E si
ritrovano ancora là, su quella panchina che ormai è diventata il loro luogo
“segreto”.
La mamma
appoggia la testa sulla spalla della figlia e dice:
“L’altro
giorno hai voluto che ti raccontassi per l’ennesima volta di me, della mia
infanzia, della mia adolescenza, le mie esperienze di donna, di moglie, di
madre … direi che adesso tocca a te raccontarmi un po’ della tua vita … dai che
lo so che come me sei una chiacchierona!!”
La
figlia sorride sorniona e risponde:
“ Cosa
vuoi che ti racconti? Della mia infanzia e poi dell’adolescenza ne sai
sicuramente più tu di me!! Credo tu sia la persona che mi conosce meglio al
mondo!! Alle volte, quand’ero ragazzina mi stupivo di come capivi tutto prima
ancora che io avessi finito di pensare qualcosa … altre rimanevo stranita dal
fatto che “sapevi” ma mi lasciavi fare ugualmente, conscia che avrei sbagliato,
che ci avrei “sbattuto” il naso. Allora non capivo, ma adesso sì … il compito
di un genitore è quello di crescere e poi “liberare” i propri figli.
Mi piace
tanto quella poesia di Khalil Gibran che fa
-I
vostri figli non sono vostri figli
Sono
i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa.
Essi
non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E
sebbene stiano con voi non vi appartengono.
Potete
dar loro tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri,
perché
essi hanno i propri pensieri.
Potete
offrire dimora ai loro corpi ma non alle loro anime
Perché
le loro anime abitano la casa del domani che voi non potete visitare, nemmeno
nei vostri sogni.
Potete
sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Perché
la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.
Voi siete gli archi
dai quali i vostri figli, come frecce viventi , sono scoccati.
L’Arciere
vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e con la Sua forza vi piega
affinchè le sue frecce vadano veloci e lontane.
Lasciatevi
piegare con gioia dalla mano dell’Arciere
Poiché
così come ama ogni freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta
saldo.-
Ma ….
Torniamo a noi … cosa vuoi che ti racconti?”
E la
mamma, ad occhi chiusi, assaporando un timido raggio di sole in questa fredda
mattina invernale, replica:
“Tu lo
sai già cosa voglio che mi racconti, perché tu VUOI raccontarmelo, e la poesia
che hai appena declamato ne è la conferma … mi sono fermata a quando avevi 25
anni … eri già una donna, quindi in qualche modo il mio compito con te lo avevo
assolto … però mi manca tanto il “dopo” … è come se avessi visto solo il primo
tempo di una rappresentazione teatrale e poi mi avessero fatto uscire da teatro
controvoglia. Quello che ho visto mi è piaciuto molto e mi è rimasta la
curiosità di sapere il seguito … non voglio sapere “come va a finire” perché la
rappresentazione è ancora in corso ma … - cos’hai combinato da quando mi hai
tenuta stretta la mano per l’ultima volta oltre 30 anni fa??- Hai passato più tempo senza di me di quanto
ne abbiamo vissuto insieme … direi che ne hai da raccontare!! … ma facciamo
così: io faccio un –breve riassunto delle puntate precedenti- di fin dove ero
arrivata e poi tu mi racconti, con parole tue , il seguito. Dunque eravamo
rimasti che eri sposata da un po’, che stavate sistemando quello che sarebbe
diventato il vostro nido d’amore, che avevi un lavoro che non ti piaceva poi così
tanto … adesso tocca a te …” e così dicendo si accomoda meglio sulla panchina,
si stringe il cappottino un po’ demodè sulle curve abbondanti e si appresta a
godersi il resto dello spettacolo.
