mercoledì 12 febbraio 2020

CINQUE ANNI CHE CAMMINO ( parte seconda)

                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie

Camminare aiuta a tirar fuori i ricordi … i ricordi sono un po’ come i soprammobili … quando “metti su casa” i primi li compri e li metti qua e là, in ordine sparso … poi qualcuno te ne regala altri, poi arrivano le bomboniere “ tanto carine!” e come per incanto , accumula oggi, accumula domani, ti ritrovi con un’intera vetrinetta piena di questi ninnoli.

Un bel giorno decidi di fare “le pulizie di fino” e svuoti completamente la vetrinetta per spolverare contenitore e contenuto … ed è così che, in fondo, nell’angoletto più buio, ritrovi quello che i piemontesi chiamano un “ciapapuer” ( raccogli polvere) … ma non è uno qualunque … immediatamente, appena lo vedi, ti scatena una ridda di ricordi nitidissimi ed è come salire su una macchina del tempo … in un istante sei in un altro tempo e magari in un altro luogo.

E allora prendi questo “pezzo prezioso”, lo spolveri per bene e gli trovi un’altra collocazione … ecco proprio là : su quella mensolina in alto, da solo.
E non fai in tempo a sistemarlo che dalla finestra entra un raggio di sole e lo inonda di luce … e tutto si fa più bello e luminoso.

Quindi camminando faccio “le pulizie di fino” dell’anima e trovo cose che erano nascoste chissà dove e che invece meritano un “posticino speciale” … e il posticino speciale credo possa essere proprio questo …

Il mio cammino di oggi ha “ripescato” qualcosa che non è un ricordo vero e proprio perché all’epoca ero troppo piccina … ma è il racconto che mi è stato fatto da una delle tre protagoniste femminili di questa storia.

Sono tre le “femmine” che animano questa storia, questa che è una grande storia d’amore ; e poiché le altre due donne da un po’ non “abitano” più tra noi, credo sia mio dovere dare loro il giusto tributo.

E’ la storia di una bimba e di due donne “amorevoli” , una “amorevole” in quanto mamma della bimba e l’altra “ amorevole” in quanto –aspirante mamma- … e poi è la storia di un oggetto “inanimato” che però per certi versi fa la “parte del leone” … questa quindi è

LA STORIA DEL CUSCINO ROSSO

Avevo due anni, forse poco più, e la mia mamma da un po’ non stava bene … malesseri strani, non si capiva bene cos’ avesse. Questo aveva spinto il medico di base a consigliare un ricovero ospedaliero per  fare accertamenti più approfonditi.

Ed ecco muoversi la “macchina” dell’organizzazione familiare: Papà era grande e grosso e se la sarebbe sicuramente cavata, ma le bimbe?? Laura ( mia sorella maggiore) aveva intorno agli otto anni ed era stata dirottata immediatamente  dai nonni materni, che , seppur non godessero entrambi di ottima salute , si rendevano sempre disponibili a dare una mano con noi bambine ( questo mi fa tornare alla mente le estati passate a casa dei nonni … quanto mi sono divertita!! Ma questa è un’altra storia … non escludo di raccontarvela, prima o poi). Rimanevo io, la “piccola di casa” ed era due volte difficile trovarmi la giusta collocazione.

Era difficile perché ero veramente piccolina quindi bisognosa di cure e attenzioni particolari, doppiamente difficile perché, fino a quel giorno, io e la mamma eravamo state un corpo e un’anima sola. Dove ero io c’era lei, e dove andava lei c’ero SEMPRE IO.

Non so cosa abbiano architettato le altre due donne di questa storia, so solo che un certo giorno arrivano a casa mia lo zio Mario (all’anagrafe Luciano), fratello di mamma,  e sua moglie, la zia Maria .

Sposati da un po’, al momento senza bimbi ( sarebbe passato ancora qualche anno prima che Enrica entrasse nelle loro vite e le riempisse di un amore contraccambiato e incondizionato … spero tu sia consapevole Enrica di quanto hai fatto felici i tuoi genitori con il tuo arrivo, di quanto amore ti hanno donato e di quanto ancora il tuo Papi  ne abbia da darti …) probabilmente la mia Mamma aveva visto nella zia Maria tutto quello che serviva per la sua cucciolina: una dose immensa di tenerezza, tanto amore da dare a piene mani, una vice-mamma di tutto rispetto.

E così gli adulti parlavano tra loro, facendo finta che fosse una visita normale, ed invece “tramavano” alle mie spalle …
La zia mi aveva preso in braccio e cercava di capire come poter far breccia in quel legame così “solido” , così “granitico” che era l’attaccamento che avevo con mia madre.

E poiché tutti abbiamo “un tallone d’Achille” e lei conosceva la mia passione per il colore rosso,  ad un certo punto, accarezzandomi i capelli mi aveva sussurrato:
“ sai, a casa ho un bel cuscino ROSSO,che però poverino si annoia tutto il giorno a stare là da solo .. ci sono solo io che però non ho tanto tempo da dedicargli …( io la stavo ascoltando attentissima, con tanto di occhi sgranati per la curiosità) e così ieri mi ha detto che vorrebbe tanto qualcuno con cui giocare, e sarebbe così felice di andare a dormire abbracciato ad un bimbo, o una bimba … verresti a casa nostra a giocare un po’ con lui?”
E io pronta ( rivolta a mia madre) “ posso mamma? Ci andiamo? Quand’è che ci andiamo insieme?”

