LA STORIA VISTA DA LORO
Francesco
Mamma mia che viaggio da incubo!! Uno sciopero a
singhiozzo dei controllori di volo aveva causato oltre un’ora di ritardo sul
decollo del suo aereo. Così lui che era famoso per essere sempre in anticipo
stava letteralmente “friggendo” in attesa di sbarcare.
Tutto si muoveva a rallentatore (o almeno , questo
era il suo sentire) : le hostess tutte sorrisi e occhi sfavillanti che ci
mettevano una vita a far aprire il portellone, quelli che in fila davanti a lui
non riuscivano a sfilare le valigie dalla cappelliera ed infine l’autobus che
doveva portarli al terminal che non si decideva a partire.
Continuando così non sarebbe MAI arrivato in tempo
per l’inizio della convention. Fortunatamente era il terzo relatore del giorno
quindi non era a rischio il suo intervento, ma prima di partire aveva già fatto
tutti i suoi piani: arrivare con calma, fare il check-in e farsi assegnare la
stanza, depositare le valigie, darsi una rinfrescata e finalmente scendere
nella sala destinata all’incontro per prendere posto sulla poltroncina a lui riservata.
Se le cose continuavano così, avrebbe dovuto
abbandonare la valigia alla reception e catapultarsi in sala tutto accaldato e
scarmigliato.
La fortuna fece capolino appena fuori dall’aeroporto
quando riuscì a prendere al volo un taxi appena rientrato da una corsa in
città.
Diede frettolosamente l’indirizzo al tassista e poi
prese fiato guardandosi attraverso lo specchietto retrovisore.
“Se il buon giorno si vede dal mattino, oggi sarà
una giornata da schifo!! Mai messo in fila tante rogne come stamattina! sarà
meglio che ripassi un po’ il mio intervento, che ci manca solo che mi
dimentichi quello che ho preparato e allora sì che la frittata è fatta!”
Aveva iniziato mentalmente a ripassare schemi e
numeri, percentuali e diagrammi … ok, il suo cervello sembrava non risentire di
tutto lo sconquasso al quale era stato sottoposto.
Intanto il taxi si era fermato davanti all’Albergo e
pagato la corsa lasciando anche una piccola mancia, si era diretto verso la
hall sbirciando l’orologio da polso. Poteva farcela.
Chiara
Quella mattina avrebbe sostituito “una tantum” una
collega che aveva chiesto un giorno di permesso e anziché lavorare nelle
retrovie come al solito ( il suo amato ufficio che affacciava su un minuscolo
giardino e dove quotidianamente si riversavano turisti e non con problemi e richieste
che lei prontamente gestiva e cercava di risolvere) avrebbe occupato il posto
di “front-office” alla reception.
La collega l’aveva avvisata che quel giorno era in
previsione una convention alla quale avrebbero partecipato aziende che venivano
da ogni parte d’Europa. Si prevedeva quindi una mattinata “calda” per
accogliere quel fiume di persone che sarebbero arrivate tutte abbastanza di
buon’ora e avrebbero voluto tutte fare il check-in prima dell’inizio dei
lavori.
In fondo quel tipo di lavoro le piaceva (magari non
farlo tutto il giorno e non tutti i giorni ma …): si trattava di sbrigare poche
semplici formalità,farsi consegnare un documento, controllare la prenotazione,
farsi saldare il conto e consegnare le chiavi della camera assegnata. Il tutto
contornato da sorrisi e atteggiamento empatico, quello che fa sentire a chi ti
sta di fronte che può contare su di te per qualunque cosa.
Il fatto poi che quella mattina sarebbero arrivata
gente da qualunque parte d’ Europa non la preoccupava più di tanto: avrebbe
sfoderato tutto il sapere acquisito durante gli anni di studio per diventare
“mediatore linguistico” e tutto sarebbe andato per il meglio. Il suo inglese
rasentava il “madre-lingua” (anche per merito delle tante chiacchierate, in
tempi ormai lontani, fatte con George nella sua lingua d’origine).
Ma non se la cavava affatto male né con il francese,
né con il tedesco, né tantomeno con lo spagnolo.
