(come sempre..questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)
Piccolo
inciso: l'idea per questo racconto ha preso forma in modo un po’ embrionale il giorno di
ferragosto, dopo uno scambio di messaggi con una cara amica … i personaggi sono
di fantasia, solo i loro nomi ricordano, vagamente, quelli di una coppia a me
cara.
Il
disegno invece è tratto da una foto che la “cara amica” in questione, mi ha
inviato al termine dello scambio di messaggi … “cara Amica Ricciolona” spero tu
sia contenta dell’uso che ho fatto della tua foto …
Si erano
conosciuti che erano ragazzini e Lei, da subito, aveva capito che Lui sarebbe
stato “l’uomo della sua vita”.
Erano
cresciuti frequentando ambienti diversi ma il paese dove abitavano non era una
metropoli e le occasioni per “incrociarsi” erano frequenti.
Ogni
volta che lo vedeva il suo cuore cominciava a ballare “la tarantella”…-tu-tumtum-tu-…-tututum … tum-
le guance si arrossavano e diecimila pensieri le affollavano la mente: “ammazza
che carino che è! Guarda come spicca sui suoi amici! E che portamento!! Bello e
fiero … come posso fare per farmi notare?”
Eh già
perché nonostante Agnese fosse una gran bella ragazza, il bell’Alberto proprio
la snobbava … quando si trovavano negli stessi posti, per quante manovre
facesse lei di avvicinamento, sembrava che fosse “trasparente” … lui continuava
a parlare e scherzare con gli amici, salutava una persona che passava lì vicino, ma per Lei … nemmeno uno sguardo.
Si
confidava con le amiche, quelle “del cuore” e loro erano prodighe di consigli:
-Dovresti
prendere il “toro per le corna” e andare a suonare il campanello di casa sua.
Poi quando lui apre ti inventi una scusa ... -
-Sì
brava!! E se mi apre sua madre? O ancor meglio sua nonna? Cosa le dico? E poi
tempo 10 minuti e mia madre viene a saperlo … e allora sì che sono rogne!!-
-Allora
potresti chiedere a Domenico di farti da “cavalier servente” e cominciare ad
uscire con lui … lo sai che stravede per te!! E trovare il modo di andare
insieme nei posti che solitamente frequenta Alberto e la sua banda … dai una
dai due dai tre, magari si accorge di quanto bella sei e di che occasione si sta perdendo!!-
-Ma
figurati!! Intanto non è giusto nei confronti di Domenico … e se poi quello si
“monta la testa” e crede che io voglia fare sul serio con lui? E non è nemmeno
bello dirgli che voglio “usarlo” per far ingelosire Alberto … Domenico è buono,
è un ottimo amico ma ha un debole per me e non voglio assolutamente che si
illuda.-
-A ‘sto
punto scusa mettiti il cuore in pace, accetta la corte di Domenico, che tra
l’altro è anche un “buon partito” e vivi la tua vita serenamente.-
-Ma sei
scema??? Io … o Alberto o nessuno!!-
E così
gli anni passavano … Domenico, stanco di un amore non corrisposto, aveva
rivolto altrove le proprie attenzioni, aveva trovato una ragazza che lo
apprezzava per quello che era, si era sposato e trasferito lontano. E Agnese
aveva così perso il suo migliore amico.
Le
amiche, ad una ad una, avevano preso le loro strade: chi si era sposata ed era
diventata mamma, chi aveva proseguito con gli studi e stava facendo carriera
nella grande città, chi aveva deciso di mollare tutto e vedere il mondo e al
momento faceva la cameriera a Disney World ad Orlando, in Florida, per
mantenersi e pagarsi il biglietto di ritorno a casa.
Agnese,
dal canto suo, finiti gli studi, aveva aperto un piccolo laboratorio-negozio,
dove confezionava e vendeva articoli fatti al telaio, ma anche monili prodotti
da lei. Aveva buongusto e i suoi articoli si vendevano bene, specialmente con
l’avvento di Internet e delle vendite online.
Alberto
si era diplomato, aveva aperto uno studio di consulenza con un amico e viveva
una vita serena.
Nella
sua vita non c’erano né fidanzate, né mogli e questo da un lato teneva viva la
“fiamma” dell’amore di Agnese, ma, col passare degli anni, faceva anche nascere
qualche dubbio.
Clara,
l’unica oltre ad Agnese a non essersi ancora accasata (- l’uomo per me devono
ancora inventarlo- diceva ridendo di un riso “dolce-amaro”) ogni tanto
ripartiva all’attacco:
-Agnese,
ragiona!! Se fino ad ora non ha trovato quella giusta, può darsi anche che non
gli interessi trovarla … ci sono sai degli uomini così … com’è che si chiamano?