E lì la maestrìa di una donna che anche se non ancora mamma aveva saputo trovare le parole giuste per convincere e al tempo stesso confortare la bimba piccina:
“ sai la mamma deve andare qualche giorno in un posto dove i bimbi non possono entrare ( avevo messo il broncio), così pensavo che intanto tu potevi venire a conoscere il mio cuscino rosso … state un po’ insieme, vi fate compagnia, giocate e poi non appena la mamma torna a casa, e sarà prestissimo, ti riportiamo subito da lei”

In quel momento credo di essere stata come Montalbano ne “gli arancini di Montalbano” e cioè di aver avuto
 un cori d'asino e unu di liuni” di essere stata cioè parecchio indecisa sul da farsi …

Insomma, com’è, come non è,  gli zii riuscirono a portarmi a casa loro, dove c’era veramente un bellissimo cuscino rosso, che diventò nei giorni seguenti il mio compagno di giochi.
La zia era fantastica: mi dedicava tutto il suo tempo esattamente come mammina … inventava ogni giorno giochi da fare  insieme e il tempo passava presto; ogni mattina , al risveglio chiedevo di poter tornare a casa dalla mamma, e ogni mattina la zia trovava parole nuove per tranquillizzarmi che presto avrei riabbracciato la mamma … poi si inventava qualcosa e mi distoglieva dalla mia tristezza.

Una sera lo zio era arrivato a casa tutto pimpante e in un batter d’occhi avevano preparato la borsina con le mie cose:
“ dai che andiamo a fare un giretto” aveva poi  detto spingendomi delicatamente verso la porta.
Avevo agguantato il mio nuovo amico rosso fiammante ed eravamo partiti … fuori era buio e io guardavo le vetrine illuminate, le auto che scorrevano veloci, i tram che scampanellavano approssimandosi alla fermata.

Tutta presa da queste scoperte non mi ero avvista di essere arrivata sotto casa mia: avevo alzato gli occhi e mamma era lì, accovacciata che mi aspettava a braccia aperte … e piangeva!!! Come piangeva!! E il papà, al suo fianco, che sfoderava il sorriso delle grandi occasioni … e poi c’era Laura, che sorrideva anche lei ma il suo sorriso era strano … c’era qualcosa di nuovo nel suo sorriso … anzi: “mancava” qualcosa al suo sorriso … in quei pochi giorni di lontananza aveva perso un dente ed era così buffa con quel buco proprio lì davanti … e probabilmente un po’ si vergognava, tant’è che rideva tenendo una mano davanti alla bocca.

Eravamo saliti tutti in casa e mia mamma ( com’era bella la mia mamma!!! Tanto tanto bella con gli occhi lucidi dall’emozione) aveva raccontato un po’ della sua vicenda ospedaliera ma subito aveva chiesto alla zia com’era andata la sua avventura di vice mamma … e la zia aveva raccontato tutto quello che avevamo fatto … e quanto buona ero stata … e che bello era stato avere una frugoletta per casa.

Poi era arrivato il momento del commiato: la zia mi aveva preso in braccio e mi aveva sussurrato :” ricordi? Ti avevo promesso che appena la mamma tornava a casa ti avrei riportato da lei … ho mantenuto la promessa. Ricordati che, quando vuoi, il cuscino rosso è sempre a casa mia che ti aspetta”

Mi aveva baciato visibilmente commossa e poi mi aveva “allungato” alla mamma in un “virtuale” passaggio di consegne.
E in quel momento io avevo mantenuto un braccio sulla spalla della zia e ne avevo messo uno sulla spalla di mamma, forse cercando di prolungare ancora un po’ quell’armonia che c’era tra noi tre: io bimba amata , la mia mamma “ufficiale” e la zia che per qualche giorno era stata la mia mamma “in pectore”.

Un abbraccio alla mia Mamma e alla zia Maria , siete state e sarete per sempre mamme MERAVIGLIOSE.

sabato 8 febbraio 2020

CINQUE ANNI CHE CAMMINO ( parte prima)


                                                                                               -Qualche anno fa-
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Qualche giorno fa, la app che utilizzo quando cammino mi ricordava che sono ben 30 gg che cammino ogni giorno … in realtà sono molti di più ma sono “solo” 30 gg che ho installato la app …

Questo mi faceva riflettere sul mio “camminare”    sono cinque anni che cammino … 5 anni dal quel maggio 2015 quando, con un colpo di testa del quale NON mi sono MAI pentita, ho deciso di voler inseguire un sogno … quel sogno era Santiago di Compostela.

Ma quel sogno era anche regalarmi del tempo.

Tempo solo per me … tempo per mettere in ordine pensieri … tempo per chiarire cose irrisolte … tempo …

E l’ho fatto!! E l’anno dopo ancora … e poi ho capito che una settimana intera una volta l’anno non era sufficiente … serviva la “goccia che scava la roccia” … un po’ di tempo tutti i giorni … piccole scintille che illuminano anche le giornate più buie …

Ci ho messo un sacco di tempo a capire tutto questo … no in realtà non ci ho messo un sacco di tempo a capire … ci ho messo un sacco di tempo ad imparare a gestire il “tempo” … a trovare una persona alla quale delegare un po’ delle mie occupazioni …  io, la signora “Perfettini” …  quella che non trovava mai nessuno all’altezza perché  “mettevo l’asticella troppo alta” , ho imparato ad “abbassare un po’ l’asticella” … la persona che collabora con me in ufficio da un po’ di tempo a questa parte, forse un anno fa non l’avrei nemmeno presa in considerazione perché cercavo qualcuno che imparasse tutto quello che faccio io … oggi ho deciso che chi mi aiuta, intanto è importante  che impari a fare  “bene” alcune cose … facendo lei “queste cose” posso permettermi, ogni giorno, di andare a camminare , e questo non ha prezzo.

