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Era l’ultima Foglia rimasta del più bell’albero del
giardino: un acero maestoso che, adesso, aspettava solo che lei cadesse per
prepararsi al riposo invernale.
E lei invece proprio non ne voleva sapere di cadere
e si teneva ben stretta al suo ramo, con le unghie e con i denti .
Si ricordava perfettamente quel giorno di fine marzo in cui era “uscita” dalla gemma ed era
diventata una delle tante foglie che in brevissimo tempo avevano creato una
chioma rigogliosa all’albero più grande di tutti.
Tante belle foglie a forma di “mano” aperta, a forma
di ventaglio, di un verde vivido,che in
brevissimo tempo avevano fatto amicizia tra loro, guardando, dall’alto, il
resto del giardino.
E che bello che era il giardino dove
abitavano!! Era il giardino di
un’abitazione “privata” … la casa era semplice, minimalista, ma il giardino no,
il giardino era degno di una residenza reale: un bel vialetto pavimentato
partiva dalla casa e arrivava fino al confine estremo della proprietà passando
attraverso siepi che creavano anfratti un po’ nascosti, avvicinandosi al
piccolo stagno dove ranocchie e salamandre avevano preso il pieno possesso
dello specchio d’acqua, approssimandosi
all’area dove un piccolo gazebo accoglieva, nelle giornate miti, la padrona di
casa che amava scrivere i suoi racconti attorniata dalla natura che era sempre
per lei fonte d’ispirazione.
In un angolino all’ombra riposava “Cora” il pastore
tedesco mai dimenticato e troppo spesso rimpianto … per lei era stata creata
un’aiuola con piante officinali e piccoli arbusti … un’oasi di pace dove i cuccioli venuti dopo di lei si
approssimavano sempre con un misto di curiosità e “timore reverenziale”…
sembrava quasi capissero che lì sotto riposava la loro “antenata” e quindi il
posto meritava rispetto.
E poi alberi da frutto che nei mesi più caldi
accoglievano gli uccellini che becchettavano le rosse ciliegie, le più pallide
susine.
In uno di questi alberi aveva fatto il nido un
picchio … era stato un periodo di lavoro incessante per lui e un pochino fastidioso
per le piante attorno: quel rumore continuo e sistematico metteva a dura prova
la tranquillità di quell’angolo di paradiso.
E un giorno, non aveva ancora capito bene da dove fosse arrivato,
aveva visto sbucare dai cespugli un Upupa … uccello strano, curioso ma timoroso
… era rimasto per buona parte dell’estate e poi, da un giorno all’altro, così
come era arrivato, era sparito.
Ma ne avrebbe avute di cose da raccontare la Foglia
che ancora si ostinava, tenacemente, a rimanere sul ramo : la “Signora” che
durante i fine settimana passeggiava e giocava con i suoi cani … arrivavano
fino in fondo al vialetto e poi lei si sedeva sull’erba e si faceva
letteralmente travolgere dalle sue bestiole che anelavano di farle sentire
tutto il loro affetto.
Oppure il “Signore” che si prendeva cura di tutto e
di tutti … lo sentivi in lontananza … arrivava con il trattorino e tosava il
prato … finito questo lavoro sistemava le siepi, potava qualche ramo … quando
aveva finito solitamente scendeva la sera e anche per quel fine settimana non
aveva potuto godersi nemmeno per 5 minuti la sua oasi di pace.
E il loro Figliolo che invitava gli amici per una
grigliata all’aperto … arrivavano un po’ rumorosi, preparavano la brace,
cucinavano bistecche e verdure e poi scherzavano tra loro mangiando di gusto.
E quella volta che il Figliolo aveva delegato il
compito di controllare la cottura ad un suo amico e si era un po’ “infrattato”
con quella che di lì a poco sarebbe diventata la “morosa ufficiale” … se solo
avesse avuto modo di parlare, la Foglia avrebbe potuto ripetere le frasi dolci
che i due innamorati si erano scambiati, ma era “solo” una foglia e così le belle parole erano rimaste un segreto tra Lei ed i fidanzatini.
Le piaceva tanto il suo lavoro che consisteva
principalmente nel fare ombra: le piaceva quella sensazione che veniva dal
basso, dal terreno che grazie a lei e alle sue sorelle non era mai colpito dai
raggi solari, quindi anche nelle giornate più torride, saliva una sensazione di
freschezza.
E che bello quando in estate si approssimava un
temporale!! Lo sentiva da lontano … l’aria fino ad un minuto prima immobile si
trasformava in brezzolina leggera, e poi lentamente in venticello che
sospingeva le nuvole per finire con le prime gocce dell’acquazzone che
ticchettavano sulle foglie come dattilografe d’altri tempi.
E quanti pettegolezzi si scambiavano le foglie
quando il vento si insinuava tra loro!
Se le ricordava tutte molto bene queste cose ,
l’ultima Foglia rimasta sull’albero e non era ancora disposta a rinunciarci
complice anche un autunno mite: i raggi del sole, ora che le sue sorelle ad una
ad una erano cadute, la baciavano per tutto il giorno ( anche se a onor del
vero il giorno durava sempre meno) … il clima era dolce.
Si guardava e non si riconosceva più: era passata da
un bel colore verde brillante ad un rosso ruggine attraverso tutte le sfumature
di giallo e arancio.
Il suo picciolo era diventato più esile e
probabilmente anche più fragile. Sapeva come funzionava per averlo visto sulle
sue sorelle già partite: il colore cambiava, il picciolo diventava ogni giorno
un po’ meno verde fino ad assumere un color marroncino che precedeva di poco lo
stacco dal ramo.
Chissà di che colore era il suo picciolo ora?
Sentiva dentro di sé l’impazienza dell’albero di spogliarsi completamente ma
aveva un po’ paura a lasciarsi andare … --cosa le sarebbe successo dopo?
--Aveva visto le sue sorelle cadere, essere raccolte dal “signore” e portate
con la carriola fuori dal suo campo visivo.
--Cosa la aspettava dietro la siepe??—
Un refolo d’aria la accarezzò … la Foglia si lasciò
dondolare lentamente finchè, in un
attimo, tutto si compì : un impercettibile “tac” le annunciò che il picciolo si
era arreso … prima ancora di capire cosa fosse successo si rese conto che stava
volteggiando nell’aria, sospinta da un venticello sbarazzino …
Che bella sensazione era la libertà!! Libera da
legami planava lentamente verso terra … la terra si avvicinava sempre di più …
poteva scorgere le ultime sorelle partite
che la aspettavano ai piedi del grande albero .. l’ennesimo soffio di
vento la riportò un poco più in alto per poi lasciarla andare … lei si
abbandonò a quanto il destino aveva in serbo e una volta atterrata scoprì di essere
arrivata là dove aveva sempre sognato … in compagnia di tante sorelle, sarebbe stata, per tutto l’inverno, una soffice coperta
per la dolcissima Cora.
n.d.a. Chi mi conosce sa che in questo racconto c'è tanta parte di me... della mia vita ...
Del resto , da qualche parte ho letto che "si dovrebbe scrivere solo di ciò che si conosce" ... la vita di campagna e tutto ciò che la riguarda sono il mio habitat naturale ... poi, come sempre, sciolgo le briglie e i miei pensieri galoppano veloci ...
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