Camminare aiuta a tirar fuori i ricordi … i ricordi
sono un po’ come i soprammobili … quando “metti su casa” i primi li compri e li
metti qua e là, in ordine sparso … poi qualcuno te ne regala altri, poi
arrivano le bomboniere “ tanto carine!” e come per incanto , accumula oggi,
accumula domani, ti ritrovi con un’intera vetrinetta piena di questi ninnoli.
Un bel giorno decidi di fare “le pulizie di fino” e
svuoti completamente la vetrinetta per spolverare contenitore e contenuto … ed
è così che, in fondo, nell’angoletto più buio, ritrovi quello che i piemontesi
chiamano un “ciapapuer” ( raccogli polvere) … ma non è uno qualunque …
immediatamente, appena lo vedi, ti scatena una ridda di ricordi nitidissimi ed
è come salire su una macchina del tempo … in un istante sei in un altro tempo e
magari in un altro luogo.
E allora prendi questo “pezzo prezioso”, lo spolveri
per bene e gli trovi un’altra collocazione … ecco proprio là : su quella
mensolina in alto, da solo.
E non fai in tempo a sistemarlo che dalla finestra
entra un raggio di sole e lo inonda di luce … e tutto si fa più bello e
luminoso.
Quindi camminando faccio “le pulizie di fino”
dell’anima e trovo cose che erano nascoste chissà dove e che invece meritano un
“posticino speciale” … e il posticino speciale credo possa essere proprio
questo …
Il mio cammino di oggi ha “ripescato” qualcosa che
non è un ricordo vero e proprio perché all’epoca ero troppo piccina … ma è il
racconto che mi è stato fatto da una delle tre protagoniste femminili di questa
storia.
Sono tre le “femmine” che animano questa storia,
questa che è una grande storia d’amore ; e poiché le altre due donne da un po’
non “abitano” più tra noi, credo sia mio dovere dare loro il giusto tributo.
E’ la storia di una bimba e di due donne “amorevoli” ,
una “amorevole” in quanto mamma della bimba e l’altra “ amorevole” in quanto
–aspirante mamma- … e poi è la storia di un oggetto “inanimato” che però per
certi versi fa la “parte del leone” … questa quindi è
LA STORIA DEL CUSCINO ROSSO
Avevo due anni, forse poco più, e la mia mamma da un
po’ non stava bene … malesseri strani, non si capiva bene cos’ avesse. Questo
aveva spinto il medico di base a consigliare un ricovero ospedaliero per fare accertamenti più approfonditi.
Ed ecco muoversi la “macchina” dell’organizzazione
familiare: Papà era grande e grosso e se la sarebbe sicuramente cavata, ma le
bimbe?? Laura ( mia sorella maggiore) aveva intorno agli otto anni ed era stata
dirottata immediatamente dai nonni materni,
che , seppur non godessero entrambi di ottima salute , si rendevano sempre
disponibili a dare una mano con noi bambine ( questo mi fa tornare alla mente
le estati passate a casa dei nonni … quanto mi sono divertita!! Ma questa è
un’altra storia … non escludo di raccontarvela, prima o poi). Rimanevo io, la
“piccola di casa” ed era due volte difficile trovarmi la giusta collocazione.
Era difficile perché ero veramente piccolina quindi
bisognosa di cure e attenzioni particolari, doppiamente difficile perché, fino
a quel giorno, io e la mamma eravamo state un corpo e un’anima sola. Dove ero
io c’era lei, e dove andava lei c’ero SEMPRE IO.
Non so cosa abbiano architettato le altre due donne
di questa storia, so solo che un certo giorno arrivano a casa mia lo zio Mario
(all’anagrafe Luciano), fratello di mamma,
e sua moglie, la zia Maria .
Sposati da un po’, al momento senza bimbi ( sarebbe
passato ancora qualche anno prima che Enrica entrasse nelle loro vite e le
riempisse di un amore contraccambiato e incondizionato … spero tu sia
consapevole Enrica di quanto hai fatto felici i tuoi genitori con il tuo arrivo, di quanto amore ti hanno donato e di quanto
ancora il tuo Papi ne abbia da darti …)
probabilmente la mia Mamma aveva visto nella zia Maria tutto quello che serviva
per la sua cucciolina: una dose immensa di tenerezza, tanto amore da dare a
piene mani, una vice-mamma di tutto rispetto.
E così gli adulti parlavano tra loro, facendo finta
che fosse una visita normale, ed invece “tramavano” alle mie spalle …
La zia mi aveva preso in braccio e cercava di capire
come poter far breccia in quel legame così “solido” , così “granitico” che era
l’attaccamento che avevo con mia madre.