E se anche la mia collaboratrice non è proprio “quella dei miei sogni” va bene uguale … i miei sogni li rincorro altrove …

Cinque anni che cammino … quanta strada che ho fatto!!! Strada fatta di chilometri, di scarpe consumate, di vie polverose e sentieri pieni di fango, di lunghe giornate solitarie … ma strada fatta anche di tante belle persone incontrate, persone che sono diventate Amici, persone che sono diventati un po’ “famiglia”.

Strada fuori e soprattutto dentro di me … quando per tante ore al giorno la tua unica compagnia sei TU , prima o dopo ti trovi “costretto” a guardare con occhi nuovi e a rivalutare la persona che sei … e se prima eri critica nei suoi confronti per tanti motivi ( io sono rigorosa con tutti ma soprattutto con me stessa) camminando insieme, giorno dopo giorno, ti ritrovi ad analizzare situazioni, incontri, storie che ti hanno portato ad essere quella che sei oggi.

E oggi credo di essere una “bella persona” proprio per tutto il mio passato … quello fatto dell’amore dei miei genitori, di un’infanzia serena, di un’adolescenza un po’ “beat” , dell’uomo giusto al momento giusto, di una maturità ponderata …
ma credo che si diventi adulti anche e soprattutto quando “ ci si sbatte il muso”.

Quindi grazie anche  a quelli che  mi hanno fatto sentire “ che non ero mai abbastanza”, a quelli che si sono fermati all’apparenza e non hanno dato una chance  “alla sostanza”, a quelli che “ ma cosa vuoi saperne tu che sei una donna?” a quelli che non avevano nemmeno il coraggio di dirmelo in faccia che “ faccio finta di essere amico della Barboni, ma solo perché è brava in matematica e mi passa i compiti”… insomma grazie a chi su di me non avrebbe scommesso nemmeno “una lira”

Io ci ho messo del tempo, forse troppo, chissà,  ma camminare ha tirato fuori un sacco di cose che stavano lì, sepolte sotto la polvere … cose con le quali era necessario fare pace se volevo “ voltar pagina”.

Camminare ha tirato fuori la bimba che al corso di pattinaggio sul ghiaccio, dopo un piccolo approccio dove morivo dalla paura di cadere, era stata fatta accomodare sugli spalti perché ritenuta “non idonea” da un istruttore sicuramente pratico ma  poco sensibile.
Senso di sollievo immediato all’idea di evitare una caduta ma immediatamente dopo senso di “esclusione” dal gruppo … 

Adesso, dopo tanti anni guardo quella bimba decisamente “troppo cicciotta” per fare pattinaggio artistico e le sorrido pensando che, in fondo, in fondo, l’ha scampata bella.

E camminare ha tirato fuori anche quella bimba che dai 7 ai 12 anni ha dovuto convivere con una malattia che l’ha costretta a frequenti ricoveri ospedalieri fatti di tante ore solitarie … di ore passate a fare i compiti ( piccola bimba giudiziosa che non voleva rimanere indietro con il programma) e a leggere i fumetti nell’attesa che , alla sera, arrivasse la mamma a farle compagnia per un’oretta … solo un’ora al giorno con la mia mamma, quando, fino al giorno prima, tutta la mia giornata era piena della presenza della mia mamma. La mia mamma poverina che passava le sue giornate sui mezzi pubblici per barcamenarsi tra me e la “sua” mamma, che nello stesso periodo era ricoverata dall’altra parte della città e combatteva la sua battaglia più aspra.

E quella bimba aveva tutti i diritti di essere arrabbiata con “il mondo intero” … i suoi compagni andavano in gita e lei era in ospedale, le giornate si allungavano, arrivava la primavera, i suoi amici tornavano a giocare in cortile e lei era in ospedale,  arrivava l’estate, le vacanze scolastiche e la sera si poteva restare fuori un po’ di più e lei era in ospedale…

Allora pensava: “e tutto questo tempo che passo qui, chi me lo darà indietro?” e sentiva che le avevano “rubato” qualcosa …

In realtà i Medici le hanno dato indietro quel tempo “rubato” e gliel’hanno dato indietro moltiplicato per 10, per 100, per 1000.

I ricoveri frequenti servivano a monitorare la malattia e le terapie per debellarla … quindi la “signora agè” di oggi ringrazia quei medici e quelle giornate tristi perché le hanno permesso di diventare donna, moglie, madre … piccola signorinella con la faccina pallida che ritrovo su alcune foto in bianco e nero degli anni 70 : e fallo un sorriso!!! I medici ti hanno fatto un grande regalo ( ma tu allora mica lo sapevi , quindi nelle foto hai sempre quel “sorriso” tirato e gli occhi tristi).

E camminare ha tirato fuori un sacco di altre cose, ma ve le racconto un’altra volta … fuori c’è il sole … vado a fare quattro passi …

giovedì 6 febbraio 2020

06-02 SENZA TITOLO

                                                                                   -Da qualche parte in Polesine-
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Solitamente quando scrivo qualcosa prima “fisso” il titolo e poi, da quello, parto con i pensieri.


Oggi è difficile … ho un sacco di titoli che mi frullano per la testa ma nessuno è “perfetto” per quello che voglio scrivere.

Ci sono un sacco di titoli di canzoni che potrei usare

Da –“A TE” di Jovanotti

A  “La Cura” di Battiato

E ancora “Io e te per altri giorni” dei nostri amati Pooh

E tanti altri ma … nessuno, al 100% , riesce a dare il senso a quello che voglio dire.

Vivere con una persona è bellissimo ma non sempre facile … è come un giro alle giostre: vai sul “Tagadà”... assesti un po’ la postura e ti diverti come un matto a stare in equilibrio mentre tutto intorno a te gira.

Cambi giostra e ti ritrovi sull’autoscontro: se anche guidi bene benissimo ci pensano gli altri a “venirti addosso”..ma lo fanno sorridendo e quindi non è poi tanto male ...