Ah sì … misogini … stanno bene in compagnia degli amici ma evitano le donne e
le relazioni impegnative. Fattene una ragione e guardati intorno prima che sia
troppo tardi!!-
E Agnese
ribatteva convinta:
-E se
invece è rimasto solo semplicemente perché non ha ANCORA trovato quella giusta?
E quella giusta magari sono io?? Devo solo trovare il modo di “mettermi in
luce”, fare in modo che lui si accorga di me e poi vedi come lo faccio
innamorare!!-
-Agnese
ascoltami … ma chi ti dice che tu sia quella giusta? E chi ti dice che Lui è
quello giusto per te? Solo perché stai inseguendo un sogno fin da bambina non è
detto che stai percorrendo la strada che vi porterà alla felicità insieme …
forse dovresti semplicemente mettere “nel cassetto” questo sogno ed
iniziare a vivere sul serio. Poi non so se lo sai, ma da qualche tempo lo vedo
spesso correre in bicicletta e in paese si dice che abbia preso sul serio il
fatto che per un paio di volte si è piazzato bene in alcune competizioni
provinciali e che sia stato contattato dalla Federazione che vede in lui un
potenziale campione. Se riesce a diventare un ciclista professionista “ti
saluto!!” e chi lo vede più in paese!! Dai retta a me … guardati intorno e
magari scopri che l’uomo giusto per te è Mario, che ha due occhi che sembrano
due laghi di montagna … oppure Andrea, che tutti dicono sia un gran
donnaiolo, ma forse è solo perché sta aspettando l’anima gemella e nel
frattempo si diverte un po’-
-Te l’ho
detto anni fa Clara e te lo ripeto ora: o Alberto o nessuno!! Devo solo trovare
il modo di “inserirmi” nella sua routine-
Da lì a
poco, sul giornale era apparso l’annuncio che lo Studio di Alberto cercava
un’impiegata part-time che si occupasse di archiviazione e segreteria.
Agnese
di queste due cose sapeva poco o nulla ma non aveva voluto perdere
un’occasione così ghiotta: di buon mattino si era preparata di tutto punto (e
lo specchio le aveva rimandato un’immagine di sé piacente e piacevole) e
all’apertura dello studio era già là davanti con in mano una copia del
giornale.
L’aveva
accolta il socio di Alberto che a sommi capi le aveva spiegato il lavoro da
svolgere: archiviare i documenti relativi ai clienti in faldoni specifici,
tenere i registri in ordine, smistare la corrispondenza. Sarebbe stata
impegnata solo al mattino e questo le permetteva, seppur a orario ridotto, di
tenere aperto anche il suo piccolo laboratorio, dove, come Penelope
nell’Odissea, lavorava in attesa dell’arrivo del suo Eroe.
Erano
così cominciate le mattinate in Studio con il nuovo lavoro: si vedeva che da
tempo nessuno svolgeva quella mansione. Erano centinaia le cartelline che
aspettavano di essere archiviate … e c’erano parecchie scatole pieni di carte da
smistare e catalogare.
Di
Alberto però nemmeno l’ombra … dopo un po’ aveva azzardato a farne cenno con
l’altro Socio e aveva così scoperto che Alberto raramente passava in studio al
mattino, ma era sempre presente il pomeriggio fino a tarda sera … la mattina la
usava per andare ad allenarsi con la bici e stava raggiungendo livelli degni di
nota.
-Prima o
poi finisce che mi cede la sua quota e va verso l’agonismo … è talmente bravo!!
Agnese l’ha mai visto correre?? Un’eleganza, uno sprint … dovrebbe vederlo
quando affronta le salite … una vera macchina da guerra … e non ce n’è per
nessuno sa … una di queste volte se vuole la accompagno ad una delle gare. –
questo le aveva risposto l’altro socio sospirando.
Ad
Agnese di andare a vedere “la macchina da guerra” su per le salite in verità non importava un granché (tanto finché pedalava sicuramente non avrebbe trovato tempo da
dedicarle ...). Il fatto invece che potesse decidere di vendere tutto e buttarsi
anima e corpo nello sport spinse Agnese a cambiare un po’ i suoi piani di
avvicinamento.
