lunedì 4 novembre 2019

SCUSI SE GLIELO CHIEDO MA …. CI CONOSCIAMO?

 (come sempre..questo disegno è mio e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarlo, per piacere cita la fonte. grazie)

Piccolo inciso: l'idea per questo racconto ha preso forma in modo un po’ embrionale il giorno di ferragosto, dopo uno scambio di messaggi con una cara amica … i personaggi sono di fantasia, solo i loro nomi ricordano, vagamente, quelli di una coppia a me cara.
Il disegno invece è tratto da una foto che la “cara amica” in questione, mi ha inviato al termine dello scambio di messaggi … “cara Amica Ricciolona” spero tu sia contenta dell’uso che ho fatto della tua foto …

Si erano conosciuti che erano ragazzini e Lei, da subito, aveva capito che Lui sarebbe stato “l’uomo della sua vita”.
Erano cresciuti frequentando ambienti diversi ma il paese dove abitavano non era una metropoli e le occasioni per “incrociarsi” erano frequenti.

Ogni volta che lo vedeva il suo cuore cominciava a ballare “la tarantella”…-tu-tumtum-tu-…-tututum … tum-  le guance si arrossavano e diecimila pensieri le affollavano la mente: “ammazza che carino che è! Guarda come spicca sui suoi amici! E che portamento!! Bello e fiero … come posso fare per farmi notare?”
Eh già perché nonostante Agnese fosse una gran bella ragazza, il bell’Alberto proprio la snobbava … quando si trovavano negli stessi posti, per quante manovre facesse lei di avvicinamento, sembrava che fosse “trasparente” … lui continuava a parlare e scherzare con gli amici, salutava una persona che passava lì vicino, ma per Lei … nemmeno uno sguardo.

Si confidava con le amiche, quelle “del cuore” e loro erano prodighe di consigli:
-Dovresti prendere il “toro per le corna” e andare a suonare il campanello di casa sua. Poi quando lui apre ti inventi una scusa ... -
-Sì brava!! E se mi apre sua madre? O ancor meglio sua nonna? Cosa le dico? E poi tempo 10 minuti e mia madre viene a saperlo … e allora sì che sono rogne!!-
-Allora potresti chiedere a Domenico di farti da “cavalier servente” e cominciare ad uscire con lui … lo sai che stravede per te!! E trovare il modo di andare insieme nei posti che solitamente frequenta Alberto e la sua banda … dai una dai due dai tre, magari si accorge di quanto bella sei e di che occasione si sta perdendo!!-
-Ma figurati!! Intanto non è giusto nei confronti di Domenico … e se poi quello si “monta la testa” e crede che io voglia fare sul serio con lui? E non è nemmeno bello dirgli che voglio “usarlo” per far ingelosire Alberto … Domenico è buono, è un ottimo amico ma ha un debole per me e non voglio assolutamente che si illuda.-
-A ‘sto punto scusa mettiti il cuore in pace, accetta la corte di Domenico, che tra l’altro è anche un “buon partito” e vivi la tua vita serenamente.-
-Ma sei scema??? Io … o Alberto o nessuno!!-

E così gli anni passavano … Domenico, stanco di un amore non corrisposto, aveva rivolto altrove le proprie attenzioni, aveva trovato una ragazza che lo apprezzava per quello che era, si era sposato e trasferito lontano. E Agnese aveva così perso il suo migliore amico.
Le amiche, ad una ad una, avevano preso le loro strade: chi si era sposata ed era diventata mamma, chi aveva proseguito con gli studi e stava facendo carriera nella grande città, chi aveva deciso di mollare tutto e vedere il mondo e al momento faceva la cameriera a Disney World ad Orlando, in Florida, per mantenersi e pagarsi il biglietto di ritorno a casa.

Agnese, dal canto suo, finiti gli studi, aveva aperto un piccolo laboratorio-negozio, dove confezionava e vendeva articoli fatti al telaio, ma anche monili prodotti da lei. Aveva buongusto e i suoi articoli si vendevano bene, specialmente con l’avvento di Internet e delle vendite online.