Provi il “castello degli orrori” ed entri in un posto buio … ogni passo che fai non sai bene dove ti porterà ma … allunghi la mano, trovi quella del tuo compagno che la stringe e insieme si va … fino all’uscita, fino a rivedere il sole.

E poi ci sono le “Montagne Russe” … quelle che non vorresti mai provare perché ti fanno troppa paura  ma un certo giorno ti ci ritrovi seduto sopra non sai bene neppure tu perché e come, e queste cominciano la salita … senti che la salita è faticosa … senti la macchinina che “arranca” e a te sale la tensione … perché là, in alto, c’è una curva, e per quanto i tuoi occhi si sforzino per cercare di vedere cosa c’è oltre , finchè non arrivi in cima , puoi solo immaginarlo.

E immagini un sacco di cose ma chissà perché nessuna bella … e alle volte la verità, dopo la curva, lassù in alto, fa ancora più schifo di come l’avevi immaginata.

Ma non sei sola: giri lo sguardo e il compagno della tua vita è lì … e sai che, se anche dovesse andare male malissimo, affronterete quel “male malissimo” insieme … e pensi questo finchè la “macchinina” precipita e tu pensi che vomiterai in testa a quello seduto davanti … poi la corsa rallenta e finalmente puoi scendere … la testa ti gira, lo stomaco è sottosopra, le gambe un po’ cedono ed ecco che due braccia forti ti sorreggono … 

e sei stanca di giostre e allora passeggi vicino alle attrazioni  augurandoti che la vita ti faccia un po’ “riprendere fiato” … e tiri qualche pallina nelle vaschette dei pesci rossi e non vinci niente, e ci riprovi, e ancora e ancora  (perché sei una testarda e non rinunci mai)… e ti “mangi” talmente tanti soldi per le palline che avresti potuto comprare un peschereccio intero … e alla fine, il signore del banchetto, per pietà, te lo regala il pesciolino … e tu scegli quello “ rosa” … un vecchio pesciolino sbiadito che nessuno vorrebbe mai … ma non tu … tu sei convinta che  a tutti va data una possibilità, anche al pesciolino ormai prossimo alla pensione.

Lo zucchero filato … quello proprio no!!! Lo zucchero filato non ti piace: troppo appiccicoso … molto meglio le mandorle o “il mandorlato” … ne assaggi un pezzettino ma il resto te lo tieni e lo porti a casa … lo conservi per i giorni “difficili” quando c’è bisogno di un po’ di “dolce” per rasserenarsi …

Ma vivere insieme può essere anche come una lunga, bellissima, rilassante vacanza … tanti giorni di “far niente” … di ozio smisurato … di giornate lunghissime che non sai come riempire … aiuto!!!

Ecco : quando penso alla nostra vita insieme sicuramente NON posso vederla come “una lunga, bellissima, rilassante vacanza” ( ma nemmeno l’avrei voluta) … vivere vicino a te è una scoperta continua, tu non ti fermi mai, sei sempre a caccia di nuovi stimoli … quindi direi che la nostra vita insieme è stata più un “parco divertimenti” … qualche giro di “montagne russe” , un po’ di autoscontro , una puntatina nel “castello degli orrori” ma anche lunghi pezzi di strada insieme, mano nella mano , a riprendere fiato.

E altri pezzi di strada , magari un po’ più solitari per capire bene quanto importante è il “NOI” che abbiamo costruito insieme …

E  tu sei spesso lontano e allora io, per riempire quel grande vuoto creato dalla tua assenza ( com’è silenziosa la casa certe sere!!) scrivo …
Anni fa, quando ho aperto il Blog , alla domanda : “ perché hai deciso di scrivere su un Blog?” ho risposto la stessa cosa che risponderei oggi : “ perché in qualche modo bisogna riempire il vuoto che si crea certe sere … e l’alternativa era farmi l’Amante ma credo che per certe cose bisogna esserci “tagliate”… così ho preferito scrivere “ 

Come quasi sempre , quello che scrivo ha preso il sopravvento ed è un po’ uscito dall’intento primario …

L’intento primario era quello di fare gli auguri  di BUON COMPLEANNO all’Uomo che da tanti anni fa “battere il mio cuore” … la persona con la quale ho scelto di condividere il mio “cammino” .., la persona che c’è, SEMPRE, sia quando c’è da passeggiare sgranocchiando il "mandorlato" e vincere i pesci rossi , ma soprattutto quando le “Montagne Russe” sembrano non finire mai …

BUON COMPLEANNO DINO…


mercoledì 5 febbraio 2020

04-02 LE COSE IN SOSPESO


                                                                                       -Da qualche parte in Polesine-
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Svegliarsi e sentire “ che c’è qualcosa in sospeso” ma non capire cosa …

Andare al lavoro sperando di trovare la soluzione e scoprire che non è al lavoro che troverai la soluzione …

Camminare in pausa pranzo ma sentire che non è sufficiente ….

Al pomeriggio si alza un vento freddo che fa sbattere le imposte, fa svolazzare le cartacce e ci ricorda che l’inverno è tutt’altro che finito …

Alle 18 ti convinci che per oggi ne hai abbastanza e decidi di chiudere “baracca” e tornare a casa … ti aspetta una casa vuota … figlio e marito sono in viaggio di lavoro … la macchina decide per te: all’incrocio di casa, tira dritto verso ”Paese Grande” … per un attimo ( ma è solo un attimo) pensi di essere sbadata e che “vabbè andrai a fare un paio di commissioni che rimandavi da tempo”..

Parcheggi, sbrighi le commissioni e poi, in teoria, dovresti tornare a casa.