Successe
così che, parecchie volte, quando Alberto entrava in ufficio al pomeriggio,
trovasse “la ragazza dell’archivio” ancora china sui faldoni, e che la medesima
rispondesse in modo un po’imbarazzato al suo sguardo curioso:
“scusi dottore ho fatto tardi ma volevo finire queste due
cartelline così le metto in archivio e domani parto avvantaggiata … stia sicuro
che non la disturberò … sarà come se non ci fossi … e poi ho quasi finito”
Lui si
sedeva alla sua scrivania e si immergeva nel lavoro … lei invece del lavoro
proprio si dimenticava e restava a guardarlo di sottecchi “adorante” fino a
quando lui alzava gli occhi e la trovava ancora lì.
A quel punto diventava paonazza e imbarazzatissima guadagnava l’uscita pensando già alla
prossima mossa.
Altre
volte, chiuso il laboratorio, tornando a casa, vedeva le luci ancora accese in
ufficio e la sua auto parcheggiata poco distante. Allora, una sera, aveva preso
il coraggio a due mani, tirato fuori la copia delle chiavi dell’ufficio ed
entrata tutta baldanzosa fingendosi stupita di trovarlo ancora lì.
-Ohhh
Dottore!! Buonasera!! Visto l’orario pensavo che qualcuno fosse andato via
dimenticando le luci accese e allora ho pensato di entrare a spegnerle … ma ha
visto che ora è?? E’ molto tardi … non c’è nessuno che la reclama a casa? –
- No
signorina, fortunatamente a casa non c’è nessuno che mi aspetta quindi posso
dilungarmi un po’ e finire certe cose visto che sarò assente parecchio da ora
in poi … ma lei non si preoccupi … vada, vada pure a casa che a chiudere e spegnere
tutto ci penso io qua … buonanotte. –
Una
doccia fredda “visto che sarò assente parecchio da ora in poi” … che voleva
dire? Che smetteva con lo studio? Doveva saperne di più.
La
mattina dopo aveva sondato un po’ il terreno con l’altro socio (a chiamarlo
sig. Antonio proprio non riusciva … per lei era “l’altro socio” e basta)
raccontandogli tra il serio e il faceto, l’incontro e il dialogo della sera
prima.
Il sig.
Antonio aveva così confermato i suoi dubbi: Alberto era stato preso “sotto
l’ala” da una squadra corse molto quotata che vedeva in lui doti e la giusta dose di caparbietà
per metterle a frutto. Per far questo però doveva intensificare gli allenamenti
e le gare e questo significava meno tempo per lo studio.
Occorreva
l’ennesimo “cambio di rotta” … Agnese si licenziò dallo studio (con sommo
rammarico del sig. Antonio che nel giro di una settimana di fatto perdeva il
socio ed una valente collaboratrice) ed il tempo che prima dedicava ad
archiviare lo avrebbe speso per seguire le trasferte di Alberto.
E si
sarebbe fatta trovare ad ogni tappa, ad ogni arrivo … e prima o poi lui avrebbe
capitolato, se lo sentiva.
Ma come
fare per saperne di più della squadra corse?? Semplice: bastava cambiare
pettinatura!! Cosa c’entra vi chiederete … c’entra, c’entra, perché da che
mondo è mondo le parrucchiere sono un universo parallelo dove le clienti
parlano di tutto, e quindi LE PARRUCCHIERE sanno TUTTO di tutti.
La
parrucchiera era l' amica Clara che, suo malgrado e nonostante non fosse
d’accordo sui piani di Agnese, la mise al corrente su:
- sede della squadra corse,
-luoghi degli allenamenti e
-date delle gare. ( neanche i servizi segreti avrebbero potuto fare meglio di così!)
Ed
iniziò così un periodo fatto di appostamenti, di incontri “casuali” al bar o al
ristorante, ma per quante Agnese se ne inventasse, lui proprio non la “vedeva”
… era tornata ad essere l’adolescente “trasparente” di qualche lustro prima.
E si
macerava cercando di pensare a qualcosa di nuovo, quel qualcosa che avrebbe
“svegliato” Alberto e finalmente l’avrebbe fatto accorgersi di lei.
E tutta
presa dall’inseguire questo sogno non si accorgeva che il tempo passava, e i
mesi lasciavano posto ad altri mesi, e le stagioni alle stagioni … era
diventata un’ossessione che la prendeva al mattino appena sveglia e non
l’abbandonava più fino al momento in cui crollava esausta sul letto.
Ne aveva
risentito anche il lavoro, ma tanto a lei serviva veramente poco per vivere,
anzi per “sopravvivere” nell’attesa che il bell’Alberto finalmente si accorgesse di lei.
