Oltre 20 anni dopo
LA
STORIA VISTA DA LEI
“Gli uomini non cambiano,
prima parlano d’amore e poi ti lasciano da sola
gli uomini ti cambiano
e tu piangi mille notti di perché.
Invece gli uomini ti uccidono
E con gli amici vanno a ridere di te…”
Ma guarda te come una semplice canzone le aveva fatto
fare un viaggio a ritroso nei vent’anni appena trascorsi …
Gastone nel corso degli anni era diventato un bel
gattone un po’ menefreghista: durante il fine settimana passava un sacco di
tempo con la sua coinquilina che seguiva per casa passo passo come un’ombra e
con la quale condivideva divano e lettone. Dal lunedì al venerdì diventava il
vero padrone della casa, complice il fatto che Chiara passava gran parte della
giornata al lavoro e la sera era spesso fuori con George; questo gli permetteva
di fare la bella vita dormicchiando su poltrone e divano, passando al soffice
tappeto del soggiorno per poi approdare al lettone ricoperto da un caldo plaid.
Ma raggiungeva il massimo del piacere d’inverno quando
si appollaiava a “mò di sfinge” sul termosifone del corridoio e passava ore
intere a pisolare nell’attesa del rientro della sua “umana”.
E quando sentiva i passi avvicinarsi alla porta,
raddrizzava le orecchie e si metteva in ascolto: se capiva che Chiara non era
sola, si stiracchiava e andava a continuare il suo riposino nella cesta dietro
il divano …Lui non voleva avere niente a che fare con George, l’intruso, il suo
rivale.
George era un compagno attento: non dimenticava mai
una ricorrenza, un compleanno. Non passava mese che non arrivasse con qualche
biglietto per assistere a commedie, concerti o anche “prime” alla Scala di
Milano o al “Regio” a Torino.
Alle volte usufruivano di qualche giorno di
ferie”infrasettimanali” , in un paio d’ore di volo raggiungevano una capitale
europea e facevano i turisti.
Chiara dal canto suo era una donna sensibile e
discreta: amava la compagnia di George, amava fargli trovare, quando tornava
dai fine settimana passati con l’altra famiglia, un libro, un profumo, un
fermacravatta, un segnalibro fatto a mano da un artigiano scovato durante una
delle sue passeggiate nelle vie più nascoste della Capitale...
Inizialmente aveva accettato di buon grado questo suo
dividersi tra lei da una parte e i figli dall’altra.
In fondo faceva piacere anche a lei ritagliarsi dei
momenti tutti per sé. Aveva voluto imparare a mantenere la sua indipendenza per
evitare di soffrire nel far troppo affidamento sugli altri.
Poi gli anni avevano cominciato a passare e nonostante
George continuasse ad essere lo stesso di sempre, in lei si era insinuato il
dubbio e aveva cominciato a inseguire “strani” pensieri (che poi così strani
non erano)
Cuore:--certo è corretto che lui non volesse
divorziare finché i bambini erano piccoli per non sottoporli ad un trauma.--
Ragione: <<Ma ragioniamo: tanto a casa non c’era
mai lo stesso quindi non sarebbe cambiato un granché. E comunque ormai sono
passati parecchi anni, i suoi figli saranno diventati adolescenti quindi forse
adesso sarebbe ora di prendere una decisione.>>
Cuore:-- Ma mica posso essere io quella che preme
perché lui ponga fine a questo matrimonio che ormai è una farsa!--
Ragione:<< e perché no scusa? Lui ti aveva detto
che una volta che i figli fossero diventati grandi avrebbe chiesto il divorzio? Vero?>>
Cuore:--veramente no … lui aveva solo detto che finché
i figli erano piccoli non voleva sottoporli ad uno stress come quello causato
dal divorzio dei genitori.--
Ragione: << hai capito che furbo il professore?
Gioca con le parole, fa mezze promesse che promesse non sono … e tu che
intenzioni hai? Di fare per sempre “l’altra donna”? perché io lo so che tu
pensi a “loro” come “l’altra famiglia” ma sbagli … per la legge LORO sono la
famiglia e tu “l’altra donna”>>
Cuore:--come al solito tu non vuoi capire. Lui passa
la maggior parte del suo tempo con me, è attento, carino, pieno di premure.
