(come sempre..questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)
Campagna Veneta ... anni '50
--sentiero--
Era un miciolino piccolo piccolo, col pelo un po’
arruffato … fino ad un minuto prima stava seguendo la sua mamma che trasportava
tra i denti un fratellino ancor più piccolo e malarnese di lui ed un minuto
dopo si era ritrovato solo in mezzo ad un sentiero che costeggiava un grande campo
pronto per la semina.
Dov’era finita la sua mamma?? Miagolava, con quel
miagolio sordo che hanno i cuccioli, quel miagolio che a sentirlo a lungo ti
“tira scemo” … miagolava nella speranza che la sua mamma lo sentisse, si
accorgesse che non era più vicino a lei e tornasse sui suoi passi.
E invece della mamma nemmeno l’ombra; Lui si
guardava attorno un po’ smarrito e più passavano i minuti più si preoccupava.
Del resto fino a quel giorno non era mai stato da solo … era nato con altri 5
fratellini e con loro aveva condiviso uno scatolone abbandonato da chissà chi,
dentro una rimessa. Appena fuori dallo scatolone , mamma gatta aveva trovato un
paio di magliette a brandelli … certo non erano più “buone” come abiti, ma per
fare un bel lettuccio morbido per i suoi bimbi che sarebbero arrivati di lì a poco
erano veramente l’ideale … così piano piano le aveva trascinate nella scatola e
lì aveva deciso di partorire.
--rimessa--
Mignina era una giovane mammina soriana alla sua
prima esperienza, ma non appena aveva visto quei sei tipini pelosetti, senza
che nessuno le insegnasse niente, aveva capito subito cosa doveva fare: li
aveva puliti ben bene con la sua lingua rosea e ruvida e poi si era stesa su un
fianco per agevolarli nell’attaccarsi ai gonfi capezzoli.
Come succhiavano avidi!! E che bello era il dolce
massaggio che le facevano sulla pancia con quelle zampine minuscole …
Quella scatola non era poi tanto male … certo il cuscinotto
che aveva nella casa della sua “umana”
vicino alla “cucina economica” era molto più soffice, ma l’istinto ( e qualche
storia sentita qua e là mentre sonnecchiava sul muretto del cortile) le avevano
fatto optare per partorire un po’ lontano da casa e decisamente in un posto
fuorimano.
La vecchia gatta Gigia infatti raccontava che
solitamente i micini 8 specie se femmine), nelle case di campagna non erano
graditi … non appena si accorgevano che la gatta di turno era gravida la
“controllavano a vista” e quando scoprivano il posto dove aveva deciso di
partorire, portavano via i gattini lasciandone alla mamma uno solo (
possibilmente maschio).
Chissà che fine facevano quei piccoli batuffoli di
pelo?!? Gli ottimisti dicevano che probabilmente andavano a vivere nelle
cascine circostanti, quelli un po’ più navigati raccontavano invece che nessuno
di quelli portati via era mai tornato e questo faceva pensare ad un finale a
tinte fosche.
Così Mignina, per il sì e per il no, aveva
adocchiato quella vecchia rimessa dove non andava mai nessuno e in un giro d’ispezione
successivo aveva trovato quello scatolone ancora in buono stato e lo aveva
eletto a sua Nursery.
I suoi “bimbi” crescevano una bellezza … piano piano
avevano aperto gli occhi e da quel giorno era tutto un entrare e uscire dallo
scatolone per andare a scoprire il mondo circostante. Mondo che era fatto di
alcuni attrezzi per la lavorazione della terra ( zappe, rastrelli e vanghe ),
una carriola un po’ arrugginita e senza ruota, un vecchio carretto in legno
rosicchiato dai tarli, un paio di stivali di gomma ( e come si divertivano quei
piccoli frugoletti ad arrampicarsi sui gambali per poi lasciarsi scivolare
dentro) e altre cose ormai inutilizzate.
--cascina--
Mamma Mignina faceva la spola da casa al magazzino
cercando ogni volta strade nuove e girandosi spesso per controllare che nessuno
la seguisse … sarebbe rimasta volentieri sempre con i suoi bimbi ma doveva per
forza tornare a casa per rifocillarsi un po’… i topini che riusciva a cacciare
non le erano sufficienti … i suoi tesorini infatti mangiavano come lupacchiotti
e lei stava letteralmente perdendo le forze.
