sabato 29 gennaio 2022

UNA PANCHINA AL PARCO ................. un anno dopo

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29-01-2022

Sedute su una panchina nel parco stanno, vicine vicine, una mamma e la sua bimba.

La bambina si fa ancora più vicina e con un filo di voce dice:

“Mamma, raccontami una storia … una di quelle belle, di quelle tue …”

La mamma la guarda con occhi dolcissimi e chiede:

“Te le ho già raccontate un sacco di volte, ma non ti stanchi mai di sentire sempre le stesse?? E quale vuoi sentire delle -storie mie-“?

E la bimba stendendosi sulla panchina e appoggiano il capo sulle ginocchia della mamma, con la voce già un po’ assonnata e gli occhi che si chiudono, risponde:

“ Quella di quando eri bambina ed eravate tanti fratelli, e poi quando sei cresciuta e c’era la guerra e poi quando da ragazza hai conosciuto il papà che non era ancora il mio papà, e quando sei andata a fare la mondina e poi … e poi … dai comincia …”

“ Allora … vediamo … sono stata la prima e unica femmina in una famiglia di 5 figli … mamma e papà adoravano tutti noi figli, così come anni dopo hanno adorato te, tua sorella e gli altri cugini.

Eravamo una famiglia semplice, di campagna: papà lavorava a mezzadria e la mamma faceva –la mamma- e con 5 figli di lavoro ne aveva e anche tanto.

Poi un brutto giorno arriva la guerra e quella che era una situazione già complicata, diventa terribile. Mancava tutto: il lavoro, i soldi, qualcosa da mettere sulla tavola 2 volte al giorno.

Ho trascorso la mia adolescenza stando attenta ai soldati (tedeschi prima e “alleati” verso la fine), ai bombardamenti, alla gente che, in un momento così tragico, anziché stringersi gli uni agli altri, tiravano fuori il peggio … e così ho visto  gente che andava nei campi a rubare per fame e altri che facevano la spia ai proprietari dei campi e questi ultimi picchiavano a sangue i malcapitati ladri perché si erano permessi di portar via qualche pannocchia per fare un po’ di polenta da dare ai loro bambini. E ho visto gente di buon cuore nascondere nel fienile gli ebrei durante i rastrellamenti e gente –meno buona- recarsi dai soldati tedeschi e raccontare dove erano nascosti i perseguitati … e ho visto i soldati fucilare sia chi era nascosto ma anche chi li aveva nascosti.

Poi, poco dopo aver compiuto 14 anni, finalmente la pace … ma per chi è povero la pace non è poi così diversa dalla guerra … si faceva fatica a sbarcare il lunario prima e si continuava a far fatica anche dopo.

I nonni nel frattempo non godevano proprio di buona salute e così toccava a me che ero la più grande farmi carico di tante responsabilità anche se ero giovane, forse troppo giovane per un fardello simile.

Conosco tuo papà e un raggio di sole entra nella mia vita … era bello, alto, castano con gli occhi azzurri … un principe azzurro … senza cavallo bianco ma con tanta voglia di lavorare e far famiglia.

Lavoro però , in questa nostra amata terra non ce n’è e così si guarda a Ovest e io parto con una cugina per andare a far la mondina in provincia di Vercelli e  papà parte per andare a cercar lavoro a Torino.

Trova lavoro, si ambienta, trova casa e decidiamo di metter su famiglia. Tu non sai che bella che mi è sembrata la nostra casetta, la prima volta che l’ho vista!! E poi tuo papà, che è sempre stato un cuore d’oro, trova casa anche per la sua famiglia ( anche lui aveva lasciato al paese mamma, papà e 4 tra fratelli e sorelle) e li aiuta a sistemarsi, accoglie a casa nostra, uno alla volta, i miei fratelli più grandi, si prodiga per cercar loro un lavoro e alla fine riusciamo a trovar casa anche ai miei genitori e ai due fratellini più piccoli.

Seguono anni buoni (il famoso boom economico) … il lavoro non manca e con il lavoro, i sogni da realizzare.

Nasce tua sorella e dopo sei anni arrivi tu, il passerotto biondo della mamma. Io e te viviamo i tuoi primi anni in simbiosi, sempre insieme.

Amo la mia famiglia e lei per me viene prima di tutto: sono una donna allegra, mi piace cantare mentre sbrigo le faccende domestiche o lavo i panni. Mia suocera non mi capisce e si chiede perché io canti …

Dopo un inizio di vita un po’ “disagiato”, avere figli sani, un marito con un lavoro fisso, cibo tutti i giorni da mettere in tavola e da condividere con i parenti e con gli amici, credo sia sufficiente per  essere grati … del resto non era Sant’Agostino che diceva che “ Chi canta prega due volte“?

E poi sento il papà che arriva dalla fabbrica e sale le 4 rampe di scale canticchiando e capisco che anche lui è felice di quanto abbiamo costruito insieme e il cuore mi si riempie di gioia … VOI siete le mie gioie più grandi.

Ma adesso è ora di andare … tu devi alzarti e andare incontro al nuovo giorno e io devo tornare a casa, nel posto più bello del mondo.

Ci ritroviamo presto …”

La mamma bacia la sua bimba dai corti capelli biondi e torna là, nel posto più bello del mondo, nel cuore di chi ancora, tenacemente, dopo 34 anni di assenza, si ostina a ricordarla quotidianamente e a passare una volta l’anno un po’ di tempo insieme sulla panchina per farle gli auguri.

Ovunque tu sia

BUON COMPLEANNO MAMMA.

 

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