lunedì 4 gennaio 2021

LE DODICI NOTTI -10-

 

                                                                 (Foto trovata in rete)

04-01-2020

Aveva dormito un po’ più del solito, complice anche il fatto che fosse sabato e che la sera prima, dopo essersi scontrati con parecchi ristoranti chiusi per ferie o per turno, avevano cenato veramente tardi.

E poi era stato così bello attardarsi a chiacchierare … amava molto la sua piccola famiglia, stare con loro, godere della loro compagnia … in questo era una “capricorna” a tutti gli effetti … donna solida, con i piedi per terra, attaccata alla famiglia, agli affetti.

Una delle sue frasi ricorrenti era: ”A me, contro di me, puoi dire tutto quello che vuoi, ma non toccare mio marito o mio figlio perché divento una furia”

E insomma, anche questo era stato un vero e proprio compleanno con i fiocchi!

Aveva deciso di mettere mano alla corrispondenza (per lo più bollette e pubblicità) e poi di fare una bella passeggiata. Anche quel giorno infatti non si capacitava che il tempo fosse così clemente.

La sua vicina l’aveva salutata quando era uscita dal cancello e avevano scambiato 2 parole sulle stranezze del tempo metereologico di quel periodo … finché si allontana aveva sentito la vecchietta che diceva:

-Ahhh ma tanto non dura … prima o dopo queste belle giornate le pagheremo care- ( col senno di poi, si era rivelata una ”Cassandra” del ventunesimo secolo.)

Camminare a lungo con l’aria fredda che le schiaffeggiava il viso aveva sempre due effetti benefici:

1-tornava a casa che assomigliava ad Heidi dell’omonimo cartone animato (aveva le guance rosse e gli occhi che brillavano)

2-sicuramente aveva  tempo e modo per fare un po’ di ordine nei pensieri.

E anche quel giorno l’obbiettivo era stato raggiunto:

-camminando aveva pianificato tutti i lavori da fare in ufficio nelle settimane a venire, si era creata una “tabella mentale” dove ogni cosa era andata al suo posto

-aveva fatto parecchie foto, alcune delle quali avrebbero illustrato un racconto che aveva abbozzato prendendo spunto da quanto la circondava.

Era arrivata nella piazza di un piccolo paese e si era diretta verso il bar per bere qualcosa di caldo e magari fare quello che una sua cara amica chiamava “pipi-stop”

Aveva chiesto un the e finché questo si raffreddava un po’ (siete mai riusciti a bere un the al bar non appena ve lo servono al tavolo??Daisy mai! diceva che era come bere la lava dell’Etna) era andata in bagno.

Una sua idea, che era frutto di anni e anni di viaggi, era che dal bagno di un locale si capissero molte cose … da quello che si vedeva ma soprattutto da quello che “si sentiva” ci si faceva un’idea puntuale di come era il resto.

Era andata in ristoranti stellati dove i bagni assomigliavano vagamente alle fogne a cielo aperto dell’India, così come aveva mangiato in trattorie senza alcuna pretesa dove il bagno era “splendido splendente”.

Aveva usato bagni in autogrill solo perché “proprio non ce la faceva più”, bagni dove bisognava fare attenzione a cosa si toccava … o meglio: bisognava fare attenzione a non toccare nulla e risvoltarsi i pantaloni fino al ginocchio affinché non toccassero terra.

Una volta si era persino lamentata delle condizioni igieniche con la signora addetta alle pulizie, la quale, piccata, aveva risposto che probabilmente era stata la persona precedente a lasciare in disordine.

Non aveva voluto alimentare la polemica, ma gli odori e una certa patina opaca dicevano che l’ambiente aveva decisamente bisogno di una pulita energica, magari con della nitroglicerina. Forse radere al suolo il tutto era l’unico metodo per risolvere il problema.

Era rimasta invece piacevolmente sorpresa in Egitto, sulla strada che da Alessandria porta all’Oasi di Siwa … praticamente un lungo serpentone d’asfalto in mezzo al deserto … e ad un certo punto, in mezzo al nulla più assoluto un bar, ma che dico un bar, un bazar … ma che dico bazar … non si sapeva bene come catalogarlo. Era un cubo di mattoni rossi non intonacati, con porte e finestre senza serramenti e uno spiazzo con 4 ombrelloni e altrettanti tavolini.

Entrati ci si trovava dentro un locale che sembrava più un magazzino che un bar … scaffali metallici pieni di scatoloni dai quali occhieggiavano merendine, crackers, biscotti e patatine. La macchina del caffè e il frigo per i gelati erano alimentati da un rumorosissimo gruppo elettrogeno.

Si attraversava tutto questo locale per trovarsi davanti ad una porticina sulla quale era disegnata l’immagine stilizzata (era pur sempre l’Egitto, patria dei geroglifici!) di due mani nell’atto di lavarsi sotto un getto d’acqua.

La curiosità e “il bisogno” l’avevano avuta vinta e Daisy si era avventurata oltre quella porta: una piacevolissima sorpresa l’attendeva oltre l’uscio.

Due ambienti minuscoli ma che splendevano e profumavano di pulito. Quindi mai giudicare un libro dalla copertina e un locale dalla facciata.

Ma torniamo a Daisy e al the che si stava lentamente raffreddando al tavolo.

Si era lavata le mani e specchiandosi, quello che aveva visto le era piaciuto molto: aveva un bel colorito acceso senza bisogno di ricorrere a fondotinta e fard, gli occhi che brillavano e le labbra rese tumide dall’aria fredda.

Nell’angolo dello specchio le sorrideva, di un sorriso benevolo, una maschera in ceramica variopinta, tipico souvenir Veneziano.

La maschera!! Il sogno della notte precedente … durante tutta la notte le era sembrato di aggirarsi nel back stage di una clip dei “Rondò Veneziano” … tutti vestiti con abiti tipici dei secoli scorsi e tutti rigorosamente in maschera.

Tornata la tavolo, sorseggiando il the, si era chiesta come mai la “maschera” fosse ricorrente nei suoi sogni di quegli ultimi giorni … che fosse perché il carnevale si stava avvicinando?

 

OTTOBRE 2020

E ottobre portò il suo carico di contagi, non cruento come la primavera precedente, ma lento e continuo. Questa volta il Governo aveva deciso di non chiudere tutto come a Marzo, ma di adottare sistemi diversi cercando di mantenere una pseudo libertà.

Ci furono quindi attività che avevano appena riaperto che si trovarono nuovamente a dover abbassare le serrande (forse anche per sempre), altre attività legate al periodo autunnale e soprattutto invernale che attendevano direttive per capire quale sarebbe stata la loro sorte, altre attività ancora che non avevano più riaperto da marzo.

La mascherina era diventata ormai “una di famiglia” … sempre presente, nessuno usciva senza, coscienti che fosse, al momento, una delle poche cose che potessero aiutare a combattere il Virus.

Un altro mese volò via e intanto si iniziò a sentir parlare di “coprifuoco” e zone colorate … l’Italia a Novembre sarebbe assomigliata alla tavolozza di un pittore …E intanto la gente si chiedeva se tutto questo prima o poi, sarebbe finito.


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