Sarebbe la cosa più sensata “tornare a casa” … fa un freddo da lupi, a hai parecchie cose da fare che ti aspettano …
Sarebbe sensato tornare a casa se “tu fossi una persona assennata” … invece non lo sei e così riponi nel baule dell’auto le cose acquistate, chiudi lo sportello e poi … ”te ne vai a camminare”.

E cammini con passo vigoroso per le stradine secondarie che portano al centro … si stanno accendendo i lampioni, è scesa la sera.

Cammini e rimugini … rimugini e cammini … il freddo penetra attraverso il berretto e lo senti che ti “ossigena” il cervello … è sempre così: quando qualcosa ti frulla per la testa, vai a camminare e poco alla volta tutto si fa chiaro …

Ed è così anche stasera: ascolti il tuo corpo che risponde bene al ritmo che gli imponi … senti i muscoli e i legamenti lavorare in armonia … il tuo respiro si fa un po’ più intenso ma niente che non sia nella norma … valuti tutti questi fattori e ti rallegri per questo bellissimo dono che è la Salute … la salute che ti permette di fare cose che non sono così scontate .…
Ed ecco che tutto si dipana e diventa chiaro come se nella tua testa si fosse accesa una lampadina da 1 milione di watt … 

Oggi è il 4 febbraio .. è il “World Cancer Day” e tu NON hai deciso di andare a camminare ma DOVEVI andare a camminare … dovevi camminare anche e soprattutto per chi non può più farlo.

Parenti, amici, conoscenti … quanti ne hai persi lungo il cammino!!!
I tuoi genitori in primis, i nonni, alcuni zii, un cugino e qualche amica “volati via” troppo presto … che se fossero ancora qui, stasera verrebbero a camminare con te … e invece NO!! Non ci sono più ma è come se fossero qui, al tuo fianco … e tu cammini anche “per loro” … e tu cammini “con loro” …il vento soffia freddo e asciuga le lacrime che scorrono silenziose sulle tue guance.

E ok…è inutile che scrivo in modo impersonale: IO sono quella che cammina, IO sono quella che cammina “con” e “per” …
E’ giusto ricordare ma sbagliato rattristarsi … ed è bene e fa bene pensare a chi OGGI c’è … ad alcuni amici che in questo preciso istante stanno “giocando la loro partita” con un Avversario che non permette di abbassare la guardia … sono in gamba i miei amici, rispondono colpo su colpo e non si fanno intimidire.

E poi ci sono LORO: uno zio, qualche amica, alcuni conoscenti. Loro che la partita qualche anno fa l’hanno vinta ma restano sempre, comunque sul “chi va là” … una di loro oggi scrive: “devo fare il miglior uso possibile del tempo che ho, perché ho vinto una lotteria senza nemmeno aver comprato il biglietto”

Ecco: questo è l’atteggiamento che condivido … usare al meglio il tempo che ci è donato … mettere a frutto i talenti che abbiamo avuto in dote … cammino … mi piace …OGGI 4 febbraio ho fatto 12216 passi e li ho fatti per chi non può più farli…

E adesso direi che posso tornare a casa … come sempre, un passo dopo l’altro, un piede davanti all’altro, ho trovato la mia strada.

venerdì 31 gennaio 2020

31-01-2020 LETTERA A MIO FIGLIO

                                                                                   -Da qualche parte in Polesine-
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Che strana è la vita!!!
Solo 2 giorni fa scrivevo a mia Madre nel ruolo di figlia … ed oggi eccomi scrivere a mio Figlio nel ruolo di madre … 2 giorni soli e tutto è capovolto.

A te, brillante giovane uomo che oggi spegni 27 candeline vanno tutti i miei pensieri di Madre … sempre, in ogni singolo giorno da quando sei arrivato a rendere completa e magica l’intesa che già c’era con il tuo Papà ( uomo meraviglioso al quale somigli molto, e io, anche se scherzando ti dico che questo non è un complimento,  in realtà sono grata di questo … hai un ottimo Maestro, ascoltalo, fidati di Lui, non potevi sperare di meglio credimi) … dicevo: in ogni singolo giorno della mia vita da quel soleggiato 31 gennaio 1993 , ringrazio per il meraviglioso dono che ci è stato fatto … ringrazio per il bambino biondino che eri , per l’adolescente un po’ taciturno di qualche anno fa  e per il giovane Uomo che sei oggi … ringrazio perché in cuor mio so di aver fatto il possibile per renderti una persona con sani principi, mite e paziente, ma sono anche consapevole che tutti gli insegnamenti del mondo non valgono nulla senza una predisposizione all’ascolto e all’accoglienza di chi li riceve.

Mettiamola così: sono stata il contadino e tu la più bella piantina del mio giardino da accudire … non sapevo che pianta saresti stato , ma sapevo che era mio compito prendermi cura di te … ho fatto il meglio che ho potuto … ti ho curato, tenuto al riparo, raddrizzato quando era necessario , il mio supporto non ti è mancato mai …

Non sapevo che pianta saresti stato ma  se ti guardo ora, un bel giovanotto alto oltre un metro e ottanta, posso dire con assoluta franchezza che non eri nè una viola-mammola , né una primula.

Non eri nemmeno una pianta di carciofo ( così buoni da mangiare  ma con le spine) né tanto meno una rosa ( così bella e profumata ma anche questa con spine dolorose) perché in verità di “spine” a me e papà non ne hai regalate nemmeno una.

Non eri un “cespo” di insalata ( piccoletta e delicata) visto che qualche “fastidio” l’hai avuto anche tu ma l’hai superato con grinta e determinazione.

