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Ciao Mamma,
oggi è il tuo compleanno … un compleanno che non
festeggiamo da parecchi, troppi anni …
Non sai quante volte, in tutti questi anni, magari
in periodi un po’ più pesanti del solito, ho sentito il desiderio di prendere
la macchina e “fare un salto” fino a casa tua … anche solo per star lì in
silenzio, consapevole e felice della tua rassicurante presenza.
Se ti fosse dato in dono di tornare oggi, solo per
un giorno, credo che saresti soddisfatta della donna che sono diventata.
Del resto ho avuto in te un’ottima insegnante …
forse non sempre eravamo d’accordo ( a dirsela tutta quasi mai …) ma credo che
fosse il gioco delle parti … io adolescente un po’ testa matta” e tu madre
comprensiva ma non troppo.
Credo tu sia stata in assoluto la persona che mi ha
capito meglio e più di chiunque altro … eri intelligente anche se non colta
perché non ti era stato permesso di studiare; eri tollerante ma non ti facevi
“abbindolare” dalle moine di chi voleva qualcosa da te ( in questo ti assomiglio
ma ci devo ancora lavorare un po’ su) … eri “materna” nel più ampio senso del
termine: da noi figlie, ai generi, ai nipoti ma anche cuccioli perduti che
puntualmente adottavi e per finire le
tue amate piante, ma anche le piante
degli altri … quelle mie ormai moribonde che ti portavo, tu le guardavi un po’
e poi dicevi : “ questa va messa all’ombra sotto il fico” oppure “questa ha
bisogno di un terreno più acido”. Non sbagliavi MAI … di lì a qualche giorno le
piante che erano arrivate da te “spacciate” ritrovavano vigore e bellezza.
E poi “materna” perché da brava mamma ti piaceva
radunare tutti i tuoi cari intorno alla tavola: tu regina dei fornelli passavi
domeniche intere a preparare manicaretti per Papà, Laura e me, ma anche per i
tuoi fratelli e le loro famiglie, oppure per i fratelli e le sorelle di papà.
E la tavola diventava un festoso manicomio con a
capotavola indiscusso “Boss” il nonno Vittorio e tutti gli altri liberi di
scegliersi il posto che volevano … e per noi bimbi ( eravamo complessivamente
16 cugini … fortunatamente mai tutti insieme) era festa grande trovarci e
giocare tutti insieme.
Hai saputo veramente essere il “cuore” della nostra
famiglia … Il Nonno era convinto di essere lui che comandava e decideva, in
realtà io credo che il potere risiede in chi ti ama e ti mette al centro del
suo mondo … quindi tu eri in assoluto “La Regina” della nostra casa.
Sai, da poco più di un anno frequento delle persone
splendide che per me, piano piano, sono
diventate “famiglia”: ci siamo conosciuti un po’ per caso (anche se io ripeto
sempre che “mai niente succede per caso”) , abbiamo organizzato un raduno per
conoscerci meglio e da allora cerchiamo in ogni modo di tenere sempre accesa la
“fiamma” dell’affetto che ci unisce … quindi facciamo raduni di un paio di
giorni con belle camminate, cene condivise e tante chiacchiere fino a notte
fonda, ma anche incontri “al volo” fatti di viaggi in treno, un caffè e un
milione di abbracci.
Tutti loro, per me, sono “famiglia” perché mi hanno
presa e accettata per quello che sono, pregi e difetti, senza giudizi … e io
con loro sto bene, veramente bene.
Quindi, siccome ti assomiglio tanto e ferma non ci
so stare, per l’ultimo finesettimana di gennaio ho organizzato un raduno con
tutti loro e anche con altri amici pellegrini che hanno voluto unirsi a noi .
Due giorni intensi a Vercelli dove un caro amico ci
ha organizzato alcune uscite degne di nota.
Sabato è stato per me il giorno più impegnativo: era
prevista la visita ad una tenuta agricola che ha mantenuto i locali come erano
negli anni 50-60. Sapevo quindi, entrando, che avrei visto cose e luoghi simili
a quelli che avevi visto tu quando, diciassettenne, avevi lasciato per la prima
volta in vita tua, la tua casa, la tua famiglia per andare a lavorare come mondina
proprio in Piemonte.
E la visita alla tenuta è stata molto bella: chi
cerca di tenere vivo il ricordo dei tempi passati è un signore di oltre 80 anni
che ha “l’argento vivo” addosso. Da bambino
ha vissuto in quei luoghi e da adulto ha voluto creare una sorta di museo
dell’arte contadina cercando mobili, suppellettili e tutto quello che serviva
per rendere ancora “vive” quelle stanze. Addirittura ha destinato una stanza ad
aula scolastica e , poiché le mie amiche scherzosamente mi chiamano “maestra”
mi hanno fotografata proprio lì, alla cattedra vicino al pallottoliere.
Ho guardato tutto con occhi avidi … da una
finestrella è entrato un refolo di vento e mi ha accarezzato i capelli e una
guancia … in quel momento ti ho sentita
lì… vicino a me.
E poi il momento atteso e temuto … ci addentriamo
nella campagna e all’orizzonte vediamo
un grande capannone: la nostra guida ci racconta che stiamo andando
verso i dormitori delle mondine, che di fatto vivevano e lavoravano lontano
dalla “ casa principale” … tutta la loro vita si svolgeva lì … in quel
fabbricato che da fuori poteva benissimo essere scambiato per un magazzino o
una stalla.
Intanto la nostra guida ci raccontava di lavoro duro,
dei primi scioperi per rivendicare una
sorta di giusto salario, della solidarietà tra le mondine … le mie orecchie
ascoltavano tutto ma la mia mente era altrove … il nostro accompagnatore
parlava di come le mondine fossero solite mangiare all’aperto sedute sul
muretto e io ti vedevo lì, giovane e magrissima con i tuoi grandi occhi
azzurro-grigi ( lo stesso colore che ha Dario, l’unico nipote che non hai fatto
in tempo a conoscere ), magari un po’ malinconica per la lontananza dagli
affetti ma consapevole di quanto avrebbe fatto la differenza il tuo salario una
volta tornata a casa.
Il nostro interlocutore ci raccontava di sabati sera
con musicisti improvvisati a ballare sull’aia e io ti immaginavo con i capelli
ondulati fermati da due forcine seduta un po’ in disparte a “tenere il tempo”
battendo con il piede sul pavimento.
E poi, finalmente, siamo entrati nel dormitorio …
una scaletta portava alle camerate al piano superiore … un attimo prima avevo
le ali ai piedi per il desiderio e un attimo dopo i miei passi erano di piombo
… non sapevo cosa aspettarmi e non sapevo come avrei reagito … ho fatto le
scale con mille pensieri che mi giravano per la testa … ed eccomi qui: una
grande stanza con tante brande tutte in fila … vicino ai letti una valigia di
cartone, un cappello di paglia, qualche abito modesto.
Sono stata lì più che ho potuto: non ho guardato
tanto ma ho “assimilato” il più possibile … era veramente come essere già stata
in quei posti, li sentivo “parte di me”.
Credo sia stato un modo sicuramente un po’ duro per
ricordarti ma so che ne avevo bisogno …
E se tu fossi qui con me oggi ti abbraccerei e ti
direi che sono orgogliosa, profondamente orgogliosa di te, “piccola” donna coraggiosa.
BUON COMPLEANNO MAMMA…
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