Poi un
giorno si era guardata alla specchio appena sveglia e quello che aveva visto
non le era piaciuto affatto: viso tirato e affilato, profonde occhiaie,
colorito pallido … i capelli erano scompigliati, ma il fatto di avere una "criniera leonina" faceva sì che con due colpi di spazzola i suoi capelli tornassero
lucenti e vaporosi.
E così
aveva deciso: quel giorno sarebbe stato “il canto del cigno” del suo sterile
amore per Alberto … avrebbe assistito alla sua gara per l’ultima volta e poi
sarebbe tornata alla vita “normale” augurandosi di essere ancora in tempo …
ancora in tempo per riprendere il suo lavoro, tornare a coltivare le amicizie e perché no ... magari per farsi una famiglia.
Era duro
rinunciare ad un sogno, no anzi -AL SOGNO- della sua vita … aveva vissuto tutta
la vita sognando qualcosa che non si era mai avverato, come il Sottotenente Giovanni Drogo del romanzo “Il Deserto dei Tartari”di Dino Buzzati che per tutta la
vita, aspetta, nella fortezza Bastiani, l’attacco del nemico ed il nemico si palesa solo
quando egli ormai stanco, anziano e malato sta abbandonando la fortezza stessa.
In
qualche modo, oggi, avrebbe avvicinato Alberto per dirgli “addio” … non sapeva
se durante la colazione, oppure all’arrivo o durante il pranzo, ma sapeva di
doverlo fare. Doveva in qualche modo, mettere la parola FINE a questa storia e
guardare avanti. Ma quanto male faceva!!
A
colazione non ci era riuscita perché lui era già sulla pista, durante la gara e
all’arrivo neppure perché tanta, troppa gente si era assiepata intorno al
vincitore, accedere alla sala ristorante dove era andato a pranzare era rimasta
un’utopia in quanto si entrava solo se fortunati possessori di invito.
Si era
così avviata a piedi, lungo la strada … lei e i suoi pensieri …e per la prima
volta i suoi pensieri non erano rivolti a -come posso fare per “agganciarlo”-
ma piuttosto erano pensieri lievi … di quando era ragazzina, delle gite fatte
con i suoi genitori, delle vacanze con le amiche … non sapeva come ma era riuscita a
“lasciar andare” la sua –ossessione- , il suo pensiero fisso. Non era ancora il
momento di pensare a “cosa farò domani” ma era bello sapere di avere tutto un
pomeriggio a disposizione,il pomeriggio di OGGI, di dolce far niente.
Abbracciata
a questi pensieri non si era accorta del piccolo avvallamento del terreno …
aveva messo un piede in fallo ed era “volata giù” cadendo in mezzo alla carreggiata
… una caduta banale, dalla quale rialzarsi subito, se in quel momento non fosse
sopraggiunto, in bicicletta, il “nostro” Alberto che, uscendo da una curva, si
era avvisto troppo tardi di Agnese che cadeva e gli era ruzzolato addosso.
Che
botta!! Alberto avvezzo com’era alle cadute si era prontamente rimesso in piedi, aveva prontamente spostato la bici dalla carreggiata per poi prendersi subito cura della
signora che ancora stava distesa immobile sull’asfalto.
Aveva
cercato di rianimarla con qualche piccolo schiaffetto senza sortire però alcun
effetto; aveva pensato allora di utilizzare l’acqua della borraccia e
spruzzargliene un po’ sul viso … dopo questo trattamento la signora aveva piano
piano ripreso colore e un po’ alla volta aveva riaperto gli occhi, guardandolo
prima con lo sguardo un po’ velato e poi tutta una serie di emozioni era
passata su quegl’occhi verdi come la vallata che li circondava: incredulità,
stupore, e ad un certo punto era convinto di averci letto un pizzico di gioia … gioia per cosa? Probabilmente la signora era ancora sotto shock.
Piano
piano l’aveva fatta alzare dalla strada e l’aveva fatta accomodare su una
panchina che dava sul Belvedere.
Le aveva
chiesto se si ricordasse il proprio nome, dove abitava, se le facesse male da
qualche parte e l’aveva trovata collaborativa e vigile … aveva scoperto così
che si chiamava Agnese (perché quel nome non gli suonava nuovo?..) e che
abitava nello stesso paese dove lui era nato e vissuto a lungo.
Sorreggendole
le spalle l’aveva guardata meglio e poi le aveva chiesto “Scusi se glielo
chiedo ma…. Ci conosciamo?”
Lei non
aveva risposto, almeno non subito: si stava gustando quel braccio sulle spalle
e quel momento atteso così a lungo.