Non so se diventerai un albero da frutta e che frutti ci regalerai … ma se oggi dovessi paragonarti ad una pianta direi che sei il mio meraviglioso albero di Calycanthus … un albero che non “ sfoggia” chiome rigogliose o fusto appariscente e in questo ti assomiglia tantissimo: sei una persona splendida ma sempre  “con profilo basso”… sei uno che si fa amare senza troppi clamori …

Il  Calycanthus  poi fiorisce quando nessun altro albero ha il coraggio di farlo … quindi un albero coraggioso che sfida i rigori dell’inverno ( proprio come te che hai deciso di nascere in uno dei “3 giorni della merla” notoriamente i più freddi dell’anno)…

E poi il suo profumo: tu sei lì che cammini, magari assorto nei tuoi pensieri e nemmeno ti avvedi dell’albero ma ad un certo punto è come se lui venisse a “batterti sulla spalla” per dirti –sono qui!- ..solo che lo fa in modo discreto, soave … ti avvolge con il suo profumo e tu non puoi far finta di niente e non puoi non essere grata per questo bellissimo regalo che ti fa il “Generale Inverno”.

Ecco: tu sei entrato nelle nostre vite una domenica d’inverno in modo discreto, hai riempito e dato un senso più ampio alla nostra vita e ogni giorno il miracolo si rinnova.

Non so se ti piacerà essere stato paragonato ad un Calycanthus, ma dovresti ragionare su quanto io ami  questa  pianta  …


Poi, esattamente come succedeva tra me e mia Madre ( dalla quale hai ereditato gli splendidi occhi ora grigi, ora azzurri) abbiamo i nostri screzi, i nostri battibecchi … e anche se vorrei, alle volte, fare un po’ più la “sostenuta” e tenerti il muso , mi fermo un attimo e penso che tu “sei la parte migliore di me” e quindi non ha un gran senso tenere il muso a se stessi.
Del resto, noto che la cosa è reciproca … nemmeno tu, nemmeno nelle più accese discussioni che abbiamo avuto, sei riuscito a “tenermi il muso” … questo mi riempie il cuore perché, anche nella remota eventualità che tu possa avere ragione e la mamma torto ( ma la cosa non è mai successa né mai succederà!!) sei così intelligente ed equilibrato da capire che non è mai bene rimanere ancorati sulle proprie posizioni …

E questa è tutta per te …

-SE- ( IF )
-se riesci a tenere la testa a posto quanto tutti intorno a te l’hanno persa e danno la colpa a te,
-se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te, ma prendi in considerazione anche i loro dubbi,
-se sai aspettare senza stancarti dell’attesa, o essendo calunniato, non ricambiare le calunnie, o essendo odiato, non dai spazio all’odio, senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio,
-se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni,
-se puoi pensare, senza fare dei tuoi pensieri il tuo scopo,
-se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta e trattare questi due impostori allo stesso modo,
-se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto, distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
-o guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte, e piegarti a ricostruirle con strumenti usurati
-se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune e rischiarlo in un unico lancio di una monetina, e perdere, e ricominciare daccapo senza mai fiatare una parola sulla tua perdita
-se sai costringere il tuo cuore, nervi e polsi a sorreggerti anche quando sono esausti e così resistere quando in te non c’è più nulla tranne la Volontà che dice loro “Resistete!”
-se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù, o passeggiare con i Re senza perdere il contatto con la gente comune,
-se non possono ferirti né i nemici,né gli amici affettuosi
-se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo
-se riesci a riempire ogni inesorabile minuto dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la terra e tutto ciò che contiene e – cosa più importante -

SARAI UN UOMO , FIGLIO MIO!

(Rudyard Kipling)

mercoledì 29 gennaio 2020

29-01-2020 LETTERA ALLA MIA MAMMA

                                                                                     -Da qualche parte in Polesine-

                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie


Ciao Mamma,

oggi è il tuo compleanno … un compleanno che non festeggiamo da parecchi, troppi anni …

Non sai quante volte, in tutti questi anni, magari in periodi un po’ più pesanti del solito, ho sentito il desiderio di prendere la macchina e “fare un salto” fino a casa tua … anche solo per star lì in silenzio, consapevole e felice della tua rassicurante presenza.

Se ti fosse dato in dono di tornare oggi, solo per un giorno, credo che saresti soddisfatta della donna che sono diventata.
Del resto ho avuto in te un’ottima insegnante … forse non sempre eravamo d’accordo ( a dirsela tutta quasi mai …) ma credo che fosse il gioco delle parti … io adolescente un po’ testa matta” e tu madre comprensiva ma non troppo.

Credo tu sia stata in assoluto la persona che mi ha capito meglio e più di chiunque altro … eri intelligente anche se non colta perché non ti era stato permesso di studiare; eri tollerante ma non ti facevi “abbindolare” dalle moine di chi voleva qualcosa da te ( in questo ti assomiglio ma ci devo ancora lavorare un po’ su) … eri “materna” nel più ampio senso del termine: da noi figlie, ai generi, ai nipoti ma anche cuccioli perduti che puntualmente adottavi  e per finire le tue amate piante, ma anche le  piante degli altri … quelle mie ormai moribonde che ti portavo, tu le guardavi un po’ e poi dicevi : “ questa va messa all’ombra sotto il fico” oppure “questa ha bisogno di un terreno più acido”. Non sbagliavi MAI … di lì a qualche giorno le piante che erano arrivate da te “spacciate” ritrovavano vigore e bellezza.

E poi “materna” perché da brava mamma ti piaceva radunare tutti i tuoi cari intorno alla tavola: tu regina dei fornelli passavi domeniche intere a preparare manicaretti per Papà, Laura e me, ma anche per i tuoi fratelli e le loro famiglie, oppure per i fratelli e le sorelle di papà.
E la tavola diventava un festoso manicomio con a capotavola indiscusso “Boss” il nonno Vittorio e tutti gli altri liberi di scegliersi il posto che volevano … e per noi bimbi ( eravamo complessivamente 16 cugini … fortunatamente mai tutti insieme) era festa grande trovarci e giocare tutti insieme.
Hai saputo veramente essere il “cuore” della nostra famiglia … Il Nonno era convinto di essere lui che comandava e decideva, in realtà io credo che il potere risiede in chi ti ama e ti mette al centro del suo mondo … quindi tu eri in assoluto “La Regina” della nostra casa.