E poiché tutti abbiamo “un tallone d’Achille” e lei
conosceva la mia passione per il colore rosso, ad un certo punto, accarezzandomi i capelli mi
aveva sussurrato:
“ sai, a casa ho un bel cuscino ROSSO,che però
poverino si annoia tutto il giorno a stare là da solo .. ci sono solo io che
però non ho tanto tempo da dedicargli …( io la stavo ascoltando attentissima,
con tanto di occhi sgranati per la curiosità) e così ieri mi ha detto che
vorrebbe tanto qualcuno con cui giocare, e sarebbe così felice di andare a
dormire abbracciato ad un bimbo, o una bimba … verresti a casa nostra a giocare
un po’ con lui?”
E io pronta ( rivolta a mia madre) “ posso mamma? Ci
andiamo? Quand’è che ci andiamo insieme?”
E lì la maestrìa di una donna che anche se non
ancora mamma aveva saputo trovare le parole giuste per convincere e al tempo
stesso confortare la bimba piccina:
“ sai la mamma deve andare qualche giorno in un
posto dove i bimbi non possono entrare ( avevo messo il broncio), così pensavo
che intanto tu potevi venire a conoscere il mio cuscino rosso … state un po’
insieme, vi fate compagnia, giocate e poi non appena la mamma torna a casa, e sarà
prestissimo, ti riportiamo subito da lei”
In quel momento credo di essere stata come
Montalbano ne “gli arancini di Montalbano” e cioè di aver avuto
“un cori d'asino e
unu di liuni” di essere stata cioè
parecchio indecisa sul da farsi …
Insomma, com’è, come non è, gli zii riuscirono a portarmi a casa loro,
dove c’era veramente un bellissimo cuscino rosso, che diventò nei giorni
seguenti il mio compagno di giochi.
La zia era fantastica: mi dedicava tutto
il suo tempo esattamente come mammina … inventava ogni giorno giochi da
fare insieme e il tempo passava presto;
ogni mattina , al risveglio chiedevo di poter tornare a casa dalla mamma, e
ogni mattina la zia trovava parole nuove per tranquillizzarmi che presto avrei
riabbracciato la mamma … poi si inventava qualcosa e mi distoglieva dalla mia
tristezza.
Una sera lo zio era arrivato a casa tutto pimpante e
in un batter d’occhi avevano preparato la borsina con le mie cose:
“ dai che andiamo a fare un giretto” aveva poi detto spingendomi delicatamente verso la porta.
Avevo agguantato il mio nuovo amico rosso fiammante
ed eravamo partiti … fuori era buio e io guardavo le vetrine illuminate, le
auto che scorrevano veloci, i tram che scampanellavano approssimandosi alla
fermata.
Tutta presa da queste scoperte non mi ero avvista di
essere arrivata sotto casa mia: avevo alzato gli occhi e mamma era lì,
accovacciata che mi aspettava a braccia aperte … e piangeva!!! Come piangeva!!
E il papà, al suo fianco, che sfoderava il sorriso delle grandi occasioni … e
poi c’era Laura, che sorrideva anche lei ma il suo sorriso era strano … c’era
qualcosa di nuovo nel suo sorriso … anzi: “mancava” qualcosa al suo sorriso …
in quei pochi giorni di lontananza aveva perso un dente ed era così buffa con
quel buco proprio lì davanti … e probabilmente un po’ si vergognava, tant’è che
rideva tenendo una mano davanti alla bocca.
Eravamo saliti tutti in casa e mia mamma ( com’era
bella la mia mamma!!! Tanto tanto bella con gli occhi lucidi dall’emozione)
aveva raccontato un po’ della sua vicenda ospedaliera ma subito aveva chiesto
alla zia com’era andata la sua avventura di vice mamma … e la zia aveva
raccontato tutto quello che avevamo fatto … e quanto buona ero stata … e che
bello era stato avere una frugoletta per casa.
Poi era arrivato il momento del commiato: la zia mi
aveva preso in braccio e mi aveva sussurrato :” ricordi? Ti avevo promesso che
appena la mamma tornava a casa ti avrei riportato da lei … ho mantenuto la
promessa. Ricordati che, quando vuoi, il cuscino rosso è sempre a casa mia che ti
aspetta”
Mi aveva baciato visibilmente commossa e poi mi
aveva “allungato” alla mamma in un “virtuale” passaggio di consegne.
E in quel momento io avevo mantenuto un braccio
sulla spalla della zia e ne avevo messo uno sulla spalla di mamma, forse
cercando di prolungare ancora un po’ quell’armonia che c’era tra noi tre: io
bimba amata , la mia mamma “ufficiale” e la zia che per qualche giorno era
stata la mia mamma “in pectore”.
Un abbraccio alla mia Mamma e alla zia Maria , siete
state e sarete per sempre mamme MERAVIGLIOSE.
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