Alberto si era diplomato, aveva aperto uno studio di consulenza con un amico e viveva una vita serena.
Nella sua vita non c’erano né fidanzate, né mogli e questo da un lato teneva viva la “fiamma” dell’amore di Agnese, ma, col passare degli anni, faceva anche nascere qualche dubbio.
Clara, l’unica oltre ad Agnese a non essersi ancora accasata (- l’uomo per me devono ancora inventarlo- diceva ridendo di un riso “dolce-amaro”) ogni tanto ripartiva all’attacco:
-Agnese, ragiona!! Se fino ad ora non ha trovato quella giusta, può darsi anche che non gli interessi trovarla … ci sono sai degli uomini così … com’è che si chiamano? Ah sì … misogini … stanno bene in compagnia degli amici ma evitano le donne e le relazioni impegnative. Fattene una ragione e guardati intorno prima che sia troppo tardi!!-
E Agnese ribatteva convinta:
-E se invece è rimasto solo semplicemente perché non ha ANCORA trovato quella giusta? E quella giusta magari sono io?? Devo solo trovare il modo di “mettermi in luce”, fare in modo che lui si accorga di me e poi vedi come lo faccio innamorare!!-
-Agnese ascoltami … ma chi ti dice che tu sia quella giusta? E chi ti dice che Lui è quello giusto per te? Solo perché stai inseguendo un sogno fin da bambina non è detto che stai percorrendo la strada che vi porterà alla felicità insieme … forse dovresti semplicemente mettere “nel cassetto” questo sogno ed iniziare a vivere sul serio. Poi non so se lo sai, ma da qualche tempo lo vedo spesso correre in bicicletta e in paese si dice che abbia preso sul serio il fatto che per un paio di volte si è piazzato bene in alcune competizioni provinciali e che sia stato contattato dalla Federazione che vede in lui un potenziale campione. Se riesce a diventare un ciclista professionista “ti saluto!!” e chi lo vede più in paese!! Dai retta a me … guardati intorno e magari scopri che l’uomo giusto per te è Mario, che ha due occhi che sembrano due laghi di montagna … oppure Andrea, che tutti dicono sia un gran donnaiolo, ma forse è solo perché sta aspettando l’anima gemella e nel frattempo si diverte un po’-
-Te l’ho detto anni fa Clara e te lo ripeto ora: o Alberto o nessuno!! Devo solo trovare il modo di “inserirmi” nella sua routine-

Da lì a poco, sul giornale era apparso l’annuncio che lo Studio di Alberto cercava un’impiegata part-time che si occupasse di archiviazione e segreteria.
Agnese di queste due cose sapeva poco o nulla ma non aveva voluto perdere un’occasione così ghiotta: di buon mattino si era preparata di tutto punto (e lo specchio le aveva rimandato un’immagine di sé piacente e piacevole) e all’apertura dello studio era già là davanti con in mano una copia del giornale.
L’aveva accolta il socio di Alberto che a sommi capi le aveva spiegato il lavoro da svolgere: archiviare i documenti relativi ai clienti in faldoni specifici, tenere i registri in ordine, smistare la corrispondenza. Sarebbe stata impegnata solo al mattino e questo le permetteva, seppur a orario ridotto, di tenere aperto anche il suo piccolo laboratorio, dove, come Penelope nell’Odissea, lavorava in attesa dell’arrivo del suo Eroe.

Erano così cominciate le mattinate in Studio con il nuovo lavoro: si vedeva che da tempo nessuno svolgeva quella mansione. Erano centinaia le cartelline che aspettavano di essere archiviate … e c’erano parecchie scatole pieni di carte da smistare e catalogare.
Di Alberto però nemmeno l’ombra … dopo un po’ aveva azzardato a farne cenno con l’altro Socio e aveva così scoperto che Alberto raramente passava in studio al mattino, ma era sempre presente il pomeriggio fino a tarda sera … la mattina la usava per andare ad allenarsi con la bici e stava raggiungendo livelli degni di nota.
-Prima o poi finisce che mi cede la sua quota e va verso l’agonismo … è talmente bravo!! Agnese l’ha mai visto correre?? Un’eleganza, uno sprint … dovrebbe vederlo quando affronta le salite … una vera macchina da guerra … e non ce n’è per nessuno sa … una di queste volte se vuole la accompagno ad una delle gare. – questo le aveva risposto l’altro socio sospirando.