Sai, da poco più di un anno frequento delle persone splendide che per  me, piano piano, sono diventate “famiglia”: ci siamo conosciuti un po’ per caso (anche se io ripeto sempre che “mai niente succede per caso”) , abbiamo organizzato un raduno per conoscerci meglio e da allora cerchiamo in ogni modo di tenere sempre accesa la “fiamma” dell’affetto che ci unisce … quindi facciamo raduni di un paio di giorni con belle camminate, cene condivise e tante chiacchiere fino a notte fonda, ma anche incontri “al volo” fatti di viaggi in treno, un caffè e un milione di abbracci.
Tutti loro, per me, sono “famiglia” perché mi hanno presa e accettata per quello che sono, pregi e difetti, senza giudizi … e io con loro sto bene, veramente bene.
Quindi, siccome ti assomiglio tanto e ferma non ci so stare, per l’ultimo finesettimana di gennaio ho organizzato un raduno con tutti loro e anche con altri amici pellegrini che hanno voluto unirsi a noi .

Due giorni intensi a Vercelli dove un caro amico ci ha organizzato alcune uscite degne di nota.
Sabato è stato per me il giorno più impegnativo: era prevista la visita ad una tenuta agricola che ha mantenuto i locali come erano negli anni 50-60. Sapevo quindi, entrando, che avrei visto cose e luoghi simili a quelli che avevi visto tu quando, diciassettenne, avevi lasciato per la prima volta in vita tua, la tua casa, la tua famiglia per andare a lavorare come mondina proprio in Piemonte.
E la visita alla tenuta è stata molto bella: chi cerca di tenere vivo il ricordo dei tempi passati è un signore di oltre 80 anni che ha “l’argento vivo” addosso. Da bambino  ha vissuto in quei luoghi e da adulto ha voluto creare una sorta di museo dell’arte contadina cercando mobili, suppellettili e tutto quello che serviva per rendere ancora “vive” quelle stanze. Addirittura ha destinato una stanza ad aula scolastica e , poiché le mie amiche scherzosamente mi chiamano “maestra” mi hanno fotografata proprio lì, alla cattedra vicino al pallottoliere.

Ho guardato tutto con occhi avidi … da una finestrella è entrato un refolo di vento e mi ha accarezzato i capelli e una guancia … in quel momento  ti ho sentita lì… vicino a me.
E poi il momento atteso e temuto … ci addentriamo nella campagna e all’orizzonte vediamo  un grande capannone: la nostra guida ci racconta che stiamo andando verso i dormitori delle mondine, che di fatto vivevano e lavoravano lontano dalla “ casa principale” … tutta la loro vita si svolgeva lì … in quel fabbricato che da fuori poteva benissimo essere scambiato per un magazzino o una stalla.
Intanto la nostra guida ci raccontava di lavoro duro, dei primi scioperi per  rivendicare una sorta di giusto salario, della solidarietà tra le mondine … le mie orecchie ascoltavano tutto ma la mia mente era altrove … il nostro accompagnatore parlava di come le mondine fossero solite mangiare all’aperto sedute sul muretto e io ti vedevo lì, giovane e magrissima con i tuoi grandi occhi azzurro-grigi ( lo stesso colore che ha Dario, l’unico nipote che non hai fatto in tempo a conoscere ), magari un po’ malinconica per la lontananza dagli affetti ma consapevole di quanto avrebbe fatto la differenza il tuo salario una volta tornata a casa.
Il nostro interlocutore ci raccontava di sabati sera con musicisti improvvisati a ballare sull’aia e io ti immaginavo con i capelli ondulati fermati da due forcine seduta un po’ in disparte a “tenere il tempo” battendo con il piede sul pavimento.

E poi, finalmente, siamo entrati nel dormitorio … una scaletta portava alle camerate al piano superiore … un attimo prima avevo le ali ai piedi per il desiderio e un attimo dopo i miei passi erano di piombo … non sapevo cosa aspettarmi e non sapevo come avrei reagito … ho fatto le scale con mille pensieri che mi giravano per la testa … ed eccomi qui: una grande stanza con tante brande tutte in fila … vicino ai letti una valigia di cartone, un cappello di paglia, qualche abito modesto.
Sono stata lì più che ho potuto: non ho guardato tanto ma ho “assimilato” il più possibile … era veramente come essere già stata in quei posti, li sentivo “parte di me”.
Credo sia stato un modo sicuramente un po’ duro per ricordarti ma so che ne avevo bisogno …

E se tu fossi qui con me oggi ti abbraccerei e ti direi che sono orgogliosa, profondamente orgogliosa  di te, “piccola” donna coraggiosa.

BUON COMPLEANNO MAMMA…

lunedì 9 dicembre 2019

CASA … PER ME IL PRESEPE E’ “CASA”


                                                                -Da qualche parte in Polesine- 8 Dicembre 2019

                      questa foto è mia e ne rivendico tutti i diritti. se ti piace e vuoi usarla, per piacere cita la fonte. grazie

Abbiamo “messo su casa” ormai  29 anni fa … dopo un certo periodo vissuto a casa dei genitori di mio marito, nel settembre del 1990 siamo entrati, finalmente, nel nostro “nido d’amore”.

Una casetta piccolina, la nostra … una casetta dove abbiamo riversato tutti i nostri sogni, i nostri progetti e … i nostri soldini.

