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Stamattina ascoltando il telegiornale un giornalista
ha esordito dicendo: “Oggi tutti ci svegliamo un po’ più tristi e un po’ più
poveri perché ad alcuni di noi , da ieri, è fatto divieto di muoversi
liberamente”
Ecco: oggi io sono una di quelle persone “ricche”
perché, almeno per oggi, posso ancora, se voglio, muovermi liberamente …
decidere di uscire, andare a fare la spesa, fare una passeggiata … mentre ad
una manciata di chilometri da casa mia non è così … ad “ un tiro di schioppo”
da casa mia, stamattina tante famiglie si sono svegliate consapevoli che non
sarebbe stata una domenica come le altre, ma una domenica di coprifuoco, da
passare obbligatoriamente in casa. Banditi i festeggiamenti per il Carnevale , chiusi
tutti gli esercizi pubblici, un intero paese in un solo giorno si è trasformato
da “ ridente paesino sui colli euganei” a “ paese dove viveva la prima vittima
italiana del Coronavirus” … nemmeno l’autobus si ferma più.
E dovrei sentirmi “fortunata” per il fatto che la
mia casa è un pochino più a sud di Vò Euganeo, un pochino più a sud di
Schiavonia (dove c’è uno splendido ospedale che quasi nessuno a parte gli
“indigeni” fino a ieri conosceva).
E invece no, non mi sento per niente fortunata …
perché se qualcun altro sta pagando per colpe che non ha, io non posso dire “meno
male che non è capitato a me” … in qualche modo è capitato anche a me.
Perché sono sicura che a Vò Euganeo in questo
momento c’è una famiglia fatta come la mia,”mamma, papà e un figlio maschio
grande” che magari fino a venerdì scorso faceva progetti per questo fine
settimana ( a casa mia, nello specifico, sono giorni che sappiamo che oggi c’è
la legna da tagliare) e in una manciata di ore si è ritrovata da “ famiglia
standard italiana con casa di proprietà, lavoro e progetti” a ”famiglia che
vive nella zona rossa del primo focolaio veneto”.
Ed è stato un attimo: io venerdì sera dopo una
giornata di lavoro dove resto praticamente fuori dal mondo, non leggo notizie e
non ascolto telegiornali, sono andata in farmacia ad acquistare un collutorio.
La farmacia era “stranamente” (stranamente per me
che non sapevo le ultime notizie) piena di gente sull’orlo di una crisi di
nervi che si accaparrava le ultime mascherine rimaste (addirittura il farmacista
stava cercando di rifilare all’ignaro cliente delle mascherine rettangolari non
più alte di 10 cm che non so quanto possano servire).
E io li guardavo e non capivo … poi sono tornata a
casa, ho acceso la tv e tutto si è chiarito: in un pomeriggio eravamo passati
da “ bon è venerdì, alle 17 si stacca e per due giorni ci si riposa” a “
Madonna Santa!! Il Coronavirus è arrivato anche in Veneto”.
E non mi sento sollevata del fatto che non abito a
Vò Euganeo.
E ieri mio marito, dopo mesi di preparativi, di buon’ora
è partito per andare ad allestire una fiera che doveva svolgersi la prossima
settimana a Milano; scrivo “doveva” perché dopo ore ed ore di “rimpiattino” tra
Autorità che non si sbilanciano ed imprenditori che hanno investito tanto su
questa mostra, ha prevalso il buonsenso e gli organizzatori hanno fatto
“saltare” la manifestazione.
E proprio di questo parlavo con Laura ieri
pomeriggio in una lunga camminata che ci ha tenute impegnate per 4 ore … passi
e parole … confidenze … le ho raccontato la mia preoccupazione per questa fiera
che da sempre è un input importante per la nostra azienda ma che quest’anno
rischia di diventare una fonte di preoccupazione.
Finchè non è arrivata la
telefonata di mio marito: “ è saltato tutto, sto tornando a casa” … sollievo.
Probabilmente questa scelta ci penalizzerà non poco dal punto di vista
economico ma la salute, la vita non hanno alcun prezzo. O meglio: hanno un
valore talmente alto che non ci è dato di quantificare.
I passi si sono fatti più leggeri, e anche le chiacchiere
tra noi … ci siamo dette che camminare ieri non era solo un fatto egoistico ma
un dettame dell’ OMS che dice di evitare i luoghi affollati … su 4 ore di
cammino avremo incontrato sì e no 10 persone.
E insomma, in questo momento non facile del nostro
paese, non mi sento fortunata perché vivo un po’ più a sud di Vò e di
Schiavonia.
Ma c’è una cosa che mi fa sentire veramente
fortunata: gli amici che ho.
Di Laura e della nostra camminata ho già detto …ma
ieri sera mi ha profondamente scaldato il cuore un messaggio vocale che veniva
da lontano ..un Amico con la A maiuscola, anzi un AMICO tutto maiuscolo mi ha
chiesto non “ come va?” ma “ come la stai vivendo?” che effettivamente è la
domanda più giusta da porre, perché la storia che ti circonda cambia a seconda
degli occhi con cui la guardi.
Gli ho risposto la verità e cioè che non la sto
vivendo tanto bene e le sue parole di risposta piene di calore ed empatia hanno un
po’ lenito la mia sofferenza
GLI AMICI, quelli veri ….
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