“ Ehhh …
insomma … non so da dove cominciare: la casa l’abbiamo sistemata ed è tutt’ora
il luogo più bello dove ritrovarci la sera dopo una giornata di lavoro. Il
lavoro … ho cambiato un paio di posti e poi ho trovato la mia giusta dimensione e da quasi trent’anni
faccio l’impiegata amministrativa per l’Azienda di famiglia. E mi piace … così
come mi piace camminare ( sono andata ben 2 volte a Santiago di Compostela e
una volta addirittura sono arrivata a piedi a Roma e sono andata a prendere la
benedizione dal Papa!!) e la mia passione per il Cammino mi ha fatto conoscere
un sacco di belle persone che per me sono un pezzetto di famiglia; e poi sono
andata a fare accoglienza in un ostello e anche lì ho conosciuto un sacco di
persone splendide … e poi durante la Pandemia ho iniziato a leggere dei libri
al telefono per un’amica che viveva da sola e ad oggi ho 2 gruppi con oltre 30
persone che tutte le mattine aspettano le mie letture … in più ho seguito il
tuo esempio e ho iniziato anni fa a fare l’orto e non hai idea di quante cose
metto nei vasetti per l’inverno …e faccio dei liquorini!! Direi che ti sei
persa una gran bella parte della mia vita …”
Tace un
attimo malinconica e la mamma la sprona:
“ si va
ben … sei rimasta quella che anche da bambina faceva sempre un sacco di cose e
mi domandavo allora e me lo domando anche adesso: ma come fai?? Comunque … mi
pare che abbiamo sorvolato una fetta bella importante della tua vita! Che fai,
la timida con tua madre?? Vuoi giocare alla donna del mistero? O ti sei tenuta
–la ciliegina- per far colpo? Vogliamo parlarne di quell’aitante giovanotto che
ha gli occhi uguali uguali ai miei??”
“ Ohhh
Lui … sai quando dicono - I figli sono la parte migliore di noi?- Ecco, lui è
veramente la parte migliore di me.
E’ nato
in una giornata fredda e limpida come oggi … è nato nelle prime ore di una
domenica e quel giorno in ospedale sono arrivati tutti, ma proprio tutti tutti
a trovarmi: Papà e Laura, e poi tutti i parenti dell’altro ramo della famiglia …
ho pensato a come un esserino così piccolo poteva far smuovere un sacco di
persone … ma in mezzo a tutte quelle persone mancavi tu … nel momento in cui
diventavo mamma, mancava la mia mamma con la quale condividere una gioia così
grande.
Sai … è
arrivato in punta di piedi, senza farmi tribolare troppo … l’hanno lavato, me l’hanno
messo tra le braccia e i nostri occhi si sono incontrati … non credo sia vero
che i neonati vedono solo le ombre … lui mi ha sgranato in faccia un paio di
occhioni che, come tu giustamente mi facevi notare, sono identici ai tuoi, e in
quel momento ho capito che sarebbe stato -per sempre-.
Essere
madre è una bella palestra (vengo a dirlo proprio a te … buffo vero?) … è ogni
giorno un’avventura, una splendida avventura … è un lungo viaggio che ti
coinvolge in toto.
Oggi è
il suo compleanno e sicuramente riceverà dei regali, ma il regalo più grande,
forse lui non lo sa, è quello che LUI fa a noi ogni giorno.
E’ il
suo modo di prendermi in giro raccontandomi storie sconclusionate alle quali io
-abbocco- sempre. È il suo essere sempre disponibile per noi quando ci vede in difficoltà,
è il suo entrare in ufficio con addosso quel -profumo di freddo- di chi è stato
all’aperto a lungo e dirmi tutto allegro –ciao vecchia!-, è il suo silenzio
quando le parole non servono, sono le sue 10mila parole a cascata quando mi
mette al corrente dei suoi sogni, delle sue aspirazioni, sono i suoi sogni che
con pazienza e tenacia trasforma piano piano in realtà.
Quel bel
marcantonio di tuo nipote è questo e molto altro e anno dopo anno continuo a
ripetermi che gran privilegio è essere la sua mamma.
Questa è tutta per te Dario....
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