Una casa non tanto grande ma sufficiente per noi due e per il bimbo che sarebbe arrivato dopo un po’.
Ero felice, ero finalmente la “padrona di casa” … non avevo tanto tempo per godermela ( lavorando fuori casa tutto il giorno) ma mi piaceva pensare a lei anche quando non c’ero … alla mia cucina con i mobili in acacia dal bel colore biondo-rossiccio, al soggiorno che ancora aspettava di essere arredato … alla nostra camera da letto, all’altra cameretta ancora vuota in attesa dell’inquilino che sarebbe  arrivato di lì a qualche anno …

Mi piaceva, nelle sere d’inverno, tornarci, chiudermi la porta alle spalle e “annusarla” … e aveva il profumo di “casa” … il posto più bello dove tornare .

Di lì a poco si erano palesate le festività Natalizie ed era venuto il momento di addobbarla …

Piccolo inciso : sia a casa dei miei genitori prima che a casa dei miei suoceri dopo a Natale si faceva l’albero … bello, allegro, luminoso ma … a me piaceva il presepe.

E finalmente nel Natale del 1990 ecco un altro mio sogno che si realizzava … avendo un’intera camera vuota a disposizione mi ero proprio sbizzarrita: cielo stellato appeso alla parete a fare da sfondo, un “gioco di scatole” ricoperte di “carta-roccia”,di dimensioni e altezze diverse per dare il senso delle montagne più vicine e più lontane … e poi lungo la via principale che portava alla Capanna ( via che avevo fatto con del cartoncino disegnato che simulava un “basolato” dei tempi  dell’Antica Roma) , lungo la via dicevo, avevo predisposto le bancarelle di un immaginario mercato..il venditore di pesce, quello della frutta, la venditrice di frittelle … e poi le varie botteghe: il calzolaio, il maniscalco, il muratore che “tirava su” il muro portante di una nuova casa … e un ruscello fatto con la carta stagnola che partiva dall’alto delle montagne e scendendo a valle alimentava un mulino a pietra ( ed ecco lì vicino il mugnaio che trasportava i sacchi di farina su un carretto) , passava sotto un ponte in prossimità del quale una ragazza era intenta a fare il bucato, per poi finire ad alimentare la fontanella in pietra al centro del paese dove stava per sopraggiungere una donna con l’anfora in testa.
E Pastori, pecore, cani ovunque … e casette, tante casette vicino alle quali ferveva la vita contadina: la donna che dava da mangiare alle galline, qualche galletto scappato dal pollaio, una vecchina che filava la lana sull’uscio di casa, i bimbi intenti alle piccole faccende quotidiane …
E là, in alto, un po’ in ombra, la Capanna … la Capanna che per Giuseppe e Maria diventa “Casa” in quella notte memorabile di oltre duemila anni fa … la Capanna era bella, grande, fatta di legno e sughero … ricoperta di muschio, aveva “ come ospiti fissi” ( nel senso che erano proprio fissati all’interno della capanna) Giuseppe, Maria, l’Angelo che annunzia, il bue e l’asinello. E poi la “greppia” vuota … in attesa del Bambino.
E insomma, quell’anno il Presepe fu bellissimo … un po’ come il primo Amore, nei miei ricordi è ammantato di una luce soffusa che lo rende “inimitabile”.

Ogni anno è stato rinnovato , in luoghi e formati diversi : per parecchi anni ha trovato la sua giusta collocazione in corridoio nell’ansa lasciata libera dalla scala a chiocciola che porta al piano superiore … un anno ricordo che era venuta a trovarci mia sorella con i suoi bimbi e ad un certo punto la più piccolina dei due ( e anche la più birichina) era venuta in cucina con gli occhi luminosi dicendo “zia vieni a vedere!”..passati in corridoio avevamo scoperto che aveva completamente rivoluzionato il mio presepe perché secondo lei “ così è più bello zia!” ( forse i poveri pastori letteralmente in bilico su uno strapiombo non la pensavano alla stessa maniera ma tant’è …)

In occasione di un altro Natale avevamo in casa un gattino che si divertiva a “far strage” di pecore … arrivava letteralmente “planando” sul presepe, buttava all’aria qualunque cosa sulla sua traiettoria e si accoccolava a mò di sfinge vicino alla Capanna incantato dalle luci intermittenti.

Un’altra volta ancora , essendo il solito posto impegnato da altre cose ho avuto l’idea di fare un Presepe in “edizione ridotta” e ho usufruito di un acquario che abbiamo in soggiorno e che al momento non era abitato ..un Presepe in versione “ in fondo al mar, in fondo al mar…”

Gli anni passano, qualche statuina viene messa da parte a favore di qualche “new entry” e anche la Capanna, comincia a risentire del “peso degli anni” … ogni anno la tiro fuori dalla sua scatola e cònstato che qualche pezzetto  qua e là si è rovinato … un po’ di muschio si è levato … penso “ forse sarebbe ora di comprarne una nuova” … e subito dopo : “ vabbè dai per quest’anno la uso ancora poi l’anno prossimo vediamo” … e questo rituale si ripete ormai da qualche anno .. e ogni anno intorno al 10 gennaio la prendo, la guardo e la ripongo nella sua scatola con tutta la delicatezza del caso …
E intorno all’8 dicembre, la tiro fuori nuovamente, magari sistemo qualche piccola imperfezione e poi la metto là, in alto, un po’ in ombra …

e sono convinta che farà parte del mio Presepe per molti anni ancora, perché è stata la Prima Casa che ho donato al Bambino nella mia Prima Casa da donna, moglie prima e mamma dopo,  e CASA è sempre il posto più bello dove tornare … e se anche non è tutto perfetto non importa …