La prima volta che era tornata a casa dopo il parto
era stata subito intercettata dalla “Parona”
( la Donna di casa, una vecchietta alta un metro e una spanna che non
pesava più 40 kg ma che mandava avanti tutto meglio di un generale d’Armata)
che l’aveva presa in braccio, se l’era messa in grembo e finchè la accarezzava
lentamente le aveva detto :
<< e allora piccolina?!? Ti sei tolta il
pensiero vedo … sei diventata tutta pelle e ossa … mi sembra di rivivere il
giorno che ti ho trovata lungo il sentiero che porta al campo … piccola piccola
e magrolina … ho pensato che “Mignina” fosse proprio il nome giusto per uno
scricciolo così … ti ho messo nella “travérsa” -- in veneto veniva chiamata
“travérsa” il grembiule che le donne di campagna portavano legato in vita dalla
mattina appena alzate e fino al momento di coricarsi alla fine della giornata …
aveva molteplici usi … se la donna di casa era in campagna e raccoglieva frutta
o verdura , tirava su i lembi della traversa e questa si trasformava in un
contenitore … allo stesso uso era destinata per portare dal fienile in casa la
legna piccola, quella che serviva ogni mattina per accendere il camino o la
“cucina economica” … era dotata di tasca
dove riporre il fazzoletto che sarebbe servito per asciugare lacrime o soffiare
il naso dei bimbi più piccoli … ma nella tasca si potevano riporre anche gli
attrezzi piccoli come le forbici per potare la vigna o il rosario da
“sgranare” nei momenti di riposo ( in
verità assai pochi)-- … ehh già … ti ho messo nella traversa e ti ho portato a
casa … che baruffa con Paron Toni , el mè vecio, ( mio marito) che proprio non
la voleva una gatta per casa!! “le gate
l’è fà i gatini…altre boche da sfamar!!” mi aveva brontolato dietro per tutto
il giorno . E tu furbissima, che la sera, finchè eravamo a tavola, eri salita
piano piano sulle sue ginocchia e ti eri acciambellata in grembo a lui facendo
delle fusa leggere leggere. Lui aveva preso una “pelle” del salame e te l’aveva
passata furtivamente sotto la tovaglia. In quel momento ho capito che saresti
stata la “regina” di casa … se Paron Toni non solo accettava la tua presenza ,
ma addirittura ti dava da mangiare era fatta … nessuno avrebbe più detto
niente.
E così è stato fino all’ultimo giorno vero Mignina? Paron
Toni era steso a letto, il suo respiro era ormai solo un filo … un filo
invisibile che ancora lo teneva legato a questa vita … un filo sottile sottile
… io lo sapevo che non avrebbe visto un’altra alba e lo sapevi anche tu, tu che
sei rimasta acciambellata vicino a lui tutto il giorno facendoti accarezzare da
quella mano stanca e senza forze.
Ma fatti guardare … sei proprio magrolina …
adesso andiamo in stalla e ti do un po’
di latte appena munto con qualche briciolina di pane così ti tiri un po’ su >> e detto fatto, alzandosi dalla sedia
impagliata, aveva messo Mignina dentro la traversa e si era avviata verso la
stalla.
--stalla--
Il latte appena munto era profumatissimo e il calore
della stalla l’aveva presto ristorata … la “Parona” l’aveva lasciata lì al
calduccio ed era tornata a sferruzzare seduta fuori dall’uscio … avrebbe così
unito “l’utile al dilettevole”… continuare a fare una sciarpa per il suo
nipotino più piccolo che era costantemente costretto a fare aerosol per una
bronchite ormai cronica e contemporaneamente tener d’occhio la porta della
stalla per vedere dove si sarebbe diretta Mignina una volta rimessasi in forze.
Mignina però aveva optato per uscire dalla porta sul
retro e ,almeno per quella volta, aveva eluso la sorveglianza della vecchina.
Furbizia durata poco, tant’è che già dalla volta
successiva, l’adorabile vecchietta aveva provveduto a chiudere qualunque altra
porta che non fosse quella principale e aveva così potuto seguire con lo
sguardo Mignina quando questa si era rimessa in cammino verso i suoi cucciolini
… ad un certo punto però, a causa della vista non proprio ottima, aveva dovuto
desistere …
--cascina
e corte--
Poi la scuola aveva chiuso qualche giorno a causa di
problemi alla viabilità e il cortile della fattoria si era riempito di bimbi …
i figli della “Parona” infatti lavoravano e la fattoria della loro mamma era
l’unico posto dove poter lasciare i bambini durante il giorno.
E i bambini si sa sono curiosi … e ogni giorno
architettavano qualcosa per non annoiarsi e ogni giorno si spingevano un po’
oltre i confini del giorno precedente …. E un giorno erano approdati nella
vecchia rimessa.
--rimessa--
Si erano messi a giocare alla guerra spostando
carriole e carretti … correndo ovunque e saltando qua e là … fortunatamente non
si erano accorti dello scatolone e del suo prezioso contenuto.
Mamma Mignina aveva temuto per la sorte dei suoi
piccoli e aveva deciso che il giorno dopo, di buon’ora avrebbe portato la sua
“ciurma” in un posto sicuro … sì ma dove??? E pensa che ti ripensa aveva deciso
per il fienile che affacciava direttamente sulla stalla … per arrivarci
bisognava salire una ripida scala a pioli ma forse proprio questo avrebbe
dissuaso i nipotini dall’andare anche lì in avanscoperta.
--un
po’ rimessa e un po’ fienile--
E così di buon’ora quando ancora il gallo sonnecchiava
Mignina aveva cominciato il suo “travaso” portando i cuccioli al sicuro … un
cucciolo alla volta, portandolo in bocca, passo dopo passo era arrivata alla
stalla, faticosamente aveva salito la scala e depositato il suo fardello in
mezzo alle balle di fieno … poi era ridiscesa e via per un’altra spedizione … e
un’altra e un’altra ancora.