Ad Agnese di andare a vedere “la macchina da guerra” su per le salite in verità non importava un granché (tanto finché pedalava sicuramente non avrebbe trovato tempo da dedicarle ...). Il fatto invece che potesse decidere di vendere tutto e buttarsi anima e corpo nello sport spinse Agnese a cambiare un po’ i suoi piani di avvicinamento.
Successe così che, parecchie volte, quando Alberto entrava in ufficio al pomeriggio, trovasse “la ragazza dell’archivio” ancora china sui faldoni, e che la medesima rispondesse in modo un po’imbarazzato al suo sguardo curioso:
scusi dottore ho fatto tardi ma volevo finire queste due cartelline così le metto in archivio e domani parto avvantaggiata … stia sicuro che non la disturberò … sarà come se non ci fossi … e poi ho quasi finito”
Lui si sedeva alla sua scrivania e si immergeva nel lavoro … lei invece del lavoro proprio si dimenticava e restava a guardarlo di sottecchi “adorante” fino a quando lui alzava gli occhi e la trovava ancora lì.
A quel punto diventava paonazza e imbarazzatissima guadagnava l’uscita pensando già alla prossima mossa.

Altre volte, chiuso il laboratorio, tornando a casa, vedeva le luci ancora accese in ufficio e la sua auto parcheggiata poco distante. Allora, una sera, aveva preso il coraggio a due mani, tirato fuori la copia delle chiavi dell’ufficio ed entrata tutta baldanzosa fingendosi stupita di trovarlo ancora lì.
-Ohhh Dottore!! Buonasera!! Visto l’orario pensavo che qualcuno fosse andato via dimenticando le luci accese e allora ho pensato di entrare a spegnerle … ma ha visto che ora è?? E’ molto tardi … non c’è nessuno che la reclama a casa? –
- No signorina, fortunatamente a casa non c’è nessuno che mi aspetta quindi posso dilungarmi un po’ e finire certe cose visto che sarò assente parecchio da ora in poi … ma lei non si preoccupi … vada, vada pure a casa che a chiudere e spegnere tutto ci penso io qua … buonanotte. –
Una doccia fredda “visto che sarò assente parecchio da ora in poi” … che voleva dire? Che smetteva con lo studio? Doveva saperne di più.

La mattina dopo aveva sondato un po’ il terreno con l’altro socio (a chiamarlo sig. Antonio proprio non riusciva … per lei era “l’altro socio” e basta) raccontandogli tra il serio e il faceto, l’incontro e il dialogo della sera prima.
Il sig. Antonio aveva così confermato i suoi dubbi: Alberto era stato preso “sotto l’ala” da una squadra corse molto quotata che vedeva in lui doti e la giusta dose di caparbietà per metterle a frutto. Per far questo però doveva intensificare gli allenamenti e le gare e questo significava meno tempo per lo studio.
Occorreva l’ennesimo “cambio di rotta” … Agnese si licenziò dallo studio (con sommo rammarico del sig. Antonio che nel giro di una settimana di fatto perdeva il socio ed una valente collaboratrice) ed il tempo che prima dedicava ad archiviare lo avrebbe speso per seguire le trasferte di Alberto.
E si sarebbe fatta trovare ad ogni tappa, ad ogni arrivo … e prima o poi lui avrebbe capitolato, se lo sentiva.
Ma come fare per saperne di più della squadra corse?? Semplice: bastava cambiare pettinatura!! Cosa c’entra vi chiederete … c’entra, c’entra, perché da che mondo è mondo le parrucchiere sono un universo parallelo dove le clienti parlano di tutto, e quindi LE PARRUCCHIERE sanno TUTTO di tutti.
La parrucchiera era l' amica Clara che, suo malgrado e nonostante non fosse d’accordo sui piani di Agnese, la mise al corrente su:
- sede della squadra corse, 
-luoghi degli allenamenti e 
-date delle gare. ( neanche i servizi segreti avrebbero potuto fare meglio di così!)

Ed iniziò così un periodo fatto di appostamenti, di incontri “casuali” al bar o al ristorante, ma per quante Agnese se ne inventasse, lui proprio non la “vedeva” … era tornata ad essere l’adolescente “trasparente” di qualche lustro prima.
E si macerava cercando di pensare a qualcosa di nuovo, quel qualcosa che avrebbe “svegliato” Alberto e finalmente l’avrebbe fatto accorgersi di lei.

E tutta presa dall’inseguire questo sogno non si accorgeva che il tempo passava, e i mesi lasciavano posto ad altri mesi, e le stagioni alle stagioni … era diventata un’ossessione che la prendeva al mattino appena sveglia e non l’abbandonava più fino al momento in cui crollava esausta sul letto.
Ne aveva risentito anche il lavoro, ma tanto a lei serviva veramente poco per vivere, anzi per “sopravvivere” nell’attesa che il bell’Alberto finalmente si accorgesse di lei.