Molto meglio di tanti mariti che conosco! Sono IO la sua vera famiglia, anche
se non sulla carta.--
Ragione: <<sei tu che non vuoi capire come al
solito. Ma non hai ancora capito che il professore ha usato la scusa dei figli
piccoli per evitare che le sue avventurette potessero accampare diritti e
chiedessero un rapporto un po’ più stabile?? Poi sei arrivata tu e
probabilmente di te si è anche innamorato, ma non abbastanza. Lui è soprattutto
innamorato di se stesso e dell’idea di libertà che gli dà il rapporto con te. E
del resto, dimmi una cosa: tu di lui sei veramente innamorata?>>
Cuore:--che domande? Certo che ne sono innamorata …--
Ragione:<<alt,alt,alt!! aspetta a rispondere … saresti disposta a
condividere ogni giorno della tua vita con lui, rinunciando alle tue serate da
single, ai tuoi fine settimana di libertà? Sii sincera … almeno con te stessa …>>
E lì … su quella domanda si era fermata a pensare, a riflettere
…
Ragione:<<già il fatto che tu non mi abbia
risposto subito mi fa pensare che come al solito ho ragione … ma se vogliamo
proprio toglierci ogni dubbio circa i sentimenti di George possiamo fare così:
quando torna dal suo prossimo viaggio in seno alla famiglia tu sarai carina
come sempre, lo accoglierai con la tua solita eleganza, insomma metterai in
atto tutte quelle cose che a noi donne vengono così facili e quando sarete li
tutti “ciccì e coccò” proverai a sondare un po’ il terreno chiedendo se i
ragazzi sono diventati abbastanza grandi per affrontare la separazione dei loro
genitori … cose così … e guardalo bene finchè ti risponde … perché la sua bocca
dirà cose che il suo corpo potrebbe smentire. Ti ricordi il linguaggio del
corpo? Ti ricordi i corsi di P.N.L.? ecco, rispolvera i tuoi ricordi su come la gente
mente con la bocca ma con il corpo non ce la fa e vedi cosa succede. E guardalo
con la Ragione, non con il cuore>>
Aveva avuto tutto il fine settimana per pensare a cosa
chiedergli, a come chiederlo e poi finalmente era arrivato quel lunedì sera.
Erano sul divano abbracciati che bevevano un buon
calice di rosso, musica jazz in sottofondo e Gastone che faceva le fusa dietro
le loro spalle.
L’aveva visto un po’ più taciturno del solito e per un
attimo aveva pensato di lasciar perdere tutto e continuare così, nella beata
tranquillità di una vita a metà.
Poi lui aveva rotto il silenzio e guardandola negli
occhi aveva detto:
<<so che quello che sto per dirti non ti piacerà
ma sono convinto che sia giusto essere onesto con te … con te che hai condiviso
tanta parte della mia vita … con te che sei la persona con la quale ho passato
più tempo … >>
Lei aveva cominciato a sentirsi a disagio;
quell’inizio non prometteva nulla di buono.
<<io ho sempre invidiato la tua indipendenza, tu
sei una donna che sta bene anche da sola … io no: io devo avere qualcuno al mio
fianco per sentirmi completo e ti dirò di più … nel corso degli anni sono
arrivato alla conclusione che io, per star bene, ho bisogno di avere al mio fianco
una persona che ha bisogno di me,che dipenda da me.
Tu non hai bisogno di nessuno, tu basti a te stessa e
io vicino a te mi sento inutile. Se tu nel corso degli anni mi avessi chiesto
di separarmi almeno una volta, anche solo una volta, allora avrei pensato che anche tu avessi bisogno
di me quanto io ne ho di te. E invece no … io andavo, tornavo e tu non chiedevi
mai niente. Sembrava quasi ti facesse comodo la mia lontananza …>>
Chiara ascoltava e non capiva … stava dicendo che la
colpa era sua? Lei aveva pazientato anni e adesso veniva fuori che non aveva
pazientato bensì era contenta di come stavano le cose?
George aveva continuato imperterrito:
<<Ho parlato parecchio con mia moglie in questo
fine settimana. I figli sono grandi: uno abita già in un’altra città per
studiare e il piccolo partirà entro la fine dell’anno per un viaggio studio in
America. Lei dice che la casa è già vuota adesso , figuriamoci da settembre in
poi … e che lei da sola proprio non ci sa stare.