Tra un giro e l’altro tuffava il suo musino nel
secchio del latte destinato ai vitelli e si rinfrancava un po’.
Al quinto giro ( era ormai mattina inoltrata) aveva
deciso che il più baldanzoso dei suoi piccoli che lei chiamava Primo perché era
quello che aveva aperto la strada ai suoi fratelli il giorno del parto poteva
fare da solo e seguirla mentre lei trasportava il più gracile di tutta la
nidiata.
Erano così partiti: Mamma Mignina davanti e qualche
passo indietro il micino tutto arruffato e con la coda alta come un’antenna …
ogni tre passi la mamma si voltava indietro per controllare la situazione e
tutto sembrava andare per il meglio.
Avevano percorso oltre metà del tragitto quando un
cane nascosto chissà dove aveva iniziato ad abbaiare furiosamente.
--fienile--
Un salto … un tuffo al cuore e poi via di corsa …
per un lungo attimo Mignina aveva perso la testa ed era corsa dritta di filato
nella stalla, su per la scaletta e poi si era tuffata nella paglia dove 4 paia
di occhietti la scrutavano preoccupati.
Dopo aver depositato il quinto “piccolino” aveva
ripreso fiato e si era voltata per guardarsi alle spalle certa che avrebbe
visto il musino di Primo spuntare dagli ultimi pioli della scala.
Orrore!!! Primo non c’era … che fare adesso?
Abbandonare gli altri 5 ( che comunque erano al sicuro) e andare in cerca
dell’unico che mancava all’appello? E se nel frattempo il povero Primo si era
trovato ad affrontare quel cagnaccio che ululava?
--sentiero--
<<finiscila cane tutto matto!!! A chi stai
abbaiando? Alle lucertole?>>
Così la “Parona” aveva apostrofato il vecchio cane
da caccia che sembrava impazzito e abbaiava furiosamente. Poi aveva continuato:
<<cosa ci sarà mai sul sentiero che ti fa abbaiare così? sta quieto che
vado a dare un’occhiata … ohhh Signore ma è un micino!! Tutto sto rumore per
una cosina così piccolina!! Vieni qua bellino, miiiicio micio micio miiiiicio
…. Eccoti preso, mah …sei più leggero di una piuma …vieni qui nella traversa
che ti presento “El Moro” … abbaia forte ma non farebbe male nemmeno ad una
mosca … pensa me l’ha regalato un cacciatore perché , nonostante sia un cane da
caccia proprio non ci pensa a correre dietro alle lepri o ad andare a stanare i
fagiani … io ero appena rimasta senza Toni e così ci facciamo compagnia ..lui
abbaia, io lo rimprovero. Ma senti come tremi!! Quanta paura hai passato??Povero
piccolino … ma cosa facevi sul sentiero da solo? E la tua mamma dov’è? Hai un
manto come non ne ho mai visti altri … sei il primo che vedo con questi colori
… va ben dai, ho deciso: ti chiamerò Primo. Adesso stai tranquillo che ti porto
in stalla a prendere un po’ di latte e poi vediamo come posso sistemarti … che
qui la casa è grande, io sono da sola e non si manda via nessuno. Anche quella
sciocca della Mignina … è andata a partorire chissà dove e magari i suoi
piccoli sono messi male o in pericolo … se rimaneva a casa non era meglio? Le
avevo preparato un bel cuscinetto vicino alla “cucina economica” … un posto al
calduccio dove poteva tirar grandi i suoi bimbi e poi con il passaparola
avremmo trovato sicuramente da piazzarli nelle famiglie qui intorno … che se
diventano bravi come la loro mamma a cacciare i topi tutti saranno contenti di
averne uno che gira per casa … ma probabilmente la sua natura le ha detto di
andare via da casa a sgravarsi … ehhh ma io ho pazienza … vedrai che me li
porta a casa quando sono più grandicelli … vedrai se mi sbaglio>>
--stalla--
<<eccoci qui … adesso ti tiro fuori dalla
traversa … ohhh ma guarda chi c’è?!? Mignina bella ma lo sai che stavamo
parlando proprio di te io e il mio amico qui nella traversa?!? Lui ha perso la
sua mamma, tu sei appena diventata mamma potreste trovare un’intesa … ma tu
cosa fai qui in stalla a quest’ora?? Vieni che ti faccio vedere chi ho trovato
lungo il sentiero..>>
Mignina si avvicinò con passo felpato … fissava con
i suoi grandi occhi verdi la “Parona” e soprattutto la “traversa” … nell’attimo
in cui la vecchietta si chinò verso di lei, dalla traversa sbucò un musino
appuntito, due grandi occhi identici ai suoi e quella “cosa” si mise a
miagolare piano piano … era il suo Primo!! --Come aveva fatto la “Parona” a
trovarlo? E come aveva capito che lei e i suoi piccoli erano lì??-- Si avvicinò
ancora un po’ ed iniziò a leccare la piccola testina con movimenti lenti e
regolari.
La vecchina restò estasiata a guardarli finchè
Mignina prese in bocca Primo e iniziò a salire sulla scala a pioli.
La famiglia ora era al completo …
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