lunedì 25 novembre 2019

L'ULTIMA FOGLIA

                                                                    -Da qualche parte in Polesine- Novembre 2019
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Era l’ultima Foglia rimasta del più bell’albero del giardino: un acero maestoso che, adesso, aspettava solo che lei cadesse per prepararsi al riposo invernale.

E lei invece proprio non ne voleva sapere di cadere e si teneva ben stretta al suo ramo, con le unghie e con i denti .

Si ricordava perfettamente quel  giorno di fine marzo  in cui era “uscita” dalla gemma ed era diventata una delle tante foglie che in brevissimo tempo avevano creato una chioma rigogliosa all’albero più grande di tutti.
Tante belle foglie a forma di “mano” aperta, a forma di ventaglio,  di un verde vivido,che in brevissimo tempo avevano fatto amicizia tra loro, guardando, dall’alto, il resto del giardino.

E che bello che era il giardino dove abitavano!!  Era il giardino di un’abitazione “privata” … la casa era semplice, minimalista, ma il giardino no, il giardino era degno di una residenza reale: un bel vialetto pavimentato partiva dalla casa e arrivava fino al confine estremo della proprietà passando attraverso siepi che creavano anfratti un po’ nascosti, avvicinandosi al piccolo stagno dove ranocchie e salamandre avevano preso il pieno possesso dello specchio d’acqua,  approssimandosi all’area dove un piccolo gazebo accoglieva, nelle giornate miti, la padrona di casa che amava scrivere i suoi racconti attorniata dalla natura che era sempre per lei fonte d’ispirazione.

In un angolino all’ombra riposava “Cora” il pastore tedesco mai dimenticato e troppo spesso rimpianto … per lei era stata creata un’aiuola con piante officinali e piccoli arbusti … un’oasi di pace dove  i cuccioli venuti dopo di lei si approssimavano sempre con un misto di curiosità e “timore reverenziale”… sembrava quasi capissero che lì sotto riposava la loro “antenata” e quindi il posto meritava rispetto.

E poi alberi da frutto che nei mesi più caldi accoglievano gli uccellini che becchettavano le rosse ciliegie, le più pallide susine.
In uno di questi alberi aveva fatto il nido un picchio … era stato un periodo di lavoro incessante per lui e un pochino fastidioso per le piante attorno: quel rumore continuo e sistematico metteva a dura prova la tranquillità di quell’angolo di paradiso.
E un giorno, non aveva ancora capito bene da dove fosse arrivato, aveva visto sbucare dai cespugli un Upupa … uccello strano, curioso ma timoroso … era rimasto per buona parte dell’estate e poi, da un giorno all’altro, così come era arrivato, era sparito.

Ma ne avrebbe avute di cose da raccontare la Foglia che ancora si ostinava, tenacemente, a rimanere sul ramo : la “Signora” che durante i fine settimana passeggiava e giocava con i suoi cani … arrivavano fino in fondo al vialetto e poi lei si sedeva sull’erba e si faceva letteralmente travolgere dalle sue bestiole che anelavano di farle sentire tutto il loro affetto.

Oppure il “Signore” che si prendeva cura di tutto e di tutti … lo sentivi in lontananza … arrivava con il trattorino e tosava il prato … finito questo lavoro sistemava le siepi, potava qualche ramo … quando aveva finito solitamente scendeva la sera e anche per quel fine settimana non aveva potuto godersi nemmeno per 5 minuti la sua oasi di pace.

E il loro Figliolo che invitava gli amici per una grigliata all’aperto … arrivavano un po’ rumorosi, preparavano la brace, cucinavano bistecche e verdure e poi scherzavano tra loro mangiando di gusto.
E quella volta che il Figliolo aveva delegato il compito di controllare la cottura ad un suo amico e si era un po’ “infrattato” con quella che di lì a poco sarebbe diventata la “morosa ufficiale” … se solo avesse avuto modo di parlare, la Foglia avrebbe potuto ripetere le frasi dolci che i due innamorati si erano scambiati, ma era “solo” una foglia e così  le belle parole erano rimaste un segreto tra Lei ed i fidanzatini.

Le piaceva tanto il suo lavoro che consisteva principalmente nel fare ombra: le piaceva quella sensazione che veniva dal basso, dal terreno che grazie a lei e alle sue sorelle non era mai colpito dai raggi solari, quindi anche nelle giornate più torride, saliva una sensazione di freschezza.
E che bello quando in estate si approssimava un temporale!! Lo sentiva da lontano … l’aria fino ad un minuto prima immobile si trasformava in brezzolina leggera, e poi lentamente in venticello che sospingeva le nuvole per finire con le prime gocce dell’acquazzone che ticchettavano sulle foglie come dattilografe d’altri tempi.

E quanti pettegolezzi si scambiavano le foglie quando il vento si insinuava tra loro!

Se le ricordava tutte molto bene queste cose , l’ultima Foglia rimasta sull’albero e non era ancora disposta a rinunciarci complice anche un autunno mite: i raggi del sole, ora che le sue sorelle ad una ad una erano cadute, la baciavano per tutto il giorno ( anche se a onor del vero il giorno durava sempre meno) … il clima era dolce.

Si guardava e non si riconosceva più: era passata da un bel colore verde brillante ad un rosso ruggine attraverso tutte le sfumature di giallo e arancio.
Il suo picciolo era diventato più esile e probabilmente anche più fragile. Sapeva come funzionava per averlo visto sulle sue sorelle già partite: il colore cambiava, il picciolo diventava ogni giorno un po’ meno verde fino ad assumere un color marroncino che precedeva di poco lo stacco dal ramo.
Chissà di che colore era il suo picciolo ora? Sentiva dentro di sé l’impazienza dell’albero di spogliarsi completamente ma aveva un po’ paura a lasciarsi andare … --cosa le sarebbe successo dopo? --Aveva visto le sue sorelle cadere, essere raccolte dal “signore” e portate con la carriola fuori dal suo campo visivo.
--Cosa la aspettava dietro la siepe??—

Un refolo d’aria la accarezzò … la Foglia si lasciò dondolare lentamente finchè,  in un attimo, tutto si compì : un impercettibile “tac” le annunciò che il picciolo si era arreso … prima ancora di capire cosa fosse successo si rese conto che stava volteggiando nell’aria, sospinta da un venticello sbarazzino …

Che bella sensazione era la libertà!! Libera da legami planava lentamente verso terra … la terra si avvicinava sempre di più … poteva scorgere le ultime sorelle partite  che la aspettavano ai piedi del grande albero .. l’ennesimo soffio di vento la riportò un poco più in alto per poi lasciarla andare … lei si abbandonò a quanto il destino aveva in serbo  e una volta atterrata scoprì di essere arrivata là dove aveva sempre sognato … in compagnia di tante sorelle, sarebbe stata, per tutto l’inverno, una soffice coperta per la dolcissima Cora. 



n.d.a. Chi mi conosce sa che in questo racconto c'è tanta parte di me... della mia vita ... 
Del resto , da qualche parte ho letto che "si dovrebbe scrivere solo di ciò che si conosce" ... la vita di campagna e tutto ciò che la riguarda sono il mio habitat naturale ... poi, come sempre, sciolgo le briglie e i miei pensieri galoppano veloci ...

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