Così ne abbiamo discusso e sono arrivato alla
conclusione che forse è giusto che ci riproviamo. Quindi ho deciso che chiederò
il trasferimento e proverò ad avvicinarmi a casa con il lavoro e a mia moglie
se vorrà provare a fidarsi di me.>>
Chiara era senza parole … doveva essere lei a cercare
di fare un po’ di chiarezza e invece ci aveva pensato lui a chiarire tutto.
Lui aveva concluso dandogli un buffetto sulla guancia
e dicendo:
<<credimi Chiara … tu non hai bisogno di un uomo
accanto. Tu sei forte. Lei no, lei è fragile e ha bisogno di me, ha bisogno di
suo marito …>>
L’aveva abbracciata in modo “cameratesco” e poi
lentamente era uscito dalla porta e dalla sua vita.
Incredibile!! Come diceva Forrest Gump “la vita è come
una scatola di cioccolatini, non sai mia quello che ti capita” … dall’amaro che
aveva in bocca,a lei oggi era capitato un cioccolatino all’arsenico.
In quel mentre Gastone era uscito dal suo nascondiglio
e si era acciambellato sulle sue ginocchia regalandole le fusa più rumorose che
ricordasse. Questo era il suo modo per dirle “ci sono qua io, andrà tutto
bene…”
E poco alla volta la vita aveva ripreso il
sopravvento: il lavoro, questo grande medico. Lavorava in un hotel piuttosto
prestigioso e le sue mansioni prevedevano il contatto quotidiano con il
pubblico.
La prima cosa che le aveva insegnato la persona che l’aveva preceduta
e l’aveva formata per questa occupazione era stata: “ricordati che ai clienti
dei tuoi problemi importa poco o niente. Tu sei lì per risolvere i loro
problemi, non viceversa. Quindi alla mattina, quando ti prepari per venire al
lavoro, indossa il tailleur d’ordinanza e poi come tocco finale, indossa il tuo
più bel sorriso”
Non era facile nascondere con il trucco le occhiaie
causate da una notte insonne , ma ancor più difficile era spazzar via la
tristezza dai suoi occhi.
Con impegno,applicazione e un tanto, tanto tempo ci era però
riuscita. I clienti la adoravano e si complimentavano con lei e con i suoi
superiori per i modi sempre garbati , per l’atteggiamento pacato che li
metteva a loro agio.
La giornata era lunga e le ore fuori dal lavoro tante:
bisognava in qualche modo riuscire a riempirle.
Si era iscritta ad un corso di yoga ma il suo spirito
un po’ ribelle faceva “ a botte” con questa disciplina. Era passata quindi ad
“acquagym” ma anche qui non si era trovata bene.
Infine aveva optato per “il
camminare”, seguendo i consigli di un collega che da anni aveva abolito
qualunque mezzo di locomozione e si muoveva solo ed esclusivamente a piedi.
Tanto le aveva decantato i benefici di questa attività che si era fatta
convincere e dopo aver acquistato scarpette e abbigliamento comodo aveva
iniziato dapprima con qualche camminata lunga nei fine settimana, per poi
decidere, piano piano, di recarsi al lavoro a piedi.
Aveva scoperto così una Roma diversa da quella che era
abituata a guardare dai finestrini dell’auto, una città che si sveglia presto,
in perenne movimento. Aveva ritrovato “cose” dimenticate come il profumo del
pane caldo,quello dei fiori attraversando un mercatino rionale.
Anche quella mattina si era alzata che albeggiava appena:
aveva sistemato le crocchette e l’acqua fresca per Gastone, gli aveva fatto 2
grattini e le raccomandazioni di non distruggere casa in sua assenza, aveva
afferrato lo zaino con il cambio e via, per le vie ancora sonnacchiose della
città.
Nonostante gli ritornassero alla mente le parole della
canzone sentita alla radio e che un po’ l’avevano immalinconita obbligandola a
fare un bilancio della propria vita, aveva deciso che quella sarebbe stata una
splendida giornata “il potere del pensiero positivo” e che se la sua vita era
come una scatola di cioccolatini, oggi sarebbe stato un cioccolatino fondente
al peperoncino con cuore alla menta … caldo e fresco allo stesso tempo, un
contrasto in fondo … tutto e il contrario di tutto.
Insomma era aperta e disponibile a tutto quello che
quel nuovo giorno le avrebbe riservato …
o almeno … questo era quello che credeva …
(continua)
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