Poi un giorno si era guardata alla specchio appena sveglia e quello che aveva visto non le era piaciuto affatto: viso tirato e affilato, profonde occhiaie, colorito pallido … i capelli erano scompigliati, ma il fatto di avere una "criniera leonina" faceva sì che con due colpi di spazzola i suoi capelli tornassero lucenti e vaporosi.
E così aveva deciso: quel giorno sarebbe stato “il canto del cigno” del suo sterile amore per Alberto … avrebbe assistito alla sua gara per l’ultima volta e poi sarebbe tornata alla vita “normale” augurandosi di essere ancora in tempo … ancora in tempo per riprendere il suo lavoro, tornare a coltivare le amicizie e perché no ... magari per farsi una famiglia.

Era duro rinunciare ad un sogno, no anzi -AL SOGNO- della sua vita … aveva vissuto tutta la vita sognando qualcosa che non si era mai avverato, come il Sottotenente Giovanni Drogo del romanzo “Il Deserto dei Tartari”di Dino Buzzati che per tutta la vita, aspetta, nella fortezza Bastiani, l’attacco del nemico ed il nemico si palesa solo quando egli ormai stanco, anziano e malato sta abbandonando la fortezza stessa.

In qualche modo, oggi, avrebbe avvicinato Alberto per dirgli “addio” … non sapeva se durante la colazione, oppure all’arrivo o durante il pranzo, ma sapeva di doverlo fare. Doveva in qualche modo, mettere la parola FINE a questa storia e guardare avanti. Ma quanto male faceva!!

A colazione non ci era riuscita perché lui era già sulla pista, durante la gara e all’arrivo neppure perché tanta, troppa gente si era assiepata intorno al vincitore, accedere alla sala ristorante dove era andato a pranzare era rimasta un’utopia in quanto si entrava solo se fortunati possessori di invito.

Si era così avviata a piedi, lungo la strada … lei e i suoi pensieri …e per la prima volta i suoi pensieri non erano rivolti a -come posso fare per “agganciarlo”- ma piuttosto erano pensieri lievi … di quando era ragazzina, delle gite fatte con i suoi genitori, delle vacanze con le amiche … non sapeva come ma era riuscita a “lasciar andare” la sua –ossessione- , il suo pensiero fisso. Non era ancora il momento di pensare a “cosa farò domani” ma era bello sapere di avere tutto un pomeriggio a disposizione,il pomeriggio di OGGI, di dolce far niente.

Abbracciata a questi pensieri non si era accorta del piccolo avvallamento del terreno … aveva messo un piede in fallo ed era “volata giù” cadendo in mezzo alla carreggiata … una caduta banale, dalla quale rialzarsi subito, se in quel momento non fosse sopraggiunto, in bicicletta, il “nostro” Alberto che, uscendo da una curva, si era avvisto troppo tardi di Agnese che cadeva e gli era ruzzolato addosso.
Che botta!! Alberto avvezzo com’era alle cadute si era prontamente rimesso in piedi, aveva prontamente spostato la bici dalla carreggiata per poi prendersi subito cura della signora che ancora stava distesa immobile sull’asfalto.
Aveva cercato di rianimarla con qualche piccolo schiaffetto senza sortire però alcun effetto; aveva pensato allora di utilizzare l’acqua della borraccia e spruzzargliene un po’ sul viso … dopo questo trattamento la signora aveva piano piano ripreso colore e un po’ alla volta aveva riaperto gli occhi, guardandolo prima con lo sguardo un po’ velato e poi tutta una serie di emozioni era passata su quegl’occhi verdi come la vallata che li circondava: incredulità, stupore, e ad un certo punto era convinto di averci letto un pizzico di gioia … gioia per cosa? Probabilmente la signora era ancora sotto shock.

Piano piano l’aveva fatta alzare dalla strada e l’aveva fatta accomodare su una panchina che dava sul Belvedere.
Le aveva chiesto se si ricordasse il proprio nome, dove abitava, se le facesse male da qualche parte e l’aveva trovata collaborativa e vigile … aveva scoperto così che si chiamava Agnese (perché quel nome non gli suonava nuovo?..) e che abitava nello stesso paese dove lui era nato e vissuto a lungo.

Sorreggendole le spalle l’aveva guardata meglio e poi le aveva chiesto “Scusi se glielo chiedo ma…. Ci conosciamo?”
Lei non aveva risposto, almeno non subito: si stava gustando quel braccio sulle spalle e quel momento atteso così a lungo.


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