Scorrendo la colonna dove erano annotati i paesi
d’origine di chi sarebbe arrivato di lì a poco aveva avuto la conferma che
sarebbe stata una “passeggiata di salute” accogliere tutti. Aveva solo qualche
remora per un paio di portoghesi, ma era certa che, la sua buona volontà da una
parte e la predisposizione ai rapporti umani che da sempre contraddistingueva
quel popolo famoso per il “Fado”, la venerazione alla Madonna di Fatima e le
tante belle città affacciate sull’Atlantico, avrebbero dissipato qualunque
problema si fosse presentato.
Reception
– hall dell’hotel
Lui: <<Buongiorno. Sono un relatore della
convention. Ci dovrebbe essere una prenotazione fatta dalla ditta Freiz a nome
Francesco Lo Monaco.>>
Lei (che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo
basso controllando la lista degli arrivi del giorno) alzando lo sguardo dai
documenti che aveva accanto a sé, aveva sentito il cuore perdere un battito.
Non era possibile!! E in perfetto tedesco:<<Buongiorno a lei ...
cortesemente mi fornisce un documento? La sua camera è la 321 al terzo piano,
l’ascensore è in fondo a quel corridoio alla sua sinistra>>
Lui sgranando gli occhi aveva messo a fuoco la
targhetta con il nome della donna che gli stava davanti. “Chiara” diceva la
targhetta. Era LEI, dopo 20 anni l’aveva ritrovata. Era bella come allora,
forse anche di più. <<Chiara ma sei proprio tu? Dopo tutti questi anni!!
Non sei cambiata per nulla, anzi se possibile sei ancora più bella>>
Lei: (col cuore che andava a mille ma mantenendo un
autocontrollo da manuale) <<Francesco? Guarda che combinazione! E che
caso ritrovarci proprio qui dove lavoro io dopo tutto questo tempo … ti trovo
bene, il tempo è stato clemente con te>> (ma come
parlava? Era bello, bello da far paura … i suoi occhi, quegli occhi che tanto
aveva amato erano identici ad allora ma “velati” come se non fosse felice. E I capelli?
Una spruzzatina d’argento alle tempie lo rendeva ancora più interessante …)
Lui: <<ascolta: adesso devo proprio scappare
in sala conferenze ma promettimi che quando finisce la sessione di oggi ti
ritroverò qui … io e te dobbiamo parlare, abbiamo troppe cose da chiarire
…>>
Lei :<< esatto … abbiamo troppe cose da
chiarire … ma chi ti dice che io sia disposta ad ascoltare le storie che vorrai
raccontarmi? Non è meglio lasciare tutto così …>>
Lui: (cercando di controllare un gesto di stizza)
<<capisco che preferiresti lasciare le cose come stanno, ma non credi che
dopo tutto questo tempo io meriti almeno una spiegazione? Sei sparita così nel
nulla e adesso vuoi far finta di niente?>>
Lei: << scusami?!? Io sono sparita senza dare
una spiegazione? Ti ricordo che sto ancora aspettando il tuo indirizzo in Germania
per poter rispondere alle tue lettere … ma il signorino ha pensato bene di
svignarsela …>>
Voce fuori campo : << signorina … mi scusi …posso
avere …..>>
Lui:<<guarda che io appena ho potuto ti ho
mandato l’indirizzo ma tu non mi hai mai risposto, anzi hai fatto rispedire al mittente le lettere che ti spedivo …>>
Voce fuori campo : << mi scusi … avrei la necessità
di ritirare…..>>
Lei: <<io non ho mai ricevuto l’indirizzo e ad
un certo punto non ho proprio più ricevuto niente da parte tua tant’è che
….>>
Voce fuori campo : ( schiarendosi la voce) << mi
scusi … può cortesemente….>>
In quell’ istante, il suono della campanella che
annunciava l’inizio della convention interruppe i loro battibecchi.
Lui: <<adesso devo proprio andare ma non possiamo
chiuderla così …direi che abbiamo parecchie cose da chiarire … ti trovo qui
dopo?>>
Lei:<<Non lo so …>>
Voce fuori campo : << signorina, adesso che il
bel giovanotto se n’è andato mi può dar retta? Avrei necessità di sapere se è possibile
accedere a visite guidate ai maggiori monumenti della città …. Signorina?!? ….>>
Lei: << sì mi scusi, diceva? Monumenti? Visita
guidata? Certo, guardi abbiamo questi opuscoli da consultare …>>
Un’ultima occhiata furtiva da parte di entrambi e
poi ognuno era tornato alle proprie occupazioni. Le spiegazioni dovevano
aspettare ancora un po’ …
(continua)
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