(Foto trovata in rete)
04-01-2020
Aveva
dormito un po’ più del solito, complice anche il fatto che fosse sabato e che
la sera prima, dopo essersi scontrati con parecchi ristoranti chiusi per ferie
o per turno, avevano cenato veramente tardi.
E poi era
stato così bello attardarsi a chiacchierare … amava molto la sua piccola
famiglia, stare con loro, godere della loro compagnia … in questo era una “capricorna”
a tutti gli effetti … donna solida, con i piedi per terra, attaccata alla
famiglia, agli affetti.
Una delle
sue frasi ricorrenti era: ”A me, contro di me, puoi dire tutto quello che vuoi,
ma non toccare mio marito o mio figlio perché divento una furia”
E insomma,
anche questo era stato un vero e proprio compleanno con i fiocchi!
Aveva
deciso di mettere mano alla corrispondenza (per lo più bollette e pubblicità) e
poi di fare una bella passeggiata. Anche quel giorno infatti non si capacitava
che il tempo fosse così clemente.
La sua
vicina l’aveva salutata quando era uscita dal cancello e avevano scambiato 2
parole sulle stranezze del tempo metereologico di quel periodo … finché si
allontana aveva sentito la vecchietta che diceva:
-Ahhh ma
tanto non dura … prima o dopo queste belle giornate le pagheremo care- ( col
senno di poi, si era rivelata una ”Cassandra” del ventunesimo secolo.)
Camminare a
lungo con l’aria fredda che le schiaffeggiava il viso aveva sempre due effetti
benefici:
1-tornava a
casa che assomigliava ad Heidi dell’omonimo cartone animato (aveva le guance
rosse e gli occhi che brillavano)
2-sicuramente
aveva tempo e modo per fare un po’ di
ordine nei pensieri.
E anche
quel giorno l’obbiettivo era stato raggiunto:
-camminando
aveva pianificato tutti i lavori da fare in ufficio nelle settimane a venire,
si era creata una “tabella mentale” dove ogni cosa era andata al suo posto
-aveva
fatto parecchie foto, alcune delle quali avrebbero illustrato un racconto che
aveva abbozzato prendendo spunto da quanto la circondava.
Era
arrivata nella piazza di un piccolo paese e si era diretta verso il bar per bere
qualcosa di caldo e magari fare quello che una sua cara amica chiamava “pipi-stop”
Aveva chiesto
un the e finché questo si raffreddava un po’ (siete mai riusciti a bere un the
al bar non appena ve lo servono al tavolo??Daisy mai! diceva che era come bere
la lava dell’Etna) era andata in bagno.
Una sua
idea, che era frutto di anni e anni di viaggi, era che dal bagno di un locale
si capissero molte cose … da quello che si vedeva ma soprattutto da quello che “si
sentiva” ci si faceva un’idea puntuale di come era il resto.
Era andata
in ristoranti stellati dove i bagni assomigliavano vagamente alle fogne a cielo
aperto dell’India, così come aveva mangiato in trattorie senza alcuna pretesa
dove il bagno era “splendido splendente”.
Aveva usato
bagni in autogrill solo perché “proprio non ce la faceva più”, bagni dove
bisognava fare attenzione a cosa si toccava … o meglio: bisognava fare
attenzione a non toccare nulla e risvoltarsi i pantaloni fino al ginocchio
affinché non toccassero terra.
Una volta
si era persino lamentata delle condizioni igieniche con la signora addetta alle
pulizie, la quale, piccata, aveva risposto che probabilmente era stata la
persona precedente a lasciare in disordine.
Non aveva
voluto alimentare la polemica, ma gli odori e una certa patina opaca dicevano
che l’ambiente aveva decisamente bisogno di una pulita energica, magari con
della nitroglicerina. Forse radere al suolo il tutto era l’unico metodo per
risolvere il problema.
Era rimasta
invece piacevolmente sorpresa in Egitto, sulla strada che da Alessandria porta
all’Oasi di Siwa … praticamente un lungo serpentone d’asfalto in mezzo al
deserto … e ad un certo punto, in mezzo al nulla più assoluto un bar, ma che
dico un bar, un bazar … ma che dico bazar … non si sapeva bene come
catalogarlo. Era un cubo di mattoni rossi non intonacati, con porte e finestre
senza serramenti e uno spiazzo con 4 ombrelloni e altrettanti tavolini.
Entrati ci
si trovava dentro un locale che sembrava più un magazzino che un bar … scaffali
metallici pieni di scatoloni dai quali occhieggiavano merendine, crackers,
biscotti e patatine. La macchina del caffè e il frigo per i gelati erano
alimentati da un rumorosissimo gruppo elettrogeno.
Si attraversava
tutto questo locale per trovarsi davanti ad una porticina sulla quale era
disegnata l’immagine stilizzata (era pur sempre l’Egitto, patria dei
geroglifici!) di due mani nell’atto di lavarsi sotto un getto d’acqua.
La
curiosità e “il bisogno” l’avevano avuta vinta e Daisy si era avventurata oltre
quella porta: una piacevolissima sorpresa l’attendeva oltre l’uscio.
Due ambienti
minuscoli ma che splendevano e profumavano di pulito. Quindi mai giudicare un
libro dalla copertina e un locale dalla facciata.
Ma torniamo
a Daisy e al the che si stava lentamente raffreddando al tavolo.
Si era
lavata le mani e specchiandosi, quello che aveva visto le era piaciuto molto: aveva
un bel colorito acceso senza bisogno di ricorrere a fondotinta e fard, gli
occhi che brillavano e le labbra rese tumide dall’aria fredda.
Nell’angolo
dello specchio le sorrideva, di un sorriso benevolo, una maschera in ceramica
variopinta, tipico souvenir Veneziano.
La
maschera!! Il sogno della notte precedente … durante tutta la notte le era sembrato di aggirarsi nel
back stage di una clip dei “Rondò Veneziano” … tutti vestiti con abiti tipici
dei secoli scorsi e tutti rigorosamente in maschera.
Tornata la
tavolo, sorseggiando il the, si era chiesta come mai la “maschera” fosse
ricorrente nei suoi sogni di quegli ultimi giorni … che fosse perché il
carnevale si stava avvicinando?
OTTOBRE
2020
E ottobre
portò il suo carico di contagi, non cruento come la primavera precedente, ma
lento e continuo. Questa volta il Governo aveva deciso di non chiudere tutto
come a Marzo, ma di adottare sistemi diversi cercando di mantenere una pseudo
libertà.
Ci furono
quindi attività che avevano appena riaperto che si trovarono nuovamente a dover
abbassare le serrande (forse anche per sempre), altre attività legate al
periodo autunnale e soprattutto invernale che attendevano direttive per capire
quale sarebbe stata la loro sorte, altre attività ancora che non avevano più riaperto
da marzo.
La
mascherina era diventata ormai “una di famiglia” … sempre presente, nessuno
usciva senza, coscienti che fosse, al momento, una delle poche cose che
potessero aiutare a combattere il Virus.
Un altro
mese volò via e intanto si iniziò a sentir parlare di “coprifuoco” e zone
colorate … l’Italia a Novembre sarebbe assomigliata alla tavolozza di un
pittore …E intanto la gente si chiedeva se tutto questo prima o poi, sarebbe
finito.
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