tu vivi a
Lendinara vero? Ma lo sai che è proprio a Lendinara che tanti anni fa ho
sostenuto l’esame di avviamento? Pensa: eravamo in sei e solo in due ce
l’abbiamo fatta. E sai cos’ha fatto tuo papà in quell’occasione? ( n.d.r. mio
padre era di due anni maggiore di mia zia, quindi un ragazzino anche lui). Per
un anno intero ha allevato i conigli, li ha venduti e ha risparmiato quanto
incassato. Quando ha avuto i soldi necessari ha comprato una bici da donna
usata, e anche un po’ male in arnese, l’ha carteggiata tutta, cambiato i
copertoni, acquistato un campanello grazioso e l’ha ridipinta di un
bell’azzurro. Tutto questo a mia insaputa. E il giorno che ho superato l’esame,
sono tornata a casa e ho trovato lui con gli occhi lucidi dalla soddisfazione
di potermi fare un così bel regalo. Ehh sì mio fratello Luciano era proprio una
bella persona!!”
Immaginate le mie emozioni, la marea di sentimenti
che mi ha letteralmente sommersa…questa storia non l’avevo mai sentita ed è
stata l’ennesima conferma del gran cuore del mio papà. Lo immaginavo ragazzino,
con i suoi grandi occhi azzurri attendere impaziente il ritorno della sorellina
per poterla premiare per il bel traguardo raggiunto e superato.
La telefonata volge al termine ... ci salutiamo con
la promessa di trovarci presto … chissà quante storie ancora potrò ascoltare
dalla zia!!
Invece il destino ha deciso diversamente, la zia non
mi ha aspettato e il giorno di Santo Stefano è volata via …
Un gran rammarico per non aver avuto il tempo di
riabbracciarla ma mi piace pensare che lungo il cammino di questo nuovo viaggio
abbia ritrovato il suo “fratellone” ad attenderla, e sottobraccio
si siano avviati insieme discorrendo e ricordando i loro anni migliori, quelli
dei sogni, delle aspettative …
Buon viaggio ad entrambi …
Sempre parlando di bici e tanto per farvi capire di
che pasta era fatto mio padre: nei primi anni ’70 in un periodo piuttosto breve
gli avevano rubato quattro biciclette (
niente di che, però a lui la bici serviva per recarsi fino alla fermata
dell’autobus che era piuttosto lontana.) Le bici di mio padre erano tutte
figlie del “robivecchi” e costavano una sciocchezza. Lui le comprava, le
sistemava un po’ ed eccole pronte per accompagnarlo ogni giorno fino alla
fermata dell’autobus. Lì venivano legate con una catena al palo della luce e
attendevano che mio padre facesse ritorno dal “turno” alla Fiat.
All’ ennesima bicicletta rubata proprio sotto casa,
ne aveva acquistata un'altra e parcheggiata al solito posto nell’ androne del
palazzo dove abitavamo.
Ma anziché salire in casa, si era nascosto in
un’ansa del vano scale nella speranza di cogliere sul fatto il ladruncolo.
Ed infatti, dopo nemmeno 10 minuti eccolo lì … 12
anni o poco più … velocissimo si era avvicinato alla bici ma altrettanto
velocemente mio padre era uscito dal nascondiglio e l’aveva preso per un
orecchio ( altri tempi!!! Se lo fai ora ti denunciano per violenza su minore …)
Messo alle strette il ragazzino aveva confessato di
aver fregato lui le quattro bici precedenti, ma una volta tornato a casa i suoi
fratelli maggiori gliele avevano confiscate ad una ad una per utilizzarle loro.
E il ragazzino aveva chiuso il racconto dicendo:
“questa è l’ultima che prendevo … ora tutti i miei fratelli hanno la bicicletta
e sicuramente questa riuscivo a tenerla per me”.
Mio padre si era seduto sui gradini e aveva attirato
a sé il ragazzino: “ ma benedetto ragazzo!! Ti sembra sia una cosa da fare? Sai
cosa facciamo? Se mi prometti di smetterla con questo tipo di cose la
bicicletta te la procuro io. Questa però me la lasci se no domattina non so
come fare ad andare al lavoro”
Detto fatto, il giorno dopo di ritorno dal lavoro si
era recato dal “ferrovecchio” di fiducia e aveva portato a casa l’ennesima bici
che aveva reso utilizzabile e poi regalato al ragazzino che abitava proprio di
fronte a noi.
Sarà stato un caso, sarà stato un passaparola, sarà
stato che ormai in quella famiglia TUTTI avevano una bici “gentilmente offerta”
dal sig. Luciano, ma da quel giorno biciclette al mio papà non ne hanno più
rubate.
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